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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


venerdì 26 febbraio 2016

Cosa ho fatto a Dio per meritarmi questa disgrazia o malattia?


Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai».

Domenica terza di quaresima – Anno C



Dal Vangelo secondo Lc 13,1-9

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai».

Parola del Signore!

Enzo: Il capitolo 13 ha ancora come tema centrale l'invito personale alla conversione, occasione propiza del perdono offerto da Dio a coloro che aderivano e aderiscono al Vangelo. Come è suo solito, Gesù accetta chi si avvicina a lui per conversare, fare qualche richiesta per intrudurre il discorso che gli sta tanto a cuore: la salvezza dell'uomo.

In questo brano Gesù vuole sfatare certe credenze antiche sull'operato di Dio verso i peccatori: se Dio castiga, fa morire delle persone lo fa perché li ritiene peccatori.
Se Dio li ha castigati, vuol dire che essi erano peccatori.

Quante volte abbiamo sentito invocare il castigo divino su persone che ci hanno fatto del male? Ovvero una frase più corrente: Cosa ho fatto a Dio per meritarmi questa disgrazia o malattia?
Ma è proprio vero che Dio è un giudice che castiga il peccatore? 
 
Il brano di questa domenica ci racconta il solito allarmismo, voci che si diffondono quando succede qualcosa di mostruoso. Ciò che viene riferito a Gesù certamente è una notizia sconvolgente: un gruppo di Galilei, nemici di Israele, indicati come peccatori perché erano stati massacrati da Pilato mentre stavano compiendo il sacrificio.

Gesù ricorda, ciò che era ancora viva nel ricordo di tutti, un'altra disgrazia: diciotto persone ebree furono seppellite dal crollo della torre di Siloe a causa di un fortissimo temporale.


I due episodi di morte violenta (strage ordinata da Pilato e crollo della Torre di Siloe) hanno lo scopo di sottolineare come non sempre è da cercare un nesso diretto tra colpa e morte, peccato e infortunio. (cf. Gv 9 3: guarigione dell'uomo cieco dalla nascita) “Nè lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”.

Quegli uomini non erano peggiori degli altri, afferma Gesù, non sono morti a causa dei loro peccati: tutti sono peccatori, ebrei o galilei, e tutti hanno bisogno di convertirsi prima che nella loro vita sopraggiunga il giudizio divino. 
 
Gesù fa un appello alla conversione e alle conseguenze della mancanza di pentimento: “io vi dico, se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”, parole di misericordia, non di giudizio. Gesù aiuta le persone a leggere i fatti con uno sguardo diverso ed a trarne una conclusione per la loro vita.

La parabola del fico che non porta frutto ha lo scopo di precisare la minaccia del giudizio e il conseguente appello al cambiamento. Una parabola per fare in modo che la gente pensi e scopra il progetto di Dio.

Il fico è piantato in mezzo alla vigna della quale padrone è il Padre. L'agricoltore che intercede per il fico è Gesù che insiste col Padre di allargare lo spazio della conversione; la vigna è il popolo di Dio, eletto da secoli per essere portatore in tutto il mondo dell'Alleanza antica e nuova . 

Ma le cose non andarono così. Il tempo si prolunga per permettere al popolo ebreo, e a noi oggi, di approfittare delle occasioni che si presentanto favorevoli a dare una svolta al passato.
I tre anni permessi al fico, su richiesta del vignaiolo rappresentano i tre anni del ministero svolto da Gesù in mezzo al popolo d'Israele: il tempo concesso da Dio Padre al suo popolo per “ascoltare”, mettere in pratica il nuovo messaggio di Gesù.

Questa parabola è raccontata per noi, oggi.

Mariella: E' istintivo pensare alle calamità naturali come castigo di Dio: è umano interrogarsi nei momenti drammatici della vita ed essere colti da dubbi.
Ai suoi informatori, Gesù risponde interrogandoli: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito questa sorte?", e aggiungendo la notizia dell'incidente della torre, chiede: "Credere che quei diciotto fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?". Gesù, conoscendo i pensieri dell'uomo, interpreta il ragionamento dei suoi interlocutori, secondo il quale ogni male è conseguenza di un peccato.


