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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


venerdì 29 gennaio 2016

In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.


«Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»

Quarta domenica del tempo ordinario – Anno C


Dal vangelo secondo Lc 4,21-30

Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: «Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore!


Enzo: Il brano che abbiamo letto è la continuazione di quello di domenica scorsa: li unisce il primo versetto: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». L'evangelista Luca citando Isaia aveva trascurato, omesso, il verso minaccioso : (a proclamare) “un giorno di vendetta da parte del nostro Dio”. Non a caso Luca omette quel verso, vuole manifestare il vero compito di Gesù: il compito dell'inviato è quello di annunciare con vigore la scomparsa di quello che fa poveri e oppressi, di proclamare l'inizio di un'epoca in cui l'uomo sarà accolto da Dio. Nessuna vendetta dunque.

Mentre nella prima parte si riferiva l'accoglienza positiva di Gesù da parte dei suoi compaesani (elogi, stupore), oggi ci troviamo invece di fronte all'aspetto negativo di tale accoglienza: rifiuto e ostilità.
I presenti approvano con meraviglia le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. Ma subito dopo si ricordano del Figlio di Giuseppe: ”Non è costui il figlio di Giuseppe?”
Interviene subito Gesù, conoscendo i loro pensieri. Vogliono dei segni onnipotenti.

Gesù non dà spiegazione esegetica del testo di Isaia, né, in nessun modo fa delle applicazioni morali (come facevano alcuni predicatori nelle riunioni della sinagoga), ma attira l'attenzione sull'evento che il brano mostra, annuncia e significa. ( Lezione per tanti predicatori del nostro tempo!!).

Il consacrato, l'inviato dello Spirito è Lui, non l'uomo che i suoi compaesani conoscono come il figlio di Giuseppe. Gesù anticipa quella che poteva essere una richiesta (volevano dei segni, atti di potenza per confermare le sue parole, atti come quelli compiuti a Cafarnao. Ma la risposta di Gesù non si fa attendere: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria”.

Abbiamo ascoltato un'altra rivelazione di Gesù: Anche questa volta, Gesù non dichiara apertamente che lui è il profeta, anche se in questi versetti tutto lo lascia capire. La patria che rifiuta di accogliere colui che annuncia un "anno di grazia" non è soltanto Nazaret, ma anche Israele. Gesù non sarà accettato nemmeno da tutto il popolo  che Dio pazientemente si era formato.

I segni miracolosi che Gesù compie fuori della sua patria sono il segno che Gesù offre ai suoi concittadini: costoro respingendo questo operare di Gesù respingono anche l'universalità della sua opera.

Ma Gesù va oltre: con alcuni esempi della Scrittura annuncia che il privilegio di Israele, popolo eletto è giunto al termine per il fatto che Dio accoglie anche le nazioni pagane, come spesso aveva fatto nei secoli prima della venuta del Messia promesso.
In verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

La conclusione dell'incontro di Gesù con i suoi compaesani? Sdegno e rabbia e come per tutti i profeti fu proclamata la fine di Gesù.Il titolo di profeta per Gesù significa da questo momento il rifiuto e la passione. 

"All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù".

Per questa volta “egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino” verso Cafarnao. Respinto e rifiutato dalla sua patria, Gesù a sua volta se ne va, le volta le spalle, la ripudia, per portare altrove l'annuncio di salvezza.


Il modo con cui Gesù scandalizzò i suoi concittadini di allora è identico a quello con cui scandalizza noi oggi perché abbiamo occhi e non vediamo, orecchie per non ascoltare, piedi per non seguirlo, cuore che non sa amare. Forse vediamo anche noi soltanto il “falegname" o...”?



Mariella: Il Vangelo della IV domenica del tempo ordinario è la continuazione di quello della scorsa settimana, riguarda l'episodio di Gesù nella sinagoga di Nazareth e riparte dall'ultima frase pronunciata da Gesù, già commentata nel Vangelo della domenica precedente:
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”
Gesù si presenta dunque come Colui che porta a compimento l'antica profezia di Isaia, grazie a Lui la liberazione degli oppressi, la guarigione dei ciechi, il perdono dei peccati sono finalmente una realtà.

La reazione dei suoi concittadini è duplice, se da un lato raccoglie consensi ed ammirazione, dall'altro lato ottiene risentimenti e rimproveri. 

 Nazareth era un paese piccolissimo, molto chiuso e provinciale. Le notizie relative ai successi ottenuti da Gesù, grazie alla predicazione e ai miracoli, suscitano entusiasmo ma anche turbamento, essi si domandavano come mai il Maestro avesse privilegiato ad esempio gli abitanti di Cafarnao , anziché privilegiare i propri concittadini. 

In più si domandano come un carpentiere di umili origini, figlio di Giuseppe, possa pretendere di interpretare la Scrittura. Essi avrebbero voluto un segno inequivocabile, un miracolo inspiegabile ed inaspettato per poter credere in Gesù, ma Egli spiega che un profeta non è mandato da Dio per far miracoli per i suoi parenti o concittadini, ma per una missione ben più grande e porta l'esempio di due profeti fra i più grandi in Israele:
Elia ed Eliseo. Dio non ha mandato Elia ad una vedova israelitica, ma ad una pagana della Fenicia,.
così come Eliseo non ha guarito un lebbroso d'Israele, ma Naaman il siro.

