BENVENUTO



B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


domenica 24 dicembre 2017

Buon Natale, il SIGNORE ci viene presentato bambino, ma ora ci attende nella gloria del Padre.


N A T A L E  D E L  S I G N O R E - ANNO B – 25 DICEMBRE 2017
Carissimi amici, Buon Natale! Non ho voluto fare commento alle letture di oggi: leggetele e commentatele ognuno per conto suo o con amici. Sono certo che lo farete perché sapete farlo dopo tanti anni di esercizio.
Con il Natale finisce questo primo ciclo di Avvento. L'epifania ogni festa porterà via, ma non la nostra gioia di ascoltare, meditare la Parola di Dio. Per le prossime domeniche dopo Natale,  per vostra letizia cercate di seguire con attenzione e con fede le letture liturgiche.
Da parte mia , assieme a voi, riprenderemo l'ascolto durante il periodo di quaresima in attesa della Pasqua, del Risorto. Celebreremo così i due momenti forti della nostra fede. Non facciamoci rubare le nostre feste seguendo ciò che il mondo offre con i suoi richiami mondani , affascinanti, di piacere. La nostra  gioia sia serena, allegra consapevoli di una fede in Dio amoroso e misericordioso.
Comunque, ogni tanto mi farò vivo. Buon Natale e sereno nuovo anno.
Prima letture ISAIA 9,1-6
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Madian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.


Dalla lettera dell'apostolo Paolo a Tt 2,11-14 

È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquitc 1,2à e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.




Dal Vangelo di Lc 1,26-38
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. 


C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

sabato 23 dicembre 2017

Lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo.



Quarta domenica di Avvento – Anno B – 24 dicembre 2017




Dal Vangelo secondo Lc 1,26-38

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

PAROLA DEL SIGNORE!

Abbiamo letto un avvenimento particolare, speciale, inatteso per i personaggi interessati per quanto è accaduto in una stanza di una casa privata , in una città della Galilea, allora era soltanto un villaggio, Nazaret. Un avvenimento, se ci pensiamo bene, degno di alto splendore e attenzione, magari da celebrarsi nel Tempio, nella casa di Dio.
Ma Dio agisce nel silenzio, nel rispetto di una ragazza umile e pia, povera , promessa sposa ad un falegname di nome Giuseppe, artigiano onesto, le cui origini risalgono alla stirpe del grande Davide, Giuseppe, un nobile decaduto, ma ebreo pio, religioso.

Se nelle domeniche scorse abbiamo meditato sulla personalità di Giovanni Battista che prepara i suoi paesani alla venuta del Messia e abbiamo visto il confronto umile del precursore rispetto a Gesù, già presente in Palestina, nel brano evangelico di questa quarta domenica di avvento, il confronto si fa più chiaro, più alto, più teologico, più vicino.
Il confronto non è tra Gesù e Giovanni ma tra le loro madri: Elisabetta, già avanti negli anni e la giovane cugina Maria..

Elisabetta, in tarda età per dono divino ha concepito un figlio da suo marito; Maria, promessa sposa che non ha ancora potuto condurre vita comune con Giuseppe, concepirà un figlio. Se la nascita di Giovanni è straordinaria, quella di Gesù lo è ancora di più.

Giovanni è il premio di Dio a Zaccaria ed Elisabetta per essere “giusti davanti a Dio” e osservanti di tutte le leggi del Signore; invece per Maria non c’è nessun accenno alle sue virtù né alla sua preghiera, di lei si dice soltanto che era “una vergine promessa sposa di un uomo”, una fidanzatina.. Tutto accade per volontà di Dio, per pura grazia donata. Dio rende grande, immacolata quella che da semplice creatura diventerà sua madre: “lo volle fare, era conveniente farlo, lo fece”, avrebbe detto un grande teologo.( «Potuit, decuit, ergo fecit». Giovanni Duns Scoto (+1308)).

L'angelo Gabriele compie la sua missione, va via da Nazaret per portare a Dio in un vassoio d’oro il sì di Maria, quel sì che cambierà la storia dell’umanità.

