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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


sabato 15 aprile 2017

Domenica di Pasqua: Gesù è risorto, è veramente risorto!!!!

Domenica di Pasqua – Anno A- 16 aprile 1017

Lasciamoci guidare dalla gioia della risurrezione

Le letture di oggi sono state scritte da tre apostoli: Simon Pietro, Paolo e Giovanni rispettivamente. Tutto e tre le letture parlano del Cristo, l'unto da Dio, ripieno della dorza dello Spirito, il Liberatore dal peccato. E' Maria Maddalena la prima testimone del Risorto, l'annunciatrice che vide che la pietra del sepolcro era stata rimossa e poi Pietro e Giovanni. Oggi tutti i cristiani annunciano e testimoniana che CRISTO E' VERAMENTE RISORTO.

Pietro nella prima lettura, ormai credente, apostolo e annunciatore di Gesù, dà testimonianza del Risorto: “Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi...”

Dagli Atti degli Apostoli 10, 37-43
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse:
"Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.
Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome» .

L'apostolo Paolo scrivendo ai Colossesi invita “ a pensare alle cose di lassù, non a quelle della terra”, perché inseriti dopo la risurrezione di Gesù nella sua stessa vita vicini con Lui nella gloria di Dio, nostra nuova e definitva dimora.

L'evangelista Giovanni descrive nel suo vangelo la meraviglia e lo spavento di Maria di Magdala, la corsa di Giovanni e di Pietro verso il sepolcro dove era stato messo il corpo di Gesù. Vicino al sepolcro rimasto vuoto, Giovanni “ vide e credette”, Pietro, forse deluso, torna assieme a Giovanni a casa. Annota il vangelo: Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!
Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.


Dal Vangelo di Giovanni 20,1-1
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di
mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava,
e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove
l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al
sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di
Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò
i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli,
ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto
per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la
Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.

Tre personaggi: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni.

Questo brano non ci parla esplicitamente della Risurrezione di Gesù, ma di un sepolcro trovato vuoto.
Maria di Magdala si reca al sepolcro, forse per devozione, per amore e riconoscenza per il Maestro: per lei avevano portato via il corpo del Signore. Non era sola, come si potrebbe pensare, ma assieme ad altre donne: “non sappiamo dove l’hanno posto”, riferisce a Pietro e a Giovanni.

Pietro e Giovanni vanno e vedono “i teli posati là e il sudario”. Non conosciamo le reazioni di Pietro. L’evangelista Luca dice di Pietro che “tornò indietro pieno di stupore, perplesso”. Giovanni, il discepolo amato, dice di se stesso “vide e credette”.

“Vide e credette”: il discepolo Giovanni crede nelle parole di Gesù, e nelle Sacre Scritture. La Maddalena e Pietro avevano avuto comunanza con Gesù e conoscevano le Scritture, ma a loro non basta ancora per credere dinanzi al sepolcro vuoto. Essi «non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti». La loro speranza nel Messia si infrange?

Assistiamo così a tre modi di reagire di fronte alla morte di Gesù e ad un sepolcro vuoto.
Maria di Magdala è la prima che si avvicina al sepolcro, donna coraggiosa e fedele di fronte ad un avvenimento assurdo e scandaloso. Lei era stata ai piedi della croce, ha sentito la paura, l’angoscia della morte di Gesù che amava. Ora non può venerare nemmeno il corpo di Gesù, la sua vita ora è piena di solitudine e smarrimento.

Pietro rimane perplesso. Era stato assieme a Gesù il pescatore intraprendente, presuntuoso, debole, rinnegatore ma contemporaneamente possiamo dire l’uomo di fiducia di Gesù. Chiunque al posto suo avrebbe provato ciò che Pietro sentiva nel suo cuore martoriato, deluso, forse solo dubbioso: il suo andare verso il sepolcro era lento, pensoso, forse desideroso come in altri momenti dello sguardo comprensivo e affettuoso di Gesù. La sua fede e la sua speranza in Gesù vengono meno?

