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venerdì 29 agosto 2014

Gesù spiega ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire e venire ucciso…





Domenica XXII del tempo ordinario 31 agosto 2014



Dal Vangelo secondo Matteo16,21-27


Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai».
Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va dietro a m e, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Anzitutto pubblichiamo un commento di Padre Augusto Drago


Il brano di Mt 16,21-27 è in  perfetta sequenza con quello proclamato domenica scorsa. Gesù era stato riconosciuto Messia (“Figlio di Dio”) da parte degli Apostoli e di Pietro, in particolare, che ha parlato ascoltando il suggerimento del Padre. Tu sei il Cristo il Figlio del Dio Altissimo.
Gesù aveva lodato la fede di Pietro:Beato te, Simone, figlio di Giona…Questo è dunque è ciò che gli Apostoli credono di Gesù.
Ma che cosa è mai una fede non “provata”, vale a dire “non  messa alla prova?”
Il senso del brano evangelico odierno va ricercato su questa linea.
E allora Gesù cominciò a dire apertamente…E’ il primo dei tre scandalosi annunzi della passione.  Posto in sequenza con il brano precedente perché la fede degli apostoli diventi autentica. Ma il cammino verso una fede vera non è facile. Occorre prima sfatare le immagini che ci si è fatti nella mente, nel cuore, nella stessa cultura, del Messia, e perché no, di Dio stesso.
Gli apostoli e Pietro in modo particolare credevano che il Messia non poteva e non doveva soffrire: egli è colui al quale la vittoria e il potere, intesi in senso umano, appartengono per natura e per diritto: è Il Messia, il Figlio di Dio! Chi dunque potrà ostacolare il suo cammino verso la gloria?.  Questo è ciò che pensavano dunque gli apostoli quando proclamavano con sicurezza la messianicità del loro maestro. Al sentire le parole di Gesù, Pietro ha un moto di incontenibile ira: tutto gli si rivolta dentro, tanto che comincia ad imprecare contro Gesù.  Si sente tradito dallo stesso suo maestro e sembra dirgli: “Sei un folle, possibile che Tu non conosca te stesso, mentre noi abbiamo riconosciuto il tuo potere? Tu autodistruggi l’immagine che noi abbiamo di te! Come puoi dire certe cose di te stesso?”
La risposta di Gesù è quanto mai ricca di significato: Allontanati da me, Satana, tu mi sei di inciampo, perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini..
Cosa vuol dirci in questa domenica il Vangelo?. Cosa soprattutto vuole insegnarci?
In ultima analisi gli apostoli temevano di non avere più potere, se Gesù rinuncia al suo! Non possono aspirare a nessuna gloria se Gesù rinnega la sua…! Si erano fatta un’idea umana, troppo umana di Gesù. Egli chiama “satana” colui che pochi versetti prima era stato proclamato “beato”. Si rivolge dunque a Pietro chiamandolo con il nome “satana” che significa “colui che accusa e che divide”. Ecco: Pietro vuole separare Gesù dal compiere la Volontà del Padre il quale ha scelto per Gesù l’ignominia della croce!
Questo è il    punto cruciale che “provoca” la nostra fede! Accettare un Dio crocifisso. Gli apostoli faranno una grande fatica per giungere a comprendere il mistero salvifico di Dio che si rivela in Cristo Gesù. Il giungere a questa fede significa accettare che Dio sia debole: non già debole nel suo essere eterno, ma debole nel manifestarsi all’uomo: infatti la salvezza avviene attraverso un Messia, il Figlio di Dio che accetta di “essere elevato da terra” per essere innalzato sulla croce  (Paul Evdokimov). Questo scandalo per l’uomo è difficile accoglierlo e soprattutto viverlo. Paolo, l’Apostolo delle genti, ha capito questo mistero e lo proclama come vera Sapienza di Dio: Sapientia crucis, la sapienza della Croce che racchiude in sé ogni possibile vittoria di Dio in Cristo Gesù!
Allora l’insegnamento del Vangelo in questa domenica può essere racchiuso in queste parole di Romano Guardini (Il Signore):  Beati quelli che hanno compreso che Dio ha scelto, per donarsi al mondo, la via della Croce e dell’umiliazione. Beati coloro che hanno saputo gustare le parole di Paolo: Egli si è fatto ubbidiente fino alla morte e alla morte di Croce”  (Fil 2, 8 ).
Potremo vivere questa questa beatitudine in un mondo la cui cultura ci porta a  camminare proprio verso il senso opposto?
Dove troveremo la forza per non essere il “satana” che divide l’uomo da se stesso e da Dio, a causa della nostra fede astratta e che si accosta a Dio secondo una propria umana visione del Signore e che ci siamo costruiti a nostro uso e consumo?. Come potremo dirci cristiani autentici senza aver compreso la “sapientia crucis” attraverso la quale passa l’unica possibilità di conoscere il Volto di Dio in Cristo Gesù?
Domande dalle quali difficilmente possiamo sfuggire, se ci poniamo, per dirla con Von Balthassar, il grande teologo svizzero, davanti al “caso serio” dell’essere cristiani.

