In
verità gli Apostoli erano turbati, non comprendevano gli
avvenimenti, le loro attese erano fallite
Domenica
settima dopo Pasqua-Anno C : Ascensione di Gesù verso il Padre
Dal vangelo
secondo Lc 24,44-53
In
quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono queste le parole che
io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte
le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei
Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e
disse loro:
«Così sta
scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e
nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il
perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete
testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha
promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di
potenza dall'alto».
Poi li condusse fuori verso
Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si
staccò da loro e veniva portato su, in cielo; essi si prostrarono
davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con graande gioia e
stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Parola
del Signore!
Enzo:
Questo brano ci riporta le utime parole,
consegne di Gesù ai suoi discepoli. Gesù appare in mezzo a loro
mentre i suoi discepoli ascoltavano due di loro , quelli di
Emmaus,“narravano ciò che era
accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il
pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette
in mezzo a loro e disse: Pace a voi!”.(Lc
24,35).
Per
entrare in merito a quanto la liturgia ci propone e capirne meglio il
signficato riflettiamo su quanto avvenne in quella occasione.
“Sconvolti e pieni di paura,
credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete
turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie
mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un
fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo
questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non
credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui
qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce
arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”. (Lc
24, 37-43)
Stava
per succedere qualcosa di molto importante se Gesù cerca di
rassicurare i suoi, turbati e sconvolti e non bastando le parole,
mostra le sue piaghe, chiede da mangiare e mangia quel pesce
arrostito che gli viene offerto. Gesù risorto non è cambiato,
rimane il compagno e il Maestro di sempre, allontana la paura, dà
sicurezza, gioia, pace, previene e cura le incomprensioni, rispetta i
tempi di maturità dei discepoli, provoca e dona la fede.
Così
dopo essere stato riconosciuto dai discepoli, dà delle istruzioni,
le ultime, per abilitarli all'arduo compito della evangelizzazione
delle genti: “nel suo nome saranno
predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati,
cominciando da Gerusalemme”.
Gesù
dapprima aprì le menti all'intelligenza delle Scritture alla cui
luce loro avrebbero fatto riferimento e approfondito il mistero di
Cristo morto e risorto.
L'assistenza
dello Spirito, effuso sui discepoli il giorno di Pentecoste, li
avrebbe sostenuti e guidati nella loro missione universale.
Attenderanno in città “l'investitura di
potenza dall'alto”.
Da
Gerusalemme, dove si trovavano Gesù li guida verso Betania, negli
atti degli apostoli Luca parla del monte degli ulivi. Qui avviene il
congedo definitivo di Gesù dalla storia, il grande evento del suo
ritorno al Padre: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e
veniva portato su, in cielo”.
L'Ascensione
conclude la storia evangelica, ma contemporaneamente apre la storia
della Chiesa. Il primo atto della chiesa nascente fu quell di adorare
il mistero che si presentava loro, “essi si prostrarono davanti
a lui” e “poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e
stavano sempre nel tempio lodando Dio”in attesa della promessa
dello Spirito Santo.
Per
Luca l'Ascensione ha un duplice significato:
- è un salire al Padre (“veniva portato su, in cielo”, precisando in tal modo che la risurrezione di Gesù non è un ritorno alla vita di prima, ma l'entrata in una condizione nuova, un passo in avanti, nella gloria di Dio.
- L’Ascensione è però descritta come un distacco, una partenza (“si staccò da loro”). Gesù ritira la sua presenza visibile, sostituendola con una presenza nuova, invisibile e tuttavia più profonda: una presenza che si coglie nella fede, nell’intelligenza delle Scritture, nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane e nella fraternità e nella gioia della speranza che è salito al Padre per prepararci un posto come aveva promesso.
Mariella:
Stiamo quasi per concludere il tempo
pasquale e la liturgia ci fa meditare la Festa dell'Ascensione che
nel Vangelo di Luca corrisponde anche al suo ultimo capitolo.
E'
un momento molto particolare quello vissuto dagli Apostoli che dopo
aver ritrovato Gesù, lo vedono nuovamente staccarsi da essi per
salire al Padre.
L'Ascensione
segna la fine della presenza fisica di Gesù in terra e l'inizio del
cammino della Chiesa, Egli lascia i suoi Apostoli soli per permetter
loro di crescere e diventare testimoni credibili del Vangelo, sale al
cielo, ma resta presente nel cuore di ciascuno di essi per infondere
coraggio, sapienza, forza e speranza.
In
verità gli Apostoli erano turbati, non comprendevano gli
avvenimenti, le loro attese erano fallite, quello che per loro era
stato un Maestro appariva umanamente sconfitto, condannato come un
malfattore, appeso ad una croce, aveva subito una morte infamante ed
ora saliva al cielo, accolto nella gloria di Dio.
Essi
non riuscivano a capire questa contraddizione, per questo Gesù
indica loro le Scritture, solo nelle Scritture con l'aiuto dello
Spirito Santo, essi potranno comprendere il disegno di Dio, ossia che
per giungere alla Gloria bisogna passare attraverso il calvario della
vita, patire come un agnello in mezzo ai lupi.
Per
comprendere questo disegno è però necessario convertirsi, cioè
capovolgere completamente la prospettiva della vita.
Infatti
secondo Dio non è colui che domina, che sfrutta, che comanda, che
usa la forza, ad entrar nel suo Regno, ma è colui il quale si fa
piccolo, umile, servo di tutti. Solo una vita donata per amore ha
come termine la Gloria di Dio. Si realizza in cielo colui che
umanamente risulta perdente.
Il Vangelo si conclude con l'immagine di Gesù che conduce i suoi Apostoli verso Betania e li benedice, è l'ultima immagine che ci lascia di sé. Gesù che resta con noi sempre, che dona fecondità alla nostra vita, che c'invita alla missione, testimoniarlo con amore.
È
dunque l'ora di alzare gli occhi al Cielo e vedere Gesù benedicente
che va a prepararci un posto accanto al Padre, ma senza malinconia o
tristezza, perché noi, come gli apostoli, abbiamo ricevuto la
missione di testimoniare la speranza della fede.
Facciamo
nostri i sentimenti espressi dalle parole di Madre Teresa di
Calcutta:
"Gesù mio, aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque io vada.
Infondi il tuo Spirito nella mia anima e riempila del tuo amore,e ogni anima con cui vengo in contatto possa sentire la Tua Presenza nella mia anima
e poi guardare in su e non vedere più me, ma TE.
Resta con me e io comincerò a brillare della Tua Luce.
La Luce, Signore, sarà la Tua, non verrà da me.
Sarà la Tua Luce che
brilla attraverso me.
Lasciami predicare senza predicare, non con le parole ma con l'esempio".
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