Giovanni, il discepolo amato sa vedere e credere. Nel cammino verso il sepolcro corre veloce,
intuisce qualcosa di nuovo, fa riferimento alle Scritture nel suo vangelo, i suoi occhi si aprono al Mistero di Gesù: ha visto e nel silenzio, in cuor suo crede, spera dopo aver visto quell’”ORA” tanto citata nel suo vangelo, quell’ORA” di passione di Gesù. La fede di Giovanni forse non è quella della Nuova Pasqua, ma una fede nelle parole di Gesù che aveva udito e meditato, speranza nella risurrezione: Gesù l’aveva annunciata.

Assieme a Pietro torna a casa.



Maria, colei che ama; Pietro, il credente; il discepolo amato, colui che vede e vigila: tre modi diversi di camminare incontro al Risorto e di testimoniarlo nella fede. Ma tutti uniti da un unico desiderio: quello dell'incontro.

Noi abbiamo creduto senza aver visto, abbiamo creduto alla tradizione, abbiamo creduto alle Scritture, abbiamo creduto a Colui che disse di essere via, verità, vita, risurrezione, luce che illumina il mondo, a un Dio che si fa uomo come noi, affermiamo di essere discepoli di Gesù. perché lo abbiamo incontrato così anche noi.

Abbiamo anche ricevuto lo Spirito Santo come gli apostoli il giorno della Pentecoste, ma la nostra vita cristiana possiamo considerarla vicina a quella dei primi missionari del Vangelo?

Benedetto XVI così ci esortava nell’omelia del sabato santo del 2012:
Con la risurrezione di Gesù, la luce stessa è creata nuovamente. Egli ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della risurrezione e vince ogni forma di buio. Egli è il nuovo giorno di Dio, che vale per tutti noi”.

Gesù è per noi risurrezione e luce: la nuova Pasqua inaugurata da Gesù con la sua morte e risurrezione, passaggio dalla morte alla vita, suggerisce un messaggio di gioia per quanti desiderano vivere. Nel risorto ognuno trova motivazione e forza, letizia perché Dio è il nuovo orientamento dopo il buio del peccato, la speranza per chi ancora è vittima del male.



Gesù risorto è la vita piena per chi crede in Lui anche nella sofferenza, nelle privazioni, nel dolore, nelle ingiurie, nelle persecuzioni. Gesù risorto è la novità di Dio, è la vita perenne, eterna e beata.

Lasciamoci guidare dalla gioia della risurrezione: Gesù è vivo! La gioia della Pasqua ci renda aperti e sensibili verso quelli che soffrono, pensando che anche Gesù passò attraverso la sofferenza e che da questa ci è arrivata la salvezza. La Pasqua è inseparabile dalla settimana santa.



Gesù Cristo, tu sei vivo, la morte non ti ha costretto in suo potere!

L’annuncio di questa notizia incredibile ci sconvolge.

Tu apri un varco dove tutto sembrava chiuso.

Con il tuo Spirito, soffi sulla nostra rassegnazione e la nostra amarezza.

Abbatti le divisioni tra gli esseri umani.

Ridoni dignità ai più poveri.

Ci invii nel mondo per portare la speranza di una nuova vita”. (frère Alois, Taizé)
Grazie Gesù!



venerdì 7 aprile 2017

Osanna,Osanna al Figlio di Davide, cantava la folla..


Gesù entra a Gerusalemme acclamato dalla folla tra canti di gioia



Domenica delle Palme Anno A – 9 aprile 2017



Con questa domenica inizia la settimana santa, settimana che chiude il tempo di quaresima e ci chiama alla riflessione e adorazione della passione e morte di Gesù. Contemporaneamente ci prepara a gioire per la Risurrezione di Gesù.
Non ci sarà un commento alla lettura del Vangelo di Matteo ma delle riflessioni che riporto da un commento con amici in una serata di quaresima del 2014.

