BENVENUTO



B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


venerdì 27 maggio 2016

La logica del regno di Dio è l'Amore sempre, non la chiusura, l'egoismo, il tirarsi fuori.


Voi stessi date loro da mangiare”.

Festa del Corpo e sangue di Cristo -Anno C



Dal Vangelo secondo Lc, 9,11b-17

Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Parola del Signore!

Enzo: Ho voluto riportare i versetti 10,11 per inquadrare meglio ciò che accade nel brano che la liturgia ci propone in questa domenica in cui celebriamo il Corpo e il Sangue di Gesù, Corpus Domini.

I dodici apostoli sono appena tornati dal giro missionario voluto da Gesù. Felici della loro esperienza raccontano a Gesù quanto avevano fatto, annunciato il Regno di Dio, guarito infermi, schiacciati spiriti immondi, tutto nel nome di Gesù. I dodici apostoli avevano sperimentato la potenza della Parola, ma anche la fatica.

Gesù, ascoltateli, li prende con sé e li conduce in un luogo appartato dirigendosi verso Betsaida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono, come dire, rompono le uova nel paniere. Gesù non può fare a meno che accoglierle, parlare del Regno di Dio e guarire quanti avevano bisogno di cure. Gesù e gli apostoli non hanno avuto quei momenti di riposo e per vivere insieme rapporti di fraternità, non si sono irrigiditi nelle proprie esigenze, ma hanno avuto una disponibilità incondizionata, associandosi così all'opera di Gesù.

Il tempo con Gesù passa veloce, e il giorno cominciava a declinare: gli apostoli, vedendo la situazione della gente, stanca e affamata, sollecitano Gesù a concederla perché vada a trovare cibo. Ma a Gesù non piace la proposta: “Voi stessi date loro da mangiare”.
Secondo i discepoli la gente avrebbe dovuto comprarsi da mangiare , per Gesù, invece, il comprare va sostituito con il condividere, sentirsi coinvolti nel bisogno altrui, anche se si ha poco, anche se si possiedono soltanto cinque pani e due pesci. Gesù non vuole sfamare soltanto la gente, ma compiere “un segno”, rivelatore di come Dio vorrebbe il mondo. Contemporaneamente l'attenzione oltre che sulla potenza di Gesù, va posta anche sul discepolo.

La tradizione evangelica ha attribuito al miracolo dei pani e dei pesci molta importanza. E’ infatti il solo miracolo di cui tutti e quattro gli evangelisti hanno conservato il ricordo. Le stesse azioni che Gesù compie in questa occasione sono molto vicine nei gesti e nelle parole a quanto compirà nel Cenacolo: la benedizione, lo spezzare il pane, la distribuzione.“Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla”.

Non si tratta di una prefigurazione simbolica dell'eucaristia, ma di una vera e profonda rivelazione di Gesù e della sua esistenza: il suo corpo martoriato e crocifisso sarà donato per tutti, e tutti i discepoli potranno continuare a riconoscere il Signore e a incontralo.
L'apostolo Paolo così ci riallaccia con la viva tradizione delle prime comunità cristiane: 1 Corinzi 11,23-26:
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga!. 
 
Domenica scorsa abbiamo festeggiato e meditato il mistero della Santissima Trinità, questa domenica riflettiamo sul mistero dell'Eucaristia, del Corpo e Sangue di Gesù, mistero altrettanto difficile da commentare, spiegare: soltanto la fede ricevuta ci fa dire “CREDO!”. Nel mistero eucaristico possiamo scoprire:
      - il senso dell'offerta, del sacrificio di Colui che si fa “spezzare” la carne e “versare” il sangue per il bene dell'umanità, di tutta l'umanità...
      - il senso dell'alleanza, nuova e ultima alleanza di Dio con l'umanità, impossibile senza l'iniziativa di Dio.
      -il senso del dovere, costantemente fare memoria di tutto ciò, perché siamo stati comprati, salvati a caro prezzo
      - il senso del servizio verso i fratelli.
    Infine il corpo e sangue di Gesù sono cibo vero, soprannaturale, dono gratuito che sazia il nostro corpo e la nostra anima di credenti.



