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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


venerdì 30 gennaio 2015

Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?


Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità.

Quarta domenica del tempo ordinario : Anno B  1 febbraio 2015



Dal vangelo secondo Marco 1,21-28

Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo:
«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».
E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore!

Una premessa al brano appena letto per capire cosa vuole comunicarci l’evangelista Marco nello scrivere il suo Vangelo.
Si è detto nel commento del battesimo di Gesù che Marco vuol rivelare Chi è veramente Gesù. Col brano di oggi  l’evangelista incomincia ad essere più pratico. Gesù ha chiamato quattro pescatori a seguirlo, i primi quattro futuri  discepoli.. D’ora in poi ogni pagina, ogni gesto di Gesù avranno un’altra finalità. Assieme alla prima domanda Chi è Gesù, dovremo rispondere ad un'altra domanda: Chi è il discepolo?

Chi ascolta la Parola è discepolo di Gesù?
Più avanti sempre nel vangelo  di Marco, Gesù rivolgendoci ai discepoli usa queste parole:
Marco 4,11: “A voi è stato dato il  mistero del Regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole”.

Qui Gesù parla di due tipi di ascoltatori, di coloro che sono fuori che non comprendono, e di coloro che sono dentro, ai quali è stato dato il mistero del Regno di Dio. Gesù  mette coloro che ha chiamato e hanno accettato l’invito in condizione di fare una esperienza personale, un viaggio con lui dall’esterno all’interno, un rinnovamento interiore.
Gesù dunque ha due modi di annunciare senza tralasciare nessuno. La rivelazione del mistero di Dio avviene progressivamente , non solo attraverso discorsi sempre più chiarificatori ma attraverso una storia presente, quella stessa di Gesù, Messia e Maestro, Parola del Padre. La storia di Gesù è racconto del suo passaggio in mezzo all’umanità tutta, è dramma, preghiera, incontro, miracolo, misericordia, perdono, insegnamento, croce, risurrezione, amore…

Così  Marco nella prima parte del vangelo dà particolare spazio alle narrazioni di miracolo (cap 1-8) che culmina con il riconoscimento di Gesù come Messia, da parte di Pietro.
Nella seconda parte (cap 8-15) è destinata alla rivelazione del Figlio di Dio, crocifisso, morto, risorto, mentre i miracoli sono un’eccezione.

Il brano di oggi è il primo esorcismo con il quale Gesù iniziò la sua attività terapeutica. Assistiamo al potere  sovrano di Gesù sugli spiriti immondi. Il miracolo avviene nella sinagoga di Cafarnao dove Gesù “insegnava… come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. Gesù è visto come un maestro diverso, stupiva i presenti. Gesù manifesta che cosa significa che il Regno di Dio è iniziato con la sua parola e la sua opera.
Nella sinagoga c’era un uomo  posseduto da uno spirito immondo. Lo spirito che possedeva quell’uomo avvertì in Gesù qualcosa di minaccioso (Sei venuto a rovinarci?), lancia una sfida a Gesù, lo provoca svelando di conoscere chi era (Gesù di Nazaret…Io so chi tu sei: il santo di Dio!). Conoscere il nome del proprio avversario significa avere un potere magico sopra di lui.
Gesù minacciò il diavolo imponendogli il silenzio (Taci! Esci da lui). E così avvenne.

La manifestazione anticipata della vera identità di Gesù poteva compromettere l’esito del suo ministero: Gesù si rivelerà progressivamente rispettando i tempi di noi uomini, spesso tardi a capire.
Il grido rabbioso, la contorsione dell’uomo posseduto indicano la violenza della lotta e la ribellione di Satana, che voleva resistere al “Santo di Dio”.

Tutti i presenti rimasero stupiti per l’esorcismo compiuto da Gesù e per l’efficacia della sua parola, riconoscendo un insegnamento nuovo fatto con autorità, non come gli esorcisti del suo tempo con incantesimi e formule magiche ma soltanto con la forza della parola.

Gesù libera l’indemoniato, gli restituisce la sua libertà. L’evangelista Marco oggi ci chiede se siamo pronti, disposti ad accettare l’autorità di Gesù seguendo i suoi passi.
La gente, la massa vive di entusiasmo, di belle parole, di fatti eclatanti ma rimane molto spesso indecisa preferendo le attrattive del mondo ad una libertà esigente.
Ma il discepolo non può essere così. L’autorevolezza di Gesù è vero che provoca stupore, ma deve  toccare il cuore, suscitare domande, scuotere, decidere.

Mariella: In questo piccolo brano evangelico, Gesù, giunto a Cafarnao, si mette immediatamente all'opera, senza esitazioni e con il preciso intento di insegnare alla città la sapienza di Dio
Egli infatti era venuto per questo. Il Vangelo, la buona notizia che Gesù porta, è lievito di una vita nuova per tutti, non è riservato solo ad alcuni, deve raggiungere velocemente l’intera umanità per portare la salvezza a quanti ascoltano.

Gesù “insegnava” dice il brano, ma “insegna” tutt’ora, adesso, qui a noi ed insegnerà sempre, grazie a quanti saranno disponibili a diffondere la verità della sua Parola.  Insegnava con “autorità” e non come gli scribi, si legge nel brano
Ma cosa significa autorità? Non certo arroganza o dominio sugli altri, tanto meno è potere di fare ciò che torna comodo a sé.

Gli scribi e i dottori della legge, erano coloro che gettavano pesanti fardelli sulle spalle della gente, essi non lasciavano nessun segno, non entravano nel cuore, non illuminavano nessun cammino: perché? Perché il loro sapere era soltanto un sapere umano, intriso di egoismo, di oscuri interessi, di finalità distorte, fine a sé stesso.
L'autorità non è frutto di un corso di studi, ma di una vita che fa scelte ben precise, guidate dalla saggezza!
Autorità significa possedere la capacità di orientare al bene gli altri per ciò che è giusto, nel rispetto della libertà individuale, nella verità della Parola e nell’amore della fraterna convivenza.

Torniamo al nostro brano: nella sinagoga c'è un uomo tormentato da uno spirito immondo, che si rivolge a Gesù con queste parole "Che c'entri con noi Gesù Nazareno? Sei venuto per rovinarci!". Il demonio che possiede quell’uomo sa dunque che Gesù è Dio, “il Santo di Dio”sa che Egli viene  per guarire, per cambiare il cuore dell’uomo, sa che Egli è in grado di sconfiggere il male con il bene, vuole rimanere in quell’uomo, sfida con quella parole Gesù.
 Ma Gesù trionfa, è più forte del demonio che possiede quell’uomo e lo vince. Gesù vince sulle nostre debolezze, sulle nostre infedeltà, sulla nostra incapacità di liberarci dal peccato.

