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giovedì 13 febbraio 2014

"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli."





MA  IO  VI  DICO

Domenica 16 febbraio 2014



Dal Vangelo secondo Matteo (5, 20-22a.27-28.33-34a.37)




In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».




Parola del Signore!



Mariella: Il Vangelo della prossima domenica può apparire sulle prime un po’ difficile da comprendere, mentre invece se lo leggiamo attentamente, ha un significato chiave e ci serve proprio a capire meglio come dobbiamo accostarci a tutto il Vangelo.

La frase di Gesù  "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento." riportata a noi da Matteo, vuole mettere in luce il senso della sua predicazione,

Egli non è un contestatore, un impostore, un dittatore, Gesù è l'inviato del Padre, è colui al quale è affidato il compito di mettere a fuoco il volere di Dio per il bene dell'uomo.

I farisei muovevano nei suoi confronti gravi accuse  "quest'uomo viola il sabato, sta con i peccatori e i pubblicani, e non osserva le regole della purità, crede o no alla Legge di Mosè? Questi erano gli interrogativi che accompagnavano e ostacolavano la missione di Gesù,

I cristiani provenienti dal giudaismo si interrogavano con grande preoccupazione circa l'osservanza della Torah, Ora, la risposta che Matteo mette sulla bocca di Gesù, è la seguente: non viene abolita la Legge, anzi si vuole dare ad essa pieno compimento.

Gesù è venuto perché il popolo fosse ricondotto al cuore, all'essenziale della Legge stessa, che è la rivelazione dell'amore di Dio e della sua volontà di bene per l'uomo.



Un altro punto importante di questo brano evangelico è l'espressione: "se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli."

Ma di quale giustizia parla Gesù? Cosa significa giustizia secondo il volere di Dio?

Ho trovato una bellissima spiegazione che mi pare molto utile per chiarire, è di Padre Tremolada e riporto integralmente: “Il giusto è colui che accoglie la volontà di Dio e ad essa conforma l'intera sua vita, nelle tre direzioni in cui si sviluppa la vita relazionale di ogni soggetto umano: il rapporto con Dio, il rapporto con gli altri e il rapporto con le cose. Quando questi rapporti sono autentici, l'uomo è giusto".



Ma qual'era il modo di pensare dei Giudei dell'epoca? Essi si erano costruiti una torre di avorio nella quale vantare ogni diritto verso Dio, la loro osservanza rigorosa delle leggi era merito sufficiente per essere perfetti ed irreprensibili.

Per Gesù non ci sono mezze misure, non basta astenersi dal male, è necessario un cuore che sia rivolto sempre al bene, non ci devono essere intenzioni cattive, altrimenti queste intenzioni prima o poi verranno realizzate: nel cuore di un cristiano va coltivato il bene come valore assoluto ed irrinunciabile!

La giustizia che Lui vuole portare sulla terra è una giustizia nuova che mette in conto non solo la legge ma che tiene conto dell'Amore. Il cristiano deve essere sempre più immagine e volto del Padre che è l'essenza dell'Amore,

Gesù radicalizza il senso dei precetti desidera che si colga di essi il senso più profondo, più essenziale, ma anche più rispettoso della dignità dell'uomo, affinché la legge sia applicata  nel modo più giusto e più vero.

Tutto questo dovrebbe essere per noi un importantissimo insegnamento ed un metro di confronto, per capire se siamo riusciti veramente a comprendere a cosa mirano gli insegnamenti del Maestro,oppure se siamo rimasti ancora come quei Giudei che non si preoccupavano  del rapporto d'amore che il Signore c'insegna a tessere con i nostri fratelli.


Giuseppe: Il papa, oggi ha detto qualcosa di veramente importante, ma assai difficile da comprendere nella sua totalità.

“Dobbiamo tornare con la mente ai discorsi della montagna, che spesso evitiamo, perché il parlarne ci accusa. Se ci sentiamo perfetti, se siamo convinti di non avere peccato, non andiamo a messa! Così il santo Padre”.

Normalmente noi facciamo il contrario, se siamo peccatori ce ne stiamo beatamente a casa, tanto per noi non c’è salvezza. Ma la Messa, penso, sia il posto giusto per noi che siamo peccatori.

Allora il richiamo di Gesù sulla montagna appare molto più chiaro. Lui non è venuto a cambiare le leggi ma a dare loro compimento, il compimento giusto. Qual è dunque questo compimento?

Eccoci, ancora una volta a complicare la nostra vita spirituale. Se noi sapessimo donarci a Lui, semplicemente, così come siamo, capiremmo. Lui ha vinto il mondo, ha confuso il maligno, ha dato la Sua vita per riuscirci.