In questo brano Maria è ricordata con tre nomi:
Maria, così la chiama l’angelo Gabriele
Piena di grazia: una piccola frase che dice tutto del rapporto che si instaura tra Dio e Maria.
Serva del Signore: l'umile giovanetta si dà un nome affidandosi completamente alla volontà ddivina,

Le letture bibliche, di questa Domenica hanno lo scopo evidente di guidare i credenti ad una riflessione più approfondita sul "mistero" di Cristo, Verbo che si è fatto carne nel seno di Maria.
Un "mistero", questo, che da sempre Dio ha progettato per la nostra salvezza, anche se soltanto nell'Incarnazione viene "rivelato" agli uomini.
La profezia di Natan riportata nel secondo libro di Samuele parla della permanenza eterna della dinastia davidica sul "trono" d'Israele. E' un annuncio profetico come tanti altri nell'antico testamento dell'invio del Messia , della promessa di Dio Padre che non lascerà allo sbando il suo popolo. La casa che Dio costruirà a Davide sarà tutta la famiglia umana che per mezzo di Gesù conoscerà il Padre misericordioso e buono.

L'apostolo Paolo scriverà che Cristo è "nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti" (Rm 1,3).

Dal libro 2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16

Avvenne che, quando il re Davide si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda». Natan rispose al re: «Va', fa' quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan: «Va' e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d'Israele mio popolo; sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra.

Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò, perché abiti in casa sua e non sia più turbato e gli iniqui non lo opprimano come in passato, al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere; e renderò stabile il suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre».

Nella profezia di Natan c'è una cosa da osservare: essa è tutta strutturata sul contrasto fra l'iniziativa di Davide, che vuole costruire "una casa" per il Signore dove rendergli culto, e la controindicazione del profeta che gli preannunzia che sarà invece Dio a "fargli" una "casa", cioè a garantirgli una "discendenza" che non tramonta: "Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?... Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo di Israele mio popolo... Il Signore ti farà grande, poiché ti farà una casa" (2 Sam 7,5.8-9.11).


Dio capovolge dunque i progetti di Davide. L'iniziativa appartiene soltanto al Signore! E anche la "discendenza", che "renderà stabile per sempre" il trono di Davide, appartiene al Signore: è lui che la "costruirà", non legandola per niente alle leggi della riproduzione biologica, che potrebbe anche interrompersi o estinguersi.
La "promessa" di Dio a Davide si è realizzata in Gesù di Nazaret, ciò è dipeso da una forza che trascende la storia, pur essendosi inserita di pieno diritto nel circuito della storia. Gesù sarà la nuova casa di salvezza per il popolo eletto.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 16, 25-27

"Fratelli, a colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede,a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen"

Quanto ci dice l'apostolo Paolo nel finale della lettera ai Romani, è la riflessione teologica più ardita che mai sia stata fatta sulla libera e completamente gratuita benevolenza di Dio verso l'uomo.
Il "mistero" del Natale, per l'Apostolo, non ci deve immobilizzare, sia pure nella commozione e nel senso di sorpresa, davanti alla contemplazione di Cristo nostro fratello e nostro Salvatore: esso ci deve spingere molto più in là, alla scoperta e all'adorazione del Padre, che "per secoli eterni" ha pensato alla nostra salvezza, "concependo" nella sua mente e nel suo cuore, da sempre, il suo Figlio come "dono" da offrire agli uomini smarriti sulle vie del male e ormai "incapaci" di amore e di fraternità. 


 
Con l'arrivo di Gesù, dono del Padre, non si parlerà soltanto delle relazioni di Dio con il popolo ebreo, ma del mondo degli uomini tutti: la salvezza è universale. La festivirà del Natale è la luce di Dio che non arriva improvvisa perché l'uomo si esalterebbe troppo presto: la pedagogia di Dio vuole che l'uomo si ponga in attesa fiduciosa, amorosa, vigilante delle promesse ricevute per mezzo dei profeti. La venuta di Gesù indicherà la strada per arrivare al Padre. Per mezzo di Gesù il Padre sarà glorificato nei secoli a venire.


sabato 16 dicembre 2017

Venne un uomo mandato da Dio:Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Spesso anche per noi è difficile riconoscere Gesù in mezzo a noi

Terza domenica di Avvento – Anno B -17 dicembre 2017



DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI 1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?».
Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo».
Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose.
Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno
mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose:«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».

Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore!

Il significato della gioia in senso biblico appare subito nella prima lettura, dove un personaggio innominato dice di essere stato mandato da Dio ad annunziare un «lieto messaggio».
Anzitutto il messaggio viene rivolto ai poveri. Si tratta dei reietti di questo mondo. Sono loro per primi, e non i ricchi e i potenti, a ricevere il messaggio di gioia. Poi il discorso si allarga. L’inviato di Dio viene a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi e la scarcerazione dei prigionieri. Una vera rivoluzione per quei tempi...molti bestemmieranno altri, molti si rallegreranno.
In questo senso comprendiamo il significato dell’invito di Paolo riportato nella seconda lettura. Non solo dobbiamo essere lieti, ma dobbiamo pregare incessantemente e in ogni cosa rendere grazie. Anche in tempo di crisi non dobbiamo lasciarci scippare la gioia, perché essa per noi non si basa sulle cose di questo mondo, ma sulla presenza costante e fedeli di Dio
accanto a noi.
Il brano del vangelo traduce in termini cristiani il messaggio di Isaia: «Rendete diritta la via del Signore». È Giovanni Battista che si dichiara araldo di questo messaggio. Per Giovanni la via del Signore è quella attraverso cui Gesù sta venendo in questo mondo.

Chi è Giovanni, l’uomo mandato da Dio? un uomo che molti ascoltavano a suo tempo, curiosi di sapere chi era veramente Giovanni il battezzatore…
Al tempo di Gesù i giudei aspettavano la venuta del messia, il Cristo, il consacrato da Dio che doveva dare la salvezza al suo popolo. Il battesimo di Giovanni doveva assumere una dimensione messianica: il battesimo otteneva la purificazione necessaria per partecipare alla salvezza.

Era lui Giovanni, il messia atteso? si chiedevano in molti.
Incomincia una discussione molto stretta con domande e risposte tra Giovanni e i sacerdoti e leviti inviati dai giudei: Giovanni non negò e confessò. Non era lui Colui che doveva venire, anzi era già lì in mezzo alla folla, sconosciuto.

Il battista è una voce…Gesù Messia sarà la Parola. L’evangelista Giovanni così descrive Gesù: non era la luce ma doveva testimoniare la Luce, la luce che illuminerà il mondo. Giovanni il Battista è il primo testimone del figlio di Dio fattosi uomo.
Giovanni è l’uomo di Dio, l’umile servitore: mi viene in mente l’altra testimonianza in Gv3,3 “Sono stato mandato davanti a lui…Lui deve crescere; io invece diminuire”. Ecco il vero testimone che resta come simbolo ed esempio per tutti noi. Non sono le parole che convertono ma la nostra vita in Gesù e per Gesù, la nostra sensibilità anche nella sofferenza.

Dal libro del profeta Isaua 61,1-2.10-11

Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri,  a promulgare l’anno di misericordia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli.
1Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli.

Dopo aver letto questo brano proviamo a metterci nei panni del Profeta Isaia meditando le sue parole e la sua esperienza, misuriamo la nostra fede con la gioia che ne deriva.
Nella sua visione Isaia è protagonista di una sperienza di salvezza, per aver gustato la presenza del Signore e ricevuto la missione di portare il lieto annunzzio ai poveri... Esprimendo i suoi sentimenti esulta il profeta: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli.
Le parole del profeta annunciano una nuova salvezza, una vera giustizia, un nuovo mondo, una nuova primavera. Sono le sue parole che invitano alla gioia, la gioia di due sposi che incominciano a vivere un nuovo amore.

Dalla lettera di Paolo Apostolo 1 Ts5,16-24

Fratelli, state sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
 Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!”

