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giovedì 21 agosto 2014

«Ma voi, chi dite che io sia?».



 Domenica XXI del tempo ordinario 24 agosto 2014




Dal vangelo di Matteo 16,13-20


Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?».
Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. 

Anzitutto vogliamo proporvi un commento di Padre Augusto Drago
L'episodio di Cesarea di Filippo è notoriamente un momento centrale del cammino dei
discepoli. E' importantissimo anche per noi: infatti da questa stupenda pagina impariamo che
cosa significhi seguire Cristo e al tempo stesso che cosa significhi essere Chiesa
attorno a Gesù, pietra angolare e a Pietro, "Pietra" posta sopra la Pietra Angolare, che è
sempre la Persona di Cristo Signore. Si può assolutamente affermare che la rivelazione
cristologica che troviamo in questa pagina di Matteo è tutta racchiusa in questa sezione
centrale del Vangelo. Essa è posta nel cuore del racconto evangelico: " TU SEI IL CRISTO,
IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE!” Il cammino geografico che l'evangelista descrive
dalla Galilea a Gerusalemme, diventa un cammino di fede che si manifesta attraverso il
riconoscimento della persona di Gesù, Signore e Figlio del Dio Vivente. Tutto questo accade
sulla via di Cesarea di Filippo, un ambiente pagano, verso il Nord della Palestina, proprio
perché Matteo vuole mettere in risalto l'universalità dell'identità cristologica di Gesù e sia
l'universalità della Chiesa. Al tempo stesso si sottolinea che l'evangelizzazione non si limita
solo ad un fazzoletto di terra, come la Palestina, ma a tutte le nazioni. La Parola del Signore,
la Parola della Salvezza deve essere data a tutti gli uomini. 

Seguiamo adesso, via via il testo, e cerchiamo di cogliere come rivolte a noi le domande che Gesù pone ai suoi discepoli.   Gesù pone ai discepoli la domanda sulla sua identità: 
"La gente che cosa dice che sia il Figlio dell'Uomo?" Voi cosa dite che io sia?
Si tratta di una domanda posta ai discepoli, ma allo stesso tempo, rivolta a ciscuno di noi. A me, fratello, a te e a tutti noi!
C'è sempre un momento preciso nella vita del credente, in cui la domanda sull'identità di Dio
si fa struggente e carica di desiderio. Solo chi non si pone il problema della vita e del proprio
essere sfugge a questa domanda! Occorre dare una risposta alla domanda che rappresenti il
senso fondamentale di tutta la vita. Se non c'è risposta, non c'è ricerca di senso!
La risposta che troviamo nel testo è data in due tempi:i discepoli riportano, su invito di Gesù,
le dicerie della gente riguardanti i tratti profetici di Gesù stesso: Elia, un profeta, Giovanni
Battista... Simon Pietro, a nome di tutti, invece, afferma nella fede: "TU SEI IL CRISTO IL
FIGLIO DEL DIO VIVENTE"!
Occorre notare la risposta impersonale della gente e quella assolutamente personale di Pietro.
Ma a questo punto la domanda la sentiamo rivolta a noi: Ma chi è Dio per me? Per
meglio dire: Quale immagine abbiamo di Lui? Sono domande serie, le cui risposte non vanno
mai date per scontate. Occorre veramente mettersi davanti a questa domanda! 

