BENVENUTO



B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


venerdì 11 luglio 2014

Ecco, il seminatore uscì a seminare.



Il seminatore semina abbondante e non sa quanto frutteranno tutti quei semi.
Domenica xv del tempo ordinario A: 13 luglio 2014

 
Dal vangelo di Matteo 13,1-23

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare.
Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare.
Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse«Ecco, il seminatore uscì
a seminare.
Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli
e la mangiarono.
Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta
terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo,ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.
Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.
Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno.
Chi ha orecchi, ascolti».

Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha.
Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile , sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!

Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore.
Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.
Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno.
Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del
mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto.
Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Parola del Signore!

Mariella: Il Vangelo di domenica prossima ci fa leggere l'inizio del "discorso in parabole" del cap. 13 di Matteo.
La scena si svolge presso Cafarnao dove Gesù, salito sulla barca insegna a "una folla immensa”
Nel Vangelo di Matteo ha una importanza particolare il simbolismo dei luoghi nei quali viene collocata la vita e l'attività di Gesù,  il mare per Matteo rappresenta  l'universalità dell'uditorio al quale è rivolta la sua Parola che è per tutti, si diffonde sulle onde del mare, raggiunge orizzonti infiniti, tocca il cuore di ogni persona, in qualsiasi situazione si trovi.
Gesù parla di molte cose in parabole, parla come se fosse possibile scoprire le leggi del Regno  partendo dalla normale esperienza del lavoro quotidiano, dello scorrere dei giorni e delle stagioni. La parabola del seminatore è la prima di una lunga serie di "parabole del Regno".
Il racconto del seminatore è di una semplicità sconcertante. Il seminatore esce per seminare e getta il seme, non si preoccupa di scegliere il terreno, molti semi vanno perduti, solo quelli che cadono sulla terra buona danno frutto.
Quel seminatore ripone fiducia anche nei terreni più aridi e anche là  getta la semente, sperando che attecchisca, nessun terreno è scartato perché ogni terreno può mutare la sua sostanza ed il suo aspetto.
Il seminatore è Gesù,  terreno è il mondo, anche quella parte di mondo che è ciascuno di noi. Non è difficile riconoscere nella diversità del terreno la complessità delle situazioni del mondo e quelle di ciascuno di noi.
Possiamo certamente dire che in ogni cuore sono comprese tutte le diversità di terreno riportate dal Vangelo. Magari un giorno è più sassoso, altri meno, un giorno produce frutto abbondante altri è completamente sterile, in alcuni giorni i rovi. Una cosa è certa per tutti: il terreno, sassoso o buono che sia, deve accogliere il seme, ossia la Parola di Dio. Essa è sempre un dono, dono che rende possibile il Regno di Dio qui e ora, eppure occorrono occhi capaci di vederlo questo Regno, così come occorrono orecchi per accogliere la Parola e metterla in pratica!
Nel brano leggiamo anche che dalla folla si muovono alcuni discepoli che si accostano a Gesù e lo interrogano. "Perché parli loro in parabole"?   Gesù parla in parabole per farci capire, con esempi a noi vicini, che tutto ciò che esiste è segno dell’Amore di un Padre che riempie l'universo con i suoi doni, doni magari piccolini, mentre noi li vorremmo grandi.
Noi molte volte siamo attenti a cose del tutto terrene, il cui valore, anche se inesistente a livello spirituale, assume però sul fronte mondano un valore grande,
mentre il piccolo seme della Parola viene sottovalutato, soffocato e  non trova spazio per crescere e fruttificare.
Nella prima lettura di domenica prossima, il profeta Isaia scrive: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare... così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata".
Questo è quanto dobbiamo tenere ben presente: Gesù ci chiede di accostarci a Lui, diventare suoi discepoli, ma entrare nella sua intimità, accogliere con umiltà la sua Parola e farne una ragione di vita e trasmetterla agli altri. Solo così potremo crescere e fruttificare nella gioia cristiana!

