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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


mercoledì 28 marzo 2018

L'amore ha vinto l'odio e ha sconfitto la morte

 

PASQUA DI RISURREZIONE – ANNO B - 2018

Cristo nostra speranza è risorto, Allelluia! E' veramente risorto! Allelluia!



E' Pasqua, è Pace! Di Sr Maria Grazia (Carmelo di Rovigo)

Il chicco marcito ha dato il suo frutto,
il grappolo spremuto ha dato vino nuovo
e la tomba vuota è una culla
per quelli che rinascono, salvati,
alla grazia di amare.

E' Pasqua, è pace.
Si leva il mattino di aprile
scuotendo un velo di gemme,
la terra sorride e danza donando fiori,
il pane che ci dai è un pezzo di cielo
e tu vieni a noi come un sole, Signore:
ci mostri i segni della tua vittoria,
ci dici che in noi c'è già un poco di te
e ci insegni a cantare l'Alleluja della gioia
per la nuova primavera che avanza
nella luce dello Spirito.




Carissimi amici, grazie per la vostra assiduità a riflettere sui commenti della liturgia domenicale.

Come indicato precedentemente, con il commento e gli auguri di Pasqua saranno  sospese le pubblicazioni e gli invii tramite facebook.

Spero di farvi avere soltanto il commento della domenica pubblicato dai frati e suore del monastero di Bose. Questo a chi lo chiederà espressamente. L'invito vale per tutti gli altri amici che non hanno partecipato e che nel tempo non ci siamo più sentiti. Sarebbe bello che ognuno di noi si facesse messaggero del Vangelo presso altri, alcuni lo hanno già fatto.

Il commento comunque sarà pubblicato come sempre nella mia pagina Facebook: basta un clic per poterlo vedere e leggerlo sul mio blog .Sul blog troverete anche un modulo di contatto per potermi scrivere.

Vogliamoci sempre bene, preghiamo gli uni per gli altri.


BUONA E SANTA PASQUA!

venerdì 23 marzo 2018

Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme?



Domenica delle Palme - Anno B - 2018






Per questa domenica in cui ricordiamo l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme non commenteremo il brano del Vangelo di Marco, che narra la passione e morte di Gesù. La domenica delle Palme introduce la settimana Santa, settimana di riflessione, di preghiera , di revisione della nostra vita per renderla conforme al volere e all’esempio di Gesù, per esplodere poi nel giorno della sua risurrezione nella gioia immensa di ringraziamento per la salvezza che ci è stata donata.
Propongo due riflessioni , la prima del Cardinal Carlo Maria Martini, la seconda di Papa Francesco, come aiuto alla nostra riflessione e come preparazione ad una bella confessione sperando fortemente nella misericordia infinta di Dio Padre.


Come vivere la settimana Santa, del Card. Carlo Maria Martini

La benedizione delle palme, da cui questa domenica prende il nome, e la processione che ne è seguita vogliono evocare l'ingresso in Gerusalemme di Gesù e la folla che gli va incontro festosa e acclamante.
Forse la nostra processione appare un po' povera rispetto a ciò che dovrebbe rievocare. L'importante, tuttavia, non è prendere in mano le palme e gli ulivi e compiere qualche passo, ma esprimere la volontà di iniziare un cammino. Questa scena infatti, che vorrebbe essere di entusiasmo, non ha valore in sé: assume piuttosto il suo significato nell'insieme degli eventi successivi che culmineranno nella morte e nella risurrezione di Gesù. Contiene perciò una domanda che è anche un invito: vuoi tu muovere i passi entrando con Gesù a Gerusalemme fino al calvario? Vuoi vedere dove finiscono i passi del tuo Dio, vuoi essere con lui là dove lui è? Solo così sarà tua la gioia di Pasqua.
Entriamo dunque con la domenica delle Palme nella Settimana santa, chiamata anche "autentica" o "grande". Grande perché, come dice san Giovanni Crisostomo, «in essa si sono verificati per noi beni infallibili: si è conclusa la lunga guerra, è stata estinta la morte, cancellata la maledizione, rimossa ogni barriera, soppressa la schiavitù del peccato. In essa il Dio della pace ha pacificato ogni cosa, sia in cielo che in terra».
Sarà dunque una settimana nella quale pregheremo in particolare per la pace a Gerusalemme e ci interrogheremo pure sulle condizioni profonde per attuare una reale pace a Gerusalemme e nel resto del mondo.
La liturgia odierna è quindi un preludio alla Pasqua del Signore. L'entrata in Gerusalemme dà il via all'ora storica di Cristo, l'ora verso la quale tende tutta la sua vita, l'ora che è al centro della storia del mondo. Gesù stesso lo dirà poco dopo ai greci che, avendo saputo della sua presenza in città, chiedono di vederlo: «È venuta l'ora in cui sarà glorificato il Figlio dell'uomo» (Gv 12,23). Gloria che risplenderà quando dalla croce attirerà tutti a sé.
(Carlo Maria MARTINI, Incontro al Signore risorto, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009, 159-160).



CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San PietroXXIX Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica, 13 aprile 2014

Chi sono io davanti al mio Signore?


Questa settimana incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù.

Ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?

Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?

Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo?
Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone?

Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù.
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore?
Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?

Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù…
Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?

Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?

Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori?

Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana.






Per questa domenica in cui ricordiamo l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme non commenteremo il brano del Vangelo di Marco, che narra la passione e morte di Gesù. La domenica delle Palme introduce la settimana Santa, settimana di riflessione, di preghiera , di revisione della nostra vita per renderla conforme al volere e all’esempio di Gesù, per esplodere poi nel giorno della sua risurrezione nella gioia immensa di ringraziamento per la salvezza che ci è stata donata.
Proponiamo due riflessioni , la prima del Cardinal Carlo Maria Martini, la seconda di Papa Francesco, come aiuto alla nostra riflessione e come preparazione ad una bella confessione sperando fortemente nella misericordia infinta di Dio Padre.


Come vivere la settimana Santa, del Card. Carlo Maria Martini

La benedizione delle palme, da cui questa domenica prende il nome, e la processione che ne è seguita vogliono evocare l'ingresso in Gerusalemme di Gesù e la folla che gli va incontro festosa e acclamante.
Forse la nostra processione appare un po' povera rispetto a ciò che dovrebbe rievocare. L'importante, tuttavia, non è prendere in mano le palme e gli ulivi e compiere qualche passo, ma esprimere la volontà di iniziare un cammino. Questa scena infatti, che vorrebbe essere di entusiasmo, non ha valore in sé: assume piuttosto il suo significato nell'insieme degli eventi successivi che culmineranno nella morte e nella risurrezione di Gesù. Contiene perciò una domanda che è anche un invito: vuoi tu muovere i passi entrando con Gesù a Gerusalemme fino al calvario? Vuoi vedere dove finiscono i passi del tuo Dio, vuoi essere con lui là dove lui è? Solo così sarà tua la gioia di Pasqua.
Entriamo dunque con la domenica delle Palme nella Settimana santa, chiamata anche "autentica" o "grande". Grande perché, come dice san Giovanni Crisostomo, «in essa si sono verificati per noi beni infallibili: si è conclusa la lunga guerra, è stata estinta la morte, cancellata la maledizione, rimossa ogni barriera, soppressa la schiavitù del peccato. In essa il Dio della pace ha pacificato ogni cosa, sia in cielo che in terra».
Sarà dunque una settimana nella quale pregheremo in particolare per la pace a Gerusalemme e ci interrogheremo pure sulle condizioni profonde per attuare una reale pace a Gerusalemme e nel resto del mondo.
La liturgia odierna è quindi un preludio alla Pasqua del Signore. L'entrata in Gerusalemme dà il via all'ora storica di Cristo, l'ora verso la quale tende tutta la sua vita, l'ora che è al centro della storia del mondo. Gesù stesso lo dirà poco dopo ai greci che, avendo saputo della sua presenza in città, chiedono di vederlo: «È venuta l'ora in cui sarà glorificato il Figlio dell'uomo» (Gv 12,23). Gloria che risplenderà quando dalla croce attirerà tutti a sé.
(Carlo Maria MARTINI, Incontro al Signore risorto, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009, 159-160).



CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San PietroXXIX Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica, 13 aprile 2014

Chi sono io davanti al mio Signore?


Questa settimana incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù.

Ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?

Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?

Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo?
Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone?

Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù.
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore?
Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?

Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù…
Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?

Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?

Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori?

Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana.



sabato 17 marzo 2018

L'ora di Gesù è l'ora del suo passaggio da questo mondo al Padre...


Quinta domenica di quaresima -Anno B – 2018




Nella liturgia di questa domenica celebriamo l'ora di Gesù, della sua glorificazione che non avviene come gli uomini avrebbero voluto, ma nell'amore e nell'obbedienza. L'ora di Gesù, non ci sono dubbi, è l'ora del passaggio di Cristo da questo mondo al Padre.

Nella prima lettura il profeta Geremia ci annuncia come per noi ci sarà una nuova alleanza, il Signore farà con noi una alleanza non più scritta su pietra ma metterà dentro di noi la sua legge, la metterà nel nostro cuore, non avremmo più bisogno di studiare ma solo ascoltare quello che il Signore ci dice.

Nella lettera agli ebrei,
seconda lettura, ci viene presentato un Cristo che nell'ora della morte si manifesta non come un Dio, non affronta la morte con la forza, ma in tutta la sua umanità. chiede nell'ora suprema di allontanare da lui la prova del suo sacrificio, sente tutta la miseria della morte che solo lui che conosce tutto può comprendere sino in fondo e l'offre al Padre nell'obbedienza più completa.
Obbedienza significa ascoltare quello che il Signore ci dice e seguire, in piena libertà, la sua volontà. Obbedire al Signore non significa fare solo quello che lui ci dice, ma seguirlo con gioia nell'amore.
Nel Vangelo l'apostolo Giovanni racconta di alcuni greci che, saliti per il culto nella festa, chiedono a Filippo di vedere Gesù. Vogliono incontrare Gesù perché hanno sentito parlare di lui quale maestro autorevole e profeta capace di operare segni. Gesù informato del fatto da Andrea sembra non interessarsi a loro, intraprende invece un discorso di vita, mentre si avvicinava l’ora della sua morte.


Dal libro del profeta Geremia 31, 31-34


"Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato".

La nuova alleanza potrà avvenire solo attraverso la morte e risurrezione del Cristo salvatore, il Signore non ricorderà più i nostri peccati, perché attraverso l'amore tutto viene perdonato.
Nel salmo responsoriale l'uomo chiede al Signore di "creargli un cuore puro" capace di amare veramente, gli chiede perdono di tutti i suoi peccati e di concedergli il suo Spirito, promette di annunciare a tutte le genti, con umiltà, le sue vie affinché esse possano tornare a Lui.

Dalla lettera agli Ebrei Eb 5,7-9

Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.”

Gesù chiede nell'ora suprema di allontanare da lui la prova del suo sacrificio, sente tutta la miseria della morte che solo lui che conosce tutto può comprendere sino in fondo e l'offre al Padre nell'obbedienza più completa.
Obbedienza significa ascoltare quello che il Signore ci dice e seguire, in piena libertà, la sua volontà. Obbedire al Signore non significa fare solo quello che lui ci dice, ma seguirlo con gioia nell'amore.

Dal Vangelo di Giovanni 12,20-33

"Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata ,che cosa dirò?

Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire".

Non sappiamo se i Greci avevano capito ciò che Filippo e Andrea avevano riferito perchè Gesù continuava a parlare della sua ora, del significato di quanto sarebbe accaduto. “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”, così risponde ad Andrea e Filippo e indirettamente alla richiesta dei greci. La loro domanda sembra non avere risposta ma un significato importante ce lo dà il monologo di Gesù: era necessario che il Figlio dell’uomo fosse innalzato in croce e alla gloria perché anche i pagani potessero vedere Gesù con l’occhio della fede e godere i frutti della redenzione.
Questa è l’ora della glorificazione di Gesù, l’ora della glorificazione del Padre in Gesù: la missione di Gesù sarà presto compiuta non senza la debolezza dell’uomo che era in lui: la mia anima è turbata, è giunta la mia ora.
La sua morte è come il chicco di grano che caduto sulla terra dovrà essere macerato dalla terra stessa e morire per portare frutto. Così anche il Cristo porterà la salvezza a tutti gli uomini solo con la sua morte, segno non di glorificazione ma di sconfitta.
Sulla croce Cristo non cerca la sua glorificazione ma la glorificazione dell'Amore, la glorificazione del Padre. Il Padre glorifica a sua volta Gesù. “L'ho glorificato e lo glorificherò ancora”.