Con questi due esempi vuol far capire ai suoi concittadini che l'amore di Dio è universale, non ha preferenze se non per i più poveri, gli ultimi ed i lontani. Occorre dunque rinunciare ad un atteggiamento possessivo e privilegiato ed aprire il cuore ad una dimensione universale più vicina a quella che vuole Dio.

I nazaretani ovviamente s'indignano per le parole udite dal Messia e arrivano perfino a volersi disfare di Gesù gettandolo dal precipizio del monte su cui era costruita la città, ma l'ora di Gesù non era ancora giunta, perciò: “Egli passando in mezzo a loro si mise in cammino”.

Gesù non fugge ma si allontana con libertà. Possiamo già scorgere un anticipo della sua cattura, morte e resurrezione, l'opposizione dei suoi concittadini non riesce ad arrestare il cammino di Gesù, come non riusciranno i suoi crocifissori, Egli risorgerà.

La Liturgia, ripetendo in questa domenica la stessa frase: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” vuole farci sperimentare la presenza continua dell'oggi di Gesù: la fede è l'esperienza della grazia che il Signore dona a noi che oggi ascoltiamo la sua Parola e crediamo che Lui è vivo in mezzo a noi. Gesù è parola e vita, anche noi dobbiamo sintonizzare la nostra vita sulla sua parola. 

La nostra tentazione però è quella di ridurre il Vangelo a nostro uso e consumo, ci fidiamo della nostra esperienza e crediamo di sapere già quello che è necessario, , mentre invece Gesù c'invita ad una conversione continua, ad una trasformazione radicale e non solo approssimativa.



Nazareth oggi (in vista la basilica dell'annunciazione)






venerdì 22 gennaio 2016

Cristo ieri, oggi, sempre!


Gli abitanti di Nazareth non hanno visto che un aspetto di Gesù, il figlio di Giuseppe il carpentiere,e non il profeta ultimo che indicava Isaia.

Terza domenica del tempo ordinario, Anno C



Dal Vangelo secondo Lc 1,14 ; 4,14-21

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l'anno di grazia del Signore
.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Parola del Signore!


Enzo:L'evangelista Luca fu discepolo e collaboratore dell'apostolo Paolo e nel suo vangelo vuole offrire un contributo originale alla comprensione del mistero di Gesù : lo approfondisce attraverso una ricerca dei documenti storici e riferendo nuovi episodi della sua infanzia. 
 
Luca è il solo evangelista che premette al suo scritto un prologo nel quale dichiara, nei primi due versetti, le fonti a cui attinge: “Coloro che furono testimoni e divennero ministri della parola” (gli apostoli) e nei due versetti successivi, lo scopo e le caratteristiche del lavoro che intraprende: “Ho deciso di fare ricerche accurate e di scriverne un resoconto ordinato … perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti”.

IL suo libro è un'opera di attualità dunque, destinata ai suoi contemporanei basata sulla tradizione orale di chi ha conosciuto di persona Gesù e da una ricerca storica degli avvenimenti. Destinatario è Teofilo, un convertito di origine pagana: in lui è invitato a riconoscersi ogni discepolo di Gesù, in modo che si 'possa rendere conto della solidità degli insegnamenti”, avere la certezza degli avvenimenti narrati.

Ancora due annotazioni per capire il progetto di Luca: 
- la trasmissione degli avvenimenti di Gesù avvenne in una comunità di credenti che si erano assoggettati alla trasmissione orale dei ministri, servi della Parola , e ai successivi testimoni, che si sono lasciati coinvolgere dalla Parola che trasmettono: sono discepoli del Signore, non persone neutrali, forse ritenuti di parte. L'evangelista vuol fare chiarezza per dare certezza.

- La seconda annotazione è che non basta affermare che gli avvenimenti di Gesù esigono di essere trasmessi in una comunità credente. Occorre andare oltre e precisare che la vita della comunità fa intimamente parte degli avvenimenti stessi: infatti occorre annunciare un Cristo vivo, che opera attualmente, non un semplice ricordo del passato. Cristo vivo nella comunità è la Chiesa che continua la storia di Gesù.
 
Nella seconda parte del brano vediamo Gesù inaugurare il suo ministero pubblico in Galilea nella sinagoga di Nazaret. Ritorna in Galilea con la potenza dello Spirito insegnando nelle sinagoghe, applaudito dagli ascoltatori. Da notare che Gesù viaggia con la potenza dello Spirito: cosi lo vedeva la gente, così i suoi discepoli, meravigliosamente attratti dalle sue parole. Anche Luca ci crede e lo scrive per le future generazioni e la Chiesa tutta.

Gesù nella sinagoga di Nazareth si alza ed è invitato a leggere dal rotolo di Isaia. Abbiamo noi stessi letto le stesse righe e le parole di spiegazione di quella Scrittura: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti ricordiamo come finisce quell'incontro: Gesù fu costretto ad andare via non accettato dai suoi paesani.
Vogliamo smettere anche noi qui e dedicarci ad altro? Spero di no. E allora ancora un piccolo commento per capire l'avverarsi in Gesù di quella profezia.