Enzo: Spesso di questa parabola di Gesù si parla degli ascoltatori della parola che portano o meno frutto. E questo è vero ma il brano ha un altro insegnamento che riguarda i seminatori o meglio i predicatori, coloro che annunciano la Parola, dal semplice cristiano impegnato, ai catechisti, diaconi, sacerdoti, vescovi e mettiamoci anche il Papa e in prima persona il Seminatore per eccellenza, Gesù la Parola del Padre.
La parabola così incomincia:
 “Ecco, il seminatore uscì a seminare”. Il seminatore, non un seminatore...
Il seminatore dunque è l’attore principale in questa parabola: prepara il terreno, concima, ara, semina. In questi quattro verbi scorgiamo la preparazione di un lavoro forse pesante, faticoso, in vista di un raccolto abbondante ma incerto. Il seminatore sa tutto questo eppure va a seminare. Semina nel terreno che si è trovato, non lo sceglie, lui stesso è stato scelto, il suo seme cade in terreni di diverse qualità.
Il seminatore semina e non sa quanto frutteranno tutti quei semi. Eppure Gesù parla di raccolti abbondanti…non delude la speranza del seminatore, di chi annuncia la sua parola: a lui il compito di annunciare, buttare semi senza risparmio, senza guardare il terreno (gli uomini), senza pregiudizi, senza giudicare, senza stancarsi. La Parola  non è proprietà di chi annuncia, ma chi annuncia è consapevole che nel regno di Dio non c’è lavoro inutile, né spreco: bisogna essere ricchi di fede, di speranza, di amore e tanta, tantissima fiducia in Dio, imitando Colui che è Maestro nell’amare, nel semimare, nel donare e nel donarsi.
Ed ecco che dal seminatore passiamo ai terreni. Gesù dà una spiegazione della parabola ai suoi discepoli perché a loro è dato “conoscere i misteri del regno dei cieli”perché saranno loro a trasmettere, attualizzare la Parola, e mantenerla viva tra i convertiti: la garanzia di Dio!
Trasmettere cioè annunciarla a tutti senza distinzione alcuna; attualizzarla cioè incarnarla nella diversità dei popoli; mantenerla viva nelle comunità dei credenti insistendo sulle necessità di alcune disposizioni interiori e personali perché la Parola venga ascoltata, capita, interiorizzata, e badare affinché cresca in una libertà interiore subordinando ogni altro interesse alla fedeltà del Vangelo.
Chi annuncia ha davanti ogni sorta di uomini, ma crede fiducioso che tutti possono diventare “terreno buono che produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”: al Signore spetterà il giudizio e il raccolto.
“Terreno buono che produce il cento, il sessanta, il trenta per uno” è l’invito finale di Gesù affinché si perseveri nella fede in lui.
A questo punto mi chiedo, chiediamoci: qual è il mio atteggiamento nel ricevere la Parola, e la mia disponibilità nel seminarla?

Anna,
non presente per impegni, ci ha inviato questo passaggio del commento di Mons. Tonino Bello:

…E c’è però anche il seme che cade nel terreno buono e che al momento opportuno germoglia e produce il trenta, il cinquanta, addirittura il cento per uno…Ecco il terreno buono: te bambina, te uomo, te donna…
…Speriamo che non ci siano mai sassi nel vostro terreno, mai spine. Che non passi mai sul vostro cuore il cilindro che getta catrame.
Che la parola di Dio possa crescere in voi, dare frutti a tal punto che la gente accanto a voi si senta consolata.
Ascoltiamo la Parola del Signore! Ascoltiamola! E’ una parola che ci provoca: E non è in linea con la logica umana. Ricordatevelo sempre!





Per i più volenterosi pubblichiamo nella pagina di Padre Augusto Drago un suo commento al vangelo del Seminatore: molto profondo e anche bello. Lo consigliamo...




Nessun commento:

Posta un commento