Domenica delle Palme - Anno B - 2018
Per
questa domenica in cui ricordiamo l’ingresso trionfale di Gesù in
Gerusalemme non commenteremo il brano del Vangelo di Marco, che narra
la passione e morte di Gesù. La domenica delle Palme introduce la
settimana Santa, settimana di riflessione, di preghiera , di
revisione della nostra vita per renderla conforme al volere e
all’esempio di Gesù, per esplodere poi nel giorno della sua
risurrezione nella gioia immensa di ringraziamento per la salvezza
che ci è stata donata.
Propongo
due riflessioni , la prima del Cardinal Carlo Maria Martini, la
seconda di Papa Francesco, come aiuto alla nostra riflessione e come
preparazione ad una bella confessione sperando fortemente nella
misericordia infinta di Dio Padre.
Come vivere la settimana Santa, del Card. Carlo Maria Martini
La benedizione delle palme, da cui questa domenica prende il nome, e la processione che ne è seguita vogliono evocare l'ingresso in Gerusalemme di Gesù e la folla che gli va incontro festosa e acclamante.Forse la nostra processione appare un po' povera rispetto a ciò che dovrebbe rievocare. L'importante, tuttavia, non è prendere in mano le palme e gli ulivi e compiere qualche passo, ma esprimere la volontà di iniziare un cammino. Questa scena infatti, che vorrebbe essere di entusiasmo, non ha valore in sé: assume piuttosto il suo significato nell'insieme degli eventi successivi che culmineranno nella morte e nella risurrezione di Gesù. Contiene perciò una domanda che è anche un invito: vuoi tu muovere i passi entrando con Gesù a Gerusalemme fino al calvario? Vuoi vedere dove finiscono i passi del tuo Dio, vuoi essere con lui là dove lui è? Solo così sarà tua la gioia di Pasqua.
Entriamo dunque con la domenica delle Palme nella Settimana santa, chiamata anche "autentica" o "grande". Grande perché, come dice san Giovanni Crisostomo, «in essa si sono verificati per noi beni infallibili: si è conclusa la lunga guerra, è stata estinta la morte, cancellata la maledizione, rimossa ogni barriera, soppressa la schiavitù del peccato. In essa il Dio della pace ha pacificato ogni cosa, sia in cielo che in terra».
Sarà dunque una settimana nella quale pregheremo in particolare per la pace a Gerusalemme e ci interrogheremo pure sulle condizioni profonde per attuare una reale pace a Gerusalemme e nel resto del mondo.
La liturgia odierna è quindi un preludio alla Pasqua del Signore. L'entrata in Gerusalemme dà il via all'ora storica di Cristo, l'ora verso la quale tende tutta la sua vita, l'ora che è al centro della storia del mondo. Gesù stesso lo dirà poco dopo ai greci che, avendo saputo della sua presenza in città, chiedono di vederlo: «È venuta l'ora in cui sarà glorificato il Figlio dell'uomo» (Gv 12,23). Gloria che risplenderà quando dalla croce attirerà tutti a sé.
(Carlo Maria MARTINI, Incontro al Signore risorto, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009, 159-160).
CELEBRAZIONE
DELLA DOMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Chi
sono io davanti al mio Signore?
Questa settimana
incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il
popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù.
Ma questa
settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua
risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà
bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al
mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in
Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O
prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?
Abbiamo sentito
tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti,
alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di
ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come
uno di loro?
Abbiamo sentito
anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo
sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si
addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è
addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa
fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva
risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda,
che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per
tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di
fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come
loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo
salvo il popolo?
Sono io come
Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e
non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o
condanno io – le persone?
Sono io come
quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in
un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso:
era più divertente, per umiliare Gesù.
Sono io come i
soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano,
si divertono con l’umiliazione del Signore?
Sono io come il
Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona
volontà di aiutare il Signore a portare la croce?
Sono io come
quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù:
“Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in
Lui!”. Farsi beffe di Gesù…
Sono io come
quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì,
soffrivano in silenzio?
Sono io come
Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con
amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le
due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?
Sono io come quei
capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda
che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro
inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere
la dottrina, perché la vita non venga fuori?
Dov’è il mio
cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci
accompagni durante tutta la settimana.