Gesù, abbiamo visto, non dà spiegazione esegetica del testo, ma attira l'attenzione sull'evento che lo compie: la sua venuta, il Messia, il consacrato del Signore è Lui, l'inviato a portare il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, agli oppressi la libertà e infine a proclamare l'anno di grazia del Signore.

Non ci sfugga quel ”oggi”, è la novità di Gesù e non solo: si prolunga nel tempo della Chiesa, riguarda noi oggi che abbiamo udito quelle parole, ascoltato e ci abbiamo creduto. Gesù continua a parlarci, le sue parole hanno segno e seme di eternità.
 
Gli abitanti di Nazareth non hanno visto che un aspetto di Gesù, il figlio di Giuseppe il carpentiere,e non il profeta ultimo che indicava Isaia, il Messia atteso da secoli.
Da parte nostra ogni volta che ascoltiamo la parola evangelica possiamo entrare in relazione con il Signore Gesù, perché veniamo a conoscenza del destino e della speranza che Gesù ha inaugurato: la Rivelazione si è completata con Gesù, e quanto ci è stato rivelato e pervenuto soddisfa la nostra ansia di conoscenza di Dio.


Mariellla: Inizia con questa domenica la lettura del Vangelo di Luca che ci accompagnerà lungo tutto l'anno liturgico.
Cristo si presenta con una missione ed una identità chiare: Egli è Pienezza per quanti sono vuoti di valori e di significato, Egli è Liberatore per quanti sono oppressi dalla schiavitù del peccato, Egli è Speranza per quanti hanno perso fiducia e gioia nella vita.
 
Da subito Gesù sgombra ogni dubbio su ciò che è venuto a fare: è qui per allontanare dall'uomo tutto ciò che ne impedisce la piena realizzazione, è venuto per portare Dio ai lontani, a uomini e donne persi a causa del peccato e aprirli a tutte le potenzialità di vita, di relazione, d'intelligenza e d'amore. Il suo scopo è liberare quanti sono oppressi, rendendoli liberi e gioiosi!

Dopo aver riavvolto il rotolo disse: “oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”

Oggi: è una frase che vale per allora, ma vale anche per il tempo presente. Oggi si è compiuta questa Scrittura,...Oggi queste parole si fanno realtà per tutti noi, il tempo non scorre più senza un orientamento, la speranza non è più un sogno lontano.

E' l'oggi di Dio che non finisce mai... che cambia il cuore di ogni uomo...l'oggi della liberazione, l'oggi della festa, l'oggi del Vangelo!

Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Dunque questa Parola esige da parte nostra l'ascolto, l'accoglienza incondizionata, la trasformazione del nostro cuore.
Se l'accogliamo, se ci apriamo all'Amore vero che trasforma ogni esistenza, saremo orientati, come dice san Paolo nella seconda lettura, a discernere, per mezzo dello Spirito, il nostro compito all'interno dell'unico corpo ecclesiale..

Non tutti infatti siamo chiamati a servire allo stesso modo, ad ognuno è dato un carisma diverso, siamo però invitati ad acconsentire ad un'unica Verità quella che viene dalla Parola portata da Cristo.

Questo Vangelo c'invita a riflettere a prendere sul serio la fede che è stata seminata nel nostro cuore e che va alimentata e coltivata giorno per giorno. Non bastano quattro nozioni apprese al catechismo, ogni giorno dobbiamo accogliere la Parola e lasciarci guidare verso la Luce vera.



Cristo ieri, oggi, sempre!

sabato 16 gennaio 2016

"Non hanno più vino!...Donna, che vuoi da me?"

E' difficile capire il dialogo tra Maria e Gesù: la risposta che Gesù dà alla madre ci appare oscura e forse offensiva

Domenica seconda del tempo ordinario – ANNO C



La chiesa della moltiplicazione del Vino a Cana, Palestina


Dal vangelo secondo Giovanni 2,1-11

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
1Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.


Parola del Signore!

Enzo: L'evangelista Giovanni in tutto il suo vangelo non parla di miracoli, pur riportandoli, ma di segni. All'apostolo Giovanni interessa non tanto il miracolo in se stesso ma ciò che il miracolo significa, cosa abbia voluto insegnare Gesù. Giovanni vuole comunicare ai suoi e a noi che è preferibile dedicarsi alla teologia anziché alla sola conoscenza storica dei fatti, conoscere il divino per amarlo.

Entriamo nella stanza dove si festeggia il matrimonio, Giovanni appunta : “il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli”. Naturalmente c'erano gli sposi anche se la sposa non viene mai nominata, assieme ai parenti e gli amici degli sposi. Ma nel brano si mette a fuoco soltanto la madre di Gesù, Gesù e i suoi discepoli.
Questo fa parte del racconto ma ci chiederemo perché Giovanni nomina solo loro?

