BENVENUTO



B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


lunedì 30 dicembre 2013

Introduzione al Prologo del Vangelo di Giovanni apostolo



Dal Vangelo di Giovanni 1,1-18, prologo


In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.Egli era in principio presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto,ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue,
né da volere di carne,né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me mi è passato avanti,perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Parola del Signore!





Introduzione di Padre Augusto Drago




Tutti i Vangeli hanno una loro introduzione. San Marco, per esempio, introduce il suo Vangelo con queste semplici parole: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Si intuisce subito che egli vuole dimostrare con la sua opera che Gesù è il Messia.
San Matteo inizia con una pagina genealogica (Mt 1, 1- 17): parte dagli antenati di Gesù per dimostrare poi che Egli è il capostipite del nuovo popolo di Dio che è la Chiesa.
San Luca si introduce con delle annotazioni storico-letterarie per indicarci lo scopo per cui egli vuole scrivere il Vangelo (Lc 1, 1-4).

Il prologo di San Giovanni, per tanti versi, non è riducibile alle diverse introduzioni degli altri evangelisti. E’ una sinfonia teologica che faceva dire a Bossuet: “Leggendo il prologo di San Giovanni dove sono condotto? In quali profondità? O in quale abisso?....”. Questa pagina di Giovanni assomiglia tanto ad una ouverture musicale. Come all’inizio di una sinfonia, si vedono scorrere i grandi temi: il Verbo, la Vita, la Luce, la Gloria, la Verità, il tutto dentro un quadro di misteriose opposizioni: Luce-tenebre, Dio-mondo, l’incredulità-la fede. La luce splende nelle tenebre... il mondo non lo ha conosciuto... Egli è venuto tra i suoi e non l’hanno accolto...”: ci sono come sprazzi di luce che attraversano un orizzonte notturno, ma tutto converge verso un mistero centrale: “...e il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi”.

Nel silenzio che succede all’ urto delle grandi opposizioni, un velo si leva come su una visione dall’alto: “Dio non lo ha visto mai nessuno. Il suo Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, ce lo ha fatto conoscere!’. Termina così questo grande Prologo, quasi in ginocchio, in adorazione davanti alla Faccia invisibile del Padre la cui gloria e la cui Presenza risplende per noi nel volto di un Uomo, il Verbo fatto carne, che è suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo.


Hai mai provato a leggerlo magari meditandolo in un momento di preghiera? Se non lo hai mai fatto, provaci! Ti è data la possibilità dallo Spirito di leggere la tua storia e quella degli eventi della vita in una nuova luce.

Anche in essi troverai tante misteriose opposizioni, tanti contrasti, tante lotte! Anche la tua vita è fatta di sprazzi di luce che attraversano un orizzonte notturno: la notte dei tuoi silenzi che attendono risposte; la notte di un amore che cerchi appassionatamente ma che non trovi; la notte di una pace in cui finalmente riposare e trovare sicurezza ma che non intravedi perché semplicemente la vita spesso porta con sé l’amarezza della morte; l’attesa di una comunione che possa spezzare le catene della tua solitudine disperante, ma che non si placa...

Ma su questo orizzonte “notturno” c’è lo sprazzo di luce: è Lui, Gesù, il Figlio Unigenito del Padre, colui che all’inizio era il Verbo, Parola del Dio vivente, colui che per te è venuto ad abitare con te, nella casa della tua umanità, colui che ti rivela il Volto della tenerezza del Volto del Padre.. Questi sprazzi di luce rischiarano il dramma del tuo cammino e lo riempiono di speranza.
Questo “Prologo” allora non appare più come un testo preliminare al Vangelo di Giovanni ma è come un vero “Vangelo” in una forma sintetica e profonda.


La “lieta notizia” è contenuta nel motivo centrale: il Verbo eterno si è incarnato, ha preso dimora presso di noi, egli è la vita e luce dei mondo, Figlio unigenito venuto a rivelarci il Padre. A questa venuta dei Verbo-Luce gli uomini rispondono in due modi diversi e contrastanti: o accogliendolo o rifiutandolo. Coloro che lo accolgono e credono nel suo nome ricevono il potere di diventare Figli di Dio e partecipano alla pienezza della grazia e della verità. Il Vangelo di Giovanni che segue all’ inno di inizio, non fa altro che orchestrare questo messaggio nei dettagli degli episodi concreti che, sottolineando il tema dell’accoglienza e del rifiuto, rappresentano i “segni” della gloria del Figlio di Dio. 