Egli rifiuta decisamente questa credenza e per due volte afferma: "No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
Che cosa vuol dire Gesù affermando: "...morirete tutti allo stesso modo"? E' forse una minaccia di morte tragica per tutti coloro che non si convertono?


Possiamo comprendere la Parola di Gesù solo se cerchiamo di capire cosa vuol dire il termine "conversione". Esso significa esattamente cambiamento di mentalità riguardo a Dio e al mondo. 

Gesù vuole far capire ai suoi interlocutori di allora ed anche a noi oggi, che convertirsi significa non continuare a pensare ad un Dio che condanna i suoi figli, ma scoprire il volto di un Dio amico dei peccatori, che non vuole che essi periscano ma che vivano.
Per questa ragione introduce la Parabola del fico 
 
Prendersi cura di un albero che non fa frutti, secondo la logica agricola, non ha senso: qualunque contadino prenderebbe la decisione di tagliare un albero che non produce fichi da tre anni, la logica umana non ammette fatica non retribuita, ciò che non rende è da eliminare. Cosa muove il vignaiolo a tenere ancora quel fico, zappare e concimare il terreno? La logica della gratuità, dell'amore.

Questa è la logica che Dio adotta nel confronto di ogni sua creatura, non un Dio che vuole la morte del peccatore, ma un Dio che attende pazientemente la conversione di tutti i suoi figli. Ai suoi discepoli Gesù chiede una logica nuova: credere nell'Amore che è la forza di Dio che salva il mondo! 
 
Non ci resta che chiederci a che punto di conversione siamo arrivati, come sta procedendo questa quaresima? Abbiamo maturato frutti? Oppure ancora siamo fra quelli che vivacchiano senza comprendere a quale speranza siamo stati chiamati?


Signore, non ti stancare mai di me! 


Continua a zappare, insisti con il concime! 


E grazie per la fiducia che ancora riponi nei miei confronti. Amen









sabato 20 febbraio 2016

"Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia".


La gloria pasquale traspare dal corpo luminoso del Signore trasfigurato.


Seconda domenica di quaresima – Anno C


Dal vangelo secondo Lc 9,28-36

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.
Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra.
All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore!

Enzo: Il brano evangelico di questa seconda domenica di quaresima è molto conosciuto da quasi tutti. Ma forse non tutti conoscono la grande rivelazione che contiene.Quale significato o rivelazione che ha voluto dare con questa trasfigurazione del suo volto, della sua persona, quale messaggio per noi cristiani del ventunesimo secolo?

La trasfigurazione non è soltanto una rivelazione in anticipo della futura risurrezione, ma è una rivelazione di ciò che Gesù era in quel giorno e prima di quel giorno, il Figlio di Dio presente in mezzo agli uomini.

Agli occhi dei discepoli e della gente Gesù è il figlio di Maria e Giuseppe, e se vogliamo, il taumaturgo che opera prodigi e guarisce, e ancora, per coloro che aveva scelto, il Messia promesso da secoli al popolo Israele, il Messia liberatore d'Israele. In questo senso l'episodio è una chiave che permette di cogliere la vera natura di Gesù dietro le apparenze umane che la nascondono.

Inoltre la trasfigurazione non è soltanto una rivelazione dell'identità profonda di Gesù e della sua opera, ma anche una rivelazione anticipata dell'identità del discepolo. Ma come?

La via del discepolo è come quella del Maestro, ugualmente incamminata verso la croce e la risurrezione. Risurrezione non è soltanto una realtà futura, ma è già presente e anticipata perché la comunione con Dio è già operante in ogni credente: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto”. (1 Cor 13,12)

Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante: il Padre nell'intimità della preghiera trasforma Gesù. Mosè ed Elia, i due massimi profeti, annunciano il cammino di Gesù verso Gerusalemme, verso la croce.
Tutto questo mentre Pietro, Giovanni e Giacomo dormono, il sonno di chi non ce la fa, il sonno di chi ancora non ha le idee chiare, il sonno di chi non sa pregare, come avverrà ancora nel Getsemani. Sonno che dopo il risveglio vede splendere qualcosa che non capisce e che tiene per sè come i tre discepoli che tacquero scendendo dal monte e non comunicarono a nesuno ciò che avevano visto.

