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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


giovedì 27 febbraio 2014

Cercate anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia...



“Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”.


Domenica 02 Marzo 2014



Dal vangelo secondo Matteo 6,24-34


Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro,

oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la

ricchezza.

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che

mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non

vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non

séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li

nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può

allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate?

Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi

dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora,

se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà

molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo:

“Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?” Di tutte

queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete

bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste

cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché

il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena. 
Parola del Signore!

Mariella: La liturgia della prossima domenica è un meraviglioso invito a confidare nel Signore, nella sua misericordia e nel suo provvidente amore.

Le tre letture sono collegate fra di loro e ci mostrano il volto di un Padre che forse finora non abbiamo saputo riconoscere nel suo immenso valore. Pertanto vi consiglio di andarvele a leggere e meditare collegandole al Vangelo che stiamo per commentare.

C'è una frase nella prima lettura  del profeta Isaia che vorrei riportare per introdurre il discorso arricchendolo di significato.

Essa dice:"Io non ti dimenticherò mai. ": è la consolante promessa di Dio che ama i suoi figli, li segue con sguardo vigile, proprio come una madre segue con attenzione i passi vacillanti del suo bimbo,

anzi più di una madre, perché se anche una madre si dimenticasse del suo bambino, Dio non ci abbandonerà mai: Dio è fedele alle sue promesse.

Dio è un Padre amorevole, che nulla lascia mancare ai suoi figli, noi dobbiamo solo accorgerci del suo Amore e scoprire giorno per giorno la Sua grandezza.

Per questo ogni uomo deve coltivare quel rapporto di figliolanza che gli permette di salire di un gradino dalla condizione umana per avvicinarsi a Dio. Ma per fare questo salto di qualità è indispensabile abbandonare ogni relazione di schiavitù, di vizio e di peccato con le cose della terra.



Gesù è chiaro, non lascia alternative: non si possono avere due padroni, o si ama Dio o si ama la ricchezza. L'uno esclude l'altro. L'uno ci allontana dall'altro. Sono due padroni che vogliono il cuore, la mente, i desideri, la vita stessa delle persone, senza esclusioni, per questo siamo invitati ad una scelta.

Si sa però quanto siano grandi le preoccupazioni e l'ansia nel cuore umano per il domani. La vita trascorre tutta o quasi nel desiderio di costruirsi certezze, ci affanniamo, lottiamo, ci arrabbiamo per accumulare beni e ricchezze che domani dovremo lasciare.

Gesù ne denunciava l'assurdità, invitandoci piuttosto a confidare nella Provvidenza: il che non significa vivere da incoscienti, aspettando la manna dal cielo; significa non dare alle cose materiali un'importanza assoluta, ma riportare le cose al loro giusto valore.



Come convincere l'uomo che si può totalmente abbandonare nelle mani di Dio senza mancare di nulla? Gesù invita i suoi discepoli a guardare gli uccelli del cielo. Essi non posseggono nulla, eppure non muoiono di fame, il loro Creatore li nutre, li sostiene, giorno per giorno.

Anche i gigli dei campi non filano e non tessono, non hanno fabbriche per confezionare i loro vestiti, eppure neanche Salomone in tutto il suo splendore fu mai vestito come uno di loro.

Uccelli e gigli oggi ci sono e domani scompariranno. L'uomo invece è destinato all'Eternità, alla comunione con Dio in cielo. La dignità dell'uomo è infinitamente superiore a quelle di tutti gli altri esseri viventi, così come infinitamente superiore è l'amore che Dio Padre riversa sull'uomo.

Lo riversa però ad una condizione: che l'uomo cerchi il regno di Dio e la sua giustizia, vale a dire ciò che è giusto davanti a Dio, il resto verrà da sé!



Certo pensando alla disoccupazione crescente, alle tante famiglie che non sanno più come sbarcare il lunario, alle troppe situazioni di sofferenza dovute alle malattie, all'anzianità, alle mille violenze dei giorni nostri, non è facile avere fiducia oggi, per questo, come cristiani, siamo chiamati a manifestare noi stessi l'amore provvidente di Dio. Siamo chiamati con la carità a colmare i tanti spazi vuoti che l'ingiustizia del mondo ha saputo creare, favorendo il benessere di pochi e la miseria di tanti.

Se veramente siamo convinti che Dio ci ama e manifesta il suo amore con la Provvidenza, che nella sua piccola ma efficace potenza regola il mondo, ecco che allora noi stessi possiamo diventare segno di quella stessa Provvidenza che assume un volto sempre nuovo e vie sempre diverse per soccorrere i suoi figli!

Così potremo essere tramite, mezzo, strumento, matita, mani, piedi, labbra di quel Dio che si fa presente ogni momento a chi lo invoca con cuore sincero.

Io credo che non si possa essere veri cristiani se non si è sperimentato almeno una volta nella vita la provvidenza divina, riconoscendola nella sua gratuità e testimoniandola al mondo con opere di bene!

Enzo: Mariella ha fatto cenno a come Dio provvede alla natura, agli uccelli, ai gigli...

Trovo molto belle queste parole di Gesù, sono un inno alla divina Provvidenza, sono poesia che esalta contemporaneamente il Creatore e il creato: un avviso per l'uomo ad usare bene la sua libertà, a non imbrattare la bellezza  della natura.

C'è ancora  nel brano che abbiamo letto un altro invito di Gesù all'uomo: Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia: due cose il Regno e la sua giustizia. Il Regno è la sua promessa, a noi tocca raggiungere la sua giustizia con la sola preoccupazione di prestare attenzione alla sua provvidenza, al suo operare in  nostro favore: Lui è la nostra garanzia!

