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venerdì 13 novembre 2015

Oggi, qui, attraverso i successi e i fallimenti della vita, bisogna vivere la primavera di Dio.


Tutti, un giorno, abbiamo conosciuto una specie di fine del mondo”

Domenica 33ma del tempo ordinario- Anno B- 15 giugno 2015


Dal vangelo secondo Mc 13,24-32

In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cielisaranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.


Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

Parola del Signore!

Enzo: Ci stiamo avviando verso la conclusione dell'anno liturgico e come chiesa ci interroghiamo, leggendo questo brano di vangelo di Marco, sul nostro destino come discepoli di Gesù.
E' un discorso sulla fine dei tempi che preannuncia l'avvento del Regno di Dio con le realtà ultime del nostro mondo.
Questo messaggio è profondamente radicato nella Bibbia e nella persona di Gesù. La bibbia annuncia spessp l'avvento del Regno di Dio e Gesù realizza nella sua persona e nella sua vita, per volere del Padre, la promessa di salvezza. Egli, Gesù, verrà con grande potenza e gloria.

Il brano che a prima vista appare come evento apocalittico disastroso in pratica il contenuto è completamente aperto alla salvezza portata da Gesù e alla sua presenza nel mondo, da lui amato e salvato.
Due versioni dunque nella esegesi di quanto descritto in tutto il capitolo 13 del vangelo di Marco: una pessimistisca e l'altra ottimistica.

La versione pessimistica vede un quadro terribile, fosco che implica la fine dell'umanità, la fine della storia umana, annuncia disastri.

La versione ottimistica vede nelle parole di Marco, nel brano che stiamo commentando, solo l'incontro degli eletti con il Salvatore, l'avverarsi delle sue promesse. Marco vuole calmare la frenesia che vigeva tra i primi cristiani per gli avvenimenti dell'anno 70 con la distruzione di Gesrusalemme da parte dei romani, come se l'accaduto indicasse imminente l'arrivo di Gesù, ricordando le sue parole: “non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga”.

Viene illustrata la funzione del Figlio dell'uomo come giudice escatologico: Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria, come aveva annunziato il profeta Daniele (capitolo 7). Non si parla dei nemici di Dio e del loro castigo, viene sottolineata soltanto la raccolta degli eletti: Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
Del resto nelle righe che precedono Gesù invita i suoi alla prudenza, ad essere sempre pronti e non credere ai falsi cristi e ai falsi profeti che faranno segni e prodigi per ingannare: l'ultimo tentativo di Satana?...
 
La seconda parte del brano riprende il tema iniziale sul momento della fine sul segno quando tutto ciò starà per compiersi, ma questo momento nessuno, eccetto il Padre, lo conosce.
Non è necessario per i discepoli conoscere il momento della seconda venuta di Gesù in base a calcoli temporali, unitili e vani;è essenziale invece la piena adesione alla parola e persona di Gesù: le sue parole non passeranno mai. Sulle sue parole si fonda saldamente la speranza del credente, il quale si affida alla volontà del Padre celeste, che governa i destini del mondo.
L'atteggiamento saggio sarà la vigilanza, l'essere sempre pronti ad accogliero, a qualsiasi ora, con la serenità dei figli di Dio, con la gioia nella speranza di una nuova vita.
Gesù con la parabola del fico Gesù ci esorta a guardare avanti, il suo ritorno deve essere atteso come il fiorire delle piante a primavera e il sole dell'estate.

Termino questo commento con le parole di G. Bessière:

Tutti, un giorno, abbiamo conosciuto una specie di fine del mondo: la guerra, la morte di una persona cara, un'improvvisa malattia, lo scontro con una società dura e a volte così poco umana... Sappiamo che è stato necessario ricominciare a vivere e a credere nell'estate guardando spuntare l'umile foglia del fico. A volte abbiamo reinventato il mondo come se si potesse attingere luce e forza dal futuro. Gesù non sapeva tutto. Era abbagliato dal sole di Dio, attraverso la caligine dei giorni minacciosi che venivano verso di lui. Diceva ai suoi amici il segreto nascosto nella precarietà del presente. Sta qui il messaggio luminoso delle parole apocalittiche di Gesù: oggi, qui, attraverso i successi e i fallimenti della vita, bisogna vivere la primavera di Dio. Ostinatamente.”




