Gesù inizia ad annunciare la
Buona notizia in Galilea, terra pagana
Terza
domenica del T.O Anno A: 22 gennaio 2017
Sono
quattro le parti che costituiscono la liturgia della parola in questa
terza domenica del Tempo ordinario.
Anzitutto,
con una citazione del profeta Isaia viene introdotta l'attività di
Gesù in Galilea ;
l'apostolo
Paolo preoccupato perché la luce del vangelo che aveva brillato a
Corinto era stata oscurata dal peccato;
poi
c'è il racconto della vocazione dei primi quattro discepoli vv.
18-22);
infine,
in una frase, è riassunta l'attività di Gesù :
Gesù percorreva tutta la Galilea,
insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e
guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Possiamo
sintetizzare che Isaia annuncia liberazione dalle tenebre dalla
schiavitù del popolo ebreo, Paolo esorta i cristiani di Corinto ad
uscire da uno stallo di discordie.
Dopo
la conclusione della missione del Battista, da Nazaret Gesù si
trasferisce a Cafàrnao che diviene il centro della sua attività per
quasi tre anni.
Cafarnao
era un villaggio di pescatori e agricoltori che si estendeva per
circa trecento metri lungo la riva occidentale del lago di Genesaret,
detto anche lago di Tiberiade
o
mar di Galilea, Qui Gesù invita a seguirlo i primi apostoli.
Dal
libro del profeta Isaia 8,23b-9,3
In
passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in
futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e il
territorio dei gentili:
Il
popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;
su
coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai
moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.
Gioiscono
davanti a te come si gioisce quando si miete
e
come si gioisce quando si spartisce la preda.
Poiché
il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle,
il
bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian.
Il
profeta ripensa inorridito alle invasioni degli eserciti orientali e
alle deportazioni che gli ebrei del nord, probabilmente dopo
l'occupazione assira di Tiglat-Pileser IlI del 732 a.C., hanno
subito, disperdendosi nella immensa regione della Mesopotamia. Egli
però, come profeta del Signore, sa di dover portare la speranza al
suo popolo. Perciò è sicuro che l'umiliazione non sarà definitiva:
Dio non lascia al male l'ultima parola. La
drammatica situazione è presentata da Isaia come un'umiliazione,
permessa
dal Signore, come un trionfo dell' oscurità
sulla
luce.
Così
il profeta Isaia garantisce al suo popolo:
-
Nel luogo più compromesso per la presenza di popolazioni pagane, Dio
porterà la sua vittoria e infonderà coraggio e luce.
- la gioia di una presenza e di una luce fedele anche nelle tenebre per il popolo, che cammina senza perdersi d'animo;
- la gioia di una presenza e di una luce fedele anche nelle tenebre per il popolo, che cammina senza perdersi d'animo;
-
la prospettiva di un mondo dove viene abbattuta ogni violenza perché
il povero ritrova la sua dignità;
-
l'abbondanza del raccolto che viene goduto da un popolo in festa e
non nella chiusura di un egoismo particolare.
Insomma
il profeta gioioso annuncia una primavera di vita che ha in Dio la
sua origine.
1
Corinzi 1,10-13.17
Vi
esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù
Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano
divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di
sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato
dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al
fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo, «Io invece sono
di Apollo, «Io invece di Cefa, «E io di Cristo.
È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?
È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?
Cristo
infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo,
non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di
Cristo.
A
Corinto la vita della comunità è penosa: ci sono discordie
scandalose, sono sorti partiti che si richiamano al nome di un
apostolo (qualcuno si gloria di appartenere a Pietro, altri ad
Apollo, altri a Paolo...); sui comportamenti morali ci sono
dissolutezze di cui si vergognerebbero persino i pagani; nelle
celebrazioni eucaristiche ogni gruppo si isola e si disinteressa
degli altri; non parliamo poi delle invidie, delle critiche, delle
mormorazioni...
Deluso
e preoccupato, Paolo forse pensa al fallimento di tutta la sua
missione evangelizzatrice, ma poi si riprende e decide di scrivere ai
cristiani di Corinto. E così che è nata la lettera che ci viene
proposta oggi e nelle domeniche successive.
Il
primo argomento che affronta riguarda i dissidi, i contrasti, la
nascita di partiti in quella comunità ed è il brano ripreso nella
lettura di oggi. «Cristo è stato
forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome
di Paolo che siete stati battezzati?»
(v. 13).
Sono parole dure che rivelano la gravità della situazione e le
fazioni che dividono la giovane chiesa e rischiano di vanificare
l'annuncio del Vangelo di Cristo.
A
provocare discordie erano, allora come oggi, gli egoismi, il
desiderio di dominare, di prevalere, di imporsi agli altri. Paolo
chiarisce: gli apostoli non sono dei padroni, ma dei servi; non sono
loro i salvatori, il Salvatore è uno solo, Cristo. Il loro compito è
quello di annunciare il Vangelo.