Un fatto come questo, segno del Padre, invece dovrebbe cambiare l'uomo e predisporlo a cose nuove con forze nuove perché vivrà di quello che ha visto: la gloria di Dio, manifestata in questa occasione da Gesù è punto di riferimento, dono del Padre che ha parlato e parla in mezzo alla nostra paura avvolti dalla nebbia.


I tre discepoli avvolti dalla nuvole dimenticano la bellezza che li aveva stupiti e la prospettiva, la possibilità di una vita nuova manifestata dalle parole del focoso Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».

E' proprio vero che nel viaggio della fede ci sono momenti gioiosi e di buio; umano e divino viaggiano assieme sull'esempio del Maestro, e spesso non ce ne accorgiamo o voltiamo la faccia da un'altra parte. Luca annota: Egli, Pietro, non sapeva quello che diceva.

Quanti esempi di vita ci spronano alla riflessione sulla nostra condotta: l'umanità perfetta di Gesù, e Maestro impareggiabile, la sua gloria, la gioia dei discepoli, la loro paura, il loro silenzio, il compiacimento del Padre.

La trasfigurazione per Gesù è un invito a incamminarsi sulla via della croce, che sarà però seguita dalla gloria della risurrezione: un anticipo della gloria, che aiuta a vincere la paura della morte con la forza della preghiera che ci mette in contatto diretto col Padre che risponde alle nostre domande, dà forza alle nostre paure sempre e solo con una raccomadazione: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!»
Ascoltatelo, penso a papà e mamma che dicono al figlio: ascoltami e fa come ti dico. Nel brano che abbiamo letto e meditato è l'invito definitivo di Dio che in Gesù porta a compimento la legge di Mosè.
Ascoltatelo! E' l'imperativo della sequela: si devono ascoltare le parole di Gesù per seguirlo lungo la stessa strada che conduce a Gerusalemme, dove Gesù vivrà l'esodo pasquale del quale conversa con Mosè ed Elia. Si arriva al Padre soltanto per mezzo di Gesù, ascoltando Gesù, facendo quello che Lui ci dirà.

La presenza di Dio nella nostra fede si pùò manifestare in tanti modi: per Pietro, Giacomo e Giovanni c'è stata una doppia manifestazione: la trasfigurazione e una nube che li coprì con la sua ombra. Da quella nube parlò Dio Padre, ma i tre discepoli ebbero paura.


Gesù voleva che i suoi discepoli in particolare quelli che avrebbero avuto la responsabilità di guidare la Chiesa nascente facessero un esperienza diretta della sua gloria divina per affrontare lo scandalo della croce. In effetti quando verrà l’ora del tradimento e Gesù si ritirerà a pregare nel Getsemani terrà vicini gli stessi Pietro Giacomo e Giovanni chiedendo loro di vegliare e pregare con Lui (cfr Mt 26 38). Essi non ce la faranno, ma la grazia di Cristo li sosterrà e li aiuterà a credere nella Risurrezione”. Benedetto XVI

La grazia di Dio sosterrà anche noi?
Mariella : Luca introduce questo racconto della Trasfigurazione, dopo un invito molto forte rivolto da Gesù ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.” Nel momento nel quale sta per iniziare il suo cammino verso Gerusalemme, questo avvenimento svela che Gesù è il Figlio di Dio, svela dunque la sua vera identità, affinché quanti accettano di seguirlo abbiano una rivelazione chiara della sua missione: compiere la volontà del Padre.

 Il volto raggiante e la veste splendente sono il segno che Gesù è rivestito di gloria, è l'eletto. Luca, ancora più di Marco e Matteo, è discreto nel descrivere il volto di Gesù, semplicemente sottolinea che cambiò d'aspetto. 
 