Le letture: 
 
Il profeta Isaia parla del comportamento del servo, di un servo che umilmente in silenzio obbedisce, lavora, accetta la persecuzione. In realtà Isaia anticipa le sofferenze di Gesù, servo di Jahvè, inviato dal Padre per la salvezza dell'uomo, sua creatura speciale.
Egli viene destato ogni mattino da una parola divina che lo raggiunge e gli apre l'orecchio, cioè lo pone ogni giorno nella situazione di colui che liberamente si fa servo di un altro e si fa forare l'orecchio quale segno di tale appartenenza. Da questo incontro con la Parola del Signore, scaturisce la sua forza per affrontare le posizioni agguerrite. L'esperienza di persecuzione non vede il servo lamentarsi con il Signore, come fanno a volte i profeti, ma piuttosto riaffermare la fedeltà nonostante tutto e tutti.
E' una persecuzione che il Servo affronta proprio perché è certo della propria innocenza e assieme dell'assistenza divina, che non gli lascerà mancare l'aiuto, anzi lo sosterrà nella prova più estrema: "Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato..." Quando subisce gli sputi in faccia, la barba strappata, non reagisce: qui si evidenzia la vicinanza di Dio al servo maltrattato e percosso che crede che Dio non lo deluderà, che custodisce la parola divina.


Is 50,4-7 
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. 5Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.6Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
7Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso”.


Fil 2,6-11
L'apostolo Paolo in questo inno
sembra rispondere alla necessità di spiegare come vedere nell'uomo Gesù crocifisso il Salvatore e il Signore, così come lo riconosce la fede cristiana. Più che un modello Gesù Cristo in questo testo impersona la logica che presiede il progetto salvifico di Dio e che deve reggere anche l'agire della comunità credente. (G. Barbaglio).
In un certo senso Paolo spiega la profezia di Isaia, profezia del Servo obbediente.
L'inno dunque ci presenta Gesù come l'uomo che non ha tradito il progetto originario di Dio e con la sua obbedienza si è fatto solidale con tutta l'umanità; per questo il Padre lo ha esaltato al di là della morte e lo ha costituito Signore del mondo, realizzando il suo piano di salvezza per tutti noi. Paolo ricorda così ai cristiani di Filippi e a noi che siamo inseriti vitalmente nella vicenda di Gesù e dunque nella logica del progetto del Padre, che diventa così anche indicazione per il nostro
agire concreto nella storia.

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l'essere come Dio,ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra,e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio Padre”.

Vangelo secondo Matteo 26,14-27,66 ( vedi vangelo).

Mariella: Siamo giunti alla domenica delle Palme, in cui si celebra l'ingresso trionfale di Gesù in
Gerusalemme, ma anche domenica in cui la liturgia ci invita a contemplare la Passione del Signore.
Siamo davanti al mistero della Croce, Gesù avrebbe potuto sfuggire a quell'orribile violenza e
sofferenza, eppure non lo ha fatto.

Avevamo visto come anche lui temesse quell'ora, perché era fuggito in Galilea sapendo che i giudei volevano lapidarlo.
Ma appena seppe della morte di Lazzaro, tornò in Giudea superando la paura e mettendo a repentaglio la propria vita, pur di fare la volontà del Padre.
Nella sua vita Gesù non aveva mai dimenticato la sua missione, non si era mai sottratto al suo dovere di figlio, non aveva mai trattenuto nulla per sé, aveva speso tutto per il bene degli altri, per la salvezza dell'umanità che accorreva a Lui per sentirLo, toccarlo, chiederGli aiuto: Gesù donava oltre alla salute la fede.

L'ora più difficile era giunta, non era certo un momento facile per Gesù. Egli però decise di entrare a Gerusalemme anche se questo gli sarebbe costato la morte. Ne era ben consapevole. Più volte l'aveva detto, scandalizzando anche i più vicini a lui.
Nel tempio lo ripete a tutti i presenti, sotto forma di parabola: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto".

Non gli era bastato venire sulla terra per insegnare, servire, guarire, perdonare e restituire dignità a quanti l'avevano perduta. Non era venuto sulla terra per "rimanere solo", ma per portare "molto frutto".
E l'unica via per portare frutto, ossia per raccogliere i dispersi Gesù la descrive così: "Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna".
Certo questo discorso può apparire incomprensibile a molti, infondo tutti amiamo conservare la vita, custodirla, preservarla, risparmiarla dalla fatica; nessuno è portato a spenderla senza misura come invece sembra suggerire Gesù, il quale ha vissuto tutta la sua vita amando gli uomini più di se stesso.