Mariella: L'Eucaristia è la memoria del dono che Cristo fa della sua vita per il mondo: è il compimento del progetto del Padre che ha mandato il proprio Figlio nel mondo perché, assumendo la natura umana, potesse amare il mondo sino al dono totale di sé e attirandolo a sé, ricondurlo nell'unità dell'amore del Padre. 
 
Il contesto in cui Luca colloca questo evento della moltiplicazione dei pani, riguarda la formazione degli Apostoli per la missione nel mondo. Gesù in quel tempo predicava alle folle, guariva gli ammalati, cacciava i demoni, ma da lì a poco il compito sarebbe passato ad suoi Apostoli, Egli sarebbe tornato al Padre. Per questo li educa, perché imparino da Lui che cosa significa accogliere la folla, annunciare il regno di Dio e guarire i mali dell'umanità.
 
Il rischio più grande che i Dodici possono correre nella loro missione è di guardare al mondo con il loro sguardo e non con quello di Gesù, di costruire il proprio regno e non quello di Dio, di predicare il Vangelo ma non metterlo in pratica, di chiudersi soprattutto in una cerchia ristretta di eletti e non aprirsi agli altri. Difatti essi invitano Gesù a congedare le folle, il loro desiderio è di appartarsi col Maestro escludendo le folle stanche ed affamate. Gesù non condivide questo loro desiderio di considerarsi eletti disinteressandosi di quel che succede agli altri, per questo educa i Dodici perché imparino da Lui che cosa significa esser suoi discepoli.
 
Voi stessi date loro da mangiare” La logica del regno di Dio è l'Amore sempre, non la chiusura, l'egoismo, il tirarsi fuori.
"Non abbiamo che cinque pani e due pesci... a meno che andiamo noi a comprare". Ancora i Dodici fanno leva sulla logica umana: è impossibile con così poco provvedere a molti, non rimane che comprare, ma come è possibile, per così tanta gente?

"Fateli sedere a gruppi...": la logica del regno è la comunione, la folla che diventa un popolo ordinato. "Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero": i gesti che Gesù compie, sono quelli che troviamo nell'ultima cena, nella eucaristia. Egli ci mostra che la logica del regno di Dio non è quella per cui ognuno pensa a se stesso: è la logica dell'Amore gratuitamente ricevuto, gratuitamente donato.

La missione dei Dodici consiste nell'essere nel mondo coloro attraverso i quali passano i doni dell'Amore di Dio: l'Eucaristia è il sacramento nel quale il dono della vita di Cristo trasforma la nostra vita perché noi a nostra volta diventiamo un dono per il nostro mondo, che in questo modo non è più il luogo della solitudine, dell'egoismo e della morte, ma un giardino in cui fiorisce la vita.

Ma abbiamo il coraggio di abbandonare la logica della nostra razionalità calcolatrice, per seguire quella della gratuità dell'amore di Cristo?

Riflessioni tratte da un commento di Mons. Gianfranco Poma






NB: per chi volesse approfondire potrà leggere un commento di Padre Augusto Drago al vangelo nella sua pagina






giovedì 19 maggio 2016

"Oggi lodiamo Dio non per un particolare mistero, ma per Lui stesso, «per la sua gloria immensa!"



Lo Spirito prosegue ciò che Cristo ha fatto: rivelare agli uomini il mistero di Dio.

Festa della Santissima trinità – Anno C 
 


Dal vangelo secondo Gv 16,12-15

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.


Parola del Signore!


Enzo:Ancora una volta Gesù ritorna a parlare dell'essere di Dio trinitario, della sua azione per il bene della sua creatura più amata, completando l'essenziale della sua rivelazione. Annota, sempre Gesù, che avrebbe molte cose da dire ai suoi discepoli, riconoscendo la loro difficoltà a capire il mistero di Dio, incomprensibile per la mente umana incapace di portarne il peso: Non è che manchino, manchiamo di intelligenza, ma il mistero suo e della Trinità hanno bisogno dell'esperienza vissuta per essere approfonditi.