Dei versi bellissimi di Padre Turoldo dicono:

Cristo, mia dolce rovina, gioia e tormento insieme tu sei.
Impossibile amarti impunemente.
Dolce rovina, Cristo, che rovini in me tutto ciò che non è  amore,
impossibile amarti senza pagarne il prezzo in moneta di vita!
Impossibile amarti e non cambiare vita
e non gettare dalle braccia il vuoto
e non accrescere gli orizzonti che respiriamo.

Gesù ha autorità sulla nostra vita e sulla nostra morte, Egli è venuto per salvare ciascuno di noi dalla dannazione, donandoci la sua stessa vita e la sua stessa eternità. Se solo ci lasciassimo cambiare il cuore!
In un certo qual modo anche ciascuno di noi è chiamato ad essere a sua volta autorevole, cioè giusto, sincero, vero, rispettoso, capace di insegnare agli altri il bene, più con l’esempio che con le parole, capace di correggere quando occorre con dolcezza e fermezza, capace di portare parole di pace e riconciliazione proprio là dove esiste divisione e contrasto.

Ogni cristiano, sotto l’azione dello Spirito, deve essere “autorevole” e non “autoritario”, autorevole punto di riferimento che guida verso la Luce vera, quella che viene da Cristo e dalla sua Parola. E’ chiamato ad esserlo prima di tutto in famiglia, ma anche in società, nei luoghi di lavoro e di studio, è chiamato ad esserlo con amore e rispetto, affinché tutti possano convergere in un’unica direzione, quella che dà gloria a Dio.
Quanto bisogno c’è, soprattutto oggi, di scacciare i troppi demoni che tormentano questa umanità fragile e senza meta!

Il cristiano, in forza del battesimo ricevuto, è anche profeta, persona che ascolta la voce di Dio e la dona agli altri. Chiediamo al Signore che ci renda capaci di spargere intorno a noi parole autorevoli di verità, non le nostre parole…non il nostro egoismo…non la nostra presunzione…non le nostre tirannie. Ma parole dettate dallo Spirito Santo, che possano arrivare al cuore della gente e che sappiano aprire uno spiraglio di luce là dove regnano solo le tenebre

Vorrei aggiungere che il battesimo è la porta d'ingresso, l'inizio di una vita nuova, l'inizio di un discepolato che, seguendo il Maestro, ci rende capaci di fare cose che Lui ha fatto e anche più grandi.
Certamente Gesù non ci lascia altri spazi se non quello dell'amore. è il suo stile.

venerdì 23 gennaio 2015

Simone e Andrea, Giovanni, Giacomo, da bravi pescatori chiamati ad essere pescatori di uomini


Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio


Terza domenica del tempo ordinario, Anno B: 25 gennaio 2015
 Gesù vide Simone e Andrea, fratello di Simone,
mentre gettavano le reti in mare e disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini».
E subito lasciarono le reti e lo seguirono.


Vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti.

 

E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre 

Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a 

lui.

          


 Dal vangelo secondo Marco 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il
vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone,
mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini».
E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti.
E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Parola del Signore!

Enzo: Una delle caratteristiche di Marco nel suo vangelo è quella di parlare molto dei discepoli di Gesù: sono i primi esempi e testimoni della fede in Gesù, con i loro difetti, timori, spesso audaci, altre volte incapaci, sbalorditi e dubbiosi, fedeli e peccatori, vicini a Gesù nel bene ma lontani nel momento della passione; infine fedelissimi dopo la venuta dello Spirito Santo inviato loro dal Padre.
La  Chiesa primitiva sapeva che alcuni dei suoi discepoli erano stati con lui fin dal tempo di Giovanni (At. 1,21-25; 10,37), ecco perché Mc. pone questo episodio all'inizio del ministero di Gesù in Galilea: non poteva trovare tema migliore per infervorare la sua comunità a seguire l’esempio degli apostoli, e richiamare anche l’attenzione dei  romani in un modo così pratico.

 Gesù incomincia il suo ministero in Galilea proclamando “il Vangelo di Dio”  e fa il suo primo annuncio: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Gesù quel giorno si trovava nei pressi del Lago Tiberiade, il suo sguardo si ferma su quei tanti pescatori, uomini forti e vigorosi: chi gettava le reti in mare per andare al largo, chi rammendava le reti…chi forse, arrivati dalla pesca sceglievano i diversi tipi di pesci da portare al mercato…

Marco ci presenta subito in due momenti diversi coloro che per primi hanno creduto alla lieta notizia, a Gesù Messia : Simone e Andrea suo fratello, e poi Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello.
A Simone e al fratello Andrea: Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini».
“E subito lasciarono le reti e lo seguirono”, subito senza magari capire le parole di Gesù.
Giacomo, figlio di Zebedeo, e suo fratello Giovanni: “ Gesù…li vide.. e subito li chiamò”. . “Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui”.

In questi due incontri abbiamo ascoltato una parola che dà un significato importante a questi due incontri: la parola “subito”.
La prima appartiene alla risposta  di Giacomo e Giovanni: non ci pensarono due volte a seguire Gesù e a lasciare barche e reti…
La seconda volta la parola “subito” è riferita a Gesù: vide Giacomo e Giovanni “ e subito li chiamò”. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Cosa ci dice quel “subito”? Marco usa questa parola 41 volte nel suo vangelo: indica una risposta, un’azione, un’adesione, un ringraziamento, un andare, un fermarsi, un effetto, una guarigione, un andare verso la gente, un atto di fede, una risposta o una iniziativa immediate.
Nel nostro brano la prima volta indica la prontezza della risposta dei discepoli ad andare con Gesù;e la seconda l’efficacia della parola di Gesù, la penetrazione dello sguardo che avvolge e trascina.

Da notare ancora che Pietro e Andrea rispondono alla chiamata di Gesù abbandonando la loro professione, “e subito lasciarono le reti e lo seguirono”; mentre Giacomo e Giovanni risposero troncando ogni legame di famiglia, “lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui”.

Gesù dopo il rifiuto del giovane ricco a seguirlo, volgendo lo sguardo attorno, dirà ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».
E ai suoi discepoli rimasti stupiti, sbalorditi , e che avevano lasciato tutto e l’avevano seguito chiedono cosa attende loro (parole di Pietro)  Gesù risponde:
Mc 10,29-30 «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”.

Seguire Gesù per i discepoli è un’avventurarsi per il mondo in nome di una causa, in un mare sconfinato con tanti interrogativi e imprevisti per “diventare pescatori di uomini”: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» sono le parole di Gesù.