Rifiuto o accoglienza? Ecco il dramma in cui si gioca il presente e il futuro dell’uomo, di ogni uomo. Occorre sciogliere i nodi di questo terribile dramma. E il Verbo si è fatto carne! Credendo a questa stupefacente rivelazione si scioglie il nodo. La carne nella Bibbia designa la condizione umana vista nella sua fragilità e precarietà. La Parola creatrice, il Verbo di Dio, è venuta in soccorso di questa fragilità nella maniera più inattesa: facendosi essa stessa “fragilità”, carne, uno con l’uomo. Sicché ognuno di noi può e deve dire che Dio si è messo dalla parte nostra ed è entrato nel divenire della storia umana abbracciandone tutte le “opposizioni”, tutte le distorsioni, correndo il rischio quanto mai concreto del “rifiuto”.


Ma non rimane prigioniero della nostra fragilità. L’assume per condurla in alto: “.. e noi abbiamo visto la sua gloria...” . Nella sua “carne” si riflette la gloria di Dio, la sua umanità è il luogo dove dimora la presenza di Dio: tale presenza Egli vuole condividere con l’uomo, perché anche questi, come il Verbo del Padre, divenga pieno di grazia e di verità.
“Nessuno ha mai visto Dio...”. Mosè sulle balze del monte Sinai desiderava contemplare il Volto di Dio (Es 33, 18-23) ma non gli fu concesso. Secondo la concezione biblica veterotestamentaria nessuno su questa terra può vedere Dio e poi continuare a vivere. “...ma l’UnigenitoFiglio, che è nel seno del Padre, ce lo rivela”.

Dio non è più l’inconoscibile, l’impenetrabile: si è reso visibile nel Figlio Gesù Cristo. E’ nella contemplazione del Volto del Padre che la fragilità umana si stempera fino quasi ad essere annullata, perché il Figlio che è “nel seno del Padre” ci conduce proprio là: nel seno del Padre. Ci dona la grazia di essere stretti in un amplesso di amore tra le braccia del Padre. 

Questa è la certezza che getta un fascio di luce nella tormentata notte del vivere umano!



giovedì 26 dicembre 2013

“Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto”:




“Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”
Domenica 29 Dicembre 2013



Dal Vangelo secondo Matteo  Mt 2,13-15; 19-23

I re magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a
Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto
e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per
ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto
dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in
Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra
d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si
alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando
venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode,
ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e
andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato
detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
“Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
E non vuole essere consolata,
perché non sono più”.
Parola del Signore!



Commento: Gesù per cui fin dal principio tutto era stato fatto, segna con la sua nascita  la fine di una storia durata millenni: l’alleanza tra Dio Padre e il popolo ebreo, il compimento di una promessa con l’invio del Messia annunciato e ricordato durante i secoli dai profeti. L’evangelista Matteo che scrive per i Giudei, vuole inculcare ai suoi connazionali come in Gesù si avverano le profezie che riguardano il Messia promesso.



Al centro dell’evento della nascita di Gesù ci sta una profezia: è nato un nuovo re il “Re dei giudei".

Il Re adorato dai re magi, pagani, ma rifiutato dai Giudei, manda sulle furie Erode, che teme un avversario attentatore al suo trono: la vita del Bambino Gesù incomincia con una minaccia alla sua vita. Gesù appare come il nuovo Mosè, perseguitato e cercato a morte.



Incomincia una nuova storia: Gesù va in esilio per scampare alla morte. La rilettura cristologica del passo di Osea “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio, riflette un’intuizione della Chiesa primitiva, che Matteo riporta: Gesù ricapitola in sé tutta la storia della Salvezza. Gesù divenuto uomo, la sua esistenza terrena è la piena attuazione delle promesse fatte ai patriarchi e di tutte le profezie contenute nell’Antico Testamento: “Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi”. (Lc 24,44)



“Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto”: Giuseppe, come abbiamo visto domenica scorsa, è l’uomo di Dio Padre, l’uomo custode del Messia e di sua madre Maria, custode operoso, ubbidiente, pio. Giuseppe, sull’esempio del grande patriarca Abramo, custodisce il figlio della promessa, il figlio amatissimo, anche se non suo. E’ un’esperienza che lo rende a tutti gli effetti modello per la paternità umana, fatta di lavoro e di semplicità, di affetto e di dedizione, di rispetto e di silenzio, di fede e d’abbandono al Signore.