Gesù appiana in parte questa impotenza umana, per mostrare Dio più comprensibile attraverso le opere divine in favore dell'uomo. Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, questo afferma Gesù, Dio=Trinità, Santissima Trinità!

Sappiamo che a Dio Padre è attribuita la Creazione dell'universo e dell'uomo; che tocca al Figlio, inviato dal Padre, porre rimedio all'allontanamento dell'uomo dal suo Creatore; e in fine lo Spirito Santo farà conoscere le cose future non predicendo l’avvenire o apportando una nuova rivelazione, ma chiarendo il mistero di Gesù.

In conclusione, lo Spirito prosegue ciò che Cristo ha fatto: rivelare agli uomini il mistero di Dio. Essendo l’ultima parola di Dio agli uomini, Gesù rimane in parte un enigma per gli uomini, finché lo Spirito non ci apre all’intelligenza profonda del suo mistero. “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future”.

Lo Spirito Santo non annuncerà cose nuove, perchè tutto ciò che l'uomo doveva sapere per la sua salvezza è stato detto da Gesù adempiendo all'ordine del Padre, Gesù è la Parola del Padre: lo Spirito farà capire ciò che Gesù ha predicato, guiderà a tutta la verità, rendendo gloria a Gesù dal quale ha preso quanto aveva ricevuto dal Padre.

In sintesi tra Padre, Figlio e Spirito della verità, (tre persone), sussiste una perfetta reciprocità, in una comunione profonda di vita, relazione di amore; pertanto, il Padre comunica al Figlio “tutto quello che ha”,il Figlio lo trasmette allo Spirito, e questi, ai discepoli.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.
La piena condivisione di intenti e di operazioni all'interno della Trinità, diviene simbolo e modello per la Chiesa e per ogni compagine umana. L'amore si alimenta in un incessante dare e ricevere e Dio stesso vive così!

Ma riflettiamo ancora su queste parole di Papa Francesco:

La luce del tempo pasquale e della Pentecoste rinnova ogni anno in noi la gioia e lo stupore della fede: riconosciamo che Dio non è qualcosa di vago, il nostro Dio non è un Dio “spray”, è concreto, non è un astratto, ma ha un nome: «Dio è amore».

Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo. Pensare che Dio è amore ci fa tanto bene, perché ci insegna ad amare, a donarci agli altri come Gesù si è donato a noi, e cammina con noi. Gesù cammina con noi nella strada della vita.

La Santissima Trinità non è il prodotto di ragionamenti umani; è il volto con cui Dio stesso si è rivelato, non dall’alto di una cattedra, ma camminando con l’umanità. E’ proprio Gesù che ci ha rivelato il Padre e che ci ha promesso lo Spirito Santo. Dio ha camminato con il suo popolo nella storia del popolo d’Israele e Gesù ha camminato sempre con noi e ci ha promesso lo Spirito Santo che è fuoco, che ci insegna tutto quello che noi non sappiamo, che dentro di noi ci guida, ci dà delle buone idee e delle buone ispirazioni.

Oggi lodiamo Dio non per un particolare mistero, ma per Lui stesso, «per la sua gloria immensa», come dice l’inno liturgico. Lo lodiamo e lo ringraziamo perché è Amore, e perché ci chiama ad entrare nell’abbraccio della sua comunione, che è la vita eterna.

Affidiamo la nostra lode alle mani della Vergine Maria. Lei, la più umile tra le creature, grazie a Cristo è già arrivata alla meta del pellegrinaggio terreno: è già nella gloria della Trinità. Per questo Maria nostra Madre, la Madonna, risplende per noi come segno di sicura speranza.
E’ la Madre della speranza; nel nostro cammino, nella nostra strada, Lei è la Madre della speranza. E’ la Madre anche che ci consola, la Madre della consolazione e la Madre che ci accompagna nel cammino. Adesso preghiamo la Madonna tutti insieme, a nostra Madre che ci accompagna nel cammino”.

