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giovedì 19 gennaio 2017

Nessuno si può sostituire a Gesù: convertirsi vuol dire accettarlo e donarlo...

Gesù inizia ad annunciare la Buona notizia in Galilea, terra pagana


Terza domenica del T.O Anno A: 22 gennaio 2017


Sono quattro le parti che costituiscono la liturgia della parola in questa terza domenica del Tempo ordinario.
Anzitutto, con una citazione del profeta Isaia viene introdotta l'attività di Gesù in Galilea ;
l'apostolo Paolo preoccupato perché la luce del vangelo che aveva brillato a Corinto era stata oscurata dal peccato;
poi c'è il racconto della vocazione dei primi quattro discepoli vv. 18-22);
infine, in una frase, è riassunta l'attività di Gesù : Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Possiamo sintetizzare che Isaia annuncia liberazione dalle tenebre dalla schiavitù del popolo ebreo, Paolo esorta i cristiani di Corinto ad uscire da uno stallo di discordie.
Dopo la conclusione della missione del Battista, da Nazaret Gesù si trasferisce a Cafàrnao che diviene il centro della sua attività per quasi tre anni.
Cafarnao era un villaggio di pescatori e agricoltori che si estendeva per circa trecento metri lungo la riva occidentale del lago di Genesaret, detto anche lago di Tiberiade
o mar di Galilea, Qui Gesù invita a seguirlo i primi apostoli.

Dal libro del profeta Isaia 8,23b-9,3
In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e il territorio dei gentili:
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete
e come si gioisce quando si spartisce la preda.
Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle,
il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian.

Il profeta ripensa inorridito alle invasioni degli eserciti orientali e alle deportazioni che gli ebrei del nord, probabilmente dopo l'occupazione assira di Tiglat-Pileser IlI del 732 a.C., hanno subito, disperdendosi nella immensa regione della Mesopotamia. Egli però, come profeta del Signore, sa di dover portare la speranza al suo popolo. Perciò è sicuro che l'umiliazione non sarà definitiva: Dio non lascia al male l'ultima parola. La drammatica situazione è presentata da Isaia come un'umiliazione, permessa dal Signore, come un trionfo dell' oscurità sulla luce.

Così il profeta Isaia garantisce al suo popolo:
- Nel luogo più compromesso per la presenza di popolazioni pagane, Dio porterà la sua vittoria e infonderà coraggio e luce.
- la gioia di una presenza e di una luce fedele anche nelle tenebre per il popolo, che cammina senza perdersi d'animo;
- la prospettiva di un mondo dove viene abbattuta ogni violenza perché il povero ritrova la sua dignità;
- l'abbondanza del raccolto che viene goduto da un popolo in festa e non nella chiusura di un egoismo particolare.
Insomma il profeta gioioso annuncia una primavera di vita che ha in Dio la sua origine.

1 Corinzi 1,10-13.17

Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo, «Io invece sono di Apollo, «Io invece di Cefa, «E io di Cristo.
È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

A Corinto la vita della comunità è penosa: ci sono discordie scandalose, sono sorti partiti che si richiamano al nome di un apostolo (qualcuno si gloria di appartenere a Pietro, altri ad Apollo, altri a Paolo...); sui comportamenti morali ci sono dissolutezze di cui si vergognerebbero persino i pagani; nelle celebrazioni eucaristiche ogni gruppo si isola e si disinteressa degli altri; non parliamo poi delle invidie, delle critiche, delle mormorazioni...
Deluso e preoccupato, Paolo forse pensa al fallimento di tutta la sua missione evangelizzatrice, ma poi si riprende e decide di scrivere ai cristiani di Corinto. E così che è nata la lettera che ci viene proposta oggi e nelle domeniche successive.

Il primo argomento che affronta riguarda i dissidi, i contrasti, la nascita di partiti in quella comunità ed è il brano ripreso nella lettura di oggi. «Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?» (v. 13). Sono parole dure che rivelano la gravità della situazione e le fazioni che dividono la giovane chiesa e rischiano di vanificare l'annuncio del Vangelo di Cristo.
A provocare discordie erano, allora come oggi, gli egoismi, il desiderio di dominare, di prevalere, di imporsi agli altri. Paolo chiarisce: gli apostoli non sono dei padroni, ma dei servi; non sono loro i salvatori, il Salvatore è uno solo, Cristo. Il loro compito è quello di annunciare il Vangelo.