Poi Luca passa a descrivere come i discepoli hanno vissuto questa esperienza mistica," Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui."il risveglio è aperto sul mistero, essi infatti comprendono la partecipazione di Gesù alla vita divina di cui godono Mosè ed Elia. Pietro diventa il protagonista di quella esperienza di fede della quale dovrà essere particolare testimone. 
 
Affascinato da tanta bellezza di cui è stato partecipe, vorrebbe impossessarsi della gloria che ha visto risplendere in Gesù vorrebbe non più separarsi da quella visione divina: "E' bello per noi stare qui: facciamo tre capanne..." E Luca commenta: "Non sapeva quello che diceva". Anche Pietro deve lasciarsi afferrare dal mistero nel quale è introdotto: deve lasciarsi educare all'esperienza di fede che dovrà annunciare.

"Mentre parlava così, venne una nube..." La nube è il segno della misteriosa presenza di Dio che si rivela e al tempo stesso si nasconde. "E dalla nube uscì una voce che diceva: Questi è il figlio mio, l'eletto, ascoltatelo". Pietro deve lasciarsi trasformare interiormente, deve imparare a veder Dio nella carne di Gesù che si annienta per affidarsi al Padre, deve ancora imparare che cosa significhi non trattenere la gloria ed accettare di passare attraverso la Croce.
Questo è il cammino che anche tutti noi siamo chiamati a fare: passare dal monte Tabor per contemplare la gloria divina e ridiscendere a valle per poter testimoniare la gloria di Cristo. 
Concludo con un brano, tratto da un commento al vangelo di questa domenica di Padre Augusto Drago:

Egli, Gesù, prega sul Tabor. La preghiera, che Luca nomina spesso nel suo Vangelo, è il respiro della vita cristiana. E' comunione filiale con il Padre. Essa ha un forte potere "trasformante" Il testo infatti dice: "e mentre pregava, il suo volto divenne altro..." Sì, fratelli e sorelle, come per Gesù, anche per noi può avvenire la stessa cosa.Quando preghiamo adorando, immergendoci cuore ed anima dentro il Mistero dell'Amore del Padre, ne usciamo sempre trasformati. Siamo più luminosi. Ne avete fatto esperienza qualche volta?Provateci!


La preghiera è il luogo della trasfigurazione dove si vede la gloria di chi va in Croce: Gesù. Il pregare di Gesù, diventa un complemento di tempo: "mentre pregava", ma anche di luogo. La preghiera è lo spazio che contiene la trasfigurazione. 

Trasfigurazione come rivelazione del Padre e gloria del Figlio. E' il luogo dove scopriamo Dio come "Abbà", nostra sorgente e veniamo generati nella gloria del Figlio! Bello! Veramente bello! Ah! Fratelli e sorelle se potessimo sapere quel che perdiamo per il non sapere pregare come Gesù ci ha insegnato con il suo esempio!

"L'aspetto del suo Volto divenne altro". 

Luca, a differenza di Matteo e di Marco, non dice che Gesù si trasfigurò. Dice semplicemente: il suo volto divenne altro! Che vuol dire? Luca ci invita innanzitutto a contemplare il Volto e concentra tutta l'attenzione sull'aspetto che è altro rispetto a qualunque altro. Di questo Volto sottolinea l'immagine visibile, in quanto altra, in quanto diversa. Qual è questa immagine visibile? Quella della GLORIA!


Il suo Volto è un Volto glorioso, quale sarà per sempre dopo la resurrezione. Luca ce lo descrive quasi ad invitarci a contemplarlo. Di questo Volto ci dona il vero aspetto invisibile ed ora rivelato attraverso un solo tratto: la gloria. La gloria: cioé Dio nel suo splendore di Bellezza!