Gesù ci cerca: per stabilire un rapporto con lui, a stare con lui
Gesù ci chiama: per scoprire qual è il posto di ciascuno nel suo progetto, a giocarci la vita in lui e per lui.
Per fare che cosa: confrontarci con lui, rivedere e costruire la nostra vita con il Vangelo; ricordiamo che non abbiamo la fortuna che ebbero i suoi discepoli, ma beati saremo se veramente crediamo senza aver visto e udito: come per i discepoli anche per noi non mancheranno tribolazioni, notti scure, ma come i discepoli andremo avanti sicuri, guidati dallo Spirito di Amore.

L’uomo che vuole diventare discepolo di Gesù  vive nella logica della Croce per scoprire il volto di Dio, non mettendo in primo piano la dottrina ma una Persona. Gesù non ha dettato una dottrina da imparare, ma ha comunicato ai discepoli un’esperienza vitale in vista della proclamazione e instaurazione del Regno di Dio, un’esperienza non tanto per narrarla ma per testimoniarla quale Vangelo di salvezza attraverso un percorso incerto che caratterizza alla fine la vita e la storia delle persone comuni.

Il Regno di Dio è molto più vicino di quanto possiamo pensare

Mariella: In questo piccolo brano evangelico la prima cosa che dobbiamo notare già nelle prime righe, è un duplice richiamo al Vangelo: “Gesù si recò in Galilea annunciando il Vangelo di Dio” - “convertitevi e credete nel Vangelo”.
 "Il Vangelo di Dio" è la sintesi di tutto il messaggio di salvezza che Gesù porta all'umanità in nome di Dio.
Secondo particolare che vorrei sottolineare è questo: "Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò in Galilea" l’arresto di Giovanni, provoca  dunque l'allontanamento di Gesù dalla Giudea e l'inizio della sua predicazione in Galilea.

Tutto in realtà è simbolico: Gerusalemme avrebbe dovuto accogliere il profeta, mentre invece lo ucciderà in croce, la Galilea, simbolo del peccato, invece accoglie Gesù: non si può mai dare per scontato. E proprio in Galilea Gesù risorto aspetterà i suoi discepoli per inviarli sulle strade del mondo.
Così Marco ci presenta l'esperienza storica di Gesù,  in Galilea annuncia il "Vangelo di Dio": è un lieto annuncio quello che porta.
Aderire al Vangelo, credere in Gesù , significa entrare in una esperienza di gioia, una gioia che viene da Dio e che solo Lui può darci.
Entrare nella gioia di Dio però richiede fede, una fede grande, aperta alla Parola alla rivelazione, alla verità che Egli proclama.

Torniamo al Vangelo, cosa annuncia Gesù nella sua predicazione in Galilea?
Esordisce con queste parole che rivolge anche a noi oggi che lo vogliamo ascoltare: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino”; ma cosa significa tutto questo?

Nello scorrere cronologico del tempo, è accaduto un evento che è il compimento di ciò che nel tempo è stato sempre atteso, un  Messia Salvatore d’Israele. Abbiamo assistito alla  manifestazione di un Dio fattosi uomo, per rendere l’uomo simile a Dio, è la presenza di Dio nel tempo e nella storia, che avvicina i cieli alla terra.
Il regno dei cieli si è avvicinato, Dio è venuto a salvarci, è venuto a riempire la nostra vita con la sua presenza e a dare un senso alla nostra esistenza.
Allo stesso tempo Egli ci dice come noi uomini dobbiamo metterci di fronte a Lui: “Convertitevi e credete nel Vangelo”.

Conversione è anzitutto cambiamento di mentalità, è guardare tutto con gli occhi di Dio, potremmo dire, percepire tutto come dono d’amore del Padre, anche quando può sembrarci misterioso e incomprensibile. Gesù ci fa capire che solo grazie ad una conversione si può realmente credere al Vangelo.
Credete significa dar credito totale al "lieto annuncio",  significa affidare tutta la nostra vita a Colui che ci trasforma se solo noi abbiamo il coraggio di abbandonarci in Lui.

E cosa produce tutto questo?
La sequela incondizionata.  Ecco infatti la chiamata dei primi quattro Apostoli: “Venite dietro a me” Chi ha incontrato la vera luce, cammina alla sua luce ed è luce per gli altri!
 “Vi farò diventare pescatori di uomini” chi incontra lo sguardo e la parola di Cristo vive una tale esperienza di amore che genera vita, che genera libertà ed apre alla missione.

Siamo nella settimana dedicata all’unità di tutti i cristiani. Un’unità che stenta a decollare e per la quale ci dobbiamo impegnare e pregare. Cristo ha fondato un'unica Chiesa; se al suo interno si sono prodotte fratture, è stato per cause umane, che con l'aiuto di Dio possono essere superate.

Dice Ermes Ronchi: "L'unità si realizza intorno alla verità, che può esprimersi in mille varianti, non si tratta di voler sottomettere chi ha pensieri diversi dai nostri, è necessario invece convergere a Cristo, il vangelo è di una ricchezza sconfinata, e ciascuno l'ha tradotto come ha saputo e potuto fare, e non certo secondo schemi rigidi uguali per tutti, che finirebbero per spegnere l'intelligente creatività di cui Dio ha dotato l'uomo”.

Auguriamoci che lo Spirito Santo guidi le menti ed i cuori all’unità vera per poter finalmente testimoniare il Vangelo con maggior coerenza e sapienza.
Ma chiediamoci: quanto l'invito di Gesù "Convertitevi e credete al Vangelo" ha realmente cambiato E di conseguenza, quanto siamo stati capaci di metterci alla sua sequela?

Mariella: E' molto più vicino soprattutto nella misura in cui ci saremo realmente convertiti e sapremo credere al Vangelo, vivendolo di conseguenza!

Enzo: realmente convertiti, sapere credere: oggi nella Chiesa c'è lo Spirito Santo, l'Amore divino, senza di Lui non si va lontano. E' lo Spirito che guida la comunità cristiana se realmente crediamo in Lui e con Lui dialoghiamo. E' Lui che scopre a noi le cose nascoste e che non riusciamo a capire


Un commento di Padre Augusto potrete trovarlo nella sua pagina. grazie!

venerdì 16 gennaio 2015

Con Gesù “da interroganti si diventa interrogati, da "cercatori" ci si scopre "cercati"



 Giovanni, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 
 
Domenica seconda del tempo ordinario : 18 gennaio 2015


Dal vangelo di Giovanni 1,35-42  Maestro, dove abiti?...Venite e vedrete….

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!».
E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?».
Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù.
Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Parola del Signore!

Enzo: Giovanni, il battezzatore, ancora una volta testimonia il Messia, lo segnala a due suoi discepoli dopo aver fissato intensamente lo sguardo su Gesù. Le parole che usa sono quelle della prima parte della testimonianza del giorno precedente: “ Ecco l’Agnello di Dio!”
E i sue due discepoli, sentendolo parlare così, forse anche vedendo il suo sguardo su Gesù, decisero di seguire Gesù.
Fu solo curiosità la loro, provocata dalle parole e dall’atteggiamento del Battista? Ovvero entusiasmo per conoscere meglio Gesù?