Si parla anche di “il terzo giorno”, cioè tre giorni dopo: se i vangeli riportassero gli avvenimenti seguendo una loro cronologia, ma non è così, il terzo giorno sarebbe dopo la chiamata di Fìlippo e Natanaele. “Il terzo giorno” per Giovanni nel suo vangelo è la memoria della risurrezione di Gesù, come la frase “non è giunta la mia ora” che troveremo più avanti, è quella della sua crocifissione e morte a cui seguirà la risurrezione. 

Il terzo giorno e l'ora di Gesù richiameranno sempre alla mente di Maria, dei discepoli e a noi il momento storico della crocifissione, morte e risurrezione di Gesù. Ogni qualvolta leggeremo nei vangeli o sentiremo pronunciare queste parole, drizzando le orecchie, faremo un atto di fede nel nostro Redentore: è morto e risorto per me!

Leggiamo nei versetti 3-4: venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora».
Nelle nozze ebraiche, che duravano una settimana, bisognava prevedere una quantità sufficiente di bevande. Diremo che colui che organizzò quel matrimonio sbagliò i conti, essendo venunto meno il vino. Giovanni nulla dice della mancanza del vino. Il dialogo che sorge tra Maria e Gesù potrebbe dirci che fu la madre di Gesù ad accorgersi di quella mancanza che avrebbe fatto fare brutta figura agli sposi. Prima ancora che Gesù la consegnasse a Giovanni, come madre dell'umanità, Maria anticipa con questo gesto il suo amore e interesse per gli uomini, per noi.

E' difficile capire il dialogo tra Maria e Gesù: la risposta che Gesù dà alla madre ci appare oscura e forse offensiva «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora» .
San Giovanni Crisostomo vede nella risposta di Gesù un voler mettere le distanze: sua madre è invitata a superare la sua maternità carnale per nascere come discepola. Vedremo Maria ai piedi della croce, nell'ora di Gesù, in cui associerà sua madre e il discepolo che egli amava. Maria che da tempo conservava e meditava ogni cosa di Gesù, a Cana diventa la prima dei discepoli.

Dopo l'incotro tra Gesù e i servi  l'acqua diventa vino e vino anche molto buono al sentire i commensali.
Gesù ha operato il primo miracolo, il primo segno assecondando le parole che Maria rivolge ai servi: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” . Con questo atto Maria manifesta l'adesione incondizionata al Figlio, prudentemente si stacca da Gesù, capisce la sua volontà, la rispetta. Gesù vedendo l'umiltà della madre, lancia il primo segno ai suoi discepoli che incominciano a credere veramente in Lui.egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. 
 
La fine del racconto indica il valore simbolico del segno: “Gesù rivelò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. I miracoli sono “segni” che Gesù dà per mostrare la sua divinità, affinché si creda in Lui. I “segni” sono dunque preziosi flash che orientano verso la comprensione di Gesù, uomo-Dio.

Alla fine del suo vangelo Giovanni così scrive: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv20, 30-31).
Riporto qui le parole di San Giovanni Crisostomo, citato sopra

Dunque per tale motivo in questa circostanza la rimproverò, dicendo: "Che ho a che fare con te, o donna?". Voleva infatti insegnarle a non fare piú per il futuro una simile cosa. Indubbiamente gli stava molto a cuore l'onore della madre, ma molto di piú la salvezza della sua anima e del bene dei molti, per i quali si era rivestito della carne. Pertanto queste non erano parole di un figlio che rispondeva con arroganza alla madre, ma manifestazione di una sapiente distribuzione del bene mediante la quale indirizzare adeguatamente la madre stessa, nonché per far sí che i suoi miracoli avessero una conveniente apparenza di dignità”. San Giovanni Crisostomo.

Mariella:Durante il periodo natalizio tutta la liturgia ci ha fatto prendere coscienza dell'incredibile grandezza del cuore di Dio che viene incontro ai bisogni dell'umanità mandandoci suo Figlio Gesù nato da Maria a Betlemme. Dell'infanzia di Gesù i Vangeli ci hanno detto ben poco, semplici tratti, nei quali però Dio manifesta sempre il suo Amore verso l'uomo.
 
Ora Gesù, ormai adulto, comincia a fare la volontà del Padre, ossia andare incontro agli uomini per salvarli, per prenderli in braccio, come pecore ferite e rincondurle all'ovile. Una ricerca che è un capitolo d'amore quotidiano, silenzioso, che nessuna parola riuscirà mai ad esprimere compiutamente.

In questo brano evangelico in cui viene descritto il miracolo di Cana, si tratta del primo “segno” come lo definisce Giovanni stesso, compiuto nel suo ministero pubblico nel quale Gesù manifesta la sua Gloria. La Gloria è la manifestazione di Dio, che si accosta all'uomo per fargli dono di sé stesso e per mostrargli che tutto è dono del suo Amore.
I miracoli sono segni straordinari che accompagnano la predicazione di Gesù e sono finalizzati a suscitare la fede in coloro che ne beneficiano. “E i suoi discepoli credettero in Lui”
A Cana ha inizio una umanità nuova fatta da coloro che, credendo in Gesù, son diventati suoi discepoli.