La morte in croce rappresenta l'ora in cui questo amore si manifesta nella sua pienezza: è certamente il punto più alto d'amore che il Figlio dell’uomo ha potuto esprimere. E come resistere ad un amore così grande al punto di dare tutta la vita fino a morire in croce?
Ecco perché Gesù può dire: "Quando sarò innalzato da terra attrarrò tutti a me!" Con la sua morte Egli veramente può dimostrare a tutti gli uomini di ogni tempo che l'amore vince l'odio, vince la morte, vince la divisione.

Gesù attira a sé per condurci al Padre, non siamo figli del nulla, siamo opera di Dio, da Lui veniamo, a Lui torniamo per mezzo di Gesù che ci ha riaperto le porte del Regno.
Esserne consapevoli è la nostra unica salvezza, è la grazia che chiediamo in questi giorni per ciascuno di noi e per tutte le comunità cristiane.
E’ la grazia che chiediamo anche per il mondo perché gli uomini, guardando quel volto crocifisso, si commuovano e possano scoprire che l'amore è più forte di ogni presunta forza umana, di ogni potere violento
A quel volto insanguinato, umiliato, incoronato di spine, dobbiamo la redenzione dei nostri peccati e la salvezza eterna.

Se il peccato è stato un atto di sfiducia in Dio e ci ha allontanato per sempre da Lui, il suo opposto è un atto d'amore e di fiducia totale, senza compromessi, con il quale Gesù ci riconcilia per l'eternità. Possiamo non renderGli grazie?

Ci viene anche spontaneo ricordare i tanti martiri cristiani, quanti laici o religiosi, da duemila anni a questa parte, hanno messo a repentaglio la propria vita, pur di testimoniare con coerenza e coraggiosa fermezza la loro fede in Cristo, eroi non per caso, ma per amore!
Si potrebbe anche negare l'esistenza di Dio, ma nessuno può negare che Cristo ha avuto milioni di discepoli, che nel corso dei secoli l'hanno seguito proprio sulla strada più difficile che ci sia: quella della Croce.

Questo Cristo che tanti hanno combattuto, osteggiato, deriso ed ucciso, altri l'hanno seguito, l'hanno amato, l'hanno ospitato nel loro cuore e l'hanno accompagnato fin sul calvario
In questa settimana è bene che troviamo tempo ogni giorno per leggere e meditare una parte della passione, per poter comprendere i pensieri, i sentimenti e l'amore di Gesù. È un momento di grazia per ciascuno di noi.


Enzo: La Domenica delle Palme è il giorno  ricordato come “l’entrata trionfale” di Gesù a Gerusalemme, una settimana prima della Sua resurrezione.
450-500 anni prima il profeta Zaccaria aveva profetizzato: “Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te; Egli è giusto e vittorioso, umile, in groppa a un asino, sopra un puledro, il piccolo dell'asina”, (Zaccaria 9:9).
La profezia si realizza, Matteo 21: 7-9. «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!»”.

Gesù aveva occultato la sua dignità messianica, aveva proibito ai discepoli di parlarne; ora, entrando a Gerusalemme come re mansueto e pacifico, conforme alle predizioni delle Scritture, ne dà un chiaro segno ai giudei. Egli prese possesso simbolicamente della Città santa, entrò nel tempio e lo purificò, scacciando i profanatori.

Questa Domenica “delle Palme”, per noi cristiani è davvero importante: ci fa rivivere gli ultimi momenti della vita di Gesù. Accogliamo con gioia il nostro Re che abbiamo conosciuto e amato, è giusto che gioiamo: Gesù è il dono meraviglioso del Padre. Le sue sofferenze sono la nostra salvezza: la nostra gioia è ringraziamento alla promessa e volontà del Padre.

Il nostro tempo è sempre tempo di salvezza, ma chi è Gesù per ognuno di noi? Lo riconosciamo come Re della nostra vita? Lo amiamo come nostro amico speciale?

