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sabato 28 febbraio 2015

RABBI' E' BELLO PER NOI ESSERE QUI...




Pietro non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati

Seconda domenica di quaresima: 1 marzo 2010



Dal Vangelo secondo Marco 9,2-10

"Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.

E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».

Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.

Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».

E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti.

Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti".


Parola del Signore!

Enzo: Perché la liturgia ci propone questo brano della trasfigurazione di Gesù in questo periodo di quaresima?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo metterci nelle condizioni degli apostoli che seguivano Gesù, in modo particolare Pietro, Giovanni e Giacomo.
E’ chiaro che i tre discepoli non conoscevano ancora chi era veramente Gesù, erano discepoli all’ascolto e presenti a tutto quello che Gesù diceva e faceva, aspettando il giorno di gloria e di potenza in cui Gesù si sarebbe dimostrato il Messia liberatore di Israele, secondo loro.

Anche noi in questo periodo di quaresima andiamo dietro Gesù come discepoli: ascoltiamo la sua parola, osserviamo le sue opere: forse il nostro comportamento non è completamente conforme al mandato di Gesù e al volere del Padre. Non ci riconosciamo in realtà credenti a tutto campo, percepiamo la bellezza della Parola, facciamo fatica a testimoniarla. Non è forse vero che spesso costatiamo che ci è difficile abbracciare la croce e viviamo nell’incertezza  del nostro impegno, spaventati dalla fatica nella scelta totale della persona di Gesù?

Il brano che ci accingiamo a commentare diventa un dono, una speranza nel cammino di ogni discepolo. E’ una risposta alla domanda centrale del vangelo di Marco: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Su un alto monte, il Tabor, viene rivelato il volto misterioso del Messia. E’ un’epifania gloriosa del Cristo, dell’unto del Signore, del messia nascosto, che non vuole che si parli di questo evento e che presto sperimenterà l’umiliazione del servo sofferente.

Gesù fa una pausa nel suo peregrinare, divedere tanta gente, di operare prodigi. Prima di questa pausa aveva parlato ai suoi discepoli della sua prossima morte. I suoi non capivano il perché della morte, nemmeno le condizioni che poneva per seguirlo, come non capiranno dopo questo episodio cosa volesse dire Gesù con le parole “risorto dai morti”. Tra di loro si era creata una situazione di incertezza, forse di turbamento e perplessità sulla identità messianica di Gesù.

Dunque Gesù si permette una pausa, conduce con sé verso “un alto monte”,  Pietro, Giacomo e Giovanni. Sul monte avviene qualcosa di straordinario,Gesù fu trasfigurato davanti a loro in una bellezza e candore mai visti prima; E' come se Gesù venisse per un istante "spogliato" della sua umanità. Gesù appare nello splendore e nella Bellezza del suo essere Dio.

Assieme a Gesù apparvero Elia e Mosè che conversavano con Gesù: il vecchio e il nuovo, tre personaggi chiamati per una missione speciale che riguarda l’uomo e il suo destino. Sappiamo che Gesù venne a completare ciò che era stato annunciato prima di Lui. Mosè ed Elia furono personaggi importanti, cardini dell’Antico Testamento. Mosè il liberatore dalla schiavitù dell’Egitto. Elia il profeta del futuro Messia.

Era bello lassù e Pietro non sapendo cosa dire preso dallo stupore chiede  di fare tre tende e rimanere in quel luogo.
Una nube li avvolge e una voce, la voce del Padre annuncia la figliolanza divina di Gesù e invita all’ascolto delle sue parole. : «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».

“Ascoltatelo: ”: queste parole costituiscono il centro del brano di questa domenica.. L’ascolto è ciò che definisce il discepolo, colui che fa tutto quello che il Maestro insegna- “Ascoltatelo!” è una parola che è rivelazione di Dio e definisce chi siamo noi. Ascoltare vuol dire avere fede cieca in Colui che ci parla.