Queste nozze sono singolari, ci sono tanti personaggi, ma quelli che dovrebbero essere protagonisti, lo sposo e la sposa sono in realtà assenti o per meglio dire anonimi. A Giovanni non interessava tanto il matrimonio quanto tramandare il primo “segno” con cui Gesù mostra la sua potenza divina, avendo contemporaneamente compassione per gli sposi.

In verità tutta l'umanità si rispecchia in queste nozze:  tutti noi siamo chiamati a gustare la bellezza dell'amore quando ci apriamo all'esperienza dell'incontro con il Signore, connubio d'amore, è Lui chi ci viene incontro.

Proprio a Cana, siamo invitati a scoprire che Gesù non si presenta a noi come un padrone che viene a chiedere conto del nostro operato né come un comandante che ci impone di seguire ciecamente gli ordini ricevuti, ma si manifesta come Sposo dell'umanità: come colui che risponde alle attese e alle promesse di gioia che abitano nel cuore di ognuno di noi.
Una gioia che non viene mai meno, perché si fonda sulla nuova alleanza che il Signore Gesù è venuto ad instaurare fra Dio e l'uomo, inizio della nuova creazione, cioè della salvezza e della liberazione dal peccato e dalla morte.

E concludo con una riflessione di don Armando Matteo, scrittore, teologo, professore presso la Pontificia università urbaniana di Roma.
Allora non possiamo non chiederci se davvero almeno noi che ci professiamo suoi discepoli conosciamo il Signore sotto questa luce, se almeno noi gli stiamo rispondendo sulla lunghezza d'onda di quell'amore sponsale che egli dichiara per ogni uomo, se insomma ci siamo accorti che da lui siamo cercati e invitati a fargli spazio nell'intimo del nostro cuore. E per nostra fortuna non siamo lasciati da soli in questo cammino.

 Abbiamo con noi il dono della Sacra Scrittura. Le giare di pietra ricolme di quell'acqua che Gesù trasforma miracolosamente in vino sono segno della antica e nuova rivelazione: l'acqua buona dell'Antico Testamento in Gesù viene compiuta, trasformata (non sostituita!), nel vino della Nuova Alleanza. C'è, dunque, da aspettarsi che solo da un costante incontro con la parola di Dio il nostro cuore possa convertirsi decisamente al riconoscimento della verità profonda del nostro essere cristiani.”

venerdì 8 gennaio 2016

“La Domenica del Battesimo del Signore segna l'inizio della Vita fra gli uomini del Figlio di Dio;


«Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Prima domenica tempo ordinario -Anno C - Battesimo del Signore




Da vangelo secondo Lc3,15-16-21-22

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore!

Mariellla:Nella domenica dopo la festa dell'Epifania celebriamo il Battesimo del Signore e la Liturgia continua a farci approfondire il tema dell'Incarnazione, presentandoci per la prima volta Gesù nella sua apparizione di uomo maturo, per gustare a pieno il significato e la grandezza di questo mistero.

Nel brano di Luca, ci troviamo sulle rive del fiume Giordano, dove Giovanni il Battista battezza con acqua quanti lo seguono ritenendolo il Messia. Ma egli con umiltà si dichiara di essere sultanto il precursore dell'Atteso.
Giovanni avrebbe potuto approfittare della stima e della popolarità che lo circondava. Se si fosse autoproclamato il Cristo molti probabilmente lo avrebbero creduto e l'avrebbero seguito, avrebbe potuto sfruttare quel momento di popolarità, invece con estrema chiarezza ed onestà proclama: “Io vi battezzo con acqua, ma viene un altro più forte di me...”

Il suo è un richiamo alla conversione, un invito a cercare Colui che deve venire e che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Il fuoco è da intendere in senso simbolico: è il fuoco che riscalda ed illumina, il fuoco che purifica, che elimina ogni impurità: solo il Cristo sarebbe stato capace di tanto.

Ed ecco che sulla scena compare Gesù che confuso fra la folla, ricevuto il battesimo da Giovanni, se ne sta assorto in preghiera. La preghiera di Gesù nel vangelo di Luca ha un significato rilevante: è l'espressione del suo vivere in dimensione filiale, è l'abbandono totale nelle braccia del Padre. La preghiera di Gesù è il momento nel quale egli lascia che ogni attimo della sua esistenza umana nella più completa fragilità si riempia dell'Amore infinito del Padre.

In questo momento di unione perfetta fra Gesù ed il Padre nella preghiera, si apre il cielo e discende lo Spirito Santo in forma corporea come di una colomba. Adesso l'uomo Gesù è manifestato dal Padre con la presenza dello Sipirio Santo: ci è rivelato ilmistero trinitario che si fonde in un infinito abbraccio d'Amore.“Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Siamo dunque passati da Gesù Bambino celebrato durante il periodo del Natale, a Gesù adulto che così inizia la sua missione.
La celebrazione di oggi c'invita a considerare il battesimo cristiano l'atto fondamentale col quale entriamo anche noi a far parte della Trinità. Capire il significato del nostro battesimo significa dare speranza nuova alla nostra esistenza di ogni giorno!

Anche a noi il Padre conferma il suo amore: “Tu sei il Figlio mio,

l'Amato, in te ho posto il mio compiacimento”.