Anna: Volevo raccontare ciò che mi è capitato la scorsa settimana : non stavo molto bene dopo aver avuto, come quasi tutti, l’influenza ….

Quando sono stata dal mio medico e ho raccontato i disturbi e gli strascichi che mi aveva lasciato, la prima cosa che mi ha detto è stata : non mi piace quel che mi dici ….. dobbiamo approfondire ….. facciamo alcuni esami …..

Siamo tornati a casa con mio Marito  in un silenzio profondo …. Nessuno aveva voglia di dire e di pensare. C’erano molti pensieri che era inutile dire. Avevamo gli stessi sentimenti, le tesse ansie le stesse angosce…



Alla sera prima di addormentarci  ci siamo guardati in faccia, il nostro cuore è stato riempito dalla Preghiera… e Beppe mi ha sussurrato : Non Temere non preoccuparti, non ci preoccupiamo, il Signore conosce ogni cosa… non ti affaticare per sapere  il  domani…viviamo il presente affrontiamo il presente con Lui, Gesù sa tutto e ci guiderà  alla Verità… Gesù ci prende  per mano e noi con la sua sapremo il da farsi… poi insieme abbiamo recitato il Padre Nostro e ci siamo fermati a meditare Sia fatta la tua Volontà…



Fare la volontà del Signore significa accettare ciò che Lui desidera da noi

Fare la Volontà significa vivere il Presente, abbandonarsi al Suo Amore 

Fare la sua volontà significa chiedere l’aiuto nel momento della prova

Fare la volontà di Dio significa abbandonarsi a Lui che tutto ci dona e tutto può  fare,  significa lasciarsi fare, plasmare da chi ci conosce e ci ama. perciò lasciamoci fare vivendo l'oggi e pensando in positivo al futuro.

Mariella: per conoscere la Provvidenza di Dio bisogna provarla, sapendola interpretare con occhi di fede: è il vero segno della Sua presenza nella nostra vita. Nulla come la Provvidenza ci fa capire il suo Amore, e se tutto questo si comprende, è davvero indispensabile testimoniarlo


Anna: A proposito di Provvidenza.

Qualche mese fa nella nostra Parrocchia sono arrivate due vecchiette che parlando con il Don desideravano avere una radiolina per ascoltare di mattina e nel pomeriggio Radio Maria .

La settimana dopo di Natale sulla prima panca, oltre a pacchetti di dolci, sono tate trovate dieci radioline.

Ditemi se questo non è L'Amore che ci Ascolta, Incredibile ma vero. Dio Padre ci Ascolta .!


Mariella: Certo Anna, questo te lo può confermare qualunque Santo o Santa che ha sperimentato fortemente quanto l'Amore di Dio spinge il cuore dell'uomo a fare il bene, nel modo giusto ed opportuno! e non solo spinge..ma dà anche i mezzi per poterlo fare!......


Enzo: Vorrei aggiungere, anzi ricordare che questi avvertimenti che Gesù ci dà fanno parte del discorso della montagna, il discorso delle Beatitudini.

Ritengo questo importante perché è facile dimenticare nel contesto di ogni brano evangelico dei capitoli di Matteo 5,6,7 lo scopo del fare, dell'essere discepoli di Gesù: l'essere beati, degni del regno dei cieli.

E' la nostra giustizia, cioè il fare, l'accettare la volontà di Dio che ci rende e ci renderà beati.

Beati saranno i poveri in spirito...

quelli che sono nel pianto, nella sofferenza fisica e spirituale,

beati i miti, i benevoli, i pacifici

quelli che accettano le persecuzioni....


Gesù ci vuole ottimisti guardando il mondo per le cose belle che contiene, per il bene che c’è e che possiamo fare: altrimenti non saremo mai la luce e il sale del mondo.



Beati sono anche in questo mondo e lo saranno nel Regno dei cieli coloro che sanno essere sale e luce del mondo.

N:B. Se hai tempo visita anche commenti a questo post...

giovedì 20 febbraio 2014

Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni...




Le regole di Gesù richiamano la tenerezza di Dio

Domenica 23 Febbraio 2014


Dal Vangelo secondo Matteo 5,38-48

  Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per
un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico.Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli
che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 

E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.


Parola del Signore!


Enzo: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste!

Chissà quante volte abbiamo ascoltato questo brano del vangelo: pensiamo per un attimo cosa ci ha colpito di più e cosa abbiamo fatto nostro in tutti questi anni….
Usanze antiche che Gesù ricorda e stravolge e ne fa un comandamento nuovo: qualcosa ha stravolto noi?

Sicuramente non ci siamo comportati come l’antico popolo di Dio: come cristiani abbiamo assunto un altro modo di vedere, di fare: ma l’uomo libero, diventato cristiano, ha assolto e fatto sue queste nuove regole?

Porgere l’altra guancia a chi  ci dà uno schiaffo cioè perdonare a chi ci fa un torto…
Lasciare il proprio vestito a chi vuole accusarci ingiustamente in tribunale: lasciar cadere una controversia  a favore della pace, cercare un accordo, non rispondere alle offese recando così altro male
Essendo stanchi abbiamo fatto compagnia a chi lo chiedeva: abbiamo imparato ad ascoltare l’altro?
Abbiamo amato i nostri nemici: non vuol dire dimenticarli ma volere che tornino in sé, pregare per loro…accettare di essere perseguitati, disturbati non rispondendo alle accuse, è dimostrare di volere la pace.
Abbiamo prestato del denaro senza chiedere garanzie? forse lo abbiamo fatto, ma con timore…

Se abbiamo almeno incominciato veramente a fare tutte queste cose, ed ogni giorno continuiamo a fare un passo avanti schieriamoci pure con umiltà in quella grande schiera dei figli del Padre nostro che è nei cieli, il quale tratta tutti allo stesso modo:
- ogni giorno fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e sappiamo quanto bello è il sole che dà vita, scalda, illumina il corpo e l’anima;
- manda la pioggia per fecondare e dissetare tutti indistintamente giusti e ingiusti: questa è la tenerezza di Dio verso le sue creature, la premura di Dio, la misericordia di Dio, l’amore di Dio       
-Nessuna distinzione fa Dio, noi uomini ne facciamo tante e spesso: l’amor proprio, la conservazione di se stessi sono buona cosa , è insito nella salvaguardia della propria vita. Ma cosa ci chiede Dio, cosa ci rivela Gesù in questo brano che abbiamo appena letto?