La frase che pronuncia Giovanni è significativa, misteriosa, profonda e sicuramente ha penetrato l’anima dei due discepoli, è iniziata in loro una simpatia, un affetto per Gesù, una voglia di saperne di più di Lui. Di tutto questo il Battista fece da mediatore: nei due discepoli incomincia a germogliare la fede in Gesù Messia. E così che inizia la fede, dall’ascolto. Non è vero che anche noi nella nostra vita abbiamo avuto qualcuno che ci ha fatto conoscere Gesù? Qualcuno come il Battista

che ha fatto della sua fede una missione sentendo la necessità di comunicarla ad altri. Come Andrea che incontrando il fratello Simone annuncia di aver incontrato il Messia.
Questa primo segnale che tocca il nostro cuore che possiamo chiamare “nascita della fede” suscita il desiderio di incontrare, fare una prima esperienza diretta con Gesù, un incontro che cambierà la vita, una fede che diventerà matura. Ma ciò che più ci affascina è la voce di Gesù: “Vieni, avvicinati e vedrai…”. Sappiamo che quell’avvicinamento non dipende da noi ma dall’invito di Gesù come appare dal brano del vangelo. E’ quel “vedrete” che fa la differenza; vedrete nel nostro caso vuol dire fare un’esperienza diretta e personale di Gesù, ed è questa esperienza che personale che  i porta a credere in lui.

Questo commento continua con le parole di Giovanni Paolo Secondo, tratte dal messaggio in preparazione della la dodicesima GMG del 1966:

Dal messaggio di Giovanni Paolo II per la XII GMG 1996

E’ lungo i sentieri dell'esistenza quotidiana che potete incontrare il Signore!
Ricordate i discepoli che, accorsi sulle rive del Giordano per ascoltare le parole dell'ultimo dei grandi profeti, Giovanni il Battezzatore, si videro indicare in Gesù di Nazaret il Messia, l'Agnello di Dio?

Essi, incuriositi, decisero di seguirlo a distanza,

quasi timidi e impacciati, finché Lui stesso,

voltatosi, domandò: "Che cercate?",

suscitando quel dialogo che avrebbe dato
 inizio all'avventura di Giovanni, di Andrea, di Simone "Pietro"

 e degli altri apostoli.

Nella concretezza di quell'incontro sorprendente, descritto con poche essenziali parole, ritroviamo l'origine di ogni percorso di fede E' Gesù che prende l'iniziativa.
Quando si ha a che fare con Lui, la domanda viene sempre capovolta: da interroganti si diventa interrogati, da "cercatori" ci si scopre "cercati"; è Lui, infatti, che da sempre ci ama per primo (Cfr. 1Gv 4,10).

Questa è la fondamentale dimensione dell'incontro: non si ha a che fare con qualcosa, ma con Qualcuno, con "il Vivente". Gesù abita particolarmente nelle vostre parrocchie, nelle comunità in cui vivete, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali di cui fate parte, come pure in tante forme contemporanee di aggregazione e di apostolato al servizio della nuova evangelizzazione.

La ricchezza di tanta varietà di carismi torna a beneficio dell'intera Chiesa e spinge ogni credente a mettere le proprie potenzialità al servizio dell'unico Signore, fonte di salvezza per tutta l'umanità

Domandiamoci:
In quale tappa del cammino di fede, così come è emerso dal brano del Vangelo, pensiamo di trovarci:  

avendo sentito………. si fermarono……… lo condusse da Gesù

Mariella: Riprendiamo la Liturgia delle domeniche del tempo ordinario. La successione delle letture nell’anno Liturgico ci porta a rinnovare la nostra esistenza cristiana e ce ne fa comprendere il senso con una adesione di fede che col passare degli anni si fa sempre più matura e consapevole. Tutto questo significa riscoprire la bellezza della fede e gustare la gioia di una vita vissuta in attesa dell'incontro con Colui che è la vera luce che illumina tutta la nostra esistenza.

Il brano evangelico di questa domenica è una splendida pagina di Giovanni, nella quale ogni parola accende emozioni e ci conduce all'incontro con Cristo, evento centrale e straordinario dal quale prende avvio per noi un’esistenza nuova.. Quella di Giovanni è la testimonianza di uno che ha sperimentato personalmente l’incontro con il Figlio di Dio e che con la sua parola invita gli altri ad aprire il cuore all'incontro personale con la novità di Colui che dona se stesso per rendere la vita dell'uomo partecipe della vita stessa di Dio. Giovanni non può trattenere per sé la verità, egli vive l’ansia e lo stupore dell’annuncio, il suo compito è dare testimonianza:  “Ecco l’Agnello di Dio!” afferma senza esitazione.  Da quel momento ha inizio una lunghissima catena di discepoli che, incontrando Cristo, l’Agnello di Dio, decidono di spostare tutto il nucleo della loro esistenza sull’orbita del Vangelo.

Dopo la rivelazione di Giovanni sulla vera identità di Cristo ci troviamo di fronte ad un duplice movimento: i discepoli lo seguono e Gesù si volta verso di loro. “ Che cosa cercate?” sono le sue prime parole, Egli vede che lo seguono ma non strumentalizza i loro passi, vuole che prendano coscienza di ciò che stanno cercando, Egli mai s’impone suscita e accompagna la libertà critica dell'uomo, perché la verità va cercata anche quando pensassimo di averla raggiunta; come per l'uomo in generale, anche per il cristiano c’è la necessità di riflettere su se stesso, sul mistero della vita. Cristo è però la verità che si fa conoscere e che ci rende. L'uomo è essenzialmente ricerca, inesauribile ricerca di senso: Gesù, nel vangelo di Giovanni in particolare, è Colui che apre gli occhi all'uomo perché cominci a vedere Lui e in Lui a trovare la luce nella quale orientare la propria vita in una dimensione nuova.

Il discepolo di Gesù è l'uomo in continua, appassionata ricerca.
 Per questo l'incontro con Gesù stimola nei due discepoli una domanda che è espressione della ricerca: "Maestro, dove dimori?". Essi hanno cominciato a percepire il fascino misterioso di Gesù, si chiedono chi è da dove viene dove risiede. A  questa domanda segue la risposta del Maestro: "Venite e vedrete": cioè solo sperimentando la relazione personale, intima, si può conoscere la verità a cui l'uomo aspira.  .  "Quelli andarono, videro dove dimorava e dimorarono con Lui tutto il giorno". Il discepolo non solo va dietro a Lui, ma va con Lui sino al punto di identificarsi con Lui; vede, conosce, sperimenta dove Lui "è" e comincia ad "esistere" con Lui.  Ma non può essere trattenuta solo per sé un'esperienza così grande: subito la catena dei discepoli si allunga, raggiunge altri fratelli.