Bello è Dio, il Padre, Bello è il Figlio del suo Amore: uniti nella stessa Gloria! La gloria di Gesù è il riflesso vivo di una Presenza in Lui: quella del Padre! Perché ci viene descritta questa Bellezza di gloria se non perché ne facessimo parte? Bello è il cristiano, il vero credente, uomo/donna trasfigurato/a perché anch'esso porta, sia pure nascosta, ma percettibile, il riflesso della Gloria Trinitaria! Fatti per Lui ne portiamo già il buon odore! Dunque il Volto "altro" è il volto della Gloria!



 


sabato 13 febbraio 2016

Quaresima occasione per una potatura da falsità, mondanità e indifferenza” Papa Francesco


Quaresima: Sia un tempo ricco di atti di misericordia!”Papa Francesco

Prima domenica di Quaresima – Anno C


 


Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane

 

   





 
Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è 

stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in 

adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo.

 «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano;e anche:
Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra»






Dal Vangelo secondo Lc 4,1-13

Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo».

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano;e anche:
Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Parola del Signore!

Enzo: L'evangelista Luca colloca questo episodio subito dopo il Battessimo di Gesù. Gesù ritorna dal Giordano ricordando così il compiacimento del Padre, Gesù figlio di Dio, e lo Spirito Santo che scende su di lui riempiendolo di Spirio.

Dal Giordano, dunque, Gesù “pieno di Spirito”, si avvia verso il deserto, luogo ambiguo dove, secondo la Bibbia, l'essere umano può entrare in contatto con forze maligne, oppure entrare in comunione con il Dio vivente. Luca ci illustra un'esperienza fondamentale di Gesù. Gesù in questa occasione si esprime attraverso tre prove che il popolo d'Israele aveva conosciuto durante l'esodo con lamenti e impazienze temendo l'abbandono di Dio e rivolgendosi ad altri dei, mente Gesù le supera vincendo sul tentatore:

  • il pane (la ricerca dei soli beni materiali) «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane».
  • la sfida quando sente la lontananza o abbandono di Dio, Israele dimentica il comando dell'obbedienza all'unico Dio rivolgendosi agli idoli stranieri. «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo»
  • e infine l'aspettativa politica del Messia, un messia esibizionista , un messia dei grandi segni
    «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti:Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano

Le tentazioni di Gesù ci appaiono come la dimostrazione della sua totale adesione a Dio, in contrasto con la condotta d'Israele, indocile, incostante, debole nelle avversità , cosicché i suoi quaranta giorni di digiuno nel deserto corrispondono ai quaranta anni trascorsi da Israele nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto.


Certamente quella delle tentazioni, ma soprattutto quella di un messianismo terreno, è stata certamente una dimensione costante del ministero di Gesù, ma allo stesso tempo c’è stato il continuo rifiuto di Gesù nel cedervi.
Luca avrà invertito la seconda con la terza tentazione, rispetto agli altri evangelisti, in modo che l'ultima, la più importante, si svolgesse a Gerusalemme. La terza tentazione è la più impegnativa: Gesù deve verificare la propria filgliolanza a fronte della promessa di Dio di proteggerlo.
E' chiaro chiaro che a forza di citare i testi biblici Gesù avrà la meglio: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Queste parole non solo sono una mossa per far tacere il tentatore, ma anche una dichiarazione di fede nel Padre, fiducia nel Padre.
Luca ancora esprime chiaramente il rapporto fra le tentazioni e la passione di Gesù: motivo per aver descritto la terza prova come avvenuta a Gesusalemme. Satana per ora si allontana per ritornare nel momento finale e più decisivo della passione incominciando ad agire sui discepoli con varie tentazioni. Ricordiamo il tradimento di Giuda, l'allontanamento dei discepoli al momento dell'arresto, il tradimento di Pietro. E per ultimo lo stesso Gesù nel Getesemani.
Il racconto delle tentazioni di Gesù non è una favola per bambini, né un pio racconto edificante, ma al contrario gli evangeli ci suggeriscono che ciò che Gesù ha provato tocca ad ogni uomo. La prova sarà ormai il clima di ogni fede: chi sarà provato come lui, e come lui reagirà, sarà figlio come lui del Padre.