Dunque! ci dice Gesù,
“siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste!
 Amatevi come io vi ho amati!
Ama il prossimo tuo come te stesso!
Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori.
Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno

Mi viene facile adesso pensare alla tenerezza di Dio alla quale spesso accenna Papa Francesco.
Essere perfetti come il Padre nostro che è nei cieli vuol dire farsi carico di questa tenerezza di Dio, tenerezza che Dio fin dalla creazione ha mostrato verso l’umanità, verso il suo popolo in preparazione del grande evento della redenzione, tenerezza per millenni non compresa, ma che ci è stata rivelata da Gesù.

Se per caso o per nostra disgrazia dovessimo  venir meno alle regole che Gesù ci ha lasciato ricordiamoci che “ nessun peccato può cancellarci dal cuore di Dio, lasciamoci trasformare da Gesù” (papa Francesco)

Mariella: Dopo il Vangelo di domenica scorsa caratterizzato dal "ma io vi dico" Gesù inizia adesso una serie di antitesi molto impegnative, prima fra tutte la legge del taglione che consisteva nel poter restituire un torto subito con un torto di pari peso.
Era una legge che voleva legalizzare le vendette pubbliche che inevitabilmente sarebbero degenerate in faide,  essa prevedeva che chi avesse leso un altro con un misfatto grave, fosse punito con una pena pari al male commesso
Vale a dire: chi mi ha percosso merita percosse, chi ha ucciso deve essere ucciso a sua volta con le stesse armi, chi ha rubato deve essere derubato di merce corrispondente.
L'Antico Testamento aveva già esortato a evitare qualsiasi rivalsa nei confronti del nemico, come ben attestano le parole del libro del Levitico di cui alla Prima Lettura odierna, ma Gesù  "porta a compimento" la legge sostituendo la giustizia senza pietà con il perdono e la disponibilità a "voltare l'altra guancia"

Vorrei aprire una parentesi che ci aiuta a comprendere meglio il significato del brano
Cosa vuole dirci Gesù per aiutarci ad essere "perfetti" come il Padre Nostro che è nei cieli?
Gesù non vuole dirci che dobbiamo subire passivamente il male rivolto verso di noi, ovviamente è necessario ricorrere alla giustizia e alla legittima difesa quando si subisca una cattiveria, però non è ammissibile odiare il proprio avversario;

occorre omettere ogni rancore nei confronti di coloro che ci hanno offesi ma si deve cercare in ogni modo di recuperare la persona che ci ha fatto del male e l'unica via per restituire dignità al fratello che ha sbagliato è il perdono
Un perdono che deve partire dal profondo del proprio cuore per poi potersi esprimere in parole o anche semplicemente in sguardi benevoli.

Denunciare un malfattore alle autorità perché lo metta in stato di non nuocere, è giusto e doveroso anche per la tutela della società; diventa però moralmente inaccettabile se questo lo si fa con sentimento di vendetta nei suoi confronti e se si ha la sola intenzione di danneggiarlo anziché recuperarlo.
Vendetta chiama vendetta e il sangue impone altro sangue senza concedere pace a chi resti avvinto dalla spirale dell'odio e del rancore verso i propri nemici e implica anche grande sofferenza da parte nostra ed assenza totale di pace.

Se il Padre "fa sorgere il sole su buoni e malvagi" indistintamente e senza riserve, se il suo amore si mostra imparziale con tutti e non conosce limitazioni né barriere sociali, anche la condotta umana deve essere simile all'agire di Dio
Sappiamo bene quanto sia difficile tutto questo e quanto la società in generale non ci aiuti a realizzare questo insegnamento straordinario d'amore che ci ha trasmesso Gesù
ma lo Spirito viene sempre in soccorso alla nostra debolezza, su questo non possiamo dubitare, abbiamo solo il compito di pregare!

Anna:  Desideravo questa sera  raccontare una storia :

Il discepolo e il sacco di patate
Un giorno, il saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate e gli disse:
"Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco".
Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate.
"Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana", disse il saggio. "Poi ne parleremo".
Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente difficile.
Ma, dopo un po', divenne sempre più un gravoso fardello. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato.
Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore acre.
Non era solo faticoso portarlo, era anche sgradevole.
Finalmente la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo: "Nessuna riflessione sulla cosa?".
"Sì Maestro", rispose il discepolo. "Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un fardello per noi e, dopo un po', peggiora."
"Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo fardello?".
"Dobbiamo sforzarci di perdonare".
"Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei stato capace di perdonare?"
"Ci ho pensato molto, Maestro", disse il discepolo. "Mi è costata molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti".

Gesù chiede anche a noi di fare questo, e non solo!! Tutto dipende da ognuno di noi  ….Quando si vuol bene  come ci amano le nostre mamme, le nostre nonne, il nostro coniuge,  non ci si lascia mai guidare dall’istinto e da sentimenti negativi …..

Un segreto:  PERDONARE.  E' la password per entrare nella gioia , per aprire il cuore dei nemici, per far sì che il bene vinca sempre sul male, per diventare "perfetti come il Padre.