 E’ a questo punto che il Vangelo ci conduce all’incontro personale con Lui,  comincia con uno "sguardo", quello sguardo di amore che ti cambia la vita. E’ lo sguardo che Gesù rivolge a Simone,  fissa lo sguardo su di lui dandogli un nuovo nome, un nuovo destino.

Anche noi abbiamo incontrato il suo sguardo, anche noi incontrando il Signore, riceviamo la vocazione di essere cristiani che sanno testimoniare la fede agli altri.

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Fin qui i nostri commenti: trattandosi di un brano evangelico molto importante per la vita di ognuno di noi e voi , approfittando della vostra bontà e pazienza, vi proponiamo ancora un commento molto bello e profondo del biblista padre Augusto Drago, che già avete imparato a conoscere, commento che completa ,chiarendo meglio ciò che Mariella ed io abbiamo detto.
Eccolo.




Padre Augusto Drago:  Ecco l’agnello di Dio


Molto importante questo brano, perché ci consente di sostare ancora sulla figura di Giovanni il Battezzatore.
Ci interessano soprattutto le sue parole. "Vedendo Gesù che passava disse: Ecco l'Agnello di Dio..."

Mi sembra che il significato globale di queste parole ci rimandi ad un tema molto caro a Giovanni. Ci descrive infatti, in maniera delicata e preziosa, il passaggio dalla Prima Alleanza alla Seconda. Due discepoli dell'antica economia (Antico Testamento), discepoli attraverso Giovanni il Battezzatore, della profezia di Israele, passano da lui al Signore Gesù.

Ogni parola del versetto 35-36 è tesa ad illuminare la fedeltà di Giovanni e quindi, in lui, il divino valore di Israele che ora giunge alla sua pienezza nel riconoscimento dell'annuncio del Messia.
E' un passaggio perfetto. Notate la preziosità dei verbi riferiti a Giovanni, ed estendiamoli appunto al mistero di Israele e alla sua missione nei confronti del Cristo Signore.
Giovanni "stava ancora là", o più semplicemente "stava là".
Questo ci fa comprendere la fedeltà di Israele, l'Israele di Dio, la sua gelosa custodia della Legge e dei profeti, la speranza e l'umile attesa del Figlio di Dio. I due discepoli che sono con lui rappresentano quindi quell'Israele che, attraverso le Scritture, riconosce Gesù come Messia e quindi si fa suo discepolo.

Giovanni fissa lo sguardo su Gesù che passa, è tutto intento a cogliere il compiersi del mistero di Dio nella storia e lo rivela, lo indica con l'espressione: "Ecco l'Agnello di Dio!"
Chiaramente le sue parole, densissime, qualificano prima ancora del tempo, la rivelazione del segreto messianico di Gesù.

Egli è la pienezza e il compimento della figura dell'Agnello di Dio e per coglierne tutto lo spessore è bene per noi fare riferimento a due passaggi capitali delle Scritture. Il primo ci rimanda alla Pasqua celebrata per la prima volta in Egitto (Esodo 12), quando il sangue dell'Agnello sgozzato venne spalmato sugli stipiti delle porte perché l'angelo sterminatore quella notte risparmiasse dal suo potere i figli di Israele.
Ma è anche la figura descritta dal profeta Isaia (53): l'Agnello che porta su di sé i peccati di tutti espiandoli con il suo sangue.

E' dunque Israele, attraverso Giovanni il Battezzatore, a qualificare e precisare in termini assoluti la figura, la sorte e la missione del Messia. Egli è l'Agnello che toglie il peccato del mondo. Che cosa significa "togliere"?
Significa "prendere su di sé" il peccato del mondo. Non è un togliere come spazzare via, ma è il mistero dell'Innocente che si carica del "peccato": il peccato delle origini, il peccato della disobbedienza dei progenitori, il peccato del grande "divorzio" tra Dio e l'umanità.
In quel "peccato" ci sono tutti i peccati.

L'Agnello è venuto a cercare la sua creatura amata e perduta. Le nozze e la festa di danza, sono figura fondamentale dell'opera divina della salvezza.
I due discepoli letteralmente ascoltano Giovanni che parla e seguono Gesù.

L'evangelista annota anche l'ora di quel giorno "pasquale": erano le quattro del pomeriggio
Le parole nella sacra Scrittura non sono dette per caso, hanno sempre il loro significato. Quale?
Chi dimentica il giorno in cui nel cuore si è accesa una fiamma di amore che cambia la vita? Quel giorno resta fortemente indelebile nella memoria del cuore.
L'evangelista Giovanni (uno dei due discepoli) ricorda il giorno del suo innamoramento col Signore.
Quel giorno, a sentir parlare il Battezzatore, Giovanni figlio di Zebedeo, sentì una fiamma accendersi che non si spegnerà più. Essere innamorati di Cristo! Bello! Bello!
Ricordare l'ora in cui questo innamoramento è iniziato!

Ma a noi forse questa esperienza così forte deve essere mancata!
Nati magari dentro una famiglia più o meno praticante, abbiamo sempre sentito parlare di Lui e abbiamo imitato i nostri genitori.
Abbiamo cominciato, per abitudine, a frequentare la santa Messa...ma un'esperienza di vero innamoramento forse (dico forse!) non c'è mai stato. Non abbiamo provato il fuoco nel cuore per Gesù. Occorre saper fissare il proprio sguardo sul suo, per rimanere affascinati.

 I due Discepoli lo seguirono. Gesù si voltò indietro: si potrebbe dire che questa è la "conversione di Dio" verso l'uomo! Egli si volge verso l'umanità per salvarla. "Che cosa cercate?"
"Vogliamo sapere dove dimori!"
Questa è la risposta stupefacente. Il verbo abitare non indica la richiesta di un indirizzo, ma il modo di vivere di Gesù, il suo esistere, il suo essere "IN". Ora Gesù è nel Padre, abita nel Padre, rimane nel Padre. Possiamo dunque ipotizzare che i due discepoli furono condotti da Gesù là dove veramente egli abita: il Cuore del Padre. Deve essere stato un incontro indescrivibile, unico: contenente una grande rivelazione del mistero di Gesù stesso.

Quel giorno rimasero con Lui! E non solo quel giorno: poi vi rimasero per sempre.
Da questo primo evento, come da una fontana, scaturisce la nuova e febbrile storia d'amore, tutta guidata dal fatto che, essendo stati trovati, in realtà hanno trovato!