I tre testimoni conserveranno nel loro cuore il ricordo dell’esperienza  del Tabor, e dopo la risurrezione di Gesù ne parleranno come Gesù aveva detto: “ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti”.

Così Pietro scriverà ai cristiani dell’Asia Minore: 
«Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”. Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte» (2Pt 1,16-18).

In Pietro possiamo rispecchiarci: il suo entusiasmo forse non somiglia anche al nostro in alcune occasioni particolari della nostra vita nel rapporto di fede con Dio? Non abbiamo visto Gesù trasfigurato come Pietro con i nostri occhi ma l’abbiamo sentito vivamente dentro di noi, gustato nella serenità della nostra preghiera, nella gioia di momenti sacramentali, e anche in incontri con i fratelli sperimentando com’è bello stare insieme?

Ma come Pietro ci è capitato anche di perdere quell’entusiasmo, di non capire più , di non seguire più quella strada che ci sembrava buona, di non riconoscere Gesù o addirittura dimenticarlo…siamo stati incostanti, sfiduciati dinanzi ai problemi della sofferenza e del dolore o attratti dalla bellezza e lusinghe della vita del mondo…

Ecco il richiamo alla Trasfigurazione in questa seconda domenica di quaresima: camminare verso la Pasqua con entusiasmo, con gioia, da veri discepoli coscienti della propria fede in Gesù, sofferente, risorto.

Ancora una volta l’evangelista Marco ci mostra chi è Gesù: il figlio diletto del Padre,  in cui tutti noi dobbiamo credere, ascoltare, annunciarlo con la nostra testimonianza.


Mariella: Domenica prossima, seconda di quaresima, continuiamo il nostro cammino verso il mistero pasquale, nel mistero di un Dio che ha tanto amato l’uomo da donare perfino suo Figlio per la salvezza del mondo.  Ce lo ricorda anche  san Paolo nel piccolo brano tratto dalla lettera ai Romani che sarà letto come seconda lettura: “Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a Lui?” .

Ed in questo immenso Amore c’inoltriamo oggi leggendo il brano della Trasfigurazione, che è anticipazione della Gloria del Risorto. Questo brano è al centro del Vangelo di Marco: siamo nel cuore della rivelazione evangelica e nel punto più delicato del cammino che i discepoli di tutti i tempi sono chiamati a compiere. Un cammino che ci porta a comprendere come la vita non sia solo gioia e luce, ma passi attraverso il dolore la morte ed il buio di una tomba. 

Possiamo tranquillamente affermare che questa esperienza teofanica, ossia questa manifestazione del Signore in vesti splendenti e candide, per nulla sovrapponibili a visioni terrene, questo assaggio di Paradiso, ci aiuta a sopportare meglio la prova della crocifissione ed arrivare alla gioia della Resurrezione.

La descrizione di Marco è come sempre essenziale ed incisiva, l’immagine è suggestiva e coinvolgente, mira a farci rivivere in prima persona l’esperienza vissuta dai tre discepoli: Pietro, Giacomo, Giovanni ed è di una ricchezza indicibile. Soffermiamoci un attimo sull’espressione:
 "fu trasfigurato": Gesù è oggetto di un'azione trasformante da parte di Dio, una trasformazione di luce, di splendore sovrumano.

"E apparve loro Elia con Mosè che conversavano con Gesù": ciò che interessa non è quel che fra di loro viene detto, ma la visione di Elia e Mosè che sono già nella gloria di Dio, che conversano con Gesù. Pietro non può trattenere la gioia che gli esce dal cuore, ora finalmente mette a tacere i suoi dubbi e le sue preoccupazioni, infatti sei giorni prima si era ribellato al sapere quanto il Maestro avrebbe dovuto soffrire ed era stato severamente rimproverato dallo stesso Cristo con le parole: : "Vai dietro a me, Satana. Tu mi sei di scandalo".