Nelle sue parole, un invito per chi lo seguirà:”Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”.
La gente che lo circonda non si rende conto del valore della missione di Gesù. Il mistero pasquale si caratterizza per il giudizio che esprime sul principe del questo mondo, Satana.
Sembra che Satana abbia vinto, ma è arrivato il giudizio vero, il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Dalla croce Gesù attirerà tutti a sé. La croce da simbolo di vergogna e di martirio diventerà segno di vittoria.

Nell'ora della morte tutti se ne andranno, non resterà nessuno, solo Giovanni oltre le donne, perché avevano compreso quello che gli altri non erano riusciti a vedere. Il Cristo innalzato attirerà a sé tutti gli uomini.
La nostra salvezza, annunciata da Geremia, avverrà solo se nei momenti quando la croce si presenta sapremo prenderla e portarla come Gesù

Comprendiamo il vero significato della nuova alleanza che Cristo ha fatto con ciascuno di noi, e che per questa alleanza ci sentiamo dei perdonati e dei salvati?

Siamo disposti a farci trasformare dalla "Parola" come il chicco che trasformato produce frutto, o preferiamo vivere la vita come si presenta?


sabato 10 marzo 2018

Domenica della gioia: esultiamo, il Signore dona salvezza



Quarta domenica di quaresima – Anno B – 2018

Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui




Questa quarta domenica di quaresima la liturgia ci richiama ad assecondare la volontà divina. Incominciando dalla prima lettura possiamo percepire quanto buono è il Signore, pronto a perdonare, lento nel giudicare, paziente nel castigare, misericordioso verso chi chiede misericordia. La liturgia di questa domenica anche se fa intravedere la croce, è un richiamo alla gioia, un viaggio verso la luce: è un invito alla fede in Dio e a compiere le opere in Lui.
L’amore incondizionato di Dio in Gesù esige la risposta dell’uomo. Dio ha fatto la sua parte:” Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Salvezza vuol dire riconciliazione, riconoscenza, ringraziamento, lode.

L’esaltazione nel vangelo di Giovanni è il centro di tutta la rivelazione della salvezza: la morte in croce di Gesù è l’ora tanto attesa quanto osteggiata della Redenzione, quell’ora diventerà per ogni uomo l’attimo che cambierà la sua vita, il momento in cui per mezzo dello Spirito Santo potremo dire: “Credo in te, Gesù, mio Salvatore”.

Nella prima lettura, tratta dal secondo libro delle Cronache, ci viene raccontato che tutto il popolo di Israele si era dato ad ogni infedeltà e abominio, tanto che il Signore, nella sua immensa bontà, mandò i profeti per redimerlo, ma questi non sono serviti perché non ascoltati dal popolo. Arriva “il castigo divino”.
I nemici distrussero le mura di Gerusalemme, il tempio e tutti i palazzi eleganti . Quelli che non furono uccisi furono deportati in Babilonia e vi rimasero schiavi per 70 anni e solo quando, ispirato dallo Spirito del Signore venne Ciro re di Persia, poterono essere liberi e tornare alla propria terra.

Dal secondo libro delle Cronache 2Cr 36, 14-16.19-23

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.
Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi
[i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.

Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”.

Nella seconda lettura l'apostolo Paolo ci ricorda come la salvezza ci viene solo da Dio il quale ha fatto opere grandiose per noi e perché noi ce ne servissimo. Possiamo nascondere i nostri peccati, ma non possiamo dimenticare le opere buone, perché sono necessarie a noi e sono attese dagli altri, forse abbiamo persino timore di pronunciare questi termini che riteniamo sorpassati, ma quando le compiamo possiamo anche cancellare le nostre impronte purché venga messo in evidenza chi le ha ispirate.

La salvezza ci viene solo da Dio, noi siamo opera di Dio gli apparteniamo ed Egli ci ha salvato per mezzo del Cristo Gesù.

Dalla lettera dell'apostolo Paolo Ef 2,4-10

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.
Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”.


Il brano del Vangelo segue il dialogo di Gesù con Nicodemo. Non è più un dialogo ma un monologo: difficile affermare che siano parole di Gesù rivolte ancora a Nicodemo o una riflessione dell’evangelista Giovanni, forse di tutti e due.
Questa riflessione comunque dà credito alla missione di Gesù: radicata nella storia di Israele la missione di Gesù apporta il compimento delle Scritture.

