Seconda
domenica di quaresima – Anno B- 2018
La fede di Abramo strappa a
Dio una promessa
In questa domenica Dio cerca la relazione con l'uomo, la sua fiducia totale, ma vuole essere certo che l'uomo sia convinto e per questo chiede ad Abramo il coraggio di arrivare fino al sacrificio del figlio; la fede di Abramo strappa a Dio una promessa, la promessa di essere una difesa per Abramo e per il popolo che da lui discenderà. Dio entra nella storia dell'uomo con una novità: vuole che l'uomo cambi, che gli sia fedele, non più sacrifici di scambio, ma fiducia reciproca.(prima lettura).Dio colmerà di benedizioni e renderà molto numerosa la discendenza di Abramo.
Il
focoso apostolo Paolo nella seconda lettura ci invita a stare sempre
dalla parte di Dio: la sua onnipotenza è con noi.
La
Trasfigurazione di Gesù, da un lato spaventa i discepoli e
contemporaneamente li rende felici: “ è bello per noi essere qui”.
Nel
percorso quaresimale, la seconda domenica interroga ciascuno di noi
sul tema della fede: quanto è grande la nostra fede in Dio? Ci
fidiamo di Lui? Quando e in che modo?
PRIMA LETTURA : Dal libro della Genesi 22,1-2.9.10-13.15-18
In
quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!».
Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito
che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto
su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo
che Dio gli aveva indicato;qui Abramo costruì l’altare, collocò
la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare
suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli
disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse:
«Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so
che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo
unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete,
impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere
l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo
del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse:
«Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto
questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti
colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza,
come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare;la
tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno
benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché
tu hai obbedito alla mia voce».
SECONDA LETTURA : Dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,31-34
“ Se
Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato
il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà
forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che
Dio ha scelto?Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo
Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede
per noi!
L'apostolo
Paolo, dopo aver affermato che giudei e pagani sono posti sullo
stesso piano davanti alla croce di Cristo, parla della vita del
credente, che non è più sotto il dominio della carne e delle sue
passioni, ma vive grazie alla presenza dello Spirito nella sua vita.
In particolare coloro che amano Dio e hanno aderito al suo disegno
non possono temere alcun male: essi sono inseriti in un disegno di
bene e non li attende altro che la gloria in Gesù Cristo.
L'apostolo
afferma le sue motivazioni con una domanda chiedendo ad ognuno di noi
una confessione di fede come risposta all'amore nostro per Dio: “se
Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato
il proprio Figlio.”
La risposta è una
sola: nessuno può essere contro di noi se Dio è con noi.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 9,2-10 : "Questi è il Figlio mio, l’amato".
La fede di Abramo,
l'entusiasmo dell'apostolo non ci hanno convinto di affidarci
completamente a Dio? Ecco che nel brano del Vangelo è lo stesso Gesù
che rende felici i suoi discepoli mostrando loro la sua gloria, fu
sfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti,
bianchissime, e il Padre
annuncia dall'alto la figliolanza di Gesù:«Questi è il Figlio
mio, l’amato: ascoltatelo!»
“Sei giorni dopo Gesù prese con
sé Pietro, Giacomo e Giovani aio sulla terra potrebbe renderle così
bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi
essere qui;facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per
Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una
voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E
improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non
Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”.
Parola del Signore!
Gli incontri con Dio nelle letture avvengono spesso
sulla montagna, luogo che porta con sé il significato di cammino,
pazienza, fatica e determinazione. Gesù sale con i suoi tre
discepoli e si trasfigura, cioè rivela loro la sua gloria: sta per
essere stretta tra Dio e l'umanità una nuova alleanza, che parte da
quella antica e la estende. Mosè ed Elia sono i rappresentanti
dell'antica alleanza, questo i discepoli lo sanno bene, e idealmente
Gesù si inserisce in essa, ma la sua missione è andare oltre.
Infatti una nube, segno della presenza di Dio, avvolge tutti i
partecipanti e la voce di Dio indica che Gesù è suo figlio -come al
battesimo al Giordano- aggiungendo l'invito ad ascoltare lui, nuovo
verbo per una nuova storia che supera quella precedente. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”.
Parola del Signore!
I discepoli fanno un'esperienza mistica incredibile, infatti vedono, sono coinvolti emotivamente, ma anche spaventati perché non comprendono -o forse non accettano- quindi non sono pronti a lasciarsi coinvolgere pienamente nel progetto di Dio. Vorrebbero fissare quel momento per un tempo più lungo, con Mosè, Elia e Gesù nelle capanne, ma tutto finisce e a loro rimane solo Gesù, la parte nuova dell'alleanza che sta nascendo tra Dio e l'umanità, ancora da scoprire.
Forse è questo il senso
vero della fede che ci viene donato in questa quaresima: lasciarsi
sorprendere e spiazzare da Dio, come Abramo e come i discepoli,
fidandosi che lui sia dalla nostra parte, che nulla abbiamo da temere
e che saremo colmati dei suoi doni. Il modo in cui abbandonarsi alla
fede e lasciare le nostre poche e povere certezze, come dice
l'apostolo Paolo.
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