Enzo: Brano di Vangelo molto breve ma non per questo povero per riflessioni. I personaggi sono due: Giovanni il battezzatore e Gesù di Nazaret che fa i primi passi come inizio della sua vita pubblica.
L'evangelista Luca parla della missione di Giovanni che avendo vissuto nel deserto ora diventa personaggio pubblico, si muove per tutta le regione come un profeta itinerante. La sua missione è quella di ogni profeta: riportare il popolo al suo Dio, tema abituale della predicazione profetica. Le parole di Giovanni non risuonano invano, in molti lo seguono per intraprendere una vita di penitenza sottoponedosi a un rito simbolico, chiamato battesimo in acqua.

Il dubbio dei suoi discepoli è prontamente sgomberato: non è lui il Messia atteso puntando tutto su Gesù.
Questa posizione assunta con umiltà e in conformità alla sua vocazione mi viene da dire che sarà esempio per ogni successivo discepolo di Gesù. Come Giovanni ogni discepolo deve passare dal deserto in preghiera e mortificazione, acquisire quella disponibilità all'annuncio, alla testimonianza della Parola per tutta la vita guidati dallo Spirito Santo.

Il secondo personaggio, Gesù, appare in sordina mischiato a tutti gli altri che venivano battezzati: si fa peccatore tra peccatori, esempio di umiltà. Prima di iniziare il suo cammino si ritira in preghiera a colloquio col Padre, il quale premia Gesù per il suo operato, ma premia anche Giovanni che riceve conferma dalla voce che veniva dal cielo e dallo Spirito Santo. Giovanni ha la conferma di quanto aveva detto ai discepoli: è proprio Lui colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco, che darà inizio a una nuova era, quella annunciata dai profeti.

Dio ritorna al suo popolo in modo spettacolare: i cieli si aprono, e dopo un lungo silenzio e da parte del suo Spirito ora inizia il tempo atteso: Dio di nuovo si dona agli uomini e torna a parlare, questa è la grande novità per il popolo di Dio.

«Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento». Dio Padre traccia una strada per tutti gli uomini. Il Figlio suo sarà completamente incarnato nella comunità degli uomini, è battezzato come tutti gli altri uomini, condividerà i loro ideali e le loro speranze.

A motivo della sua unione totale con ogni debolezza, Gesù, servo del Padre, deve assoggettarsi anche alla morte umana in modo da poter infondere la vita in ogni sfera dell'esistenza umana. La sua morte porterà salvezza e coloro che lo ascolteranno e seguiranno saranno chiamati figli di Dio, nella speranza di ereditare la vita eterna beata.

La Domenica del Battesimo del Signore segna l'inizio della Vita fra gli uomini del Figlio di Dio


 
"Cristo nel Battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria. Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per santificare colui dal quale viene battezzato nell'acqua, ma anche di certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo. Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per noi. E poiché era spirito e carne santifica nello Spirito e nell'acqua”.

Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo




martedì 5 gennaio 2016

"I Magi ci indicano la strada sulla quale camminare nella nostra vita"


EPIFANIA DEL SIGNORE – ANNO C






"I Magi sono entrati nel mistero. Sono passati dai calcoli umani al mistero".


Dal vangelo secondo Mt 1,1-18

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.



Parola del Signore!

Enzo: Epifania vuol dire, come tutti sappiamo, manifestazione, far conoscere. In questa festa è un Bambino che si mostra, si fa conoscere prima ai pastori, gente povera, inviati a Betlemme dagli angeli che annunciavano un lieto evento: “ oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Non sappiamo se quei pastori avevano capito il significato delle parole degli angeli, ma sicuramente hanno creduto alle parole del segno annunciato:”troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato su una mangiatoia”, linguaggio più facile, ma indefinito: “un Salvatore”. Forse indefinito ancora oggi per molti che si affidano ad una festa pagana, consumistica, di regali e di auguri festosi: non così quegli ignoranti pastori che, trovato il bambino, si prostrarono in adorazione, e subito dopo diventano i primi missionari del Salvatore, Cristo Signore, riferendo, alle persone che incontravano, quello che avevano sentito dagli angeli e visto nella grotta, che dimenticano la gioia alla vista di un bambino appena nato. Gesù si manifesta alle persone semplici che hanno creduto e senza farsi troppe domande abbracciano il mistero.



L'arrivo dei Magi, guidati dalla stella, che li conduce a Betlemme, è la seconda manifestazione di Gesù appena nato: gente diversa, istruita, studiosi che hanno creduto alle scritture, alle stelle. La curiosità li ha portati a conoscere quel re di cui “avevano visto la stella”. “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”, consegnarono doni che si facevano a un re.



Gesù si è fatto cercare da persone umili appartenenti al popolo di Dio, il popolo ebreo, e da tre Magi venuti da molto lontano. Pastori e Magi sono i personaggi gli attori di questo evento perché hanno visto il Re che cambierà il mondo.


Che significato diamo a queste manifestazioni dopo aver letto che questo bambino è ricercato anche da Erode?