Giuseppe richiamato dall’Egitto da un angelo, riparte e torna non più nella Giudea ma si reca nella Galilea regione lontana dal centro del potere, composta da popolazione mista per la presenza di molti pagani. Si stabiliscono a Nazaret “perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».



La storia della salvezza, dunque, riparte dall'Egitto. Giuseppe, quasi come un novello Mosè, è comandato da Dio di prendere il fanciullo e sua madre e di andare verso la terra promessa, la terra di Israele. Ad Israele, popolo delle promesse, sarà fatto il primo e nuovo annuncio di salvezza, un Vangelo in carne e ossa, che parla il linguaggio umano.



A Nazaret Giuseppe e Maria conservavano tutto nel loro cuore, faranno una vita normale in attesa dell’età adulta del Bambino che “cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui” Lc 2,40.




Un grido è stato udito in Rama,

un pianto e un lamento grande:

Rachele piange i suoi figli

E non vuole essere consolata,

perché non sono più.


mostra che anche attorno a Gesù si sta attuando una vicenda di morte e di vita, così come era accaduto nella storia di Rachele, considerata come la madre di Israele che piange le vittime del suo popolo.

Geremia è citato per l’evidente parallelismo fra il pianto di Rachele e il pianto delle madri, ma se leggiamo tutto il contesto, Geremia non parla di pianto, ma di consolazione per un popolo ridotto alla schiavitù: la salvezza è vicina, il Signore è tornato a liberare e a salvare il suo popolo. ( Interessante sarebbe leggere tutto il capitolo 31). 

Gesù, cercato dai Magi e rifiutato da Erode, è in cammino verso la croce, che non è la sua fine ma il suo trionfo. E’ un altro aspetto del mistero di Cristo: la potenza è nascosta nella debolezza.


Con questo racconto Matteo chiude il Vangelo dell’infanzia , fedele al suo programma narrativo, già chiarito con la genealogia, che aveva lo scopo di dimostrare che Gesù appartiene al popolo della promessa di Abramo e alla stirpe promessa di Davide.

Scritto per  i suoi connazionali questo brano di vangelo è pervenuto fino a noi: Grande ed efficace è la Parola di Dio! Oggi parla a noi per fortificare la nostra fede, per consolarci nelle nostre tribolazioni, per gioire per l’opera di Dio per l’uomo, per ringraziare e lodare il Signore che ci ha tanto amati da inviare il suo unico Figlio. La nascita di Gesù ci preannuncia la Pasqua, la nuova alleanza, nuova perché non sarà come quella di prima:

 Non sarà

come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per

farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io

fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che

concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –:

porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore”. (Ger 31,32-33)


Un’alleanza scritta nei nostri cuori: l’abbiamo recepita così? La custodiamo dentro di noi?


martedì 24 dicembre 2013

N A T A L E 2 0 1 3 : Venite adoriamo!!