Enzo:  Nelle domeniche precedenti abbiamo riflettuto sull’insegnamento di Gesù riguardo alla sua via messianica e ai compiti della sua futura Chiesa. Il vangelo di questa domenica ci pone di fronte all’epilogo del compito messianico di Gesù e all’atteggiamento del discepolo di fronte al messaggio nuovo del Messia, l’inviato dal Padre, la Parola stessa del Padre.
“Da allora”, finiti gli insegnamenti precedenti, per cui i discepoli avevano avvertito un’aria di festa e di entusiasmo, Gesù è cosciente che quella fede entusiasta non bastava e che aveva bisogno di maggiore chiarezza e una nuova crescita: quella fede doveva affrontare la prova più terribile, il fallimento del Maestro: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno”

Queste parole sanno di tempesta dopo la quiete dell’entusiasmo: si fa avanti il coraggioso Pietro,  scandalizzato dalle parole di Gesù ma fermo nella convinzione che le previsioni di Gesù non potevano avverarsi: “ questo non ti accadrà mai”, ci siamo noi pronti ad evitare quanto hai detto.

Come si fa a capire che il Messia doveva morire, che era destinato a tutto questo? In quel “doveva” non c’era un destino a cui credere ma la volontà divina e amorosa del Padre, il disegno misterioso di Dio per la salvezza della sua creatura tanto amata. La nuova fede che Gesù voleva infondere era credere in Lui accettando fino in fondo la realizzazione della sua missione in mezzo agli  uomini.
 Non c’è amico più grande di colui che dà la propria vita per salvare l’amico, ma le considerazioni umane non sono di questo avviso, siamo sempre pronti a cercare delle scorciatoie: questo non deve accadere!
Questo non potrà accadere, è un nostro modo di sfuggire dalla realtà, un modo di tentare Dio, una ignoranza dei disegni di Dio, un modo per stravolgere la volontà di Dio, un modo che non ci fa capire pienamente la sua parola.
 Il messia doveva “risorgere il terzo giorno”: la notizia più bella è trascurata dai discepoli, dallo stesso Pietro.                                      Ecco la cecità umana!
 Ecco il nuovo volto del messaggio di Gesù  che spiazza la nostra debolezza, e ci chiama alla condivisione, a pensare alla maniera di Dio.
“«Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.
Parole terribili che Gesù rivolge al baldanzoso Pietro e forse anche a noi oggi, che viviamo una fede di belle parole, di magnifici riti, di formule, di tradizioni…

Mi viene in mente il giovane ricco del vangelo che volta le spalle rifiutando l’invito di Gesù. In quel evento Gesù non condanna la ricchezza  del giovane ma l’attaccamento ad essa, la ricchezza che diventa idolo, uno di quei tanti che ci allontanano dall’invito del Maestro, che ci distolgono dal suo abbraccio misericordioso.
 Gesù, però, non si limita a esigere dai discepoli che lo riconoscano come il Messia crocifisso-risorto, ma li invita ad abbracciare le sue stesse scelte e il suo stile di vita: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
 Una scelta radicale dunque, ma libera, scelta che fa dimenticare se stessi, rinnegare se stessi, abbandonare qualsiasi idolo, per seguire Lui, Via, Verità e Vita: “infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?”.
 “O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?”: è un invito ad amare senza condizioni, senza limiti, un amore  che salva col dolore,nella sofferenza, che esprime l’identità stessa di Gesù, il suo pensiero.
 Infine Gesù mette i suoi discepoli, e anche noi questa domenica, di fronte allo scopo ultimo della nostra vita: la ricompensa per averlo scelto! Lui, “Figlio dell’Uomo” tornerà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.
 Una prospettiva escatologica che prevede l’incontro dell’umanità riunita attorno al Redentore che “renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.
E’ un atto solenne, pubblico, in cui Gesù premierà ciascun uomo secondo le sue scelte , un atto di giustizia.
Contemporaneamente Gesù indica ai suoi discepoli l’altra vita, il fine ultimo di ogni singolo, una escatologia che premia  con la beatitudine nel Regno dei cieli quelle azioni che per amore abbiamo fatto in suo nome e per i fratelli.




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