XIV Domenica del Tempo ordinario 6 giugno 2014
Lo Spirito Santo ci coinvolga
in questa preghiera-rivelazione di Gesù: un Dio che è Padre e che si preoccupa
degli ultimi, degli oppressi, dei poveri che non possiedono ma che hanno uno
spirito spoglio da legami terreni. Amen
Nessuno
conosce il Padre se non il Figlio e colui al
quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Dal Vangelo di Matteo 11,25-30
In quel tempo
Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché
hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli.
Sì, o Padre,
perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato
dato a me dal
Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno
conosce il
Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me,
voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il
mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore,
e troverete
ristoro per la vostra vita
Il mio giogo
infatti è dolce e il mio peso leggero
Parola del Signore!
Enzo:Abbiamo appena letto la più alta rivelazione di Gesù. Gesù
svela il mistero della sua identità e si rivolge a persone semplici e umili,
disponibili all’ascolto della Parola.
Gesù svela l’intimo rapporto di
conoscenza e d’amore che lo lega al Padre. Solo Lui può conoscere e poteva
rivelare il disegno salvifico del Padre e il Padre stesso.
La preghiera di Gesù suona come un
inno di giubilo al Padre, giubilo di comunione divina, per un disegno eterno
d’amore per l’uomo, disegno di alleanza con i più poveri.
La preghiera di Gesù, inno di
giubilo si compone di tre parti:
-
Lode di
Gesù al Padre
-
Rivelazione
del Padre e della conoscenza reciproca tra il Padre e il Figlio
-
Invito di
Gesù ad avvicinarsi a Lui che è mite ed umile di cuore e a prendere il suo
giogo soave e leggero.
Questo inno-preghiera contiene
dentro un esempio di preghiera, preghiera di lode e di azione e di comunione.
Preghiera basata sulla conoscenza intima tra persone che si amano, dialogo e ascolto,
effusione dell’amore come proposta verso gli altri, rivelazione, testimonianza,
annuncio. Da qui l’invito di Gesù a seguirlo, andare da Lui, a seguirlo.
Gesù, inviato dal Padre, ha
qualcosa da donare: ciò che era rimasto nascosto adesso è rivelato per
benevolenza del Padre dal Figlio suo.
Un esempio per la nostra preghiera:
conoscere, amare, dialogare, ascoltare, donarsi.
Questa Rivelazione è affidata al
Figlio per coloro ai quali vorrà annunciarla, e si rivolgerà a quella parte del
popolo di Dio, rimasta ultima, repressa, schiacciata dai potenti. Si rivolgerà
“agli infanti”, a coloro che sono tenuti in poco conto nella società, alle
persone umili, poveri ma liberi nello spirito, disprezzati quali ignoranti dai
farisei, gli intelligenti, cultori intransigenti della legge, non disponibili
ad accogliere il dono della salvezza, chiusi alla novità messianica di Dio.
La rivelazione non è stata negata
(nascosta) ai saggi e ai sapienti della comunità giudaica, ma da questi è stata
rifiutata, perseguita, condannata. La loro conoscenza della legge fu un
ostacolo alla comprensione del messaggio di Gesù: la superbia e l’odio hanno
avuto il sopravvento.
La sua dottrina, il suo giogo, se
accettati liberamente per amore saranno veramente soavi e leggeri, sopportabili
perché accettati, hanno come frutto la gioia come dopo una guarigione, la
libertà di manifestarla come vedenti dopo una cecità, come la gioia per un
bimbo che nasce per la pace donata ai fratelli, per la testimonianza di un dono
ricevuto, per la speranza di una vita eterna beata.
Il “giogo” e il peso di Gesù sono
la sottomissione al Regno di Dio, alla rivelazione di un Padre che non impone ma mostra dei precetti da
accogliere con amore perché libera dai gioghi e dai pesi da cui siamo circondati
e oppressi e rende più facile conformarsi alla sua volontà.
Il cristiano è tale perché ama, non
perché è ligio alle leggi.
Siamo chiamati da Gesù a prendere
il suo giogo, a svelare ad altri l’amore premuroso e sommo con cui il Padre
celeste si è presa cura di noi.
Mariella: Il brano
evangelico appena letto potremmo dividerlo in due parti, la prima parte una
preghiera di lode e ringraziamento a Dio e una seconda parte contiene un
insegnamento fondamentale per la nostra spiritualità
Per capire la preghiera che Gesù
rivolge al Padre, occorre ricordare che essa si colloca tra ripetuti episodi di
rifiuto e ostilità verso Gesù, per opera dalle ricche città del lago di
Tiberiade, dai farisei che si ritenevano perfetti nella pratica religiosa, dai
capi del popolo preoccupati del loro potere.