                                                        
      BUON NATALE! di Padre Augusto Drago

Che significa augurarsi buon Natale? Lo fanno tutti! Ormai è consuetudine: è un  giorno speciale anche per coloro che non sanno che cosa o chi si festeggi!
Ma per te, per noi che cosa significa? Cosa veramente vogliamo dirci quando ci auguriamo di fare un buon Natale?
Può essere una domanda sciocca, scontata…ma non ne sono tanto sicuro! Festeggiamo forse Colui che è nato 2013 anni or sono, Gesù Cristo, il nostro Signore? Se così fosse celebreremmo una data importante perché commemorativa di un evento divino: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo!”. Basta questo per farci gli auguri di Buon Natale? Fratelli e sorelle, io penso proprio di no! Il 25 p.v. celebreremo sì la nascita di nostro Signore Gesù Cristo, ma dobbiamo ricordare che essa ha una sua sacramentalità. Vale a dire che è un sacramento, un segno che ci rimanda ad un’altra realtà.
Quale realtà?
Gesù che è già venuto, ci ha detto che tornerà: ecco la sacramentalità del Natale: esso ci proietta al Cristo venturo. Egli infatti è Colui che è, che era e che verrà.
Colui che è, perché, pur nella sua umanità, è Dio!
Colui che era, perché è umanamente vissuto 2013 anni or sono.
Colui che verrà perché, come professiamo nel Credo, noi aspettiamo il ritorno di Lui che, dopo la Resurrezione è salito al cielo, siede alla destra del Padre, e di là verrà di nuovo nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo Regno non avrà fine….!
In questa ottica acquista significato vero e cristianamente maturo il farsi reciprocamente gli auguri di Natale. Con essi vogliamo ricordarci vicendevolmente che il nostro tempo presente è orientato a quello futuro, quando ci sarà il nostro Natale eterno in Cristo! Nel frattempo ci troviamo impegnati a vivere con attenzione amorosa l’eredità di Cristo Gesù che è il companatico della nostra quotidianità: la Sua Parola e i suoi precetti, soprattutto quello dell’amore vicendevole. Infatti, proprio su questo punto, secondo il Vangelo di Matteo (Matteo 25, 31 e seg.), saremo giudicati.
Il Natale non è, quindi, una ricorrenza annuale! Ma nella sua sacramentalità, ci ricorda che dobbiamo vivere bene il nostro tempo presente, secondo il Santo Vangelo, per essere trovati, davanti al Cristo futuro, come dice Paolo, “Santi ed immacolati al suo cospetto nell’amore” (Efesini 1,3).
Farsi reciprocamente gli auguri di Natale, significa ancora, impegnarsi nel tempo presente, a diventare testimoni di speranza in un mondo che non sa più guardare al futuro, chiuso com’è nella contingenza delle cose temporali. Testimoni del tempo che verrà, testimoni di un mondo che cambierà, testimoni di una visione nuova delle cose e che trova il suo fondamento nella Resurrezione del Signore, testimoni del cielo e della terra nuova dove finalmente abiterà la giustizia: ecco il nostro compito nel tempo presente.
Miei cari fratelli e mie care sorelle, di conseguenza, questo per noi deve essere il tempo della Speranza, dell’Amore, della vera fraternità, cercando di seminare ovunque semi di bene. Non è tempo di lamento, di discordie, di divisioni, di egoismi. E’ un tempo che il Signore ci mette a disposizione perché esso sia riempito della nostra fede in Gesù Cristo.
In ultima analisi, dirsi: “Auguri di buon Natale” diventa una consegna sacramentale per noi, ed equivale a ripetersi l’un l’altro: Io credo, io spero, io amo, io aspetto ed aspettando mi attivo a gettare fasci di luce nel mondo perché non cada nel non senso e nel vuoto del relativismo e dell’auto annientamento!
In questa prospettiva, con questi significati alti, allora vi ripeto: Coraggio! Diamoci una mano, rimaniamo uniti ed avremo sparso semi di bene su questa vecchia terra che non riesce più a vedere i suoi germogli e la sua primavera! Coraggio e…..
AUGURI DI BUON NATALE
p. Augusto

N  A  T  A  L  E     2  0  1  3

Dal vangelo di Luca 2,1-20

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il
censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio
era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria
città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città
di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di
Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.


 Mentre
si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il
suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per
loro non c’era posto nell’alloggio.



C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto,
vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore
si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da
grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande
gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un
Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino
avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

 
 E subito apparve con l’angelo una
moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».



Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori
dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e
trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.



E dopo
averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che
udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.

 
Maria, da parte sua,
custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono,
glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato
detto loro.

Occorre essere operatori di pace per vedere Dio

 

lunedì 23 dicembre 2013

E' Natale se noi lo vogliamo




E’     N   A   T   A   L   E

E’ Natale – Madre Teresa di Calcutta

E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.

E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.

E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.

E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.

E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.

E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

Non è Natale
Silvia Cantelli

Non è Natale senza Amore
Non è Natale senza un cuore che brilla e sfavilla




Non è Natale senza il sorriso di un bambino
Non è Natale senza calore
Non è Natale senza sogni
Non è Natale senza una speranza…..


CANTO DI NATALE
 Giuseppe


Un canto di Natale per un povero,
è come un focolare che gli riscalda l'anima da un freddo polare.
Un canto di Natale per chi è solo,



è come una carezza sul viso alitata degli Angeli in coro.
Un canto di Natale per chi è triste,
è come un bacio al cuore che in un'esplosione di gioia e colori gli porge l'amore..