Leggiamo e rileggiamo questo piccolo brano dell'apostolo Paolo: godiamoci i suoi consigli, facciamo proposito di leggere, studiare, comprendere la Parola guidati dallo Spirito. Gioiamo per la prossima festa del Natale perché il Natale è veramente una festa che porta amore, gioia, pace. Rendiamo grazie al Padre per questo Dono del Figlio suo che ci invita al suo ascolto e ci rende irreprensibili alla sua presenza.

Accanto alla preghiera Paolo raccomanda una grande apertura ai doni dello Spirito, che agisce soprattutto mediante l’esercizio della profezia. Sono proprio i profeti che tengono desti nella comunità i valori evangelici e stimolano i fratelli a vivere in piena sintonia con essi. Dai profeti viene anche la possibilità di incarnare il messaggio nella vita quotidiana. La mancanza di una dimensione profetica rischia di appiattire la comunità e di trasformarla in un club di amici senza alcun impatto sul mondo circostante.





sabato 9 dicembre 2017

Al cugino di Gesù è affidato il compito di presentare al popolo di Dio il compimento della promessa divina

Viene dopo di me colui che è più forte di me…”

Seconda domenica d’avvento Anno B, 10 dicembre 2017

In questa domenica non parliamo di gioia, ma di ascolto della Parola, la Parola che consola, la Parola donata al cuore del popolo, dono di salvezza, prima lettura.

Nella seconda lettura l'apostolo Pietro esorta i suoi alla perseveranza in attesa della venuta del Signore “nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia”.

Il personaggio più in vista ce lo mostra l'evangelista Marco: Giovanni il battezzatore, che preparerà la via del Signore, chiamando alla conversione i peccatori in attesa della venuta del Messia atteso. Giovanni annuncia con le sue parole l'arrivo di Gesù in mezzo al popolo, il vero messia promesso dal Padre. Giovanni sarà l'ultimo dei profeti.


Dal vangelo di Marco 1,1-8

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.
Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico.
E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Parola del Signore!

Due cose appaiono evidenti in questo inizio di Vangelo di Marco, che la liturgia di questo nuovo anno ecclesiale pone alla nostra riflessione: Chi è Gesù, chi è il suo discepolo.
Presenta anche il primo annunciatore del Messia tanto atteso. Giovanni sarà il primo discepolo che, avendo conosciuto Gesù, lo accetta umilmente e incondizionatamente. Annunciandolo si presenterà come colui che non é degno di sciogliere il lacci dei suoi calzari.

Le profezie avevano parlato di Gesù, ma anche di Giovanni (prima lettura)come inviato a preparare la via, il terreno, i cuori degli uomini a ricevere Colui che sarà più forte di lui.

Chi è Gesù? Chi è il discepolo?
Marco scriverà ciò che era stata la predicazione di Pietro, e poco a poco svelerà il mistero di Gesù e del discepolo, in un intreccio di opere, di discorsi sempre più espliciti. Sì, un po’alla volta perché il Maestro che coinvolge nel suo libro, è un maestro diverso, Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio.. Solo chi sarà capace di farsi coinvolgere in questa meravigliosa storia vivrà alla sequela del Maestro e diventerà suo discepolo.

In questa domenica e durante la prossima settimana, ricordiamo l’annuncio del primo versetto: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”, che possiamo tradurre: accogliamo la buona notizia di Gesù, seguiamo quest’uomo, il messia inviato agli uomini, Figlio di Dio. Quanto mistero in queste parole!

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”, è un atto di fede, che ci apre al mistero, all’adorazione e alla riflessione: Chi è questo Gesù? Forse pensiamo di conoscerlo già, ma è veramente così?

I profeti lo avevano annunciato, ma l'attesa fu lunga tra idolatrie e castighi, tra pentimenti e ritorni al Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe. E, come se non bastasse, quando “venne tra i suoi, i suoi non lo riconobbero”, non vollero riconoscerlo...
Dal libro del profeta Isaia 40,1-5.9-11

Isaia è convinto che il momento del ritorno segni l'attuazione delle profezie. Il tema del castigo è ancora presente, ma passa ormai in secondo piano. Il popolo aveva scontato amaramente le sue colpe, ma in realtà la salvezza è frutto gratuito di Dio. Le immagini elaborate dal profeta in questo momento entusiasmante serviranno per delineare la futura salvezza, a distanza predire il nuovo Pastore “ che fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e coduce pian piano le pecore madri”.


"Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità, perché ha ricevuto dalla mano del Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati". Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio.  Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato".
 Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annunzia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono.  Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri.

Parola di Dio


Dalla seconda lettera di Pietro 3,8-16
L'apostolo Pietro parla apertamente della seconda venuta di Gesù, Gesù che verrà a completare la sua missione: portare la Padre il frutto della redenzione umana. Esorta alcuni che forse non credevano o avevano persa la speranza nel ritorno di Gesù: “nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.
Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta. Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.

Parola di Dio!


Nei primi decenni del cristianesimo era molto forte l’idea che la fine del mondo sarebbe stata imminente. Di fronte alla delusione provocata dal «ritardo della parusia», l’apostolo Pietro intende tener viva nel cuore dei credenti la tensione escatologica.
La venuta di Gesù ci sarà: comporterà da una parte la distruzione di tutto quanto c'è adesso di difettoso e di malvagio, dall'altra un potenziamento all'infinito di tutto quello che è bene.
Per spiegare il significato dell’attesa, l’autore fa appello al concetto della pazienza di Dio: la lentezza con cui Dio manda avanti la storia della salvezza è solo apparente ed è dovuta alla complessità della sua opera salvifica e soprattutto alla sua intenzione di salvare tutti. Con la sua parola Dio domina tutta la ceazione,e dirige l'evoluzione, ne prepara un rinnovamenti radicale.
Davanti a questa prospettiva, il cristiano, se vorrà essere coerente, dovrà tenere una condotta santa, in un atteggiamento di attesa intensa e continua. Così contribuirà anche allo sviluppo di tutto il piano di salvezza.





venerdì 1 dicembre 2017

AVVENTO: Condurre una vita in armonia con la sua PROMESSA E LA SUA PAROLA


Prima Domenica di Avvento   Anno B: 3 Dicembre 2017



Due parole di introduzione al periodo liturgico che incomincia. Per quasi tutti, dire avvento vuol dire prepararsi alla nascita di Gesù, ma l’avvento non è solo questo. 
L’avvento ricorda e proclama diverse venute del Signore, presenza che lascia sempre un’impronta del suo passaggio nella vita, nella vita di ogni credente. Questa prima domenica d’avvento ci introduce nella prospettiva ultima della vita umana: Il Signore Gesù verrà alla fine dei tempi per instaurareDue il Regno di Dio con tutti gli eletti. 
Ciò che potrebbe turbarci è il non sapere quando tutto questo avverrà: ci faremo trovare presi da cure mondane, come gli ebrei, ( prima lettura) o pronti e felici dell’incontro come nella seconda lettura?

Il messaggio di Gesù per noi in questa prima domenica di Avvento è quello di vegliare, condurre una vita in armonia con la sua Parola.
Inoltre non dobbiamo considerare questo periodo come un tempo di penitenza,ma di preparazione gioiosa alla nascita del Bambino che festeggeremo. Ogni domenica seguiamo le letture, riflettiamo e interroghiamoci: la mia attesa gioiosa si manefesta tra i fratelli che incontro? La condivido? Sarà questa la nostra veglia...


Dal vangelo secondo Matteo 13,33-37

Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti, vegliate”.

Parola del Signore!

Mentre ci disponiamo a tornare sui nostri passi per ripetere o rinnovare il cammino per un nuovo anno liturgico in attesa del Natale, Gesù ci rafforzi in quel dono meraviglioso della fede.
La liturgia della prima domenica dell’avvento ci invita a vegliare per un’altro avvenimento, il ritorno di Gesù Re e giudice. Le due cose non si escludono anzi si completano: l’attesa del messia storico in questo periodo, è una celebrazione, una commemorazione gioiosa della sua nascita, celebrazione che porta grazia, allegria nei nostri cuori e nelle famiglie, soprattutto ai nostri figli piccoli che ammirano nel presepe uno come loro, un bambino. Gesù nasce per tutto il mondo: credenti e non festeggiano in modo diverso questo avvenimento, miracolo che unisce nel pensiero tutto il mondo, regalo di un Bambino venuto dal Cielo per portare pace all'uomo.