Dal vangelo di Mt 4,12.23

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

L'evangelista Matteo non si limita ad annotare il cambiamento di resi­denza di Gesù, accompagna l'informazione con il richiamo a un testo della Scrittura, (prima lettura). Per comprenderne il significato va tenuto presente che la Galilea era abitata da israeliti considerati da tutti come dei semipagani, perché nati dall'incrocio di vari popoli. I giudei di Gerusalemme li disprezzavano perché li ritenevano poco istruiti, ignoranti della legge, corrotti nei costumi e poco osservanti delle disposizioni rabbiniche. Erano guardati con diffidenza anche a causa delle loro tendenze sovversive in campo politico.

In questa regione situata ai margini della terra santa, in questa «Galilea dei pagani» (v. 15), Gesù inizia la sua missione e, con questa sua scelta, indica chi sono i primi destinatari della sua luce, non i giudei puri, ma gli esclusi, i lontani.

Mi ha colpito leggendo e rileggendo questo brano il movimento di Gesù in questo inizio del suo apostolato:
si ritirò nella Galilea, scelta per un popolo odiato e disprezzato
lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, si avvera la profezia di Isalia;
Da allora Gesù cominciò a predicare, non perde tempo;
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, sceglie alcuni pescatori che lo seguiranno subito;
Andando oltre, vide altri due fratelli, si ripete la scena;
Gesù percorreva tutta la Galilea insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Sembra che Gesù non si fermi un istante, sente la necessità di annunciare il Regno di Dio, chiamare alla conversione:«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Dirà più avanti che il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo, non pensa a se stesso, ma alla missione affidatagli dal Padre.

Convertitevi, Gesù vuole cambiare radicalmente modo di pensare e di agire, chi è nelle tenebre deve volgersi verso la luce, la Luce che è arrivata sulla terra.Con le stesse parole di Giovanni Battista, dando un senso di continuità, inizia a richiamare l’attenzione del popolo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Convertitevi! Il pentimento è la prima condizione per potere ascoltare e ricevere la Parola nell’umiltà che diventa devozione, riflessione, testimonianza.


Nella seconda parte del brano è raccontata la vocazione dei primi quattro discepoli.
Non è il resoconto della chiamata dei primi apostoli ma è un brano di catechesi che vuole far comprendere cosa comporta per il discepolo dire sì a Cristo che invita a seguirlo.
Chi è chiamato deve rendersi conto che non gli sarà concesso alcun riposo, che non ci sarà alcuna sosta lungo il cammino. Gesù vuole essere seguito giorno e notte e per tutta la vita, non ci sono momenti in cui si è dispensati dagli impegni assunti.
La risposta poi dev'essere pronta e generosa come quella di Pietro, Andrea, Giovanni e Giacomo che “subito, lasciate le reti, la barca e il padre lo seguirono”.

Termino rubando a Mariella parte del suo commento nel 2014 del brano di vangelo:

La persona di Gesù emanava veramente un fascino straordinario, assolutamente unico, capace di far vibrare le corde nascoste del cuore umano.
Incontrando il Suo sguardo, quei primi discepoli, capirono sicuramente di essere infinitamente amati, e sentirono che valeva la pena di lasciare tutto per continuare a incontrare quello sguardo e sentire quella voce.
Ecco Dio entra anche nella nostra personale storia, a noi discepoli di oggi, per rinnovare il suo invito, Egli chiama ancora e anche oggi chiede una risposta generosa e immediata.

Non vuole tentennamenti, non vuole compromessi, non vuole mezze misure. Vuole la nostra disponibilità a lasciarci trasformare dal suo amore, per poter noi stessi trasformare il mondo
La conversione, alla quale siamo invitati, ci introduce in uno stile di vita singolare, in una nuova mentalità dove le cose vengono viste con gli occhi della fede e non con quelli della carne, con lo spirito di chi "appartiene" a "Qualcuno" e che non si vive in maniera isolata.

Il tempo del silenzio, dell'individualismo e del nascondimento è terminato, inizia il tempo dell'amore fraterno, dell'unità.

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