Ma perché la Sua vittoria sia evidente ai piccoli e miopi occhi dell’uomo, bisogna che Ecco quindi che il nostro parlare non può che essere, sempre, sì, sì oppure no, no. E’ un fatto di libertà che può condurci alla vita eterna oppure no. Il Signore ci vuole liberi. Per rendere pratico il nostro dire l’adorazione è indispensabile, io prego così:



Adorazione



Vorrei offrirti, Signore,

tutti coloro

che sanno pregare,

parole dolcissime

sanno usare.

Ma ti offro, Signore,

solo la mia debolezza,

le paure,

e gli inutili dubbi.

Ti do il poco che ho,

perché lo illumini Tu

con la luce della speranza,

che spesso non vedo.

Fammi fare ciò che Vuoi,

fammi fare ciò che posso,

fammi adorare il Tuo Volto.

Per sempre.


Enzo: Il messaggio del brano è molto chiaro: non possiamo aspirare al Regno dei Cieli se non teniamo in conto il nostro prossimo, se il nostro prossimo non farà parte dei nostri pensieri e del nostro amore.



 Gesù con autorità di chi l’autorità la possiede in proprio, sconvolge il pensiero antico del popolo di Dio, sconvolge perché esige un cambiamento radicale del modo di agire puramente esteriore e di convenienza interpretando le leggi a proprio uso e consumo. Gesù riporta la Legge stessa alla purezza delle origini, quelle che erano state le vere intenzioni di Dio, donandoci l’ultima e definitiva parola del Padre.



Le parole di Gesù “Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”, sono un richiamo forte ai suoi discepoli. Solamente l’amore può superare la giustizia degli scribi e dei farisei, solamente l’amore per Dio e per i fratelli potrà aprire le porte del Regno dei cieli, un amore posseduto e condiviso, un amore al servizio del prossimo. La giustizia , la nuova giustizia voluta da Gesù non riguarda soltanto l’atto ma va oltre, va alle intenzioni, ai desideri, al cuore deviato, all’egoismo umano.



Gesù passa ad enumerare dei casi comuni nella vita degli uomini: Il rispetto della vita altrui, il rispetto dei sentimenti altrui da non  sottoporre ad ira o a giudizio, le chiacchiere che uccidono.



 Gesù condanna l’adulterio già nelle intenzioni dell’uomo o della donna, nel desiderio di possesso del corpo dell’altro,  sfruttamento dell’altro. Praticamente dichiara che l’amore non è un sentimento che si può usare a nostro piacere, come vogliamo o quando ci fa comodo, ma deve essere una spinta, una forza al servizio di Dio e del prossimo, un amore che dona prima ancora di ricevere, l’amore che dona il Regno dei cieli. Se io non amo, trascuro il prossimo, se desidero il male del fratello sto uccidendo la sua personalità. 



“Non giurerai il falso”: l’amore esige sincerità, fiducia, non ha bisogno di giuramenti: o è si, o è no!

La sincerità non ricorre al giuramento per convalidare la propria testimonianza con l’invocazione del nome di Dio come se Dio potesse aiutare lo spergiuro o fare da arbitro ai nostri diverbi o affermazioni.: la sincerità favorisce l’incontro, l’amicizia, la concordia, la pace.



Nelle scuole ebraiche si discuteva sulle formule del giuramento per avallare la sua validità. Gesù va nel profondo della coscienza umana, vuole inculcare la sincerità tra i discepoli nei loro rapporti: la futura comunità dei suoi deve essere fondata sul comandamento dell’amore, Dio non guarda le apparenze, ma il cuore. Gesù ci sta dicendo di non giurare affatto, di essere noi stessi confortati dalla sua parola: Io vi dico!



Gesù ci invita ad uno stile di vita superiore, ad un modo costante di essere, un modo di vivere una comunione superiore allo stesso sacrificio che presentiamo all'altare. Forse questo voleva dire Papa Francesco nella citazione riportata da Giuseppe.

 Chi segue Gesù e aspira al Regno dei cieli deve porre allo stesso piano Dio e il prossimo. Il nostro cammino da cristiani deve essere sempre sostenuto dalla Parola che ci fa comprendere il significato vero della volontà di Dio.

Il nostro cammino a volte difficile nei momenti di buio, di chiusura mentale e spirituale, nei momenti in cui ci è difficile persino pregare, affidiamoci  testardamente alla preghiera in modo che si riapra la speranza, la voglia di capire, di volere, e agire con cuore sincero.