(PAPA FRANCESCO, Angelus, Piazza San Pietro, Solennità della Santissima Trinità, Domenica, 26 maggio 2013)


Mariella: Parlare della Trinità non è semplice oggi, così come non lo era al tempo di Gesù, solo grazie al dono dello Spirito possiamo provare a sondare il mistero di un Dio uno e trino che si manifesta all'uomo in tutta la sua potenza, bellezza e completezza.

Ogni essere umano sente forte il desiderio d'eternità, la sete d'infinito, anche l'ateo più convinto conserva nel suo cuore il bisogno di andare oltre la banalità del vivere quotidiano. Gesù è venuto per colmare questo nostro desiderio, per avvicinare la terra al cielo, per mostrarci il volto del Padre, per permetterci di sperare, sulla sua Parola, in una vita eterna. Gesù non trattiene nulla per sé, tutto ciò che Egli ha, non solo la vita ma il suo stesso Spirito, ce lo dona continuamente.

Gesù ci fa conoscere tutto quello che ha udito dal Padre suo, il suo Spirito ci illumina facendoci comprendere tutta la verità della Parola testimoniata con le sue opere.
Lo Spirito non parla per conto suo, ma per conto di Gesù, manifestando la sua tenerezza, la sua gioia, il suo coraggio, la sua generosità, la sua compassione, la sua speranza.

Lo Spirito soffia forte e agisce attraverso Gesù e lo constatiamo quando Egli guarisce, quando libera gli indemoniati, quando posa i suoi occhi sui peccatori riportandoli alla dignità di figli, quando spiega le Scritture o quando denuncia il male che attanaglia il cuore dell'uomo.

Lo Spirito è dunque memoria viva di Gesù, agisce nel mondo facendoci diventare collaboratori attivi del suo progetto di salvezza per tutta l'umanità.
Possiamo dunque affermare che ha compreso il mistero della Trinità chi è disposto a costruire ponti, chi vive l'unità, chi offre amicizia, chi lavora per la pace e la giustizia, chi coltiva il perdono, chi non vive per sé stesso ma si spende per gli altri.

Celebrare la Trinità è scoprire con gioia che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, che è unità nella diversità, che è comunicazione permanente, che è amore condiviso. La vita eterna è essere abitati dalla Trinità che ci permette di fare esperienza degli orizzonti infiniti dell'anima. E' la sfida a vivere nell'amore, perchè là dove c'è amore, c'è Dio! La nostra salvezza è dunque comunione con Dio e tra gli uomini, senza questa comunione, senza questo amore non c'è che l'abisso della sterile solitudine che spegne la vita.





venerdì 13 maggio 2016

Vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre


Chi ama è segno che ha lo Spirito Santo, e quanto più amerà tanto più lo avrà, affinché possa amare sempre di più. (San'Agostino)


Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre”

Domenica di Pentecoste : Anno C




Dal vangelo secondo Gv14, 15-16.23b-26

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre»...
...«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».



Parola del Signore!



Enzo: Il brano che abbiamo appena letto fa parte del lungo discorso di addio in cui Gesù si prepara a lasciare questo mondo, discorso di commiato dai suoi discepoli in procinto di essere condannato alla morte di croce. E' un discorso di amore, di incoraggiamento e anche di una grande promessa, il dono dello Spirito Santo.
Le parole di Gesù sono impostate in forma trinitaria dall'evangelista Giovanni, in modo tale da non separare le tre persone divine: lo Spirito è dato dal Padre su richiesta del Figlio, e al pari dello Spirito Santo anche il Padre verranno ad abitare nel credente, stabilendo una comunione di vita.

La grande promessa è condizionata dall'amore che avranno i discepoli verso Gesù che deve essere uguale al suo amore per loro: amare vuol dire compiere tutto quanto Gesù ha comunicato e ordinato: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti“.
Si tratta di un amore di risposta a quello di Gesù stesso che da sempre ha amato i discepoli di amore infinito, di un amore che è l'essenza stessa di Dio, la sorgente dell'amore. Si tratta ancora di un amore non sentimentale, ma concreto, fondato sull'accoglienza della parola di Gesù e sulla pratica della sua volontà: “se uno mi ama, osserverà la mia parola”. Questo amore concreto e operoso per Gesù apre all'uomo la vita della comunione trinitaria, a cui accenavo prima.