Mariella:La Quaresima si apre con il racconto delle tentazioni di Gesù. In esse possiamo scorgere l'umanità di Cristo, che, solidale con l'uomo, subisce tutte le tentazioni da parte del demonio che cerca di allontanarlo dal suo desiderio di fare la volontà del Padre
.
Il racconto delle tentazioni sia in Matteo che in Luca è preceduto dal battesimo, durante il quale lo Spirito santo scende dal Padre su Gesù.
Nelle tentazioni è lo stesso Spirito che conduce Gesù nel deserto, perché possa incontrare il Padre pur senza separarsi dagli uomini.

 
Gesù è "pieno di Spirito santo", è "guidato dallo Spirito": che gli viene dato come puro dono dal Padre. Gesù è Figlio, non ha più niente da temere, perché ormai tutto gli è stato donato. Il Padre nel momento del Battesimo nel fiume Giordano, gli ha anche dichiarato tutta la sua compiacenza: “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.

Gesù, avvolto dallo Spirito santo, in piena libertà condivide la carne umana e la riempie della gloria del Padre. La comunione con il Padre e con gli uomini è operata in Gesù dallo Spirito santo: "il diavolo" con le sue tentazioni si manifesta proprio nel cercare di strappare la comunione e questa unità. In ogni tentazione però la scelta di Gesù è l'ascolto del Padre, è rimanere nella sua volontà, fare solo quello che piace al Padre e di agire nel modo che a lui piace.

È nell'obbedienza al Padre infatti che risiede la libertà e la dignità dell'uomo. Lontano da Dio e dalla sua Parola, prende piede la schiavitù del peccato e della morte. 

 
Mercoledì scorso, durante l'imposizione delle Ceneri abbiamo udito pronunciare questa frase rivolta ad ogni fedele: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai".
Con questa consapevolezza della nostra provvisorietà, abbiamo iniziato il cammino quaresimale che ci conduce verso la Pasqua. 
 
La consapevolezza della debolezza, fragilità e miseria, che ci accompagnano durante l'arco intero della vita, è davvero il primo passo da compiere per convertire i nostri cuori ed avvicinarci al Signore.
Il tempo quaresimale è tempo prezioso per riconoscere il nostro peccato e soprattutto per incontrare la misericordia divina e la sua protezione. Tempo in cui Dio si fa vicino, ancora una volta, cercando di strapparci dalle mani del nemico, per restituirci la dignità di figli. Siamo polvere, è vero, ma Dio ogni istante ci rimodella come la creta a sua immagine e somiglianza!
 
Quelle descritte nel brano evangelico sono tre tentazioni emblematiche. Esse in, un certo modo, riassumono tutte le tentazioni che l'uomo subisce nel corso della propria vita. Tentazione di trasformare tutto in cose da consumare, da possedere, da dominare. Tentazione di ridurre Dio al proprio volere trasformandolo in una sorta di bancomat al quale chiedere miracoli. Tentazione di potere e di successo, tentazione di comandare di arrivare più in alto.

Tentazione è l'incontro fra la buona coscienza e l'attrattiva del male e nella forma più insidiosa di tutte. Il male, infatti, non ci si presenta mai con il suo vero volto, ma si camuffa spesso con sembianza buone e positive. La tentazione è la simulazione del bene, è questa l'insidia principale, nella quale non dobbiamo cadere.
 
Scriveva giustamente papa Paolo VI:


 L'uomo moderno si adatta ad ogni cosa: è capace di fare l'avvocato delle cose cattive pur di sostenere la libertà del proprio piacimento, e che tutto può e deve manifestarsi senza alcuna preclusione nei confronti del male: una libertà indiscriminata per ciò che è illecito. Si finisce così per teorizzare tutte le espressione della vita inferiore: l'istinto prende il sopravvento sulla ragione, l'interesse sul dovere, il vantaggio personale sul benessere comune. L'egoismo diviene perciò sovrano della vita dell'individuo e di quella sociale. Perché? Perché si è dimenticato ciò che è bene e ciò che è male. Non si conosce più la norma assoluta per tale distinzione, vale a dire la legge di Dio. Chi non tiene più conto della legge del Signore, dei suoi comandamenti e precetti e non li tiene più riflessi nella propria coscienza, vive in una grande confusione e diventa nemico di se stesso. È innegabile infatti che tanti malanni nostri sono procurati dalle nostre stesse mani, dalla sciocca cattiveria, ostinata nel ricercare non quello che giova, ma quello che è nocivo all'esistenza. Bisogna dunque rinnovare, rinvigorire la nostra capacità di giudicare, di discernere il bene dal male.”

