Il regno di Dio non è un possesso e neppure un privilegio
Domenica XXVI del tempo ordinario – 5 ottobre 2014
Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva
un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una
buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e
se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i
suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo
bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono.
Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li
trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno
rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro:
“Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”.
Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo
uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà
a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente
e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a
suo tempo».
E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal
Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi. Perciò io vi dico: a voi sarà
tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.
Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul
quale essa cadrà, verrà stritolato».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei
capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della
folla, perché lo considerava un profeta.
Parola del Signore!
Enzo: In queste domeniche stiamo riflettendo su alcune parabole
della predicazione di Gesù, parabole dedotte dalla vita ordinaria dei
palestinesi di allora che rendono evidente alla fine il passaggio alla
rivelazione e comprensione del Regno dei cieli.
L’immagine della vigna è stata sovente riportata nei testi
dell’antico Testamento dai profeti Osea, Isaia, Geremia, Ezechiele e dal salmo
80: tra questi soprattutto in quelli di Isaia
che descrive la monotona storia del suo popolo. Da una parte l’amore e
le preoccupazioni di Dio e dall’altra il continuo allontanamento da Dio che si
aspettava uva pregiata ed invece ebbe uva scadente. A questo punto non resta
che il castigo: la vigna cadrà in rovina, non sarà più coltivata e vi
cresceranno pruni e rovi. Una storia che non potrà durare all’infinito e ci
sarà un giudizio.
“Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e
sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.
Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul
quale essa cadrà, verrà stritolato”.
In questa parabola gli agricoltori della vigna indicano i
capi dei giudei, i servi mandati dal padrone simboleggiano i profeti, portavoce
di Dio al suo popolo. Gesù, raccontando questa parabola manifesta la sua
consapevolezza della sorte che lo
attendeva, la stessa dei profeti. Quale Figlio del Padrone Gesù verrà gettato
fuori della vigna e poi ucciso.
Gesù, quale pietra d’angolo della nuova Chiesa sarà scartato
dai “guardiani della Legge” come pietra non adatta. Ma Dio Padre farà di Gesù
la pietra d’angolo del nuovo tempio spirituale costituito dalla comunità messianica.
In questa parabola vengono precisati due punti:
- il castigo consiste nel fatto che il popolo eletto, gli
ebrei, ha tolto di mezzo i suoi profeti
e alla fine addirittura uccide il Messia. E’ un duro giudizio su Israele ed è
un perenne avvertimento per gli stessi cristiani: non ci sarà un altro Messia,
una nuova redenzione, ma soltanto un giudizio finale
- Il secondo punto consiste nel fatto che il Regno sarà
tolto ai capi d’Israele e sarà dato ai pagani, sarà tolto ai vicini (al popolo
eletto? e passerà ai lontani ( a tutti i popoli della terra).
Anche questo è un duro giudizio su Israele e un perenne
monito ai cristiani: l’evangelista Matteo manda un monito ai cristiani della
sua comunità e a noi. Non basta un’adesione intellettuale al Vangelo ma bisogna
“fare frutti” per non essere esclusi dal regno come i capi dei giudei (i
vignaioli).
“Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei
capirono che parlava di
loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della
folla, perché lo considerava un profeta”.
Oggi Gesù parla ancora a noi. Una esortazione a dare una
risposta oggi al brano del vangelo ci giunge dall’apostolo Paolo, nella seconda
lettura della liturgia di domenica:
“In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che
è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello
che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei
vostri pensieri.
Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!”
Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!”
Mariella: Nell'antico Israele, la vigna
rappresentava il popolo eletto di Dio, reso oggetto di continue attenzioni.
Nonostante tutta la premura del suo Padrone, questo popolo si dà al peccato e
và verso la sua distruzione, così come questa vigna che, pur avendo la possibilità
di produrre tanto frutto, non dà alcun
risultato.
Ora, il fatto che questa vigna
possa non dare frutti, in determinati contesti potrebbe anche essere
comprensibile, ma ciò che risulta incomprensibile ed inaccettabile, è il fatto
che essa produce frutti selvatici e velenosi! Essa risponde in senso opposto a
quelle che sono le sollecitazioni e le cure del Padrone.
Da questo racconto evangelico,
dobbiamo sottolineare che risulta evidente un grossissimo rischio: più cresce l’amore di Dio più si rischia il
rifiuto da parte degli uomini, o viceversa: quanto più cresce la non
accoglienza degli uomini, tanto più aumenta l’amore di Dio per loro. Dio infatti non si stanca mai di recuperare
l'uomo dal suo errore. Infatti, nella sua infinita misericordia, Egli va in
cerca del peccatore e non si stanca di chiamarlo a conversione. Per questo manda continuamente operai nella
vigna, per curare e bonificare il terreno.
Ora, nonostante questi vignaioli
vengano violentemente uccisi, Egli non si arrende e vi manda suo Figlio, che
non solo si limiterà solo a coltivare il terreno e curare le viti, ma perderà
perfino la vita per questa causa.
Quale sarà dunque la posizione
di Dio Padre nei confronti di questo popolo infedele?
Egli, che non manca di
rispettare la libertà di ciascuno, consente che il popolo prediletto sperimenti
la propria autonomia e indipendenza.
Questa vigna dovrà quindi
sopportate il peso dei suoi peccati e per conseguenza, la condizione di
smarrimento che il peccato stesso comporta. Sarà preda di mercenari, ossia
delle forze del male, nella misura in cui aveva mostrato indifferenza, o per
meglio dire rifiuto nei confronti
dell'Amore,
Il regno di Dio non è un possesso e neppure un
privilegio, sarà dato ad un altro popolo che saprà farlo fruttificare. In queste parole è evidente il riferimento
che Gesù fa alla sua Chiesa
La Chiesa è dunque il nuovo popolo di Dio, chiamato a dare frutti di giustizia
di amore e di pace. . Nessuno può
considerarsi proprietario del questo regno, perché questo è un regno di amore,
dove tutti sono chiamati a farne parte già fin da oggi, a patto che sappiamo
riconoscere il privilegio di appartenervi, sappiano accogliere la Parola, vogliano custodire
il dono della fede.
Infatti una società che bandisce
Dio è una società destinata a scomparire, mentre una società che pone Dio al
centro dei valori, crea dentro nelle persone un grande anelito di vita e di
speranza.
Nel brano evangelico di questa
domenica è racchiusa una grande domanda che il Signore pone a ciascuno di noi:
a che punto sta il tuo cammino di fede? Siamo forse un po’ anche noi come quei
contadini infedeli, che oltre a non portare frutto, arrivarono perfino ad
uccidere il Figlio del Padrone, pensando così di ereditare il terreno con
all’interno la vigna? IL dono ricevuto
della fede, va custodito, coltivato e testimoniato, solo così potremo essere
certi che il Regno non ci verrà tolto!
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