Gesù, affermato il precetto dell'amore chiama in causa anche il Padre presso il quale intercederà per donare si suoi discepoli un altro Paraclito, un altro difensore, consolatore che rimarrà con loro per sempre. (L'altro difensore, consolatore è Gesù stesso come ricorda l'evangelista Giovanni nella sua prima lettera 2,1:“Abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto”).

Ma chi è veramente questo secondo Paraclito?
Potrebbe sembrare che Gesù insista troppo sulla parola “amore”, ma ha uno scopo ben preciso: l'amore verso Gesù non può prescindere dell'amore del Padre perché “«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. 
 
Se torniamo per un attimo al primo versetto leggiamo: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre»: Padre, Figlo e Paraclito rimangono in noi per sempre, prendono dimora presso coloro che amano Gesù. I veri discepoli coabitano con Padre, Figlio e Spirito Santo. Non è meraviglioso tutto questo?

Possiamo affermare che chi si prenderà cura dei discepoli è Colui che sarà mandato dal Padre per intercessione del Figlio Gesù, il Paraclito, lo Spirito di verità. Questo evento è la Pentecoste, la festa che celebriamo cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Gesù: la Chiesa , comunità di Gesù, avrà una guida che si prenderà cura di ognuno dei discepoli che osservano le parole di Gesù.

Convinti della bellezza del nostro Dio Trinità, che ama infinitamente rendendosi così vicino ad ogni credente, vediamo brevemente l'opera del Paraclito.
L’opera del Paraclito, secondo i discorsi dell’ultima cena, è molteplice.
- Nei riguardi di Gesù: gli rende testimonianza dinanzi ai discepoli e lo glorifica.
  • Nei riguardi dei discepoli: rimane in loro , è loro maestro e guida in quanto li introduce alla piena comprensione dell’insegnamento di Gesù e li rende testimoni: “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
  • Nei riguardi del “mondo: considerato qui come ostile alla verità e all’amore è critico: un mondo del genere non può conoscere lo Spirito di verità , lo Spirito denuncerà le colpe del mondo Gv16, 8-11: “Il Paraclito...quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio”.

Ci chiediamo: una dottrina così sublime, quale è quella dell’inabitazione della Trinità nel credente, come può essere accolta dall’uomo d’oggi, tanto preso dalle cose materiali e immediate? Come è accolta da noi , dai credenti? Purtroppo dobbiamo costatare che lo Spirito Santo è poco conosciuto...poco invitato...poco interpellato...

Papa Francesco nella messa del 9 maggio a Santa Marta:

Lo Spirito Santo è quello che muove la Chiesa, è quello che lavora nella Chiesa, nei nostri cuori, è quello che fa di ogni cristiano una persona diversa dall’altra, ma da tutti insieme fa l’unità. E’ quello che porta avanti, spalanca le porte e ti invia a dare testimonianza di Gesù. Abbiamo sentito all’inizio della Messa: ‘Riceverete lo Spirito Santo e mi sarete testimoni in tutto il mondo’. Lo Spirito Santo è quello ci muove a lodare Dio, ci muove a pregare: ‘Prega, in noi’. Lo Spirito Santo è quello che è in noi e ci insegna a guardare il Padre e a dirgli: ‘Padre’. Ci libera da questa condizione di orfano nella quale lo spirito del mondo vuole portarci”.


Mariella: Avrei voluto proporre una bellissima meditazione di Padre Augusto Drago sul brano evangelico di questa domenica di Pentencoste. A causa della sua lunghezza rimando per la lettura, per i più volenterosi, alla pagina di Padre Augusto, in questo stesso blog.
Vi propongo un assaggino:
 
"Solo l'Amore sa fare cose degne dell'Amore. l'Amore compie cose che solo l'Amore sa compiere! Solo l'Amore rende possibili, plausibili e fruibili cose che diversamente non capiremmo mai.
Ama e capirai: diceva sant'Agostino. Noi invece prima vogliamo capire e poi amare.
Occorre invertire le cose se vogliamo entrare in questo insondabile mistero.
Il Figlio abita nel Padre: per amore e nell'Amore. Il Padre abita nel Figlio per amore e
nell'Amore.
L'uomo è abitato dal Padre e dal Figlio nell'Amore e per Amore!
Fratelli siamo a livelli altissimi! Forse qualcuno di noi potrebbe dire come dissero quelli di
Cafarnao quando Gesù annunciò il mistero dell'Eucaristia: "Questo linguaggio è troppo
difficile per noi..." Certo lo è: Ma se lo rimane, è perché ancora non siamo stati trascinati
dall'ondata inarrestabile dell'Amore. Infatti solo l'Amore spiega l'Amore".
 
Aggiungo solo una brevissima riflessione:

Lo Spirito di Dio si percepisce in noi secondo il nostro agire di ogni giorno: come trascorriamo il nostro tempo, come accogliamo le persone, come e quanto siamo disponibili a lasciarci trasformare dalla Parola. Cerchiamo il bene, operiamo secondo giustizia, promuoviamo la pace, riusciamo a perdonare le offese, soccorriamo gli smarriti e gli sfiduciati, assistiamo gli ammalati, sfamiamo gli affamati...questo significa ascoltare la Parola e metterla in pratica secondo lo stile introdotto da Gesù. Lo Spirito ci guida alla verità perchè è sapienza divina. 

 Lo Spirito abbatte i muri della paura, della tristezza, dello scoraggiamento, della falsa sicurezza, perchè dove regna Dio non esistono barriere.  La buona novella del Vangelo non può restar chiusa dietro ad un muro, lo Spirito ci riempie di coraggio e c'invia nel mondo a portare la gioia di Cristo, c'incarica di liberare i prigionieri della tristezza e della solitudine, gli smarriti di cuore, i disperati e gli oppressi dalle mille angosce dei giorni nostri. 

Dobbiamo essere lievito, sale, luce come fu Gesù nel suo passaggio terreno. Questo significa amare i fratelli, amore ricevuto dal Padre, donato al mondo per mezzo dello Spirito.  Buona Pentecoste!









venerdì 6 maggio 2016

L'Ascensione conclude la storia evangelica, ma contemporaneamente apre la storia della Chiesa.


In verità gli Apostoli erano turbati, non comprendevano gli avvenimenti, le loro attese erano fallite

Domenica settima dopo Pasqua-Anno C : Ascensione di Gesù verso il Padre



Dal vangelo secondo Lc 24,44-53

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro:
«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo; essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con graande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Parola del Signore!

Enzo: Questo brano ci riporta le utime parole, consegne di Gesù ai suoi discepoli. Gesù appare in mezzo a loro mentre i suoi discepoli ascoltavano due di loro , quelli di Emmaus,“narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!”.(Lc 24,35).
Per entrare in merito a quanto la liturgia ci propone e capirne meglio il signficato riflettiamo su quanto avvenne in quella occasione. “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”. (Lc 24, 37-43)

Stava per succedere qualcosa di molto importante se Gesù cerca di rassicurare i suoi, turbati e sconvolti e non bastando le parole, mostra le sue piaghe, chiede da mangiare e mangia quel pesce arrostito che gli viene offerto. Gesù risorto non è cambiato, rimane il compagno e il Maestro di sempre, allontana la paura, dà sicurezza, gioia, pace, previene e cura le incomprensioni, rispetta i tempi di maturità dei discepoli, provoca e dona la fede.

Così dopo essere stato riconosciuto dai discepoli, dà delle istruzioni, le ultime, per abilitarli all'arduo compito della evangelizzazione delle genti: “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”. 
 
Gesù dapprima aprì le menti all'intelligenza delle Scritture alla cui luce loro avrebbero fatto riferimento e approfondito il mistero di Cristo morto e risorto.
L'assistenza dello Spirito, effuso sui discepoli il giorno di Pentecoste, li avrebbe sostenuti e guidati nella loro missione universale. Attenderanno in città “l'investitura di potenza dall'alto”.