Hanno trovato il Messia! E' il grido di Andrea a suo fratello Simon Pietro. Simone è un "trovato" anche lui, e quindi viene condotto da Gesù.
Gesù lo riconosce suo, al punto da dargli un nome nuovo, preludio di ciò che il discepolo un giorno diventerà.
Un nome espressivo di un segreto della sua vita, non ancora svelato.

Fratelli e sorelle: c'è una grande ricchezza in questo brano, ma anche una grande domanda per noi: Sei davvero innamorato di Gesù Cristo?
Quanto tempo rimani con Lui nella casa del Padre?











sabato 10 gennaio 2015

Chi è Gesù? venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.



 BATTESIMO DI GESU' 
 
Prima domenica del tempo ordinario – Anno B - 11 gennaio 2015


Dal vangelo di Mc 1,7-11

E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.
E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore!


Mariella: La narrazione del Battesimo di Gesù ci riporta alla Genesi, quando lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque e prendeva origine la vita sul nostro pianeta.
L’acqua è sempre origine di vita, la nostra stessa vita prende avvio nell’acqua del grembo materno. L’acqua purifica, rigenera, restituisce freschezza e vigore, rinnova, fa rifiorire la vita là dove era morta.
Gesù  riceve il Battesimo da Giovanni all'inizio della sua missione prima di trascorrere i quaranta giorni di digiuno nel deserto, prima di essere additato come l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo; ha bisogno di un mandato ufficiale ed una consacrazione, che verrà scandito dal Padre, ed una consacrazione  con la discesa dello Spirito Santo.
Ora Gesù è investito della sua missione redentrice, è come se si spogliasse della sua volontà per consegnarla interamente al Padre. Il Padre accoglie il dono di Gesù col suo compiacimento.   Da questo istante l'umanità ha il Salvatore.

Cristo, immerso nelle acque, con quel gesto di profonda umiltà, dà inizio alla sua missione di morte e resurrezione per la salvezza di tutta l’umanità; s'immerge non per sé, egli non ha colpa alcuna da cui essere lavato, ma per tutti noi, che carichi di colpe e di peccati, abbiamo urgente bisogno di purificazione: è la prima volta che Gesù sperimenta su di sé il peccato del mondo.
Il momento è solenne ed è destinato a cambiare tutto il cammino dell’umanità!

 “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”   Il mistero della Trinità palpita in queste parole, una Trinità che si estenderà ad abbracciare ogni vivente che accoglierà Cristo come Salvatore.
Col Battesimo di Gesù allora l'umanità ricomincia un nuovo cammino, viene indirizzata verso alti orizzonti.

 Immergendosi nel Giordano, Gesù è come si calasse in ciascuno di noi. Il Battesimo che Gesù celebrerà con la sua morte sarà la strada che ci  consentirà la risalita verso di Lui, il segnale per rispondere al suo invito d'amore e gioire del compiacimento del Padre.
Noi riacquistiamo la dignità che avevamo perduta a causa del peccato.

Mi piace riportare una frase molto bella di Padre Ronchi che dice: “Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Dio; perché nasca nuovo e diverso, con in me il respiro del cielo.”
Essere battezzati non significa niente se non si comprende che esso racchiude un preciso impegno:  credere che su ognuno di noi il Padre celeste ripete le stesse parole: "Tu sei mio figlio".
Tutti siamo figli prediletti ed amati da Dio, redenti nel sangue di Cristo ed assimilati a Lui in tutto. Immersi nella vita di Cristo, siamo invitati a percorrere la sua stessa strada: siamo invitati a rivivere Cristo. "per me vivere è Cristo", dirà San Paolo.

Ecco allora la grande domanda di questo giorno: il Battesimo che ho ricevuto, dono di Dio, sta diventando oggi una mia risposta a Dio? Il mio Battesimo sta trovando ogni giorno di più un impegno di imitazione di Cristo? Sono cristiano di nome o anche con la vita? È un esame di coscienza, che dobbiamo fare costantemente. Soprattutto dobbiamo ricordarci che il Battesimo va vissuto nella vita di ogni giorno, accogliendo la volontà del Padre e accettando di portare la nostra croce con amore, croce che ci assimila alla morte in croce di Gesù.

Enzo: Marco nel suo vangelo racconta la storia di Gesù con il fine di mostrare a tutti  chi è? Gesù è il Figlio di Dio, non nella linea della gloria e della potenza, come potevano pensare gli ebrei, ma in quella della povertà, della sofferenza, della croce, inconcepibile per il mondo romano, per il quale scrive il suo vangelo.
Gesù fa la sua prima apparizione in pubblico: Marco con il racconto del Battesimo ci presenta Gesù nel duplice aspetto di Figlio dell’uomo e di Figlio di Dio. Vedremo ancora Gesù in cammino verso Gerusalemme come Figlio dell’uomo, e come Figlio di Dio che muore in croce per amore dell’uomo. I racconti del Battesimo, della Trasfigurazione e della Crocifissione sono anche in questa linea.

- Il Battesimo colloca la vocazione messianica di Gesù nella linea del Servo di Dio, di cui ha parlato Isaia: un progetto di salvezza che passa attraverso il servizio e la morte per gli altri.
- La Trasfigurazione si colloca dopo l'annuncio della Passione ed ha lo scopo di rivelare in anticipo ai discepoli che la croce racchiude la risurrezione.
-  E’ proprio di fronte a Gesù morente che il primo pagano si converte: il Centurione riconosce in Gesù il Figlio di Dio, non vedendo i prodigi, ma vedendolo morire.
- La morte di Gesù è il vero Battesimo di Gesù, compimento della missione ricevuta , inizio di salvezza per l’uomo.
Nel brano evangelico di domenica vediamo in azione Giovanni il precursore che annuncia  e proclama la venuta di colui che è più forte di lui; Gesù che arriva da Nazaret, piccolo insignificante villaggio della Galilea; Dio Padre che parla dai cieli aperti, e lo Spirito Santo che scende su Gesù come una colomba. Come scena non è male, direi preparata come si deve.
Il Battesimo di Giovanni è inizio di conversione, pentimento per il male fatto. Gesù battezzerà in Spirito Santo dando una nuova vita, una volta che ha vinto la morte.
La volontà di Gesù di sottoporsi al battesimo rappresenta la scelta di un messianismo umile e sofferente, solidale con  la miseria umana, quella parte di umanità decaduta, maltrattata, peccatrice.  Nessuno si aspettava un messia proveniente da un piccolo villaggio della Galilea, regione quasi pagana  perché multietnica


Ricevuto il battesimo Gesù, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. In quel momento Gesù venne consacrato Messia per iniziare il suo ministero: così l’evangelista Marco rileva il significato salvatore dell’evento e  non l’esperienza personale di Gesù.
Incominciamo a sapere qualcosa di più per rispondere alla domanda “Chi è Gesù?”.
La discesa dello Spirito Santo costituisce il punto focale dell’episodio, è l’inizio di una nuova fase storica dell’iniziativa divina: il Battesimo sarà il fondamento principale dell’umanità redenta.
Gesù, secondo Marco, lui solo “vide i cieli squarciarsi” e solo a Lui fu rivolta la voce del cielo :  «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Nel rive del Giordano cielo e terra si uniscono in perfetta sintonia, una linea diretta dalla terra al cielo e dal cielo alla terra: Gesù che guarda in alto, lo Spirito Santo che in forma di colomba discende a posarsi su Gesù, Dio Padre fa udire la sua voce: sinfonia celestiale!