Essi non hanno capito quello che
oggi Gesù propone a noi, ossia che la verità non è posseduta da chi si ritiene
autosufficiente, ma da chi comprende i propri limiti umani e si affida a Dio, i
"piccoli" del Vangelo, ovvero
coloro che non si ribellano, non si sottraggono, non s'illudono, ma cercano aiuto nella grandezza divina.
Piccoli sono i semplici, gli
umili, i poveri nello spirito, quanti sono disponibili ad accogliere come un
dono le attenzioni di Dio. Sono loro a "capire" davvero le cose di
Dio, perché a Lui si affidano e di Lui si fidano.
"Venite a me voi tutti"
dice Gesù nello stesso brano evangelici, quindi la proposta cristiana è rivolta
a tutti, non ad alcuni soltanto. In realtà però questa proposta la faranno
propria solo alcuni.
Seguire Gesù e praticare i suoi
insegnamenti non è comodo, neppure facile, richiede rinunce e correzioni.
In particolare è disposto ad
accogliere i suoi messaggi e a praticarli nel giusto modo solo chi in qualche
maniera Gli assomiglia e coltiva nel suo cuore qualità essenziali quali la mitezza, l'umiltà, la purezza.
"Venite a me, voi tutti che
siete stanchi e oppressi”
Gesù non parla come un sapiente,
ma come “Figlio obbediente” Egli conosce cosa significa accogliere la volontà
del Padre; non scarica su di noi il peso dell'obbedienza, ma lo porta insieme a
noi, è per noi esempio di santità.
Ciò che Lui vuole donarci è una
strada sicura verso il bene, inteso anche come salvezza. Gesù non propone un ideale impossibile
superiore alle nostre capacità.
Lo Spirito Santo viene in
soccorso alla nostra debolezza aiutandoci a realizzare ciò che Lui ci propone
Per chi ama il Signore nulla è
impossibile, tutto è accettabile, basta affidarsi a Lui che è esigente, ma che
sa dare sostegno, ristoro e vera felicità.
Dio non è un concetto, non è una
regola o una disciplina, Egli è il cuore dolce e forte della vita che pulsa
nelle vene di ogni cristiano, è l'amore senza tramonto, è la gioia vera che non
delude!
Un'ultima cosa vorrei porre alla
nostra attenzione: dire di amare il prossimo non basta, bisogna amarlo come
Gesù lo ama, con cuore mite ed umile, senza presunzione, senza pretesa, senza
violenza, senza inganno! Solo così saremo noi stessi anche ristoro per gli
altri.
Vogliamo accogliere questo invito
ed applicarlo nella nostra quotidianità?
Anna: Riporto un commento di Benedetto XVI prima dell’Angelus: “Oggi, nel Vangelo, il Signore Gesù ci ripete
quelle parole che conosciamo così bene, ma che sempre ci commuovono:
"Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò
ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e
umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero" (Mt 11,28-30). Quando Gesù percorreva le strade della
Galilea annunciando il Regno di Dio e guarendo molti malati, sentiva
compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza
pastore" (cfr Mt 9,35-36). Quello sguardo di Gesù sembra estendersi fino
ad oggi, fino al nostro mondo. Anche oggi si posa su tanta gente oppressa da
condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per
trovare un senso e una meta all’esistenza.
. Moltitudini sfinite si
trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più
ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di
depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano
mettendo a rischio la propria vita. Lo sguardo di Cristo si posa su tutta questa
gente, anzi, su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete:
"Venite a me, voi tutti…".
Gesù promette di dare a tutti
"ristoro", ma pone una condizione: "Prendete il mio giogo sopra
di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore". Che cos’è questo
"giogo", che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare
solleva? Il "giogo" di Cristo è la legge dell’amore, è il suo
comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli (cfr Gv 13,34; 15,12). Il vero
rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le
ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è
una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente
nell’amore di Dio.
Per questo bisogna abbandonare la via
dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre
maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo. Anche verso
l’ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli
ultimi secoli e adottare una ragionevole "mitezza". Ma soprattutto
nei rapporti umani, interpersonali, sociali, la regola del rispetto e della non
violenza, cioè la forza della verità contro ogni sopruso, è quella che può
assicurare un futuro degno dell’uomo”. ([01051-01.01] [Testo originale:
Italiano]
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