In realtà quel poco era tutto ciò che possedeva e lo
donava col cuore.
Domenica 32ma
del tempo ordinario, Anno B, 8 novembre 2015
Dal vangelo secondo Mc
12,38-44
Diceva
loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano
passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i
primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.
Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere.
Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto
di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete.
Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi
gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i
suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa
vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli
altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei
invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva,
tutto quanto aveva per vivere».
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Enzo: Questi
due piccoli brani sembra che siano estratti da discorsi più vasti
come possiamo trovare nei vangeli di Matteo e di Luca. Marco vuole
ottenere l'effetto di dimostrare la misura della condannna di Gesù
nei confronti delle autorità religiose giudaiche;ridimensionare
anche nella sua comunità di Roma certi atteggiamenti dall'apparire
grandiosi, rispettabili, essere i primi, ostentazione pubblica della
propria autorità.
Gesù
si rovolge alla folla, che lo ascoltava volentieri, per premunirla
dall'ambizione, dall'avidità e dall'ipocrisia delle autorità
religiose di allora:
“Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in
lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle
sinagoghe e i primi posti nei banchetti” .
Gli scribi, interpreti ufficiali
della lege mosaica, si facevano pagare esosamente per le loro
consulenze, anche legali, approfittando soprattutto della buona fede
delle vedove.
Alle accuse di orgoglio personale,
Gesù aggiunge quelli dell'estorsione e dell'ipocrisia,
“Divorano
le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere”.
Essi, gli scribi, ostentavano una
grande pietà con preghiere prolungate per essere ammirati dalla
gente. Si trattava di una religiosità ipocrita, motivata da
interessi mondani come lo stesso Gesù denuncia.
La formulazione di Marco è
impetuosa e sommamente rigorosa, forse riflette una polemica
giudaica-cristiana più recente, nei tempi in cui scrive il suo
vangelo:“Essi riceveranno una condanna
più severa”.
Il secondo brano si aggangia al
primo con il termine “vedove”:
all'avidità degli scribi si contrappone la generosità di una
“vedova povera”, non
“povera vedova”, come generalmente erano considerate ai tempi di
Gesù. Dopo
la condanna degli scribi da parte di Gesù l'evangelista Marco
presenta un messaggio di speranza all'ostinato popolo d'Israele, un
messagio per l'intera umanità.
Gesù misura
il valore dell'offerta della vedova in base al sacrificio, al dono
spontaneo senza pensare a se stessa: aveva donato per il culto del
Signore “tutto
quanto aveva per vivere”.
Il gesto della donna, che non
tenne per sé nemmeno uno spicciolo per procurarsi da mangiare
manifesta l'irrompere del regno di Dio nei cuori semplici. Bella
lezione di Gesù ai suoi discepoli, a noi umanità di oggi, presi
come siamo sempre a pensare non solo all'oggi ma al domani, sempre
alla ricerca di possedere di più, non donando nemmeno il “superfluo”
o parte di esso. Magari non saremo come gli scribi ricchi e vanitosi,
superbi e arroganti, ma poco generosi verso Dio e di conseguenza
verso i poveri, sì.
Anche per noi oggi Gesù ha quelle
parole forti agli scribi: perché si erano creati un Dio a immagine e
somiglianza dei loro interessi, dei loro appetiti e della voracità:
lei, la vedova nella sua miseria, vi ha
gettato, ( nel tesoro del tempio), tutto quello che aveva, tutto
quanto aveva per vivere», possiamo dire noncurante
della sua stessa vita.
Le
parole di Gesù sono una lode per la vedova, ma anche un lamento
perché vittima della religione: gli scribi
divorano
le case delle vedove,
invece
di provvedere al loro sostentamento. La situazione si ribalta.
Avverte l'apostolo Paolo, Gal 6,7:
“Non
vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno
raccoglierà quello che avrà seminato”.
Mariella: Oggi
la Parola del Signore ci fa riflettere sulla capacità concreta di
essere veri discepoli di Cristo, quella capacità che non si esprime
a parole, ma con i fatti!
Siamo invitati perciò a riflettere e
confrontarci sui diversi atteggiamenti e soprattutto sulle
motivazioni che animano i personaggi che si recano al Tempio.
Gesù diceva alla folla nel suo
insegnamento: “Guardatevi dagli scribi....”. Certo non tutti gli
scribi erano pessimi interpreti delle sacre Scritture, difatti Gesù
aveva appena detto ad uno di loro: “Non sei lontano dal Regno di
Dio” tuttavia molti, come anche i sadducei, erano completamente
fuori strada, alla base della loro vita non c'era l'amore, quello
vero, essi non amavano i fratelli come se stessi e di conseguenza non
amavano neppure Dio.
La società che volevano instaurare era
sullo stile dei regni di questo mondo, dove predomina l'ingiustizia,
la prepotenza, l'egoismo. Essi ambivano ai primi posti, bramavano
denaro e potere, non provavano rispetto neppure per le persone più
deboli ed indifese e non perdevano occasione per portar loro via
il necessario come poteva essere la casa. Tuttavia si mostravano a
lungo in preghiera, ostentando la loro fede, una fede che però era
solo di facciata, ma non toccava minimamente il loro cuore. Per
questo il loro operato è contrario al regno di Dio, riceveranno una
condanna ancor più dura, perché saranno esclusi dalla salvezza.