Signore,
è già tanto difficile amare coloro che ci amano,
salutare coloro che incontriamo ogni giorno,
coloro che fanno parte della nostra famiglia
e tu ci chiedi di amare i nostri nemici,
di porgere il saluto a chi è diverso da noi.
Ci chiedi, Signore, di dare un passo verso l'altro,di cambiare sguardo,di porgere la mano,
ci chiedi di vedere nell'altro non un nemico, ma un amico,di salutare lo straniero con la lingua universale che è l'amore,
addirittura, Signore, ci chiedi di pregare per chi ci perseguita, per chi parla male di noi,
per chi ci mette sempre il bastone tra le ruote...
Sappi, Signore, che è difficile, è difficile da sempre, ma soprattutto di questi tempi.
Crediamo, però, Signore, che se tu ce lo chiedi, se noi rimaniamo con te ce la possiamo fare.

giovedì 13 febbraio 2014

"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli."





MA  IO  VI  DICO

Domenica 16 febbraio 2014



Dal Vangelo secondo Matteo (5, 20-22a.27-28.33-34a.37)




In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».




Parola del Signore!



Mariella: Il Vangelo della prossima domenica può apparire sulle prime un po’ difficile da comprendere, mentre invece se lo leggiamo attentamente, ha un significato chiave e ci serve proprio a capire meglio come dobbiamo accostarci a tutto il Vangelo.

La frase di Gesù  "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento." riportata a noi da Matteo, vuole mettere in luce il senso della sua predicazione,

Egli non è un contestatore, un impostore, un dittatore, Gesù è l'inviato del Padre, è colui al quale è affidato il compito di mettere a fuoco il volere di Dio per il bene dell'uomo.

I farisei muovevano nei suoi confronti gravi accuse  "quest'uomo viola il sabato, sta con i peccatori e i pubblicani, e non osserva le regole della purità, crede o no alla Legge di Mosè? Questi erano gli interrogativi che accompagnavano e ostacolavano la missione di Gesù,

I cristiani provenienti dal giudaismo si interrogavano con grande preoccupazione circa l'osservanza della Torah, Ora, la risposta che Matteo mette sulla bocca di Gesù, è la seguente: non viene abolita la Legge, anzi si vuole dare ad essa pieno compimento.

Gesù è venuto perché il popolo fosse ricondotto al cuore, all'essenziale della Legge stessa, che è la rivelazione dell'amore di Dio e della sua volontà di bene per l'uomo.



Un altro punto importante di questo brano evangelico è l'espressione: "se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli."

Ma di quale giustizia parla Gesù? Cosa significa giustizia secondo il volere di Dio?

Ho trovato una bellissima spiegazione che mi pare molto utile per chiarire, è di Padre Tremolada e riporto integralmente: “Il giusto è colui che accoglie la volontà di Dio e ad essa conforma l'intera sua vita, nelle tre direzioni in cui si sviluppa la vita relazionale di ogni soggetto umano: il rapporto con Dio, il rapporto con gli altri e il rapporto con le cose. Quando questi rapporti sono autentici, l'uomo è giusto".



Ma qual'era il modo di pensare dei Giudei dell'epoca? Essi si erano costruiti una torre di avorio nella quale vantare ogni diritto verso Dio, la loro osservanza rigorosa delle leggi era merito sufficiente per essere perfetti ed irreprensibili.

Per Gesù non ci sono mezze misure, non basta astenersi dal male, è necessario un cuore che sia rivolto sempre al bene, non ci devono essere intenzioni cattive, altrimenti queste intenzioni prima o poi verranno realizzate: nel cuore di un cristiano va coltivato il bene come valore assoluto ed irrinunciabile!

La giustizia che Lui vuole portare sulla terra è una giustizia nuova che mette in conto non solo la legge ma che tiene conto dell'Amore. Il cristiano deve essere sempre più immagine e volto del Padre che è l'essenza dell'Amore,

Gesù radicalizza il senso dei precetti desidera che si colga di essi il senso più profondo, più essenziale, ma anche più rispettoso della dignità dell'uomo, affinché la legge sia applicata  nel modo più giusto e più vero.

Tutto questo dovrebbe essere per noi un importantissimo insegnamento ed un metro di confronto, per capire se siamo riusciti veramente a comprendere a cosa mirano gli insegnamenti del Maestro,oppure se siamo rimasti ancora come quei Giudei che non si preoccupavano  del rapporto d'amore che il Signore c'insegna a tessere con i nostri fratelli.


Giuseppe: Il papa, oggi ha detto qualcosa di veramente importante, ma assai difficile da comprendere nella sua totalità.

“Dobbiamo tornare con la mente ai discorsi della montagna, che spesso evitiamo, perché il parlarne ci accusa. Se ci sentiamo perfetti, se siamo convinti di non avere peccato, non andiamo a messa! Così il santo Padre”.

Normalmente noi facciamo il contrario, se siamo peccatori ce ne stiamo beatamente a casa, tanto per noi non c’è salvezza. Ma la Messa, penso, sia il posto giusto per noi che siamo peccatori.

Allora il richiamo di Gesù sulla montagna appare molto più chiaro. Lui non è venuto a cambiare le leggi ma a dare loro compimento, il compimento giusto. Qual è dunque questo compimento?

Eccoci, ancora una volta a complicare la nostra vita spirituale. Se noi sapessimo donarci a Lui, semplicemente, così come siamo, capiremmo. Lui ha vinto il mondo, ha confuso il maligno, ha dato la Sua vita per riuscirci.