Gesù rivolge un appello pressante alla vigilanza ai servitori ( i suoi discepoli) del padrone ( è Lui che tornerà dal Padre).
Quello che dico a voi, lo dico a tutti, vegliate” : le disposizioni del vegliare sono rivolte al portiere cioè al responsabile della comunità e a tutti, al ristretto gruppo dei discepoli e tramite loro a tutte le generazioni dei credenti e anche ai gentili perché ciascuno renderà a Dio ragione di se stesso. 


Vegliate dunque!
Gesù tornerà, viene! C’è anche un’ora speciale per ogni uomo, un’ora in cui il Signore vuole entrare nella nostra vita, nelle nostre esperienze quotidiane o in casi non previsti: è il caso dei pastori che vegliavano nella notte, il caso dei re magi studiando le stelle, il caso di Paolo di Tarso…anche per noi è scoccata quell’ora?

L’ora”: c’è stata un’ora anche per Gesù, attesa tremenda, quella della sua morte, seguita poi dalla sua risurrezione. Era l’ora stabilita dal Padre per la nostra salvezza.

Oggi ci viene annunciata un’altra ora: l’ultima della storia, quella del ritorno del nostro Salvatore, l’ora del resoconto per tutta l’umanità, l’ora del Regno di Dio, della glorificazione di Gesù che riporta al Padre l’umanità redenta e risorta.

Le due prime letture hanno un senso molto diverso: la prima lettura, quella di Isaia, contrasta con il nostro modo di vedere Dio, il Dio di san Paolo apostolo, un Dio che ci arrichisce con tutti i doni quelli della Parola e quella della conoscenza. L'aposotolo Paolo ci propone un Dio che arricchisce con tutti i doni. “Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!”

Nella prima lettura vediamo un Dio che va incontro a chi confida in Lui, a quelli che praticano con gioia la giustizia, contemporaneamente si adira contro chi ha peccato, chi è ribelle e pratica l'ingiustizia e che sono in balia della loro iniquità, perché nessuno invocava il suo nome: un Dio giudice, temibile


1 lettura Is 63,16b-64,2-7

Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito,occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui.

Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.

Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.

Parola di Dio!


In sostanza abbiamo letto una preghiera di Isaia, preghiera forte, umile, che contrasta tra quanto JHWH ha fatto per il suo popolo nel passato e la situazione terribile in cui esso si trova nel presente.
Non solo Dio un giorno ha salvato il suo popolo, ma è stato lui stesso a plasmarlo e a dargli la vita..
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani” .

La preghiera si concentra sulla richiesta di una nuova manifestazione di Dio, quasi una nuova teofania simile a quella del Sinai. Certo la venuta di JHWH dovrebbe comportare l’allontanamento non solo del peccato, ma anche delle sue conseguenze disastrose che ha provocato. Ma ciò che interessa maggiormente all’orante è il ristabilimento della comunione con lui,di vedere in Dio un Padre che non lascia allo sbando il suo popolo, un Dio nascosto.

Seconda lettura: 1 Cor 1,3-9

Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

Parola di Dio!

Paolo, dopo il saluto e prima di entrare nel vivo delle varie situazioni dei fedeli di Corinto,  presenta il suo continuo grazie al Signore per la comunità. E' una comunità viva, fervente; e se non ha ancora ricevuto i discorsi elevati della sapienzaa, possiede tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
Per la sua fedeltà alla testimonianza di Cristo la comunità non manca di alcun carisma. La comunità cresce così spiritualmente e numericamete, dando onore e gloria al Maestro.

I fedeli sono in attesa del ritorno del Signore, e il Signore fedele “li renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo”.

Auspicio per ogni comunità cristiana... per me, per te.