C'è il Dio tappabuchi, c'è il Dio contro il quale arrabbiarmi perché non ha esaudito le mie richieste, c'è un Dio da bestemmiare perché ci fa accadere delle disgrazie, c'è un Dio da supplicare. Ma
raramente c'è il Volto trinitario di Dio da adorare, lodare e benedire gratuitamente... Perché?
Lascio in sospeso la domanda....Ritorniamo al testo. "Voi chi dite che io sia?” In quel "Voi"
c'è sotteso tutto il mistero della Chiesa. Essa deve annunciare il vero Volto del Signore al
mondo! Quale modello messianico intende Pietro (e la comunità dei discepoli)?
La sua affermazione è giusta, viene non da lui, ma dal Padre. Tuttavia tale affermazione è
fatta con una fede ancora debole, incerta, bisognosa di un cammino di crescita.
Come la fede di ognuno di noi.
Non c'è mai una tregua nel cammino di crescita nella fede: essa infatti è conoscenza di Dio e
dei suoi misteri, fatta secondo lo Spirito. Chi si ferma, nel cammino di fede, è come se
tornasse indietro. E' come colui che ha messo mano all'aratro e poi si volta indietro.
Voltarsi indietro: significa arrestare tutta l'opera della conoscenza che lo Spirito Santo ci
dona. Che Pietro abbia una fede che non è stabile e che si volge ancora indietro, è confermato
dal successivo dialogo con Gesù. Esso farà emergere la fatica dell'apostolo nel comprendere la
logica della croce.
La fede è fatica e grazia. Grazia e fatica! Lotta e vittoria, ma talvolta lotta e sconfitta, quando
lottiamo con le armi della nostra carnalità
Che accade a Pietro? Ecco Gesù, dopo la splendida confessione di Pietro da lui lodato e
proclamato Beato, ora annuncia la sua vera identità. Comincia a parlare apertamente, dice il
Vangelo. E' l'ora di far cadere i veli e far emergere la Verità del Volto santo di Cristo.
Gesù compie il primo annuncio della sua passione e della sua morte in croce. La prima
risposta di Gesù a Pietro era un'investitura pubblica e solenne, dopo aver chiamato "Beato il
discepolo"."Tu sei Pietro...".
Il notissimo testo di san Matteo sottolinea il ruolo del primato di Pietro: “Pietra” sulla Pietra
angolare che è Cristo Gesù. Certamente siamo di fronte ad un nuovo inizio!
Ma ora cosa accade?
Gesù intima il silenzio sulla dichirazione di Pietro. La fede deve crescere senza
spettacolarizzazioni né rischi di pleteaticità ma nel misterioso processo di accoglienza che si
realizza nell'intimo dei cuori. Ma ora, dopo l'annunzio della passione che Gesù stesso fà di se,
la scena cambia radicalmente. Che accade dunque?
Colui che era stato dichiarato Beato ora diventa Satana? Perché? Che accade ancora?
Pietro vuole assolutamente opporsi a questa logica di Dio. La prospettiva messianica cambia
radicalmente: la vittoria di Cristo passa attraverso la Croce.
Certo, Pietro agisce per un amore e per un'affettività, nei confronti di Cristo, completamente
inadeguata e sbagliata. Si può amare per sé, per l'attaccamento affettivo ad una persona, sia
pure Cristo.
Ma l'amore vero è gratuità ed accoglienza del mistero che l'altro porta in sé e con sé.
Pietro non accetta che l'"oggetto" del suo amore, finisca miseramente. Povero Pietro deve
ancora capire il mistero vincente, l'unico vincente, che è quello della Croce.
La risposta di Gesù è forte e decisa. Torna indietro a me, Satana! La natura del discepolo è
quella di stare sempre indietro al suo Maestro. Pietro, invece, qui si fà maestro del suo
Maestro. Lo fà per un amore ancora umano, troppo umano. Per questo Gesù gli dice:
"Torna indietro a me!" Riprendi il tuo posto di discepolo!
Non essere un Satana per me: uno cioè che vuole tentarmi e dividermi dalla Volontà salvifica
del Padre mio! Quante volte anche a noi capita di essere Maestri del nostro Signore?
Sì, confessiamolo, fratelli e sorelle?
Non per caso, farci Maestri di Dio tutte le volte che critichiamo o facciamo difficoltà a
comprendere gli eventi negativi della nostra vita e del mondo? "Perché agisci così?
Perché non mi dai altro che sofferenze? Perché ti comporti come se fossi un Dio vendicativo?
Ma che razza di Dio sei, se sopporti il male che c'è nel mondo e nella mia vita?”
Chi tra di noi, non si è comportato almeno qualche volta in questa maniera?
Predichiamo bene di Dio, come Pietro, ma poi alla prima occasione, quando le cose
cominciano ad andare male nella vita, allora quel Dio di misericordia e di Amore che avevamo
predicato, diventa totalmente “altro” nella nostra mente e nel nostro cuore. Perchè?
Semplicemente perché, a mio avviso, non abbiamo ancora compreso fino in fondo il mistero
della Croce! Secondo voi è così?

Enzo:Gesù in questo episodio, molto importante per il futuro della Chiesa, vuole rafforzare la fede nei suoi discepoli, come conclusione della sua attività in Galilea, arrivata ad un punto morto nel contesto del discorso sul pane e del lievito e lo scontro con i farisei e sadducei nella sinagoga di Cafarnao.
Il brano ha un tono spiccatamente ecclesiale dando particolare risalto al futuro ruolo di Pietro.
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?»… «Ma voi, chi dite che io sia?».
Una doppia domanda per sollecitare il parere dei discepoli, il loro pensiero, la loro fede. Sicuramente tra le due domande Gesù ha lasciato uno spazio al silenzio, alla riflessione. Domande che oggi ci poniamo anche noi, ogni qualvolta leggiamo una pagina del suo Vangelo, riconoscendo la profondità della Parola, sapendo che da soli non potremmo avvicinarci alle cose grandiose che il Signore ha fatto per noi: Non la carne né il sangue portano alla professione di fede. Saremo chiamati beati, come Pietro, soltanto se siamo in grado di ascoltare la voce del Padre. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato (Gv 6,44a).

Pietro che aveva superato certamente i momenti della paura delle onde e la poca fede dimostrata in Gesù, risponde per tutti e frettolosamente osa dire quello che gli altri discepoli non dicono, le parole escono dalla sua bocca, l’ispirazione arriva dal Padre di Gesù: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
La sua testimonianza è importante perché ci fa capire come la Chiesa primitiva riconosceva, per rivelazione divina, la messianicità di Gesù: il Cristo cioè il vero Messia, l’Unto del Signore. 
Per noi che stiamo seguendo un cammino in queste domeniche, vediamo un apprezzamento di Gesù verso Pietro: ufficialmente riceve l’investitura come pietra principale nella futura Chiesa e una promessa: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. La chiesa nascente ha già un capo: la consegna delle chiavi indica la trasmissione dell’autorità per il servizio del popolo Dio.

La ragione per cui Pietro viene chiamato roccia è la fede da lui dimostrata nella sua confessione. Egli ha espresso verbalmente la fede dei discepoli, ed è sulla fede in Gesù che il gruppo formato da lui avrà il suo solido fondamento. Pietro è il portavoce e l’esempio di questa fede. Finché questa fede durerà, “le porte dell’inferno” non avranno alcun potere sul gruppo.

Nelle parole di Gesù a Pietro abbiamo anche noi la certezza della nostra fede, fede in una Chiesa che, anche quando si mostra debole, è capace di rialzarsi con la forza dello Spirito Santo; anche se guidata da uomini, la certezza della presenza di Gesù e dello Spirito ci rende saldi!

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