Ma perché la Sua vittoria sia evidente ai piccoli e miopi occhi dell’uomo, bisogna che Ecco quindi che il nostro parlare non può che essere, sempre, sì, sì oppure no, no. E’ un fatto di libertà che può condurci alla vita eterna oppure no. Il Signore ci vuole liberi. Per rendere pratico il nostro dire l’adorazione è indispensabile, io prego così:



Adorazione



Vorrei offrirti, Signore,

tutti coloro

che sanno pregare,

parole dolcissime

sanno usare.

Ma ti offro, Signore,

solo la mia debolezza,

le paure,

e gli inutili dubbi.

Ti do il poco che ho,

perché lo illumini Tu

con la luce della speranza,

che spesso non vedo.

Fammi fare ciò che Vuoi,

fammi fare ciò che posso,

fammi adorare il Tuo Volto.

Per sempre.


Enzo: Il messaggio del brano è molto chiaro: non possiamo aspirare al Regno dei Cieli se non teniamo in conto il nostro prossimo, se il nostro prossimo non farà parte dei nostri pensieri e del nostro amore.



 Gesù con autorità di chi l’autorità la possiede in proprio, sconvolge il pensiero antico del popolo di Dio, sconvolge perché esige un cambiamento radicale del modo di agire puramente esteriore e di convenienza interpretando le leggi a proprio uso e consumo. Gesù riporta la Legge stessa alla purezza delle origini, quelle che erano state le vere intenzioni di Dio, donandoci l’ultima e definitiva parola del Padre.



Le parole di Gesù “Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”, sono un richiamo forte ai suoi discepoli. Solamente l’amore può superare la giustizia degli scribi e dei farisei, solamente l’amore per Dio e per i fratelli potrà aprire le porte del Regno dei cieli, un amore posseduto e condiviso, un amore al servizio del prossimo. La giustizia , la nuova giustizia voluta da Gesù non riguarda soltanto l’atto ma va oltre, va alle intenzioni, ai desideri, al cuore deviato, all’egoismo umano.



Gesù passa ad enumerare dei casi comuni nella vita degli uomini: Il rispetto della vita altrui, il rispetto dei sentimenti altrui da non  sottoporre ad ira o a giudizio, le chiacchiere che uccidono.



 Gesù condanna l’adulterio già nelle intenzioni dell’uomo o della donna, nel desiderio di possesso del corpo dell’altro,  sfruttamento dell’altro. Praticamente dichiara che l’amore non è un sentimento che si può usare a nostro piacere, come vogliamo o quando ci fa comodo, ma deve essere una spinta, una forza al servizio di Dio e del prossimo, un amore che dona prima ancora di ricevere, l’amore che dona il Regno dei cieli. Se io non amo, trascuro il prossimo, se desidero il male del fratello sto uccidendo la sua personalità. 



“Non giurerai il falso”: l’amore esige sincerità, fiducia, non ha bisogno di giuramenti: o è si, o è no!

La sincerità non ricorre al giuramento per convalidare la propria testimonianza con l’invocazione del nome di Dio come se Dio potesse aiutare lo spergiuro o fare da arbitro ai nostri diverbi o affermazioni.: la sincerità favorisce l’incontro, l’amicizia, la concordia, la pace.



Nelle scuole ebraiche si discuteva sulle formule del giuramento per avallare la sua validità. Gesù va nel profondo della coscienza umana, vuole inculcare la sincerità tra i discepoli nei loro rapporti: la futura comunità dei suoi deve essere fondata sul comandamento dell’amore, Dio non guarda le apparenze, ma il cuore. Gesù ci sta dicendo di non giurare affatto, di essere noi stessi confortati dalla sua parola: Io vi dico!



Gesù ci invita ad uno stile di vita superiore, ad un modo costante di essere, un modo di vivere una comunione superiore allo stesso sacrificio che presentiamo all'altare. Forse questo voleva dire Papa Francesco nella citazione riportata da Giuseppe.

 Chi segue Gesù e aspira al Regno dei cieli deve porre allo stesso piano Dio e il prossimo. Il nostro cammino da cristiani deve essere sempre sostenuto dalla Parola che ci fa comprendere il significato vero della volontà di Dio.

Il nostro cammino a volte difficile nei momenti di buio, di chiusura mentale e spirituale, nei momenti in cui ci è difficile persino pregare, affidiamoci  testardamente alla preghiera in modo che si riapra la speranza, la voglia di capire, di volere, e agire con cuore sincero.



Giuseppe: Quando mi riferivo alla frase del Papa, mi è venuto in mente il brano dell'adultera: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" Ecco, le chiese dovrebbero essere stracolme di fedeli. Come mai non è così?


Mariella: apriamoci anche al dono dello Spirito Santo che solo può aiutarci a vivere sempre il tramite fra cielo e terra, servire Dio amando i fratelli e facendo in tutto la volontà di Dio che ci spinge al bene.


Enzo: Non ho capito bene il senso delle parole di Giuseppe: con Gesù è rimasta l’adultera perdonata  da Gesù  mentre tutti gli altri se ne andarono perché convinti di essere peccatori, ma senza il perdono per i loro peccati. Per loro andava bene così.

Perché le chiese dovrebbero essere piene? Riconoscerci perfetti come dice il papa vuol dire che non stiamo dicendo il vero, dunque bugiardi, peccatori. Soltanto il perdono, la misericordia di Dio ci abilita a stare alla sua presenza.

Giuseppe: Caro Enzo, perché tutti se ne andarono e non tirarono il sasso contro l'adultera? Perché ognuno di loro riconobbe di non essere perfetto. Ma torniamo a noi, Gesù ha dimostrato, ed è verissimo, che non siamo perfetti, non lo furono nemmeno i santi, ma tutti dobbiamo inchinarci alla grandezza del Sacrificio che ci perdona e ci assolve.

