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venerdì 6 maggio 2016

L'Ascensione conclude la storia evangelica, ma contemporaneamente apre la storia della Chiesa.


In verità gli Apostoli erano turbati, non comprendevano gli avvenimenti, le loro attese erano fallite

Domenica settima dopo Pasqua-Anno C : Ascensione di Gesù verso il Padre



Dal vangelo secondo Lc 24,44-53

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro:
«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo; essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con graande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Parola del Signore!

Enzo: Questo brano ci riporta le utime parole, consegne di Gesù ai suoi discepoli. Gesù appare in mezzo a loro mentre i suoi discepoli ascoltavano due di loro , quelli di Emmaus,“narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!”.(Lc 24,35).
Per entrare in merito a quanto la liturgia ci propone e capirne meglio il signficato riflettiamo su quanto avvenne in quella occasione. “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”. (Lc 24, 37-43)

Stava per succedere qualcosa di molto importante se Gesù cerca di rassicurare i suoi, turbati e sconvolti e non bastando le parole, mostra le sue piaghe, chiede da mangiare e mangia quel pesce arrostito che gli viene offerto. Gesù risorto non è cambiato, rimane il compagno e il Maestro di sempre, allontana la paura, dà sicurezza, gioia, pace, previene e cura le incomprensioni, rispetta i tempi di maturità dei discepoli, provoca e dona la fede.

Così dopo essere stato riconosciuto dai discepoli, dà delle istruzioni, le ultime, per abilitarli all'arduo compito della evangelizzazione delle genti: “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”. 
 
Gesù dapprima aprì le menti all'intelligenza delle Scritture alla cui luce loro avrebbero fatto riferimento e approfondito il mistero di Cristo morto e risorto.
L'assistenza dello Spirito, effuso sui discepoli il giorno di Pentecoste, li avrebbe sostenuti e guidati nella loro missione universale. Attenderanno in città “l'investitura di potenza dall'alto”.

Da Gerusalemme, dove si trovavano Gesù li guida verso Betania, negli atti degli apostoli Luca parla del monte degli ulivi. Qui avviene il congedo definitivo di Gesù dalla storia, il grande evento del suo ritorno al Padre: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”.

L'Ascensione conclude la storia evangelica, ma contemporaneamente apre la storia della Chiesa. Il primo atto della chiesa nascente fu quell di adorare il mistero che si presentava loro, “essi si prostrarono davanti a lui” e “poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”in attesa della promessa dello Spirito Santo.

Per Luca l'Ascensione ha un duplice significato:
  • è un salire al Padre (“veniva portato su, in cielo”, precisando in tal modo che la risurrezione di Gesù non è un ritorno alla vita di prima, ma l'entrata in una condizione nuova, un passo in avanti, nella gloria di Dio.
  • L’Ascensione è però descritta come un distacco, una partenza (“si staccò da loro”). Gesù ritira la sua presenza visibile, sostituendola con una presenza nuova, invisibile e tuttavia più profonda: una presenza che si coglie nella fede, nell’intelligenza delle Scritture, nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane e nella fraternità e nella gioia della speranza che è salito al Padre per prepararci un posto come aveva promesso.
Mariella: Stiamo quasi per concludere il tempo pasquale e la liturgia ci fa meditare la Festa dell'Ascensione che nel Vangelo di Luca corrisponde anche al suo ultimo capitolo.

E' un momento molto particolare quello vissuto dagli Apostoli che dopo aver ritrovato Gesù, lo vedono nuovamente staccarsi da essi per salire al Padre.



L'Ascensione segna la fine della presenza fisica di Gesù in terra e l'inizio del cammino della Chiesa, Egli lascia i suoi Apostoli soli per permetter loro di crescere e diventare testimoni credibili del Vangelo, sale al cielo, ma resta presente nel cuore di ciascuno di essi per infondere coraggio, sapienza, forza e speranza.


In verità gli Apostoli erano turbati, non comprendevano gli avvenimenti, le loro attese erano fallite, quello che per loro era stato un Maestro appariva umanamente sconfitto, condannato come un malfattore, appeso ad una croce, aveva subito una morte infamante ed ora saliva al cielo, accolto nella gloria di Dio.



Essi non riuscivano a capire questa contraddizione, per questo Gesù indica loro le Scritture, solo nelle Scritture con l'aiuto dello Spirito Santo, essi potranno comprendere il disegno di Dio, ossia che per giungere alla Gloria bisogna passare attraverso il calvario della vita, patire come un agnello in mezzo ai lupi.



Per comprendere questo disegno è però necessario convertirsi, cioè capovolgere completamente la prospettiva della vita.



Infatti secondo Dio non è colui che domina, che sfrutta, che comanda, che usa la forza, ad entrar nel suo Regno, ma è colui il quale si fa piccolo, umile, servo di tutti. Solo una vita donata per amore ha come termine la Gloria di Dio. Si realizza in cielo colui che umanamente risulta perdente.



Il Vangelo si conclude con l'immagine di Gesù che conduce i suoi Apostoli verso Betania e li benedice, è l'ultima immagine che ci lascia di sé. Gesù che resta con noi sempre, che dona fecondità alla nostra vita, che c'invita alla missione, testimoniarlo con amore.
È dunque l'ora di alzare gli occhi al Cielo e vedere Gesù benedicente che va a prepararci un posto accanto al Padre, ma senza malinconia o tristezza, perché noi, come gli apostoli, abbiamo ricevuto la missione di testimoniare la speranza della fede. 


Facciamo nostri i sentimenti espressi dalle parole di Madre Teresa di Calcutta:



"Gesù mio, aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque io vada.


Infondi il tuo Spirito nella mia anima e riempila del tuo amore,e ogni anima con cui vengo in contatto possa sentire la Tua Presenza nella mia anima

e poi guardare in su e non vedere più me, ma TE.

 

Resta con me e io comincerò a brillare della Tua Luce.

 

La Luce, Signore, sarà la Tua, non verrà da me.
 
Sarà la Tua Luce che brilla attraverso me.
 

Lasciami predicare senza predicare, non con le parole ma con l'esempio".



















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