"E' bello per noi stare qui: facciamo tre tende.". Pietro intende coinvolgere anche gli altri. Ha visto la Bellezza: vuole fermarla,come se potesse essere catturata, trattenuta solo per loro: non ha capito ancora che tutto è dono. Ha paura che Gesù fallisca, che venga meno. Pietro vuole fare qualcosa per Gesù, in realtà è perché lui ha paura. Non ha ancora capito che non sarebbe stata la robusta tenda costruita da mano d’uomo a trattenere la gioia degli apostoli tutta per loro, quanto piuttosto una sfumata nube che li avvolse con la sua ombra, dalla quale giunse a loro una voce sicura, quella del Padre: “ Questi è il Figlio mio, l’amato, ascoltatelo!” a liberarli definitivamente dalla paura e ricondurli alla gioia.

 Marco conclude: "Guardando attorno, non videro più nessuno, se non Gesù, solo, con loro". E Gesù, che essi sono chiamati ad ascoltare, egli ordina loro il silenzio prima che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi continuavano a chiedersi che cosa volesse dire  “risorgere dai morti”
.
Quaresima significa dunque salire “sul monte Tabor”, guardare in alto per tendere alla grandezza del nostro Dio, per ascoltare la sua Parola d’Amore, per contemplare le cose del cielo, per godere il sapore di eternità a cui non siamo abituati, assuefarci alla pace e gioia di Dio.  Ma quaresima significa anche e soprattutto salire “il Golgota, l’altro monte” quello della sofferenza e della croce, quello dell’abbandono totale a Dio, certi che non verrà mai meno il suo amore di Padre. E’ questa salita che ci permette di giungere alla pienezza della vita.


Solo chi s’incammina con Cristo 

sulla via della croce, potrà giungere 

con Lui alla gloria luminosa della 

resurrezione.





2 commenti:

  1. cari fratelli e sorelle, celebriamo in questa domenica, il secondo passaggio della Quaresima. Il tema della Parola è il monte della Trasfigurazione, dentro la quale siamo coinvolti tutti noi. Paolo infatti ci ricorda nella seconda lettera ai Corinti "noi tutti lo vedremo a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, ed in Lui saremo trasformati" (2Cor, 3,18). Gesù ci indica il nostro futuro, ce lo mostra nella sua Trasfigurazione: il biancore candido e sfolgorante della sua veste e del suo Volto, sarà anche il nostro. Ad una condizione, tuttavia: se riconosceremo Gesù come Figlio Amato ed in Lui anche noi amati, e soprattutto se saremo attenti ed abbedienti alla sua Parola! E' la Parola di Gesù che ci trasfigura, che ci proietta verso il futuro di Dio, aiutandoci a vivere con grande spessore di fede il nostro presente, l'oggi del nostro vivere, con tutti i suoi affanni, dolori, paure, ansie ed attese.
    Nel giorno del Battesimo abbiamo ricevuto l'abito bianco che ci ha trasfigurati in Cristo. Ci vogliamo fare la domanda: che fine ha fatto quell'abito, che è propriamente l'abito della Trasfigurazione?
    Fratello, sorella, la parola forte che lo Spirito scrive nei nostri cuori e che non dobbiamo mai dimenticare è quella del Padre che indica Gesù come Colui che deve essere ascoltato.
    Nell'ascolto della sua Parola ritroveremo l'abito battesimale, parteciperemo alla trasfigurazione del Signore e sapremo dare finalmente un senso al nostro cammino volgemdolo verso il futuro di Dio! Padre Augusto

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  2. Questo Vangelo è una proclamazione anticipata della glorificazione pasquale però la trasfigurazione è intesa nell'annuncio della Passione e della Morte di Gesù, perché solo attraverso la morte si giunge alla resurrezione, e solo attraverso la Croce si giunge alla fede pasquale.Esso è svelarci il mistero che solo attraverso le croci giungiamo alla resurrezione, alla gioia finale, quella promessa.Saluti Vincenza

    Cordiali saluti

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