Ecco perché andare a messa! E' un riconoscere il dono della Sua misericordia, è chiedere perdono.  è ringraziarlo perché noi godiamo della Sua presenza tra noi e ci cibiamo del suo corpo e del suo sangue, cioè anche della sua pietà e del Suo amore per noi.


Enzo: un minuto ancora, abbiate pazienza...

Il Sacrificio che celebriamo nelle Messa dà grazia, forza alla nostra vita spirituale, è comunione intima con Gesù che si dona ma non assolve dal peccato, dalla superbia quando affermiamo di essere perfetti e non lo siamo. Se andiamo con questo animo in chiesa assomigliamo a quel fariseo non giustificato di cui parla il vangelo.

Giuseppe: Per questo c'è il sacramento della penitenza e il cambiamento del nostro modo di vivere.


Enzo: ok
                                              ...................................................

Per chi volesse approfondire ancora , pubblichiamo un commento di 

padre Ermes Ronchi pubblicato nella rivista  "A sua immagine" ( vai nei commenti)






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giovedì 6 febbraio 2014

Il discepolo risplende della luce del Maestro





IL giusto risplende come luce

Domenica 9 febbraio 2014





Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si
renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra
un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul
candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

Parola del Signore!

Enzo:Il brano di questa sera presuppone le beatitudini annunciate nei versetti precedenti.

Dopo averle enunciate Gesù si rivolge ai suoi discepoli: sono loro in prima persona le persone scelte ad essere beati, e non solo. A loro spetta annunciare le beatitudini, calarsi nella realtà degli uomini e dare testimonianza del loro discepolato, fare le veci di Gesù che non sempre rimarrà con loro.

Dopo questa premessa darei la parola a chi più degnamente di me, potrà illuminarci  su questa bella pagina di vangelo: padre Augusto Drago


Commento di Padre Augusto Drago


Gesù promulga, a partire dalle Beatitudini, la grande legge del Regno.
Comincia con il definire chi sia il vero discepolo.
In che cosa si caratterizza il vero beato. Ed ecco che nel nostro brano Gesù definisce i discepoli e la loro missione. Gesù impiega una serie di immagini. 

Li indica prima di tutto come "il sale della terra". Tale innanzitutto deve essere il discepolo, il cristiano. In che cosa si caratterizza il vero beato. di Ed ecco che nel nostro brano Gesù definisce i discepoli e la loro missione. Gesù impiega una serie immagini. 




Sono molte le funzioni del sale. 

La prima e la più immediata è quella di dare sapore ai cibi.
Fin dai tempi antichi il sale è diventato per questo il simbolo della sapienza e della saggezza.
Anche oggi si dice, nel parlare comune che una persona ha " sale in testa", quando parla in modo saggio oppure una conversazione è "senza sale" per indicare quanto sia noiosa. Intesa in questo modo l'immagine indica che i discepoli devono diffondere nel mondo una saggezza capace di dare sapore e significato alla vita. Senza la sapienza del Vangelo, senza la sapienza delle Beatitudini, che senso avrebbero la vita, le gioie e i dolori, i sorrisi e le lacrime, le feste e i lutti?

Colui che è imbevuto del pensiero di Cristo, vera sapienza di Dio, assapora le gioie, introduce nel mondo esperienze di felicità nuove e ineffabili. Offre agli uomini la possibilità di sperimentare la stessa beatitudine di Dio. 

Il sale non serve solo a dare sapore ai cibi, è usato anche per conservare gli alimenti, per impedire che divengano avariati.
Il cristiano è sale della terra: con la sua presenza con la quale è chiamato ad impedire la corruzione,
a non permettere che la società si disgreghi, ad impedire che lo stesso vivere umano non sia guidato da principi malvagi. Egli sta attento che nessuno si decomponga e vada in disfacimento. 

Il cristiano dà sapore di sapienza divina al mondo, e conserva la vita della società nella forma voluta da Dio e sta attento a che non si corrompa. Compito arduo, certo: ma è la missione di Gesù affidata ai suoi discepoli ieri come, soprattutto oggi!

Ma dov'è il cristiano capace di distinguersi dalla folla anonima e quindi capace di dare luce al mondo? Ce ne sono?
Sì, per grazia di Dio, pochi, ma ce ne sono! 



Tra questi potresti esserci anche tu, fratello e sorella: basta avere il coraggio di prendere sul serio le Parole del Divino Maestro e con esse, succeda quel che deve succedere, diventare profeta di salvezza. Cristiani che con la loro saggezza, sappiano prevenire la decomposizione della società e dell'uomo con la sola forza della loro fede!
Tali siamo chiamati ad essere. Una chiamata imperiosa, urgente, imprescindibile!


Sì, per grazia di Dio, ci sono questi cristiani. 

Sono poveri, semplici, non fanno chiasso, non si mostrano, non parlano a vanvera sbandierando la loro fede, per poi smentirla con la vita. 

Il loro parlare è il silenzio della Parola che parla da sola: con la Vita! In un tempo in cui si parla troppo, forse abbiamo dimenticato che essere sale della terra significa diventare uomini e donne della meditazione silenziosa, della Parola vissuta ma non ostentata, della Verità mostrata ma non imposta….


.Attenti a non diventare insipidi, ci dice il Signore!

….Cristiani incolori, senza autorità, senza forza: anonimi! Di tali cristiani il Signore ed anche il mondo non sanno che farsene! Non hanno forza di cambiare né se stessi, né tanto meno il mondo!
E tu, fratello, sorella, a riguardo, cosa diresti di te stesso? Ed io, cosa direi di me stesso?


La seconda funzione affidata ai discepoli è quella di essere città posta sul monte. Il richiamo di Gesù è un famoso testo di Isaia, dove si annuncia che il monte del Tempio del Signore "sarà eretto sulla cima dei monti, sarà il più alto dei colli e ad esso affluiranno tutte le genti (Isaia 2, 2-5). Da ora in poi, assicura Gesù, non sarà più Gerusalemme che i popoli guarderanno, ma le comunità cristiane, le comunità dei suoi discepoli. Saranno loro ad attirare gli sguardi ammirati degli uomini. Questo avverrà solo se avranno il coraggio di impostare la vita sulle sue Beatitudini.


Collegata all'immagine del monte c'è quella della luce. Chiamando i discepoli "Luce del mondo", Gesù dichiara che la missione affidata da Dio ad Israele era destinata a continuare attraverso di loro. Sarebbe apparsa in tutto il suo splendore nelle loro opere di amore concrete e verificabili.
Si è luce solo quando si opera nell'Amore e attraverso l'Amore. La prova, infatti, che gli uomini sono stati raggiunti da questa luce si avrà quando essi daranno gloria al Padre che sta nei cieli.



L'ultima immagine è davvero deliziosa: veniamo introdotti nell'umile dimora di un contadino dell'Alta Galilea: alla sera si accende in quella casa una lampada di terracotta ad olio, la si pone su un supporto di ferro e la si colloca in alto, in modo che possa illuminare anche gli angoli più oscuri della casa. A nessuno passerebbe per la mente di nasconderla sotto un vaso! L'invito di Gesù è a non occultare, a non velare le parti più impegnative del messaggio evangelico, come spesso sta avvenendo oggi, anche da parte di alcuni sacerdoti. 


I discepoli non devono preoccuparsi di difendere o di giustificare le proposte di Gesù. 

Nemmeno devono annacquarle. 

I discepoli non devono essere preoccupati di difendere e di giustificare le proposte di Gesù. Devono solo annunziare, senza paure, senza addolcimenti, senza il timore di venire derisi o perseguitati.
I discepoli saranno per gli uomini come una lampada che " brilla in un luogo oscuro, finché non sorga il giorno e si levi la stella del mattino", come scrive Pietro ("Pietro 1, 19).


Fratello e sorella: cosa ne pensi della tua e nostra vita cristiana. Pensi che la stiamo realizzando dentro questo quadro che Gesù ci mostra ?

Mariella: Credo che tutti noi abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita l'insicurezza, forse anche la paura, quando d'improvviso se ne va la luce in casa o per la strada in cui stiamo camminando; quando poi torna la luce, proviamo un senso di sollievo come se avessimo scampato un pericolo.

Oggi purtroppo non ci vuol tanto per accorgersi che c'è troppa gente che vive brancolando nel buio, come se non riuscisse a trovare il senso stesso dell'esistere, a volte questa oscurità diventa insopportabile, soprattutto quando mancano punti di riferimento sicuri a dare forza

Per chi non ha fede, difficile, in questi casi, ritrovare la serenità, la luce.

Dove mai poter trovare un raggio di sole che orienti la propria vita?

Chi si è definito Luce del mondo” è Gesù, che ci ha rivelato il Volto del Padre.

Ma purtroppo, come disse Giovanni, 'venne la Luce ma il mondo non Lo riconobbe'.

Non riconoscere Dio come Luce vera, è scegliere di vivere nelle tenebre, ossia vivere nell'illusione di bastare a sé stessi! E questo prima o poi ti fa cadere nella disperazione di chi comprende che la sua vita non ha orientamento, ma è diretta verso il vuoto ed il buio

Per chi invece riconosce la Luce, come logica conseguenza, diventa lui stesso luce.



 La luce è il frutto naturale in chi ha re­spirato Dio, noi tutti, con Dio nel cuore, siamo luce per gli altri

Isaia ci suggerisce, nella prima lettura della liturgia di domenica prossima, il vero segreto dell'essere luce per il mondo: Spezza il tuo pane, introduci in casa lo straniero, vesti chi è nudo, non distogliere gli occhi dalla tua gente...

Questo significa non restare curvi sulla nostra vita, sulle nostre azioni ma occuparsi degli altri, illuminare gli altri, guarire gli altri dalle proprie infermità morali spirituali e materiali.



"Voi siete il sale che da sapore al mondo" dice Gesù.

Il sale non deve essere chiuso in sé stesso altrimenti non serve a niente, deve sciogliersi, donarsi, miscelarsi, spargersi per rendere gradevole la vita stessa.

Il sale è indispensabile all'uomo, deve conservare, dare sapore, è simbolo di sapienza e dà senso all'esistenza.

Il sale dà sapore sciogliendosi dunque, così come la luce illumina la casa spargendosi.

senza risparmiarsi, senza esitare, proprio come non esitò Cristo a morire per generare nuova vita.

:Siete sale, siete luce, dice Gesù, lo siamo per il fatto stesso di aver scelto la sua sequela, di aver detto liberamente il nostro sì.

Questa è la prima cosa che non dobbiamo mai dimenticare! 

Giuseppe: Sono partito dalla “missio ad gentes” dei neocatecumenali, una missione, mi sono detto, che è compito di noi tutti.

Ed ecco “srotolarsi” così il mio piccolo pensiero. L’ho scritto adesso, con la vostra bella compagnia e “L’adagio” dalla quinta sinfonia di Mahler in sottofondo.

Sale, sapido, sapidità, insipido, insipienza. Sale che brucia, che disinfetta, sale che fissa il colore.

Ecco, sale che fissa il colore. E il mio pensiero va al sale della vita, perché la vita è colore, perché la vita ha un senso, è un valore immenso se la vivi, se la sai vivere, per costruire qualcosa.

E’ il nostro scopo: costruire qualcosa, un microscopico pezzettino del Regno.



Sale, per me è anche creare la ragione della mia salvezza. Sale è darne un po’ agli altri, a quelli che proprio non ce l’hanno.

Lo so, può essere una croce grande, dare il sale agli altri e mi chiedo pure se io lo posseggo a sufficienza per donarlo a chi ne ha bisogno.

Eppure devo farlo. Perché, voi direte, perché?  Ah già, dimenticavo, sono un cristiano, anzi voglio essere un cristiano.

E voglio “copiare Gesù”, almeno un pochino piccolo piccolo.

Sapeste quanto poco mi basta! Un sorriso, un attimo di ascolto, un timido grazie dal più paria dei paria.

Ma no, il grazie di un mendicante come me, lui, anzi, lei, nel caso concreto, mendica del pane per sé e per la sua bambina, una parola buona, il bisogno di sentirsi ancora un essere umano; io mendico il Tuo amore Signore e cerco il Pane del Cielo.

Attendo con ansia di accostarmi alla Tua mensa laddove trovo la forza per combattere il Male del mondo, la forza per portare il Bene, che viene da Te. Questo, solo questo mi ispira questa pagina del  Vangelo e mi ricorda il sacramento della cresima:

 “Ora voi siete diventati soldati di Cristo”, ci disse allora il nostro arcivescovo. Ed ora al termine del mio andare voglio dire ancora “Presente!”. E mi sento felice.

 Anna: Entusiasmate Stasera la Parola del Signore :
Voi siete il Sale e la Luce della terra…Gesù non ci dice se vi comportate bene ….se farete questo ..

Ci regala  un’ affermazione …sicura ,certa: Voi …..siete ----

quando l’ Io e il  tu s’incontrano il tutto diventa Noi … E’ difficile pensare a una coppia che parli da viva come se non esistesse  l’altro…  ebbene  nel Noi sta l’Amore ed è lì conservato … Qualcuno che Vive ,questo è Gesù .

Ecco la Sapienza che ci permette di mettere in pratica la sua parola perché è in noi …. Il Sale si deve sciogliere nel cibo per dare gusto …. Così è per Gesù ,Gesù si deve sciogliere  nel nostro cuore ogni giorno per dare sempre Sapore e Gusto alle nostre giornate frettolose, ai nostri perché, alle nostre deficienze mentali …alla sofferenza, agli abbandoni, alle nostre monotonie.

In che modo ?

Se dentro di me sta il Sale che dà La vita ogni azione diventa Sua e la guardo con gli occhi di Gesù avverto la Verità, la penetro, perché Lui è in me la Luce , il sole che riscalda e anima come un raggio di calore il mio io e il nostro Noi.

Allora Condivido  mi faccio l’Altro… Lo Ascolto  con le sue necessità i suoi bisogni, le sue esigenze le sue gioie …i suoi tormenti le sue paure ….  non è certo escludersi come molti pensano.  Non è certo annullarsi ….come molti credono 

Quanti ho sentito dire: “ma io non posso sacrificarmi sempre”.



…..No l’Amore  è amare tutto tondo perché percepisci che la Luce del Mondo è la Verità che Gesù ti dice di portare agli altri: allora mi affretto ad ascoltare il vicino di casa, la vecchietta che rompe e mi dice sempre le stesse cose …..la vicina del piano di sopra che si lamenta e con gioia  la guardo  con gli occhi di Gesù ...il povero che ha bisogno di pane  e la mamma che non ha i soldi per comprare un biberon al suo figliolo ….Solo guardando con gli occhi dell’Amore possiamo incontrare Gesù ed essere Sale e Luce non importa come ..... ma Essere.


Enzo: Permettetemi due minuti per riassumere con poche parole quanto abbiamo meditato questa sera, sul nostro essere sale e luce

Abbiamo sentito parlare della bontà del sale, della bellezza della luce. Sale e luce due cose importanti, tutti li usano, ma non tutti conosciamo il loro vero valore, tanto ci siamo abituati a loro.

Ma, non possono abituarsi al loro uso i discepoli di Gesù perché il sale e la luce fanno parte del loro essere, come per fare un esempio, togliamo all’uomo l’anima e ne resta solo la parte animale.

Il discepolo di Gesù è corpo, anima , sale e luce: il discepolo dà sapore a tutto quello che fa per gli altri rendendoli beati; illumina, dà il sorriso ai fratelli,la gioia, la luce del cuore. Il discepolo di Gesù è lui stesso sale e luce perché partecipa dell’essenza di Gesù che è la Luce, luce che splendendo indica la Via, sale che dà sapore al bello e al vero del creato, e tutti e due, luce e sale introducono così alla Verità, indirizzano verso Colui che Via, Verità e Vita.

Il discepolo di Gesù, quale unto dal Signore, partecipe del suo Sacerdozio, deve sempre custodire quel sale e quella luce affinché la gloria del PADRE sia visibile in noi davanti a tutti gli uomini.


Anna: Penso al nostro Battesimo: è nel battesimo che già la Grazia Santificante entra in noi e ci viene infuso nel nostro cuore e anima già il Sale perché ne possiamo assaporare tutto il gusto per la nostra vita spirituale ....... IL cero Pasquale la luce come Segno fondamentale del Principio e della fine ...


Enzo:Il sale e la luce di cui parla Gesù sono come una parabola: sono la grazia che Lui dona ai suoi discepoli, e questa grazia la riceviamo nei sacramenti, nella preghiera, nel nostro impegno cristiano con l’aiuto dello Spirito Santo. Ecco perché non finiscono mai: non saremo mai saturi di Dio, ma è bello essere le sue mani,i suoi piedi, la sua bocca.