Dal vangelo secondo Giovanni Gv 3,14-21
 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio."
 
Questo brano di dell'evangelista Giovanni segue il dialogo di Gesù con Nicodemo. Non è più un dialogo ma un monologo: difficile affermare che siano parole di Gesù rivolte ancora a Nicodemo o una riflessione dell’evangelista Giovanni, forse di tutti e due.
Questa riflessione comunque dà credito alla missione di Gesù: radicata nella storia di Israele la missione di Gesù apporta il compimento delle Scritture.


Gesù ci rivela che il piano salvifico del Padre prevedeva la sua morte in croce. L’innalzamento del serpente da parte di Mosè nel deserto strappava alla morte gli ebrei infedeli, l’innalzamento sulla croce di Gesù, il Figlio dell’uomo, sarà segno di salvezza per coloro che crederanno in Lui.
L’innalzamento sulla croce coincide con l’esaltazione di Gesù, come per l’innalzamento del serpente nel deserto indicava la potenza di Dio.

Quanto vere sono le parole di Gesù riportate dall'apostolo prediletto.
Comprendiamo bene le parole di Gesù, che sono dunque un invito a guardare al Figlio dell’uomo, innalzato in croce come il serpente innalzato da Mosè: chi guarda al crocifisso, trova salvezza e vita. Questo innalzamento del Figlio dell’uomo è il segno che “Dio ha tanto amato il mondo”, questa nostra umanità, “da dargli in dono il Figlio unico”, cioè se stesso.
Lo ha donato inviandolo nel mondo, quale Figlio diventato uomo tra gli uomini, non per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo, perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4); non vuole condannare il mondo ma vuole che tutti “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).



sabato 3 marzo 2018

Dio vuole educare il suo popolo ad una vita nuova



Terza domenica di Quaresima – Anno B – 2018



Chi non ha letto almeno una volta il brano delle tavole delle leggi che Dio consegna a Mosè per poi annunciarle al suo popolo? Dio vuole educare il suo popolo ad una vita nuova facendo morire quel legalismo duro esistente e promosso dai sacerdoti verso la gente,legalismo duro, insopportabile.

Le leggi che Dio offre al suo popolo non intendono continuare a imporre un giogo,
ma indicano le condizioni attraverso le quali è possibile vivere l'alleanza con la quale
si è vincolato al suo popolo.

L'aspetto più originale del «Codice dell'alleanza» è la sua premessa: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me..” Questa obbedienza è l'unica possibilità per vivere alla presenza liberante di Dio, la comunione con lui. La fedeltà chiesta da Dio indica al suo popolo che solo l'amore deve diventare l'anima della legge. Non più, per citarne una, occhio per occhio, dente per dente.

Per entrare in comunione con Dio è chiamata in causa la vita con tutte le sue scelte quotidiane, piccole o grandi che siano: rapporti tra simili, leggi che ledono la dignità umana.
La vita cristiana non consiste in una serie di pratiche che possano giustificare o tranquillizzare la nostra «buona coscienza»: messa domenicale, formule frettolose e meccaniche, devozione a qualche santo «parafulmine» contro i guai della vita.

Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti”.

Prima Lettura: Dal libro dell’Esodo Es 20,1-17

La legge fu data per mezzo di Mosè.

In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dei di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.

Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.

Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.

Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo»
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Parola di Dio!

Seconda lettura: Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, 1 Cor 1,22-25

Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Parola di Dio!

In questa seconda lettura l'apostolo Paolo predica ai Corinzi e a tutta la cristianità, e oggi ad ognuno di noi. Annunciando Cristo Crocifisso, PAOLO denuncia tutti coloro che pretendono che Dio si adegui ai propri schemi, che vogliono aggirare e addomesticare la Croce. Facendo suo il progetto del Padre, Cristo ha mostrato come si vive il rapporto con Dio nelle situazioni concrete della vita. Solo l'amore è capace di capire la croce come scelta gioiosa e liberante. Ci sono scelte non contemplate dalla legge che sembrano follia agli occhi del mondo e incomprensibili a chi vive una religiosità superficiale.