La scena poi si sposta su Gesù che
appare solo, seduto di fronte alla sala del tesoro, dove c'erano tredici ceste a forma di trombe in cui i fedeli depositavano le loro offerte.
Gesù osservava come la gente vi
gettava le monete. La stessa descrizione approfondita di come la
vedova gettava le sue monetine, fa capire che è diverso il suo modo
di pensare e di agire, ella forse ha vergogna di quel piccolo obolo
che può donare, non è come i ricchi che possono fare bella mostra
di sé esibendo generosità.
Questa vedova aveva troppo poco da
condividere, solo due piccole monetine, meno di così non poteva
dare, ma in realtà quel poco era tutto ciò che possedeva e lo
donava col cuore, desiderava che il suo poco fosse dono per gli altri
e per Dio.
Essa si affida totalmente a Dio, non ha
trattiene nulla per sé anche quel poco lo condivide, per questo ha
in sé l'amore di Dio e la sua vita assume tutti i colori del
Vangelo.
Questa donna, sconosciuta al mondo
intero, è l'immagine del vero credente e dell'autentico discepolo di
Cristo.

Dio non vuole da noi il
superfluo...quel che a noi cresce...quel che non ci serve o è da
buttare, non vuole quel che resta...Egli vuole l'essenza migliore di
noi.
A Gesù non interessa “il dono”
interessa “il donatore” colui o colei che si fa dono per gli
altri, che non trattiene nulla per sé ma lo mette in gioco per
costruire il Regno.
Signore Gesù, come
siamo lontani dalla piccolezza evangelica di questa vedova, quanto è
arido, chiuso ed egoista il nostro cuore, molto spesso non sappiamo
donare neppure il superfluo!
Ci professiamo credenti
sulla carta...a parole....ma la realtà dei fatti molto spesso è ben
diversa e ci smentisce.
La vita ci appare come
un dono da godere fino in fondo, più che da condividere.
L'amore, quello vero,
quello che ha occhi e cuori aperti, quello che si fa dono totale per
gli altri, forse non lo conosciamo ancora.
Ti chiediamo tutto
Signore, la salute, il lavoro, le ricchezze, il potere...ma noi cosa
siamo disposti ad offrire agli altri? Forse che ci siamo mai
preoccupati più di tanto di chi ci vive accanto con fatica?
Signore, converti i
nostri cuori al tuo Amore, rendici docili ed umili secondo la tua
Parola. Amen
Commento di Padre Ermes Ronchi da A SUA IMMAGINE
RispondiEliminaIl Vangelo ci offre una maestra senza parole, una vedova povera, messa sulla cattedra degli scribi per una lezione fondamentale.
Seduto davanti al tesoro del tempio, Gesù osservava come la folla vi gettava monete
Notiamo il particolare: osservava ‘come’, non ‘quanto’ la gente offriva.
Venuta una vedova povera, vi gettò due monetine: lui ha saputo scorgere la donna in mezzo alla folla, la fa notare ai discepoli, e offre loro la sua lettura spiazzante e liberante: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Due spiccioli, un niente pieno di cuore. Le bilance di Dio non sono quantitative. Conta quanto peso di vita, quanto di lacrime e di speranze è dentro quegli spiccioli. È questo il motivo ultimo per cui Gesù esalta il gesto della donna.Tutti hanno gettato del loro superfluo, lei ha gettato tutto ciò che aveva per vivere
Questa vedova povera è la sua icona, anche lui darà tutto, tutta la sua vita.
Chi dà di più alla vita, al mondo, alla storia? Sono gli uomini e le donne delle beatitudini, le persone di cui i giornali non si occuperanno mai, quelle dalla vita nascosta, assetati di pace e di giustizia, i limpidi di cuore.
Quelli che sorreggono il mondo sono coloro che sanno regalare un pezzetto di vita agli altri. E lo fanno con tutto il cuore.
I primi posti di Dio appartengono a quelli che, in ognuna delle nostre case, danno ciò che fa vivere, regalano vita con mille gesti non visti da nessuno, gesti di cura, di accudimento, di attenzione, rivolti ai genitori o ai figli o a chi busserà domani. Fossero anche spiccioli di bontà, solo briciole, non è mai irrisorio, mai insignificante un gesto di bontà cavato fuori dalla nostra povertà.
Lo sa bene una vedova, una donna povera e sola, l’emblema della mancanza. La sua mano getta, dona con gesto largo, sicuro, generoso, convinto, anche se ciò che ha da donare è pochissimo. Ma non è la quantità che conta, conta sempre il cuore, conta l’investimento di vita che tu metti
in ciò che fai.
La fede della vedova è viva e la fa vivere. Non le dà privilegi né le riempie la borsa, ma le allarga il
cuore e le dà la gioia di sentirsi figlia di Dio, così sicura dell’amore del Padre da donare tutto il poco che ha. Questa donna, che convive col vuoto e ne conosce l’angoscia, è fiduciosa come gli
uccelli del cielo, come i gigli del campo. In quei due spiccioli c’è l’intera sua vita gettata nelle mani di Dio.