Gesù di Nazaret si trova con Dio Padre in un rapporto unico e immediato. Egli è insieme il “servo sofferente di cui profetizzò Isaia, e il figlio amato in cui ha posto il suo compiacimento.

Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni (Is 42,1)

L’evangelista Marco è riuscito a far capire ai suoi lettori con questo brano chi è Gesù: uomo che viene da Nazaret e contemporaneamente il Figlio di Dio, il Messia promesso. Con questo pensiero in mente dobbiamo leggere il vangelo di Marco, la nostra mente si aprirà a nuove meraviglie.

Il Battesimo di Gesù ci riporta al nostro battesimo, sacramento di grazia che ci libera dalla morte (peccato), ci unisce al battesimo di morte in croce di Gesù e ci rende partecipi della sua risurrezione.
“Il significato pieno del battesimo di Gesù si rivela solo nella croce: il battesimo è l’accettazione della morte per i peccati dell’umanità e la voce dal cielo è il rimando anticipato alla risurrezione. Solo a partire da qui si può capire il battesimo cristiano”. Benedetto XVI in Gesù di Nazaret.

Mariella:L 'episodio del Battesimo di Gesù ha una grande importanza dal punto di vista religioso, essenziale direi  per aprirsi al  vero significato del cristianesimo: non è facile comprendere il significato di questo brano e non lo si approfondisce soltanto con l'aiuto dei Maestri della fede che ci danno una chiave di lettura
Una volta compreso il suo significato, è coinvolgente al massimo rileggerlo e calarsi nel contesto del episodio e riflettere sulla nostra condizione umana di figli ugualmente amati dal Padre. Sarà bello ripetere quell'espressione che è fulcro di tutto il brano: "Tu sei mio Figlio, l'amato, in te ho  posto il mio compiacimento", farla propria, renderla presente in ogni istante della nostra vita, lasciarci trasformare dallo Spirito Santo, vivere la nostra missione con amore.

Enzo: Chi è Gesù. Secondo me l'evangelista Marco ha avuto coraggio, sicuramente ispirato dallo Spirito Santo a scrivere questa pagina. E' vero che scrive per la  chiesa in Roma, ma il vangelo è un testo che andava letto anche ai non cristiani, ai catecumeni: Marco rivela velocemente la Trinità, e lo fa in modo, direi, affascinante.
Il racconto sembra molto semplice, ma racchiude, come accennavi tu Mariella, il principio fondamentale del Cristiano. Nel vissuto di questo brano noi nasciamo, rinasciamo nello Spirito, viviamo nella Trinità e da essa riceviamo continuamente vicinanza, suggerimenti, perdono, e Amore.
 Riviviamo la passione e morte di Gesù, come Lui risorgeremo, partecipiamo per mezzo dello Spirito Santo alla sapienza divina, e il tutto con il beneplacito di Dio Padre. Potremmo pretendere ancora qualcosa?

Padre Augusto Drago: Ciò che Dio dice di Gesù al Battesimo, presentandolo al popolo, alla fine lo dirà un uomo, pagano che più non si può, un centurione romano.   Lui dirà: "Veramente Costui era il Figlio di Dio!". Strane coincidenze?
No, fratelli! Ma nell'inizio della storia di Gesù già c'è la sua fine, che a sua volta sarà un nuovo e definitivo inizio. Così è e deve essere del nostro Battesimo! Come gli Ebrei nel mar Rosso, come Gesù nel Giordano, nel battesimo lasciamo in fondo all'acqua tutte le nostre schiavitù e tutte le nostre debolezze, i nostri peccati, e cominciamo a camminare sulla via della libertà, che come tappa ineludibile, ha la Croce dalla quale poi nasce la Vita vera.
Il Battesimo non è un azione rituale, ma ci immette dentro la traiettoria della vita di Gesù.   Impariamo ad essere uomini e donne che camminano per le strade dello Spirito, che non gridano, che non alzano il tono, che non fanno udire in piazza la loro voce, che non spezzano una canna incrinata, che non spengono uno stoppino dalla fiamma smorta, che proclamano il diritto e la giustizia con fermezza. Essi non vengono meno, non si abbattono.


Chi volesse leggere il commento completo di Padre Augusto Drago, potrà farlo visitando la sua pagina.



lunedì 5 gennaio 2015

Dio Padre ha forse rotto il patto di alleanza con i suo popolo?



Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».


FESTA DELL’EPIFANIA Anno B : 6 gennaio 2015





Dal vangelo secodo Mt 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».

All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.

Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme,

terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.



Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.



Parola del Signore!

Ogni anno il 6 gennaio arriva la Befana! L’uomo ha saputo un poco alla volta inserire nelle festività religiose un’altra festa che poco ha da vedere con quanto celebriamo religiosamente. Tutto questo contrariamente a quanto facevano i cristiani dei primi secoli. Noi oggi cristiani, abbiamo accettato queste nuove usanze pur celebrando le nostra festività, e facciamo un po’ come il servitore di due padroni che o ama l’uno e odia l’altro…

Una domanda: cosa prevale in noi? Da quanto si vede fuori mi pare che la gioia della festa “pagana” abbia la precedenza nella nostra mente e nel nostro fare, e le chiese sempre più vuote.

L’arrivo dei magi, guidati dalla stella che li conduce a Betlemme è il segno che Gesù viene a compiere  le promesse antiche: Con i magi si avvera una profezia del profeta Isaia  che guardando al futuro splendore di Gerusalemme parla di un’invasione pacifica di Gerusalemme da parte degli abitanti di Madian e di Efa e di Saba che porteranno tributi al Messia prostrandosi dinanzi a Lui.


“Uno stuolo di cammelli ti invaderà

Dromedari di Madian e di Efa,

tutti verranno da Saba, portando oro e incenso

e proclamando le glorie del Signore” (Is 60,6)



I magi, gente pagana viene ad adorare il Re Messia, mentre il popolo ebreo lo rifiuterà: Gesù si manifesta ai pagani, disegno di Dio che vuole che la Parola arrivi a tutti gli uomini.

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Questo episodio e la sua rivelazione illustrano il tema del Cristo atteso e poi rifiutato, cercato e trovato, il messia che diventa segno di contraddizione.