La parola che la Chiesa tutta è chiamata ad annunciare come dono di vita è la parola della croce , segno supremo dell'amore di Dio. Ma questo messaggio spesso sconcerta,scoraggia allontana, è comprensibile solo a chi possiede lo Spirito. 

Facendo suo il progetto del Padre, Cristo ha mostrato per sempre come si vive il rapporto con Dio nelle situazioni concrete della vita. Solo l'amore è capace di capire la croce come scelta gioiosa e liberante. Ci sono scelte non contemplate dalla legge che sembrano follia agli occhi del mondo e incomprensibili a chi vive una religiosità superficiale: ... la scelta volontaria della povertà o della verginità, la rinuncia a carriere prestigiose per essere più disponibili agli altri, il servizio agli ammalati, ai vecchi, la dedizione a ogni tipo di emarginati, l'impegno sociale disinteressato. Ma anche dentro la trama di una vita apparentemente monotona e banale, che in definitiva è il volto «feriale» della croce, si realizza una comunione con Dio e sale al Padre quel vero culto che induce a manifestare nelle «opere la realtà nascosta nel sacramento».

Dal Vangelo secondo Giovanni 2,13-25
 
Cristo: tempio del culto al Padre
L'evangelista Giovanni introduce alla comprensione del significato della morte-risurrezione, vertice della vita e dell'opera di Gesù e del progetto del Padre. Per la Chiesa si tratta di capire il senso del proprio rinnovamento nell'adesione e nella sequela di Cristo.

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi;gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Parola del Signore!



Lascio il commento del vangelo al nostro amato Papa Francesco:

Quello di Gesù – ha spiegato il Papa - è un gesto di purificazione: “il Tempio era stato profanato” e con il Tempio, il popolo di Dio. Profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo”.
La gente è buona – osserva il Papa - la gente andava al Tempio, non guardava queste cose; cercava Dio, pregava … ma doveva cambiare le monete per fare le offerte”. Il popolo di Dio andava al Tempio non per questa gente, per quelli che vendevano, ma andava al Tempio per Dioe “lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo”. 
Il Papa ricorda l’episodio biblico di Anna, donna umile, mamma di Samuele, che va al Tempio per chiedere la grazia di un figlio: bisbigliava in silenzio le sue preghiere”, mentre il sacerdote e i suoi due figli erano corrotti, sfruttavano i pellegrini, scandalizzavano il popolo.Io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento – sottolinea Papa Francesco - con le nostre abitudini non sacerdotali nel Tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità … Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi” per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la Messa. “E il popolo si scandalizza”.
Una volta, appena sacerdote, io ero con un gruppo di universitari, e voleva sposarsi una coppia di fidanzati. Erano andati in una parrocchia: ma, volevano farlo con la Messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: ‘No, no: non si può’ – ‘Ma perché non si può con la Messa? Se il Concilio raccomanda di farlo sempre con la Messa …’ – ‘No, non si può, perché più di 20 minuti non si può’ – ‘Ma perché?’ – ‘Perché ci sono altri turni’ – ‘Ma, noi vogliamo la Messa!’ – ‘Ma pagate due turni!’. E per sposarsi con la Messa hanno dovuto pagare due turni. Questo è peccato di scandalo”.
Il Papa aggiunge: Noi sappiamo quello che dice Gesù a quelli che sono causa di scandalo: ‘Meglio essere buttati nel mare’”:
"Quando quelli che sono nel Tempio – siano sacerdoti, laici, segretari, ma che hanno da gestire nel Tempio la pastorale del Tempio – divengono affaristi, il popolo si scandalizza. E noi siamo responsabili di questo.
Anche i laici, eh? Tutti. Perché se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco. E la gente soffre quello scandalo. E’ curioso: il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti, quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato … sa perdonare. Ma ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. Non ce la fa a perdonare! E lo scandalo, quando il Tempio, la Casa di Dio, diventa una casa di affari, come quel matrimonio: si affittava la chiesa”.
Gesù non è arrabbiato” – spiega il Papa – è l’Ira di Dio, è lo zelo per la Casa di Dio” perché non si possono servire due padroni: “o rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro”:
Ma perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro?
Perché la redenzione è gratuita; la gratuità di Dio Lui viene a portarci la gratuità totale dell’amore di Dio. E quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che … eh, non è tanto gratuita, la salvezza … E’ per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel Tempio”.

Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome.