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venerdì 6 marzo 2015

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere



“Lo zelo per la tua casa mi divorerà”


 Terza domenica di quaresima: 8 marzo2014



Dal vangelo secondo Gv 2,13-25

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambia monete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”.
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome.
Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo


Mariella: Dopo il silenzio e le tentazioni del deserto e la luce del monte Tabor, la Parola della terza domenica di quaresima c’invita a riflettere sul Tempio, luogo santo di Dio.
Quello dei venditori del Tempio di Gerusalemme  è un racconto che viene riportato da tutti e quattro gli evangelisti, con la differenza, rispetto ai sinottici, che Giovanni lo colloca all'inizio del ministero di Gesù, forse a voler sottolineare una rottura totale con il mondo e le tradizioni giudaiche.
Per Gesù infatti, la festa ebraica era scaduta nel suo significato, passando dal ricordo della liberazione, ad un evento legato alla vendita di animali per il sacrifico, favorito dai sacerdoti principalmente interessati al guadagno che questo commercio comportava.
Di fronte allo spettacolo poco edificante del commercio di animali nel cortile del tempio, Gesù prepara una frusta di cordicelle e caccia fuori animali e venditori, rovesciando banchi e gettando a terra le monete.

Il suo è un gesto inatteso, ricordiamo che in Lui sono presenti tenerezza e dolcezza infinita, ma anche determinazione, forza e coraggio pari a quelle di un combattente sul campo di battaglia, quando si tratta di riportare alla coerenza ciò che dall’uomo è stato travisato.

In questo testo per la prima volta Gesù chiama Dio con il termine di Padre mio e quindi indirettamente si proclama suo Figlio. Se Dio è Padre allora il culto a lui dovuto non può consistere solo in sacrifici materiali, ma dovrà essere un culto spirituale e interiore da vivere nell'amore totale come si richiede verso un Padre che tutto ha donato.

Gesù non può dunque tollerare che la casa del Padre suo sia luogo di commerci, si arrabbia con chi propone un imbruttimento del volto di Dio, il culto che si deve al Padre è altra cosa e non permette compromessi o contraccambi. Nulla ha a che fare con guadagni o privilegi

Sa bene purtroppo che là dove si accettano anche solo piccoli commerci, piano piano si arriva a vendere e a comprare anche la vita di un uomo, così come avverrà per lui stesso da lì a poco, per trenta denari.  La sua è una vita tutta volta a compiere la volontà del Padre, sino alla fine e in questo senso il testo diventa anche un annuncio della passione e morte.

I giudei e i suoi avversari, chiedono un segno prodigioso a garanzia dell'autorità di Gesù.
Ma il segno proposto da Gesù si pone su di un piano completamente diverso: il suo non vuole essere un segno di potenza, ma un gesto profetico: Giovanni gioca intenzionalmente sull'ambiguità del verbo farò risorgere.
 Indicando la sua resurrezione afferma che avrebbe trasformato il vecchio tempio (di pietre) in uno nuovo segno inequivocabile della sua divinità. Il tempio si identifica così con il suo corpo; è il segno di Giona di cui parlano anche i sinottici.

Gesù, è dunque il luogo della presenza e della manifestazione di Dio in mezzo all'umanità, è il vero tempio ed il culto a Dio dovrà d'ora in poi fare riferimento alla sua persona.
Il segno del tempio che Gesù ha appena offerto, è un gesto che ci richiama all'autenticità del nostro rapporto con Dio.  Anche il nostro cuore è tempio che Dio vuole abitare, non facciamo dunque di questo cuore un mercato.

Dio non si compra e non si vende, Egli non è un funzionario da corrompere o un venditore da tener buono con una abbondante donazione. Con Dio, insomma, non si può mercanteggiare, la fede non si baratta con nulla al mondo, la fede non scende a compromessi e non cede a ricatti, sono valori sacri ed intoccabili, incorruttibili nel tempo.


Spesso anche la vita diventa un mercato, essa viene ridotta ad una sorta di compravendita, così che nulla è fatto gratuitamente. Tutto si fa per interesse, quel che conta è il guadagno a qualunque prezzo e con questa prospettiva si coltivano erbe velenose che sono l’arroganza, l'insaziabilità, l’egoismo, l’invidia che rendono la vita più amara per tutti. Per l’avidità umana tutto si può comprare.

Gesù oggi entra nella nostra vita,  e vuole rovesciare  i falsi valori che nel tempo ci siamo coltivati, manda all'aria le bancarelle dei nostri interessi meschini e riafferma il valore primario ed assoluto di Dio: tutto questo, se lo vogliamo.
È lo zelo che il Signore ha per ognuno di noi, per il nostro cuore, per la nostra vita perché ognuno di noi possa finalmente aprirsi ad accogliere Dio! Lasciamoci cambiare il cuore dal Vangelo e troveremo la via della felicità e della resurrezione.

Enzo:Abbiamo commentato questo brano di Giovanni per la domenica del cinque novembre del 2014 in occasione della festa della dedicazione della Basilica lateranense in Roma.
Molte cose ancora potremmo aggiungere ma ci sarà ancora occasione di tornarci sopra.
In questa occasione vorrei attualizzare questo brano con parole di Papa Francesco con l’intenzione di scoprire insieme i trafficanti cristiani e non, del mondo in cui viviamo. Papa Francesco assimila il Tempio, casa di preghiera, al popolo di Dio, semplice e fedele che andava al Tempio per Dio. La profanazione è ritenuta uno scandalo: profanazione di quello che è di Dio e profanazione dell’uomo giusto.. Facendo poi mente locale cerchiamo di scoprire quali scandali esistevano ai tempi di Gesù e quali quelli dei nostri giorni a tutto campo, religioso e sociale.



  Quello di Gesù – ha spiegato il Papa - è un gesto di purificazione: “il Tempio era stato profanato” e con il Tempio, il popolo di Dio. Profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo”.
 
“La gente è buona – osserva il Papa - la gente andava al Tempio, non guardava queste cose; cercava Dio, pregava … ma doveva cambiare le monete per fare le offerte”. Il popolo di Dio andava al Tempio non per questa gente, per quelli che vendevano, ma andava al Tempio per Dioe “lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo”. 

Il Papa ricorda l’episodio biblico di Anna, donna umile, mamma di Samuele, che va al Tempio per chiedere la grazia di un figlio: “bisbigliava in silenzio le sue preghiere”, mentre il sacerdote e i suoi due figli erano corrotti, sfruttavano i pellegrini, scandalizzavano il popolo. “Io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento – sottolinea Papa Francesco - con le nostre abitudini non sacerdotali nel Tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità … Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi” per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la Messa. “E il popolo si scandalizza”.

“Una volta, appena sacerdote, io ero con un gruppo di universitari, e voleva sposarsi una coppia di fidanzati. Erano andati in una parrocchia: ma, volevano farlo con la Messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: ‘No, no: non si può’ – ‘Ma perché non si può con la Messa? Se il Concilio raccomanda di farlo sempre con la Messa …’ – ‘No, non si può, perché più di 20 minuti non si può’ – ‘Ma perché?’ – ‘Perché ci sono altri turni’ – ‘Ma, noi vogliamo la Messa!’ – ‘Ma pagate due turni!’. E per sposarsi con la Messa hanno dovuto pagare due turni. Questo è peccato di scandalo”.

Il Papa aggiunge: “Noi sappiamo quello che dice Gesù a quelli che sono causa di scandalo: ‘Meglio essere buttati nel mare’”:
"Quando quelli che sono nel Tempio – siano sacerdoti, laici, segretari, ma che hanno da gestire nel Tempio la pastorale del Tempio – divengono affaristi, il popolo si scandalizza. E noi siamo responsabili di questo. 

Anche i laici, eh? Tutti. Perché se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco. E la gente soffre quello scandalo. E’ curioso: il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti, quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato … sa perdonare. Ma ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. Non ce la fa a perdonare! E lo scandalo, quando il Tempio, la Casa di Dio, diventa una casa di affari, come quel matrimonio: si affittava la chiesa”.

Gesù “non è arrabbiato” – spiega il Papa – “è l’Ira di Dio, è lo zelo per la Casa di Dio” perché non si possono servire due padroni: “o rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro”:
“Ma perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro? 

Perché la redenzione è gratuita; la gratuità di Dio Lui viene a portarci la gratuità totale dell’amore di Dio. E quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che … eh, non è tanto gratuita, la salvezza … E’ per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel Tempio”.

“Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 


Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché 

conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno

 desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti 

conosceva quello che c’è nell’uomo”.

 Enzo: Viene da chiedersi: e di noi cosa ne pensa Gesù?
 
Ancora una citazione di Papa Francesco tratta dal suo discorso ai rappresentati della confederazione delle cooperative italiane:


Non è facile parlare di denaro. Diceva Basilio di Cesarea, Padre della Chiesa del IV secolo, ripreso poi da san Francesco d’Assisi, che “il denaro è lo sterco del diavolo”. Lo ripete ora anche il Papa: “il denaro è lo sterco del diavolo”!
Quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna, lo rende un servo. Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa: una cooperativa sarà autentica e vera se in essa  non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale.






2 commenti:

  1. Da Modulo di contatto Blogger
    23:25 (11 ore fa)

    In questo Vangelo Gesù con il gesto di cacciare venditori ed ambulanti, purifica il tempio dagli interessi economici, perché Dio non è presente in un tempio materiale, in una religione superficiale umana, non è più la tenda dell'incontro ma un centro di interessi. Dio è presente nel Figlio e quindi il nuovo tempio è Gesù assieme ai suoi discepoli che camminano versouna fede più matura .Saluti Vincenza

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  2. Pasqualina ha commentato:

    In questa terza giornata di quaresima il Signore ci ricorda di non vendere fumo perché è oggi e facile vendere parlare bene e razzolare male.

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