Per
questa domenica in cui ricordiamo l’ingresso trionfale di Gesù in
Gerusalemme non commenteremo il brano del Vangelo di Marco, che narra
la passione e morte di Gesù. La domenica delle Palme introduce la
settimana Santa, settimana di riflessione, di preghiera , di
revisione della nostra vita per renderla conforme al volere e
all’esempio di Gesù, per esplodere poi nel giorno della sua
risurrezione nella gioia immensa di ringraziamento per la salvezza
che ci è stata donata.
Proponiamo
due riflessioni , la prima del Cardinal Carlo Maria Martini, la
seconda di Papa Francesco, come aiuto alla nostra riflessione e come
preparazione ad una bella confessione sperando fortemente nella
misericordia infinta di Dio Padre.
Come vivere la settimana Santa, del Card. Carlo Maria Martini
La benedizione delle palme, da cui questa domenica prende il nome, e la processione che ne è seguita vogliono evocare l'ingresso in Gerusalemme di Gesù e la folla che gli va incontro festosa e acclamante.Forse la nostra processione appare un po' povera rispetto a ciò che dovrebbe rievocare. L'importante, tuttavia, non è prendere in mano le palme e gli ulivi e compiere qualche passo, ma esprimere la volontà di iniziare un cammino. Questa scena infatti, che vorrebbe essere di entusiasmo, non ha valore in sé: assume piuttosto il suo significato nell'insieme degli eventi successivi che culmineranno nella morte e nella risurrezione di Gesù. Contiene perciò una domanda che è anche un invito: vuoi tu muovere i passi entrando con Gesù a Gerusalemme fino al calvario? Vuoi vedere dove finiscono i passi del tuo Dio, vuoi essere con lui là dove lui è? Solo così sarà tua la gioia di Pasqua.
Entriamo dunque con la domenica delle Palme nella Settimana santa, chiamata anche "autentica" o "grande". Grande perché, come dice san Giovanni Crisostomo, «in essa si sono verificati per noi beni infallibili: si è conclusa la lunga guerra, è stata estinta la morte, cancellata la maledizione, rimossa ogni barriera, soppressa la schiavitù del peccato. In essa il Dio della pace ha pacificato ogni cosa, sia in cielo che in terra».
Sarà dunque una settimana nella quale pregheremo in particolare per la pace a Gerusalemme e ci interrogheremo pure sulle condizioni profonde per attuare una reale pace a Gerusalemme e nel resto del mondo.
La liturgia odierna è quindi un preludio alla Pasqua del Signore. L'entrata in Gerusalemme dà il via all'ora storica di Cristo, l'ora verso la quale tende tutta la sua vita, l'ora che è al centro della storia del mondo. Gesù stesso lo dirà poco dopo ai greci che, avendo saputo della sua presenza in città, chiedono di vederlo: «È venuta l'ora in cui sarà glorificato il Figlio dell'uomo» (Gv 12,23). Gloria che risplenderà quando dalla croce attirerà tutti a sé.
(Carlo Maria MARTINI, Incontro al Signore risorto, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009, 159-160).
CELEBRAZIONE
DELLA DOMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Chi
sono io davanti al mio Signore?
Questa settimana
incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il
popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù.
Ma questa
settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua
risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà
bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al
mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in
Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O
prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?
Abbiamo sentito
tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti,
alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di
ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come
uno di loro?
Abbiamo sentito
anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo
sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si
addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è
addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa
fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva
risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda,
che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per
tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di
fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come
loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo
salvo il popolo?
Sono io come
Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e
non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o
condanno io – le persone?
Sono io come
quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in
un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso:
era più divertente, per umiliare Gesù.
Sono io come i
soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano,
si divertono con l’umiliazione del Signore?
Sono io come il
Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona
volontà di aiutare il Signore a portare la croce?
Sono io come
quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù:
“Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in
Lui!”. Farsi beffe di Gesù…
Sono io come
quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì,
soffrivano in silenzio?
Sono io come
Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con
amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le
due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?
Sono io come quei
capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda
che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro
inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere
la dottrina, perché la vita non venga fuori?
Dov’è il mio
cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci
accompagni durante tutta la settimana.
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