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sabato 23 dicembre 2017

Lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo.



Quarta domenica di Avvento – Anno B – 24 dicembre 2017




Dal Vangelo secondo Lc 1,26-38

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

PAROLA DEL SIGNORE!

Abbiamo letto un avvenimento particolare, speciale, inatteso per i personaggi interessati per quanto è accaduto in una stanza di una casa privata , in una città della Galilea, allora era soltanto un villaggio, Nazaret. Un avvenimento, se ci pensiamo bene, degno di alto splendore e attenzione, magari da celebrarsi nel Tempio, nella casa di Dio.
Ma Dio agisce nel silenzio, nel rispetto di una ragazza umile e pia, povera , promessa sposa ad un falegname di nome Giuseppe, artigiano onesto, le cui origini risalgono alla stirpe del grande Davide, Giuseppe, un nobile decaduto, ma ebreo pio, religioso.

Se nelle domeniche scorse abbiamo meditato sulla personalità di Giovanni Battista che prepara i suoi paesani alla venuta del Messia e abbiamo visto il confronto umile del precursore rispetto a Gesù, già presente in Palestina, nel brano evangelico di questa quarta domenica di avvento, il confronto si fa più chiaro, più alto, più teologico, più vicino.
Il confronto non è tra Gesù e Giovanni ma tra le loro madri: Elisabetta, già avanti negli anni e la giovane cugina Maria..

Elisabetta, in tarda età per dono divino ha concepito un figlio da suo marito; Maria, promessa sposa che non ha ancora potuto condurre vita comune con Giuseppe, concepirà un figlio. Se la nascita di Giovanni è straordinaria, quella di Gesù lo è ancora di più.

Giovanni è il premio di Dio a Zaccaria ed Elisabetta per essere “giusti davanti a Dio” e osservanti di tutte le leggi del Signore; invece per Maria non c’è nessun accenno alle sue virtù né alla sua preghiera, di lei si dice soltanto che era “una vergine promessa sposa di un uomo”, una fidanzatina.. Tutto accade per volontà di Dio, per pura grazia donata. Dio rende grande, immacolata quella che da semplice creatura diventerà sua madre: “lo volle fare, era conveniente farlo, lo fece”, avrebbe detto un grande teologo.( «Potuit, decuit, ergo fecit». Giovanni Duns Scoto (+1308)).

L'angelo Gabriele compie la sua missione, va via da Nazaret per portare a Dio in un vassoio d’oro il sì di Maria, quel sì che cambierà la storia dell’umanità.

In questo brano Maria è ricordata con tre nomi:
Maria, così la chiama l’angelo Gabriele
Piena di grazia: una piccola frase che dice tutto del rapporto che si instaura tra Dio e Maria.
Serva del Signore: l'umile giovanetta si dà un nome affidandosi completamente alla volontà ddivina,

Le letture bibliche, di questa Domenica hanno lo scopo evidente di guidare i credenti ad una riflessione più approfondita sul "mistero" di Cristo, Verbo che si è fatto carne nel seno di Maria.
Un "mistero", questo, che da sempre Dio ha progettato per la nostra salvezza, anche se soltanto nell'Incarnazione viene "rivelato" agli uomini.
La profezia di Natan riportata nel secondo libro di Samuele parla della permanenza eterna della dinastia davidica sul "trono" d'Israele. E' un annuncio profetico come tanti altri nell'antico testamento dell'invio del Messia , della promessa di Dio Padre che non lascerà allo sbando il suo popolo. La casa che Dio costruirà a Davide sarà tutta la famiglia umana che per mezzo di Gesù conoscerà il Padre misericordioso e buono.

L'apostolo Paolo scriverà che Cristo è "nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti" (Rm 1,3).

Dal libro 2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16

Avvenne che, quando il re Davide si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda». Natan rispose al re: «Va', fa' quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan: «Va' e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d'Israele mio popolo; sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra.

Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò, perché abiti in casa sua e non sia più turbato e gli iniqui non lo opprimano come in passato, al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere; e renderò stabile il suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre».

Nella profezia di Natan c'è una cosa da osservare: essa è tutta strutturata sul contrasto fra l'iniziativa di Davide, che vuole costruire "una casa" per il Signore dove rendergli culto, e la controindicazione del profeta che gli preannunzia che sarà invece Dio a "fargli" una "casa", cioè a garantirgli una "discendenza" che non tramonta: "Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?... Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo di Israele mio popolo... Il Signore ti farà grande, poiché ti farà una casa" (2 Sam 7,5.8-9.11).


Dio capovolge dunque i progetti di Davide. L'iniziativa appartiene soltanto al Signore! E anche la "discendenza", che "renderà stabile per sempre" il trono di Davide, appartiene al Signore: è lui che la "costruirà", non legandola per niente alle leggi della riproduzione biologica, che potrebbe anche interrompersi o estinguersi.
La "promessa" di Dio a Davide si è realizzata in Gesù di Nazaret, ciò è dipeso da una forza che trascende la storia, pur essendosi inserita di pieno diritto nel circuito della storia. Gesù sarà la nuova casa di salvezza per il popolo eletto.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 16, 25-27

"Fratelli, a colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede,a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen"

Quanto ci dice l'apostolo Paolo nel finale della lettera ai Romani, è la riflessione teologica più ardita che mai sia stata fatta sulla libera e completamente gratuita benevolenza di Dio verso l'uomo.
Il "mistero" del Natale, per l'Apostolo, non ci deve immobilizzare, sia pure nella commozione e nel senso di sorpresa, davanti alla contemplazione di Cristo nostro fratello e nostro Salvatore: esso ci deve spingere molto più in là, alla scoperta e all'adorazione del Padre, che "per secoli eterni" ha pensato alla nostra salvezza, "concependo" nella sua mente e nel suo cuore, da sempre, il suo Figlio come "dono" da offrire agli uomini smarriti sulle vie del male e ormai "incapaci" di amore e di fraternità. 


 
Con l'arrivo di Gesù, dono del Padre, non si parlerà soltanto delle relazioni di Dio con il popolo ebreo, ma del mondo degli uomini tutti: la salvezza è universale. La festivirà del Natale è la luce di Dio che non arriva improvvisa perché l'uomo si esalterebbe troppo presto: la pedagogia di Dio vuole che l'uomo si ponga in attesa fiduciosa, amorosa, vigilante delle promesse ricevute per mezzo dei profeti. La venuta di Gesù indicherà la strada per arrivare al Padre. Per mezzo di Gesù il Padre sarà glorificato nei secoli a venire.


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