Giuseppe: Quando mi riferivo alla frase del Papa, mi è venuto in mente il brano dell'adultera: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" Ecco, le chiese dovrebbero essere stracolme di fedeli. Come mai non è così?


Mariella: apriamoci anche al dono dello Spirito Santo che solo può aiutarci a vivere sempre il tramite fra cielo e terra, servire Dio amando i fratelli e facendo in tutto la volontà di Dio che ci spinge al bene.


Enzo: Non ho capito bene il senso delle parole di Giuseppe: con Gesù è rimasta l’adultera perdonata  da Gesù  mentre tutti gli altri se ne andarono perché convinti di essere peccatori, ma senza il perdono per i loro peccati. Per loro andava bene così.

Perché le chiese dovrebbero essere piene? Riconoscerci perfetti come dice il papa vuol dire che non stiamo dicendo il vero, dunque bugiardi, peccatori. Soltanto il perdono, la misericordia di Dio ci abilita a stare alla sua presenza.

Giuseppe: Caro Enzo, perché tutti se ne andarono e non tirarono il sasso contro l'adultera? Perché ognuno di loro riconobbe di non essere perfetto. Ma torniamo a noi, Gesù ha dimostrato, ed è verissimo, che non siamo perfetti, non lo furono nemmeno i santi, ma tutti dobbiamo inchinarci alla grandezza del Sacrificio che ci perdona e ci assolve.

Ecco perché andare a messa! E' un riconoscere il dono della Sua misericordia, è chiedere perdono.  è ringraziarlo perché noi godiamo della Sua presenza tra noi e ci cibiamo del suo corpo e del suo sangue, cioè anche della sua pietà e del Suo amore per noi.


Enzo: un minuto ancora, abbiate pazienza...

Il Sacrificio che celebriamo nelle Messa dà grazia, forza alla nostra vita spirituale, è comunione intima con Gesù che si dona ma non assolve dal peccato, dalla superbia quando affermiamo di essere perfetti e non lo siamo. Se andiamo con questo animo in chiesa assomigliamo a quel fariseo non giustificato di cui parla il vangelo.

Giuseppe: Per questo c'è il sacramento della penitenza e il cambiamento del nostro modo di vivere.


Enzo: ok
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Per chi volesse approfondire ancora , pubblichiamo un commento di 

padre Ermes Ronchi pubblicato nella rivista  "A sua immagine" ( vai nei commenti)






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1 commento:

  1. Vangelo della domenica 16 febbraio 2014

    Avete inteso che fu detto, ma io vi dico... Gesù non annuncia una nuova morale più esigente e rigorosa. Ciò che Gesù fa è svelare l’anima segreta della legge. Gesù prende la norma e non la butta via, come un ferrovecchio, ma la porta a compimento, la fa schiudere come un fiore, nelle due
    direzioni più belle: la linea del cuore e la linea della persona. Perché il Vangelo non ci permette di non pensare con la nostra testa, convoca la nostra coscienza, chiede di non delegare a nessuno le scelte.
    Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore, il laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà e prenderà figura di parola, gesto, atto: curare il cuore per guarire la vita. Allora le pagine più radicali
    del Vangelo, diventano anche le più umane.
    Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira, chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già omicida.
    Gesù va alla radice più profonda, a ciò che genera la morte o la vita: «Chi non ama suo fratello è omicida» (1Gv 3, 15). Il disamore uccide. Non amare qualcuno è togliergli vita; non amare è un lento morire. E poi la linea della persona: Se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero... Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Il desiderio è un servitore indocile, ma importante.
    Dice: se guardi per desiderare, e vuol dire: se tu guardi, se ti avvicini ad una persona per sedurre e possedere, con un fine ambiguo, se riduci l’altra persona a un oggetto, tu pecchi contro la grandezza della persona. È un peccato di adulterio, nel senso originario del verbo adulterare: tu alteri, falsifichi, manipoli, immiserisci la persona. Le rubi il sogno di Dio, l’immagine di Dio.
    Perché riduci a corpo anonimo, lui o lei che invece sono abisso e cielo, profondità e vertigine. Pecchi non tanto contro la legge morale, ma contro la persona, contro la nobiltà, l’unicità, lo
    splendore della persona.
    Gesù propone un unico salto di qualità, la svolta fondamentale: passare dalla legge alla persona, dall’esterno all’interno, dalla religione del fare a quella dell’essere: il ritorno al cuore, là
    dove nascono i grandi “perché” delle azioni.
    Allora il Vangelo è facile, umanissimo e felice, anche quando dice parole come queste che danno le vertigini.

    padre Ermes Ronchi in A sua immagine

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