TU CHE NE DICI SIGNORE
Silvana Moretto


Tu che ne dici Signore se in questo Natale
faccio un bell'albero dentro il mio cuore, 



e ci attacco invece dei regali i nomi di tutti i miei amici:
gli amici lontani e gli amici vicini, quelli vecchi e quelli nuovi,
quelli che vedo ogni giorno e quelli che vedo di rado,
quelli che ricordo sempre e quelli a volte dimenticati,
quelli costanti e quelli alterni, quelli che
senza volerlo ho fatto soffrire e quelli che senza volerlo
mi hanno fatto soffrire, quelli che conosco profondamente
e quelli che conosco appena, quelli che mi devono poco
e quelli ai quali devo molto, i miei amici semplici,
e i miei amici importanti, i nomi di tutti quanti
sono passati nella mia vita.

Un albero con radici molto profonde,
perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore,
un albero dai rami molto grandi, perché i nuovi nomi
si uniscano ai già esistenti,
un albero con un'ombra molto grande affinché
la nostra amicizia sia un momento di riposo
durante le lotte della vita.
 Vieni Natale di Giuseppe Iseppi

Vieni, Natale dei cuori,

vieni speranza d'amore,

vieni, giustizia divina

vieni o grido di libertà.



Sazia la nostra sete,

la nostra fame di Te.

Fa di noi, ogni giorno,

ciò che Tu vuoi.

Benvenuto Gesù.



E' NATALE!
autore sconosciuto

 
 Se il tuo cuore prova Amore, è Natale.
Se sai perdonare è Natale.
Se lavori per la giustizia, è Natale.
Se conosci la sofferenza dell'Amore, è Natale.
Se dai una mano a chi è caduto, è Natale.
Natale è ogni volta che sei misericordioso,
che asciughi le lacrime, che regali un sorriso,
che lenisci un dolore. 
Natale è Amore, sempre Amore.
Natale è Dio e Dio è Amore!

POSSA LA NOSTRA CASA ESSERE LA CULLA DI GESU' 

   
 

domenica 22 dicembre 2013

Auguri dal blog





Il Natale è un sorriso dal cielo, è la gioia nel cuore, è scoprire che non solo a Dicembre il Natale brilla nei nostri cuori.
Stephen Littleword




Il Natale ci sa ricordare la bellezza dei piccoli gesti e le attenzioni per le persone a cui teniamo, solo per questo è una gioia del cuore sapere che sia una tradizione. Lasciarsi abbagliare dal pensiero che sia solo una festa consumistica è tutta una scusa per i cuori aridi che non sanno capire che, anche un piccolo pensiero anche fatto con le proprie mani, può scaldare il cuore.
Stephen Littleword

Vorrei poter mettere lo spirito del Natale all’interno di un barattolo e poterlo tirare fuori mese per mese, poco alla volta.
Harlan Miller



Il Natale, bambini, non è una data. E’ uno stato d’animo.
Mary Ellen Chase
 



Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno. Charles Dickens

A Natale son tutti più buoni. E’ il prima e il dopo che mi preoccupa. Lucy van Pelt






In ogni casa si cena, si gioca

e si scambiano regali.

Eppur da qualche parte


c’è chi è solo e triste
e mentre ovunque si 

festeggia e si consuma pochi ricordano
che in questa notte magica,
un dì lontano,
è nato l’Amore
.
Rosy



Natale non sarà Natale senza regali.
Louisa May Alcott









Le persone speciali sono poche ma bastano a migliorare il tuo mondo!




Dal vicino caminetto viene giù un angioletto l’ho mandato di nascosto a dar gioia in ogni posto, tanta gioia e tanto amore agli amici che ho nel cuore… Buon Natale!



Ci piace pensare che il Natale riesca a cancellare le incomprensioni, l’indifferenza,
la cattiveria che purtroppo caratterizzano la vita di molti,
lasciando posto ad una grande apertura di cuore.


Questo Natale sia per voi un giorno sereno,
 in cui si possa godere insieme un briciolo di pace e tanta tranquillità.
 Buon Natale.



B u o n   N a t a l e !







Un cuore vestito a festa

i pensieri addobbati di gioia

il sorriso scintillante di allegria,

è quello che ti auguro per questo Natale
!

Stephen Littleword





Un Natale di Gioia e Magia, che ci riempia di emozione e che ci

 Gratifichi

con le piccole cose che fanno bene al cuore.




Buon Natale, amici che ci seguite e che avete voglia di Dio!!
Mariella, Giuseppe, Anna, Enzo