Questo tempo quaresimale è tempo opportuno per fare un po' di deserto e riscoprire la forza della Parola di Dio nella nostra debole vita, solo così potremo davvero capire che "non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"




sabato 6 febbraio 2016

Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sul tuo nome...


Gesù non cambia l'uomo, lo attrae trasformando il suo cuore

Domenica quinta del tempo ordinario – Anno C


Dal vangelo secondo Lc 5,1- 11

Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 1così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore!


Enzo: Questo brano di Luca assume un notevole valore simbolico rivelando il primato di Pietro e preludendo alla futura missione dei discepoli come futuri “pescatori di auomini”.
A differenza di Matteo e Marco, Luca introduce la vocazione dei primi discepoli di Gesù (Pietro, Giacomo e Giovanni), solo dopo i miracoli di Cafarnao e aggiunge il racconto della pesca miracolosa che l'evangelista Giovanni presenta dopo la risurrezione (21, 1-11). Si ha, così, in modo concreto la qualità della redazione dei vangeli, che organizzano i ricordi storici della vita di Gesù secondo diverse prospettive di ordine teologico.

Luca segue una cronologia tutta sua, evoca i fatti secondo uno schema teologico e didattico in modo che possiamo capire meglio le rivelazioni e l'opera di Gesù assieme al progredire dell'assenso dei suoi discepoli.
La narrazione di Luca o è una composizione da lui redatta utilizzando varie fonti oppure è il frutto di una trasmissione orale con dettagli di narrazioni differenti mescolate insieme, ma forse prevale la prima.
Il brano si articola in tre parti:insegnamento di Gesù alle folle, la pesca miracolosa, la chiamata.

L'affluire di molte persone, per ascoltare Gesù, per luca rappresentano le folle che sarebbero accorse alla predicazione degli apostoli e dei loro successori per l'ascolto della Parola di Dio. Adesso sapendo della presenza di Gesù presso il lago di Gennèsaret accorrono numerose. Gesù è lì ad osservare la scena, molto bella: il lago, i pescatori al lavoro si preparano per la pesca notturna, delusi della mancata pesca della notte prima.

 Gesù Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò
 di scostarsi un poco da terra.  

Fa della barca un pulpito per proclamare la Parola. 

Da notare che la barca era di Simone non era stata scelta per caso. 

Gesù fa da Maestro e ha qualcosa da dire a Simone.

Gesù appena ebbe finito di parlare parla a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”.Simone che aveva conosciuto il potere taumaturgico di Gesù per la guarigione della suocera (Lc 4,38-41) obbedisce prontamente al suo comando.
Incominciamo a conoscere Simone, uomo generoso, impetuoso ma anche debole nella fede. Di lui si serve Gesù e lo Spirito Santo come sempio di uomo fedele ma anche peccatore: Gesù non cambia l'uomo, lo attrae!

Sappiamo come era finita la pesca, molto abbondante. Gesù stupisce, si prepara alla chiamata. 
  
Per l'evangelista la pesca è un segno e una profezia: segno di potenza divina per i presenti, profezia che, come significato simbolico, prefigura la fecondità della predicazione apostolica nella missione universale della Chiesa.” Lo stupore infatti aveva invaso lui (Simone)e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto”.

Mi vengono in mente l'espressione felice dei 72 discepoli appena tornati dalla missione: “Quando i settantadue discepoli tornarono, pieni di gioia dissero a Gesù: «Perfino i demòni ci ubbidiscono quando usiamo il tuo nome!» (Lc 10,17). E' la gioia della testimonianza, del sentirsi utile al servizio della Parola.