Oltre al significato menzionato c’è anche quello della Chiesa: accanto all’universalità  vediamo anche un aspetto missionario che apre e chiude il messaggio di Gesù, il vangelo predicato da Gesù.  I re magi, le genti, i pagani arrivano a Gerusalemme per conoscere Gesù e dopo la morte e risurrezione di Gesù sarà la sua Chiesa che sarà inviata alle genti, ai pagani  di tutto il mondo.

Cosa ci vuol dire veramente questo brano di vangelo che ci parla dei tre  sapienti venuti dall’oriente?

Ho pensato al messaggio di Giovanni Paolo Secondo  per la ventesima giornata mondiale della gioventù dell’agosto 2005 in cui commenta proprio questo brano.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Siamo venuti per adorarlo (Mt 2,2) 

Carissimi giovani!
1. Quest’anno abbiamo celebrato la XIX Giornata Mondiale della Gioventù meditando sul desiderio espresso da alcuni greci, giunti a Gerusalemme in occasione della Pasqua: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21). Ed eccoci ora in cammino verso Colonia, dove nell’agosto 2005 si terrà la XX Giornata Mondiale della Gioventù.
Siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2): questo è il tema del prossimo incontro mondiale giovanile. E’ un tema che permette ai giovani di ogni continente di ripercorrere idealmente l’itinerario dei Magi, le cui reliquie secondo una pia tradizione sono venerate proprio in quella città, e di incontrare, come loro, il Messia di tutte le nazioni.
In verità, la luce di Cristo rischiarava già l’intelligenza e il cuore dei Magi. “Essi partirono” (Mt 2,9), racconta l’evangelista, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile viaggio. Non esitarono a lasciare tutto per seguire la stella che avevano visto sorgere in Oriente (cfr Mt 2,1). Imitando i Magi, anche voi, cari giovani, vi accingete a compiere un “viaggio” da ogni regione del globo verso Colonia. E’ importante non solo che vi preoccupiate dell’organizzazione pratica della Giornata Mondiale della Gioventù, ma occorre che ne curiate in primo luogo la preparazione spirituale, in un’atmosfera di fede e di ascolto della Parola di Dio. 

2. “Ed ecco la stella … li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo in cui si trovava il bambino” (Mt 2,9). I Magi arrivarono a Betlemme perché si lasciarono docilmente guidare dalla stella. Anzi, “al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia” (Mt 2,10). E’ importante, carissimi, imparare a scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida. Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno sforzo perseverante per seguirlo docilmente.


Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre” (Mt 2,11). Niente di straordinario a prima vista. Eppure quel Bambino è diverso dagli altri: è l’unigenito Figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria (cfr Fil 2,7) ed è venuto sulla terra per morire in Croce. E’ sceso tra noi e si è fatto povero per rivelarci la gloria divina, che contempleremo pienamente in Cielo, nostra patria beata…
3.…I Magi incontrano Gesù a “Bêt-lehem”, che significa “casa del pane”. Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di paglia, il “chicco di grano” che morendo porterà “molto frutto” (cfr Gv 12,24). Per parlare di se stesso e della sua missione salvifica Gesù, nel corso della sua vita pubblica, farà ricorso all’immagine del pane. Dirà: “Io sono il pane della vita”, “Io sono il pane disceso dal cielo”, “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 35.41.51).
Ripercorrendo con fede l’itinerario del Redentore dalla povertà del Presepio all’abbandono della Croce, comprendiamo meglio il mistero del suo amore che redime l’umanità. Il Bambino, adagiato da Maria nella mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento dell’Eucaristia.
Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da Giuseppe e dai pastori; nell’Ostia consacrata lo adoriamo sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La santa Messa diviene allora il vero appuntamento d’amore con Colui che ha dato tutto se stesso per noi. Non esitate, cari giovani, a rispondergli quando vi invita “al banchetto di nozze dell’Agnello” (cfr Ap 19,9). Ascoltatelo, preparatevi in modo adeguato e accostatevi al Sacramento dell’Altare, specialmente in quest’Anno dell’Eucaristia (ottobre 2004-2005) che ho voluto indire per tutta la Chiesa.


4. “E prostratisi lo adorarono” (Mt 2,11). Se nel bambino che Maria stringe fra le sue braccia i Magi riconoscono e adorano l’atteso delle genti annunziato dai profeti, noi oggi possiamo adorarlo nell’Eucaristia e riconoscerlo come nostro Creatore, unico Signore e Salvatore.
Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2,11). I doni che i Magi offrono al Messia simboleggiano la vera adorazione. Mediante l’oro essi ne sottolineano la regale divinità; con l’incenso lo confessano come sacerdote della nuova Alleanza; offrendogli la mirra celebrano il profeta che verserà il proprio sangue per riconciliare l’umanità con il Padre.
Cari giovani, offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgotha.
5. Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana. E’ forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone con la dottrina cattolica.
Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media.
L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. Adorate Cristo: Egli è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale. Gesù è il Principe della pace, la fonte di perdono e di riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana.
6. “Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12). Il Vangelo precisa che, dopo aver incontrato Cristo, i Magi tornarono al loro paese “per un’altra strada”. Tale cambiamento di rotta può simboleggiare la conversione a cui coloro che incontrano Gesù sono chiamati per diventare i veri adoratori che Egli desidera (cfr Gv 4,23-24). Ciò comporta l’imitazione del suo modo di agire facendo di se stessi, come scrive l’apostolo Paolo, un “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”.
L’Apostolo aggiunge poi di non conformarsi alla mentalità di questo secolo, ma di trasformarsi rinnovando la mente, “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto” (cfr Rm 12,1-2)…
…Sono tanti i nostri contemporanei che non conoscono ancora l’amore di Dio, o cercano di riempirsi il cuore con surrogati insignificanti. E’ urgente, pertanto, essere testimoni dell’amore contemplato in Cristo. L’invito a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù è anche per voi, cari amici che non siete battezzati o che non vi riconoscete nella Chiesa. Non è forse vero che pure voi avete sete di Assoluto e siete in ricerca di “qualcosa” che dia significato alla vostra esistenza? Rivolgetevi a Cristo e non sarete delusi…

…Carissimi giovani incamminati idealmente verso Colonia, il Papa vi accompagna con la sua preghiera. Maria, “donna eucaristica” e Madre della Sapienza, sostenga i vostri passi, illumini le vostre scelte, vi insegni ad amare ciò che è vero, buono e bello. Vi porti tutti a suo Figlio, il solo che può soddisfare le attese più intime dell’intelligenza e del cuore dell’uomo.
Con la mia Benedizione!
Da Castel Gandolfo, 6 Agosto 2004
IOANNES PAULUS PP. II