Questo racconto di Matteo illustra il tema del Cristo, l'nviato dal Padre, cercato e rifiutato. In Gesù si compiono le promesse antiche ma il loro avverarsi sarà accompagnato dal giudizio su Israele: i lontani (tutte le nazioni) accolgono il Messia e i vicini (il popolo di Dio chiamato da secoli a preparare l'avvento del Messia) nella persona dei “ capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo” conoscitori delle Scritture lo rifiutano, non lo cercano subito, lo rifiuteranno tempo dopo facendolo condannare alla morte di croce. Questo ci mostra che il regno passerà da Israele, popolo eletto, ai pagani, l'universalità della salvezza.



Sorpresa? Dio ha sconvolto le promesse antiche fatte al suo popolo?

No! tutto il Vangelo di Matteo è segnato da questa sorpresa: basti pensare alla parabola dei vignaioli omicidi (21,33ss.) o alla parabola della grande cena (22, 1-14), ambedue mostrano che il regno passa da Israele ai pagani, e che questo passaggio rientra nel disegno di Dio. Dio rispetta la libertà concessa all'uomo, affida ad un popolo una missione universale ma applica il principio dell'accoglienza della Parola con disponibilità alla conversione. Dio non appartiene ad un solo popolo ma a tutti gli uomini.


Questo episodio non ci mostra soltanto la manifestazione di Gesù ai suoi connazionali e ai gentili, ma ha un altro significato, quello della futura Chiesa missionaria. Abbiamo visto i pastori che mentre tornano alle loro greggi annunciano ad altri ciò che avevano visto, e i Magi che chiedono in giro:«Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»: missionarietà ed universalismo si incontrano in due diverse testimonianze. Sarà compito della Chiesa osservare il mandato di andare e istruire tutte le genti.


Mariella: Propongo parte dell'omelia che Papa Francesco pronunciò l'anno scorso in occasione della Festa dell'Epifania: sono parole di esortazione a camminare sulla strada della Luce.



I Magi rappresentano quanto cercano Dio
“...I Magi, secondo la tradizione, erano uomini sapienti: studiosi degli astri, scrutatori del cielo, in un contesto culturale e di credenze che attribuiva alle stelle significati e influssi sulle vicende umane. I Magi rappresentano gli uomini e le donne in ricerca di Dio nelle religioni e nelle filosofie del mondo intero: una ricerca che non ha mai fine. Uomini e donne in ricerca. I Magi ci indicano la strada sulla quale camminare nella nostra vita. Essi cercavano la vera Luce: «Lumen requirunt lumine», dice un inno liturgico dell’Epifania, riferendosi proprio all’esperienza dei Magi, «Lumen requirunt lumine»; seguendo una luce essi ricercano la luce. Andavano alla ricerca di Dio. Visto il segno della stella, lo hanno interpretato e si sono messi in cammino, hanno fatto un lungo viaggio.È lo Spirito Santo che li ha chiamati e li ha spinti a mettersi in cammino; e in questo cammino avverrà anche il loro personale incontro con il vero Dio...


...I Magi sono entrati nel mistero. Sono passati dai calcoli umani al mistero: e questa è stata la loro conversione. E la nostra? Chiediamo al Signore che ci conceda di vivere lo stesso cammino di conversione vissuto dai Magi. Che ci difenda e ci liberi dalle tentazioni che nascondono la stella. Che abbiamo sempre l’inquietudine di domandarci: dov’è la stella?, quando – in mezzo agli inganni mondani – l’abbiamo persa di vista. Che impariamo a conoscere in modo sempre nuovo il mistero di Dio, che non ci scandalizziamo del “segno”, dell’indicazione, quel segno detto dagli angeli: «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12), e che abbiamo l’umiltà di chiedere alla Madre, alla nostra Madre, che ce lo mostri. Che troviamo il coraggio di liberarci dalle nostre illusioni, dalle nostre presunzioni, dalle nostre “luci”, e che cerchiamo questo coraggio nell’umiltà della fede e possiamo incontrare la Luce, Lumen, come hanno fatto i Magi. Che possiamo entrare nel mistero. Così sia”.


sabato 2 gennaio 2016

Dio nessuno lo ha mai visto...il Figlio unigenito ce lo ha rivelato...


Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi






Seconda domenica dopo Natale – Anno C

Dal Vangelo secondo GV 1, 1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.Egli era, in principio, presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio:il suo nome era Giovanni.Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati.


E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me
è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. 
 

 Parola del Signore!

Enzo: Leggendo e rileggendo questo prologo dell'apostolo Giovanni al suo vangelo mi sembra di leggere una dolce poesia, piccola poesia ma mi azzardo a chiamarla poema di Dio. Difatti in questo poema ricorrono i principali temi teologici che Giovanni svilupperà più avanti. Alcune parole come Verbo, grazia, pienezza sono presenti solo in questa introduzione. Leggiamo anche una “genealogia” non umana ma divina: canta la preesistenza del Verbo, poi la sua presenza luminosa tra gli uomini, la sua venuta in mezzo al popolo d’Israele, e infine la sua incarnazione nella persona di Gesù.