Dal
vangelo di Mt 4,12.23
Quando
Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella
Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva
del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si
compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Terra
di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
Da
allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché
il regno dei cieli è vicino».
Mentre
camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone,
chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in
mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi
farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo
seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di
Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo
loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito
lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù
percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe,
annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e
di infermità nel popolo.
L'evangelista
Matteo non si limita ad annotare il cambiamento di residenza di
Gesù, accompagna l'informazione con il richiamo a un testo della
Scrittura, (prima lettura). Per comprenderne il significato va tenuto
presente che la Galilea era abitata da israeliti considerati da tutti
come dei semipagani, perché nati dall'incrocio di vari popoli. I
giudei di Gerusalemme li disprezzavano perché li ritenevano poco
istruiti, ignoranti della legge, corrotti nei costumi e poco
osservanti delle disposizioni rabbiniche. Erano guardati con
diffidenza anche a causa delle loro tendenze sovversive in campo
politico.
In
questa regione situata ai margini della terra santa, in questa
«Galilea dei pagani» (v. 15), Gesù inizia la sua missione e, con
questa sua scelta, indica chi sono i primi destinatari della sua
luce, non i giudei puri, ma gli esclusi, i lontani.
Mi
ha colpito leggendo e rileggendo questo brano il movimento di Gesù
in questo inizio del suo apostolato:
si
ritirò nella Galilea, scelta
per un popolo odiato e disprezzato
lasciò
Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel
territorio di Zàbulon e di Nèftali,
si
avvera la profezia di Isalia;
Da
allora Gesù cominciò a predicare, non
perde tempo;
Mentre
camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli,
sceglie
alcuni pescatori che lo seguiranno subito;
Andando
oltre, vide altri due fratelli,
si
ripete la scena;
Gesù
percorreva tutta la Galilea insegnando nelle loro sinagoghe,
annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e
di infermità nel popolo.
Sembra
che Gesù non si fermi un istante, sente la necessità di annunciare
il Regno di Dio, chiamare alla conversione:«Convertitevi,
perché il regno dei cieli è vicino».
Dirà
più avanti che il
Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo,
non
pensa a se stesso, ma alla missione affidatagli dal Padre.
Convertitevi,
Gesù
vuole cambiare radicalmente modo di pensare e di agire, chi è nelle
tenebre deve volgersi verso la luce, la Luce che è arrivata sulla
terra.Con le stesse parole di Giovanni Battista, dando un senso di
continuità, inizia a richiamare l’attenzione del popolo:
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Convertitevi!
Il pentimento è la prima condizione per potere ascoltare e ricevere
la Parola nell’umiltà che diventa devozione, riflessione,
testimonianza.
Nella
seconda parte del brano è raccontata la vocazione dei primi quattro
discepoli.
Non
è il resoconto della chiamata dei primi apostoli ma è un brano di
catechesi che vuole far comprendere cosa comporta per il discepolo
dire sì a Cristo che invita a seguirlo.
Chi
è chiamato deve rendersi conto che non gli sarà concesso alcun
riposo, che non ci sarà alcuna sosta lungo il cammino. Gesù vuole
essere seguito giorno e notte e per tutta la vita, non ci sono
momenti in cui si è dispensati dagli impegni assunti.
La
risposta poi dev'essere pronta e
generosa come quella di Pietro,
Andrea, Giovanni e Giacomo che “subito,
lasciate le reti, la barca e il padre lo seguirono”.
Termino
rubando a Mariella parte del suo commento nel 2014 del brano di
vangelo:
La
persona di Gesù emanava veramente un fascino straordinario,
assolutamente unico, capace di far vibrare le corde nascoste del
cuore umano.
Incontrando
il Suo sguardo, quei primi discepoli, capirono sicuramente di essere
infinitamente amati, e sentirono che valeva la pena di lasciare tutto
per continuare a incontrare quello sguardo e sentire quella voce.
Ecco
Dio entra anche nella nostra personale storia, a noi discepoli di
oggi, per rinnovare il suo invito, Egli chiama ancora e anche oggi
chiede una risposta generosa e immediata.
Non
vuole tentennamenti, non vuole compromessi, non vuole mezze misure.
Vuole la nostra disponibilità a lasciarci trasformare dal suo amore,
per poter noi stessi trasformare il mondo
La
conversione, alla quale siamo invitati, ci introduce in uno stile di
vita singolare, in una nuova mentalità dove le cose vengono viste
con gli occhi della fede e non con quelli della carne, con lo spirito
di chi "appartiene" a "Qualcuno" e che non si
vive in maniera isolata.
Il
tempo del silenzio, dell'individualismo e del nascondimento è
terminato, inizia il tempo dell'amore fraterno, dell'unità.
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