Ancora Simone pentito d'avere dubitato sulla parola di Gesù “si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».
La risposta di Gesù? “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Simone è, dopo Gesù, il protagonista in questo brano, protagonista e modello.


 La frase implica un profondo cambiamento nella vita di Simone: egli pascerà uomini allo scopo di salvare le loro vite, invece di pesci per i pasti di famiglia.
Per Simone e per i due fratelli Giacomo e Giovanni che “tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” cambierà  loro la vita. Seguire Gesù è compiere una scelta radicale.
Luca non menziona la chiamata dei discepoli, anche se è implicita dalla loro decisione, per concentrare l'attenzione di chi legge sull'efficacia della parola e sull'agire sovrano di Gesù. Possiamo dire che il vero miracolo , più che dalla pesca miracolosa, è costituito dalla sequela incondizionata dei tre discepoli che, per impulso dello Spirito Santo, abbandonarono tutto per la causa del Vangelo.
Ogni chiamata divina converte, coinvolge, ti cambia la vita. L'io e il mio di quello che ero, diventa tu e tuo. Convertirsi a Dio vuol dire chiedere per sempre la sua amicizia.


Mariella: In questo brano Luca ci presenta la chiamata di tre Apostoli. Gesù si trova sul lago di Gennèsaret, oltre a lui c'era la folla ed alcuni pescatori, ad un tratto sale sulla barca di Simone dicendogli di prendere il largo e si mette ad insegnare alle folle. Dopo aver predicato, mentre ancora si trovava sulla barca di Simone, chiede a questi di fare una cosa alquanto strana: allontanarsi e pescare in un'ora insolita. “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca.” Simone però alla richiesta del Maestro rimane perplesso: “abbiamo faticato tutta la notte ma non abbiamo preso nulla.”

Traspare dalle sue parole molta perplessità, infatti nessun pescatore esce nuovamente in mare dopo un insuccesso e senza la certezza di pigliar pesci...ma tuttavia supera i suoi dubbi e con la docilità di un bambino accoglie l'invito del Maestro, si fida della sua Parola, torna in mare avventurandosi al largo con altri pescatori e gettate le reti “presero una quantità enorme di pesci”.

Possiamo immaginare lo stupore di Simone, incredulo di fronte all'accaduto, consapevole del proprio limite umano e impressionato dalla potenza di Gesù si butta in ginocchio e si sente profondamente peccatore. È un miracolo straordinario. E solo Dio può fare una cosa simile!
Il miracolo più grande viene dopo. Gesù dice a Pietro: Vieni con me, non temere, d'ora in poi tu farai il pescatore di uomini. 

E Pietro va subito. Lascia la sua barca, il suo lavoro... 

Salirà sulla barca di 

Gesù, quella che ancora oggi noi tutti conosciamo: la Chiesa!


Anche a ciascuno di noi è anzitutto chiesto di “fidarci” di Dio, di accogliere la sua Parola e la sua chiamata senza fare troppi calcoli e senza cercare troppe garanzie. E' l'invito alla sua sequela, a gettare le proprie reti “al largo” anche quando il mare è inquinato da mille veleni, anche quando non ci sono che delusioni e sconforto. Il risultato non viene dalle nostre capacità, ma dalla fede nella sua Parola. Solo così la nostra vita porterà i suoi frutti!

CONTEMPLAZIONESulle rive della mia storia ti ho incontrato un giorno, Signore, e da allora non ti ho più lasciato. Le onde delle mie perplessità hanno lambito le coste della tua fiducia in me, finché ho fatto esperienza viva di un'alba piena di te, dopo la lunga notte delle mie fatiche senza senso. Sono qui, Gesù, sulle rive della tua storia e attendo che tu passi ancora oggi per chiedermi di seguirti. Questa è l'unica vera occupazione che mi rende felice. E non ho che oggi!” (Monastero Janua Coeli)

Per chi volesse ancora approfondire può trovare ancora un commento nella pagina di Padre Augusto Drago