Di Giovanni Battista non si dice nulla della sua predicazione, ma ciò che il Battista realizza: precursore del Messia, testimonia la sua presenza in mezzo agli uomini. In Gv 10,41 leggiamo ancora che “Tutto ciò che egli disse di Gesù era vero”.


Questo inno-poema racconta Gesù, Parola del Padre, la sua dimora eterna in Dio, la sua venuta in mezzo agli uomini, la sua scelta d'Israele, la sua incarnazione: Gesù di cui abbiamo festeggiato da poco il Natale è vero uomo iviato per parlare direttamente all'uomo. Sicuramente Dio Padre si era stancato di parlare al suo popolo per mezzo dei profeti: allora decise al momento giusto di inviare il suo Unigenito, come ultima della Rivelazione di se stesso all'uomo.


Proviamo a vedere da vicino questo prologo, per capire meglio il suo significato teologico e storico, storico perché Dio viene a far parte della storia umana, nel tempo per parlare di eternità.


In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.Qui si parla dell'origine misteriosa di Gesù: esisteva prima della creazione (in principio), esisteva presso Dio,era Dio egli stesso. Egli era il Verbo, la Parola che esisteva assieme a Dio, preesistente alla creazione, all'origine della realtà e della vita.



tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”: precedendo la creazione il Verbo ne è il capo costruttore. Il Verbo è qui presentato come il mediatore grazie al quale la creazione e gli esseri creati vengono all’esistenza, la Parola dunque è la causa di quanto è stato creato: senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.


In lui era la vita”: ogni esistenza creata (animata o inanimata) ha sempre avuto la sua origine nella vita della Parola, e la vita che gli uomini ricevono dalla Parola è un dono di Dio per mezzo di Cristo, una specie di partecipazione all’essere di Dio.
La vita era la luce degli uomini”: vicino a Dio, Dio egli stesso, il Verbo vive fin dalle origini una relazione unica con gli uomini: tutto ciò che vive, riceve l’essere da lui. Egli è la luce che illumina ogni uomo, vale a dire il principio che permette a ogni uomo di comprendere se stesso e il suo destino.

 La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Si fa notare che esiste una resistenza, un’opposizione alla luce. Le tenebre indicano un mondo dominato dal male che si oppone alla rivelazione della luce ma la Luce non viene sconfitta dalle tenebre. La venuta della luce crea tensione e rifiuto ma anche è accettata come salvezza.
Veniva nel mondo la luce vera”: non una luce qualsiasi , Gesù è la vera luce, la luce che illuminerà la vita degli uomini, smuoverà la mente e i cuori.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto: rifiutato dal popolo che era stato eletto proprio per accoglierlo ed essere il primo tra tutti i popoli a beneficiare della salvezza promessa.


E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; ”: senza cessare di essere Verbo, parola di Dio, il Verbo entra nel tempo. Colui che esisteva da tutta l’eternità è entrato nel tempo e nella storia umana, ponendo la sua dimora in mezzo agli uomini, come un vero uomo. E' il mistero dell'incanazione in cui la Parola eterna assume la nostra identica natura, fatta eccezione per il peccato, escluso totto ciò che era incomprensibile con la divinità. Il Verbo si fa carne, nasce come ogno uomo, si fa bambino, a dodici anni lo vedremo nel tempio fra i dottori della legge, poi un lungo silenzio “sottomesso ai suoi genitori mentre cresceca in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”, il suo mestiere era il falegname.


E noi abbiamo contemplato la sua 

gloria, gloria come del Figlio 

unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”. 

 L'evangelista Giovanni esprime la sua gioia, lui il prediletto da Gesù, conserverà per tutta la sua vita la profondità di ogni parola e gesto di Gesù; lui come anche gli altri apostoli andranno per il mondo con il cuore pieno della promessa di una eternità felice.
 
Noi ci accontentiamo della loro testimonianza e della grazia di Colui che pieno di grazia e di verità facendosi uomo venne a rivelarci l'Amore di Dio, ci ha colmati di beni con la sua pienezza, donandoci grazia su grazia: la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. La missione della Parola nel mondo fu precisamente quella di porre gli uomini in grado di divenire figli di Dio, partecipi cioè della vita divina.
La storia eterna della Parola è storia di donazione: creazione e salvezza non solo per i credenti ma per tutti gli uomini poiché “tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio” (Is 52,10).


Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.


Mariella: Assieme ai nostri auguri di Buon Anno vi proproniamo anche quelli di Padre Augusto:

Miei cari fratelli e sorelle, BUON ANNO!
Il Signore ci dona ancora un tempo di grazia. E tale sia per ciascuno di voi! E certamente lo sarà se tutti saremo capaci di ridare la Signoria del tempo che scorre a Colui che del Tempo è Signore.
Scorrono gli anni, passa il tempo, ma il suo passare è una corsa verso una meta: quella della Pienezza del Regno di Dio.
Non sciupare il tuo tempo,fratello e sorella, ma vivilo bene,perché esso è epifania della Bellezza del Signore. Lui è la pienezza del nostro tempo.
Collaboriamo con Lui a renderlo ogni giorno di più vero, più autentico, carico di benedizione e di amore.
Auguri di vero cuore, vostro fratello in Cristo p. Augusto