Da Gerusalemme, dove si trovavano Gesù li guida verso Betania, negli atti degli apostoli Luca parla del monte degli ulivi. Qui avviene il congedo definitivo di Gesù dalla storia, il grande evento del suo ritorno al Padre: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”.

L'Ascensione conclude la storia evangelica, ma contemporaneamente apre la storia della Chiesa. Il primo atto della chiesa nascente fu quell di adorare il mistero che si presentava loro, “essi si prostrarono davanti a lui” e “poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”in attesa della promessa dello Spirito Santo.

Per Luca l'Ascensione ha un duplice significato:
  • è un salire al Padre (“veniva portato su, in cielo”, precisando in tal modo che la risurrezione di Gesù non è un ritorno alla vita di prima, ma l'entrata in una condizione nuova, un passo in avanti, nella gloria di Dio.
  • L’Ascensione è però descritta come un distacco, una partenza (“si staccò da loro”). Gesù ritira la sua presenza visibile, sostituendola con una presenza nuova, invisibile e tuttavia più profonda: una presenza che si coglie nella fede, nell’intelligenza delle Scritture, nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane e nella fraternità e nella gioia della speranza che è salito al Padre per prepararci un posto come aveva promesso.
Mariella: Stiamo quasi per concludere il tempo pasquale e la liturgia ci fa meditare la Festa dell'Ascensione che nel Vangelo di Luca corrisponde anche al suo ultimo capitolo.

E' un momento molto particolare quello vissuto dagli Apostoli che dopo aver ritrovato Gesù, lo vedono nuovamente staccarsi da essi per salire al Padre.



L'Ascensione segna la fine della presenza fisica di Gesù in terra e l'inizio del cammino della Chiesa, Egli lascia i suoi Apostoli soli per permetter loro di crescere e diventare testimoni credibili del Vangelo, sale al cielo, ma resta presente nel cuore di ciascuno di essi per infondere coraggio, sapienza, forza e speranza.


In verità gli Apostoli erano turbati, non comprendevano gli avvenimenti, le loro attese erano fallite, quello che per loro era stato un Maestro appariva umanamente sconfitto, condannato come un malfattore, appeso ad una croce, aveva subito una morte infamante ed ora saliva al cielo, accolto nella gloria di Dio.



Essi non riuscivano a capire questa contraddizione, per questo Gesù indica loro le Scritture, solo nelle Scritture con l'aiuto dello Spirito Santo, essi potranno comprendere il disegno di Dio, ossia che per giungere alla Gloria bisogna passare attraverso il calvario della vita, patire come un agnello in mezzo ai lupi.



Per comprendere questo disegno è però necessario convertirsi, cioè capovolgere completamente la prospettiva della vita.



Infatti secondo Dio non è colui che domina, che sfrutta, che comanda, che usa la forza, ad entrar nel suo Regno, ma è colui il quale si fa piccolo, umile, servo di tutti. Solo una vita donata per amore ha come termine la Gloria di Dio. Si realizza in cielo colui che umanamente risulta perdente.



Il Vangelo si conclude con l'immagine di Gesù che conduce i suoi Apostoli verso Betania e li benedice, è l'ultima immagine che ci lascia di sé. Gesù che resta con noi sempre, che dona fecondità alla nostra vita, che c'invita alla missione, testimoniarlo con amore.
È dunque l'ora di alzare gli occhi al Cielo e vedere Gesù benedicente che va a prepararci un posto accanto al Padre, ma senza malinconia o tristezza, perché noi, come gli apostoli, abbiamo ricevuto la missione di testimoniare la speranza della fede. 


Facciamo nostri i sentimenti espressi dalle parole di Madre Teresa di Calcutta:



"Gesù mio, aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque io vada.


Infondi il tuo Spirito nella mia anima e riempila del tuo amore,e ogni anima con cui vengo in contatto possa sentire la Tua Presenza nella mia anima

e poi guardare in su e non vedere più me, ma TE.

 

Resta con me e io comincerò a brillare della Tua Luce.

 

La Luce, Signore, sarà la Tua, non verrà da me.
 
Sarà la Tua Luce che brilla attraverso me.
 

Lasciami predicare senza predicare, non con le parole ma con l'esempio".