Vogliamo muovere i nostri passi entrando con Gesù a Gerusalemme fino al Calvario?
Vogliamo vedere dove finiscono i passi del nostro Dio, vogliamo essere con Lui là dove Lui è?
Solo così sarà la nostra gioia della Pasqua”. (Maria S.)

Siamo coscienti che solo Lui dona salvezza, pace, amore, oppure cerchiamo altrove tutto ciò?
Noi, come la folla a Gerusalemme, agitiamo festosamente quei rami d’ulivo, avvertiamo che la soluzione vera ai problemi nella nostra esistenza, al senso profondo delle nostre inquietudini, dei nostri dubbi, viene offerta solo dal Vangelo di Gesù. 

Il Dio che è venuto a rivelarci Gesù è un Dio che non usa la forza, il potere, non è venuto per sottometterci al suo volere, ma usa la debolezza dell'Amore, ci lascia liberi di scegliere Lui o chiunque altro. Come il padre misericordioso ci lascia andare, liberi di fare la nostra vita lontano da lui, ma tiene sempre lo sguardo fisso sulla strada sperando di vederci tornare per poterci riabbracciare senza chiederci niente, pronto a fare festa per noi in questa Pasqua di Risurrezione.


Giuseppe, il nostro poeta


Cantare con gioia

Cantare festosi  del Signore l’arrivo,
cantare con gioia la gloria del Padre.

Cantare, cantare con gioia.
E’ l’inno del bene,
trionfa sul male,
glorifica l’Uomo.

Cantare, cantare con gioia.
Una festa di bimbi,
che, garruli corrono
incontro a quell’Uomo.

Cantare, cantare con gioia.
Felici essi corrono
a dire di sì,
e vedono, sentono,
capiscono, loro,                         
ma i grandi non so.

Cantare, cantare con gioia.
Il tempo ora corre,
destino feroce,
che corre veloce.

Cantare  non più
or presto
                    il pianto che arriva,                   
il buio che incombe
nel ciel burrascoso

Cantare  non più,
pregare rimane
a chi ama Gesù.



sabato 1 aprile 2017

La nostra speranza è la vita nuova in Cristo, data dallo Spirito


Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi.
 
Quinta domenica di quaresima -Anno A- 2 aprile 2017


Cristo: risurrezione per la nostra vita


I temi delle precedenti domeniche convergono in felice sintesi nell’odierna celebrazione: Gesù, sorgente dell’acqua viva (III dom.) e della luce (IV dom.), è colui che conferisce la vita a chi crede in lui. Le tre letture sottolineano la medesima realtà: solo la forza dello Spirito fa rifiorire la speranza, scioglie i legami della morte e restituisce la vita.
Lapostolo Paolo nella lettera ai Romani affronta alcuni argomenti molto importanti, quali il legame tra la legge, la fede e la giustificazione e il cammino dell'uomo giustificato, la salvezza di Israele che non ha creduto al Cristo, il significato del culto a Dio.

Coloro che credono in Cristo non vengono più giudicati dalla legge di Mosè, ma seguono lo Spirito. Nei versetti che leggiamo questa domenica vediamo appunto descritta la vita nuova in Cristo, data dallo Spirito. Poiché in questa domenica si parla della risurrezione, le parole di Paolo ci aiutano a comprendere come avverrà in noi la risurrezione.

Dal libro del profeta Ezechièle 37, 12-14
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete.
Da una visione che ebbe il profeta riferendosi al popolo d'Israele deportato e prigioniero, visione chiamata visione delle ossa aride, ossa che Ezechiele vede sparse dappertutto. Ezechiele alle parole di Dio “
Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la casa d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: <>. Perciò profetizza e annuncia loro:
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio”.

 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
8, 8-11

Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi. 
Coloro che credono in Cristo non vengono più giudicati dalla legge di Mosè, ma seguono lo Spirito. Nei versetti che leggiamo questa domenica vediamo appunto descritta la vita nuova in Cristo, data dallo Spirito. Poiché questa domenica si parla della risurrezione, queste parole di Paolo ci aiutano a comprendere come avverrà in noi la risurrezione. Quindi i credenti sperimentano due tipi di vita nuova. Una già ora che è libertà dal peccato e una che si realizzerà con la risurrezione alla fine dei tempi. E' lo stesso Spirito che ha riportato in vita Gesù che rialzerà a vita nuova tutti coloro che lo seguono.


Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.  
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia.
Con il battesimo i credenti sono diventati dimora dello Spirito e di Cristo. Il loro corpo è morto al peccato. Lo Spirito che abita in loro diventa fonte di vita e di giustificazione. Non la giustificazione che veniva dalla Legge, ma quella che viene dall'appartenenza a Dio.
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”.
Vangelo  Gv 11, 1-45

Nella terza domenica di quaresima abbiamo incontrato il segno dell'”acqua”, la samaritana, domenica scorsa il segno della “luce”, il cieco; in questa quinta domenica di quaresima un altro segno, “la vita”, che sintetizza tutto il cammino del cristiano, come un continuo esodo dalla morte alla vita. Dice Gesù: “ 

Io sono la resurrezione e la vita”.
1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».4All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

Gesù incontra Marta e Maria
17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Gesù risuscita Lazzaro
38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Congiura dei capi contro Gesù
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Nella terza domenica di quaresima abbiamo incontrato il segno dell'”acqua”, la samaritana, domenica scorsa il segno della “luce”, il cieco; in questa quinta domenica di quaresima un altro segno, “la vita”, che sintetizza tutto il cammino del cristiano, come un continuo esodo dalla morte alla vita.
Questo brano di vangelo è simile, nel susseguirsi, a un dramma che ci tiene sospesi. La drammatizzazione dell’episodio è al servizio di un insegnamento profondo e articolato.

Gesù alla notizia della malattia di Lazzaro non sembra preoccuparsi molto :”, «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».Gesù vuole preparare i discepoli a comprendere il miracolo come un “segno”, affinché credano, e nella fede incontrino la vita.

Seguono “due scene”: la prima narra il dialogo di Gesù con Marta (vv. 17-27) e con Maria (vv. 28-37), sorelle di Lazzaro: Marta crede che “qualunque cosa Gesù chiederà a Dio, Dio gliela concederà”.Marta è condotta da Gesù di fronte a un nuovo appuntamento della fede: viene da lui provocata ad una fede più grande nella sua persona (vv. 25-26). Si tratta di credere in lui già ora, al presente e non soltanto al futuro:  “Gesù è la risurrezione e la vita” . Gesù offre a Marta la più grande rivelazione cristologia che si possa immaginare quando, con quel “Io sono la risurrezione e la vita (v. 25), pone se stesso sullo stesso piano dell’Io sono di Dio Io nella teofania a Mosè: “Io sono colui che sono (Es 3,14).

La seconda (vv. 38-44) vediamo Gesù che dinanzi alla tomba di Lazzaro comanda: “Lazzaro, vieni fuori!”: La voce imperativa di Gesù a Lazzaro, cadavere da quattro giorni, è la voce di colui che già ora rivolge ai suoi la parola di Dio, chiamandoli alla vita. Perciò i morti “dormono soltanto” (v. 11), “vivono anche se muoiono” (v. 25), e “morire” non è più morte (v. 26). Gesù chiama alla vita non soltanto Lazzaro, ma tutti noi perché mediante la fede veniamo alla vera vita: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna…” (5, 24).

Crediamo, noi questo? Per bocca di Marta, la comunità di Giovanni confessa la sua fede: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (v. 27). Questo annuncio di Gesù “io sono la resurrezione e la vita” vuole riportare vita in me oggi, in noi che come singoli e comunità ci confrontiamo continuamente con la morte.

E non pensiamo solo alla morte fisica di una persona, ma pensiamo anche alla morte della speranza quando qualcosa va male nella vita (prima lettura), pensiamo alla morte che ci avvolge quando siamo soli e siamo abbandonati, pensiamo alla morte quando qualche malattia arriva a limitarci e a farci apparire la vita come senza futuro di felicità, seconda lettura. Pensiamo in quelle occasioni alle parole di Gesù:

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»