Mariella: Nel capitolo 13 del Vangelo di Marco il discorso si focalizza sul “dopo Gesù”, Egli si congeda dagli Apostoli, parlando del loro futuro e su quelli che saranno gli ultimi eventi della storia. Il suo è davvero un discorso di congedo definito apocalittico-escatologico, apocalittico viene da apocalisse che significa rivelazione fatta immagini grandiose: è il cielo e la terra che si scuotono. L'aggettivo escatologico deriva dal termine escatologia che significa discorso sulla fine, si intende cioè parlare delle ultime realtà della storia.

Nel brano letto Gesù inizia il suo discorso con le parole: “in quei giorni..” Ecco l'evento che orienta la storia, lanciato in un futuro indeterminato, ma comunque certo. Egli allude alla distruzione di Gerusalemme, ma quando avverrà non sarà la fine, non segnerà il tempo della piena realizzazione del Regno, questo avverrà dopo e segnerà l'entrata trionfale e definitiva di Dio nella storia degli uomini. Non sarà frutto di eventi determinati dall'uomo, ma sarà opera esclusiva del volere e potere divino, che porterà a termine la storia della salvezza.

Dio entrerà in modo definitivo nella storia e quando questo avverrà l'universo intero si scuoterà, anche le forze e le potenze dei cieli. Dio verrà a giudicare la terra, ma Egli desidera soprattutto salvarla attraverso Gesù stesso, il quale attraverso la grande tribolazione della sua morte in croce risorgerà per ricevere quella gloria che aveva presso il Padre prima che il mondo fosse. E così rivestito di gloria ritornerà per compiere una sua promessa: “Ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.” Gv. 14,3


Ecco il senso salvifico della sua venuta: Egli viene per il raduno finale degli eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo, nessuno sarà dimenticato dal Signore, perché è con loro che condividerà il Regno il potere e la grandezza.
Dalle macerie di un mondo segnato dal fallimento di una storia segnata dal peccato, nascerà un mondo nuovo benedetto da Dio. L'apocalisse dunque segna sempre un nuovo inizio, quello della città di Dio tra gli uomini.

Ma quando tutto questo avverrà? Quanto tempo dovrà passare dopo la grande tribolazione?
“Dalla pianta del fico imparate la parabola” dice Gesù.
In questa domenica siamo dunque invitati ad imparare dalla natura ed in particolare dalla pianta del fico: quando il ramo diventa tenero e spuntano le foglie, si sa che l'estate è vicina. Così il cuore, tenero nella carità, rivela la presenza e la vicinanza del Signore. Non sono le catastrofi o gli stravolgimenti della terra a doverci inquietare, ma il semplice rinvigorirsi del ramo e lo spuntare delle gemme.

Non abbiamo necessità di scrutare il futuro, ma dobbiamo saper discernere il presente, comprenderne il senso alla luce della Parola di Dio, dobbiamo imparare a cogliere i segni della resurrezione e di un'eternità che è già in atto. In poche parole dobbiamo saper scoprire i segni di quello che sta cominciando a fiorire e non di quello che sta seccando, che termina. Questa è la fede, una forza capace di discernere e muovere la storia. E in quest'opera non siamo sol,i perché sappiamo che Egli verrà, è vicino, è alle porte .

"Niente ti turbi, niente ti spaventi,

chi ha Dio nulla gli manca,

tutto passa, solo Dio resta,

solo Dio basta".

Niente ti turbi, niente ti spaventi.

Tutto passa, Dio non cambia.

La pazienza ottiene tutto.

Chi ha Dio ha tutto.

Dio solo basta.

(Teresa di Gesù)



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