Debolezza
e grandezza della comunità abbracciare
la sofferenza per essere una cosa sola con Gesù e il Padre.
Quarta
domenica del T.O.- Anno A- 29 gennaio 2017
In
questa quarta domenica le tre letture ci danno dei suggerimenti di
vita, di fronte alla malizia umana un invito alla conversione e
all'obbedienza divina, a volgere lo sguardo verso Dio, confidare in
Lui in vista del Regno dei cieli. E' un invito alla responsabilità
personale e comunitaria, è un invito speciale rivolto ai “poveri
della terra”, a quello che è stolto per il
mondo”.
Dal
libro di Sofonia 2,3,12-13
Cercate
il Signore
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l'umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell'ira del Signore.
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l'umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell'ira del Signore.
Lascerò
in mezzo a te
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.
Si
hanno poche notizie sul profeta Sofonia: si suppone che il profeta
fosse nativo di Gerusalemme, per la sua buona conoscenza della città.
L'epoca della predicazione di Sofonia coincide con gli inizi del
ministero di Geremia, al tempo del re Giosia.
Il
libro di Sofonia contiene oracoli di minaccia e di giudizio ma anche
promesse di conversione e di salvezza. Il giudizio è presentato come
un intervento di Dio nella storia umana, con l'immagine del "giorno
del Signore", giorno di giudizio, giorno potremmo dire, del
rendiconto di vita.
La
profezia di Sofonia vuole soprattutto affermare che Dio certamente
interviene nella storia degli uomini: non si può pensare, come fanno
alcuni contemporanei del profeta, che Dio sia lontano e indifferente!
Destinatari del messaggio di Sofonia furono principalmente i
responsabili politici e religiosi del popolo.
A
ribadire tale certezza si offre una descrizione del giorno del
Signore in cui alcuni termini chiave, come appunto la parola
"giorno", sono ripetuti con insistenza. Un tratto originale
del libro è l'intreccio che si crea fra il destino dei popoli e
quello d'Israele.
Il
brano scelto per questa domenica è perfettamente coerente con quello
del Vangelo.
Sofonia
è il profeta del “giorno del Signore”, il giorno del giudizio
divino, che riguarda il castigo per gli empi, la loro scomparsa e la
promessa di protezione per coloro che confideranno nel Signore,
coloro che Gesù chiamerà “beati”.
Sofonia
annuncia un mondo giusto:
Non commetteranno
più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Dalla
prima lettera dell'aapostolo Paolo: Cor 1,26-31
Considerate
infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti
sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti
nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per
confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha
scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato
per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al
nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a
Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è
diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e
redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel
Signore.
Abbiamo
visto come il profeta Sofonia incita il popolo, la parte povera,
umile del popolo, ad un comportamento sano in vista del giorno del
Signore.
L'apostolo
Paolo dopo il richiamo ai cristiani della chiesa di Corinto affronta
il problema delle loro divisioni, a cominciare dalla chiamata
ricevuta da ognuno al seguito del Maestro, chiamata per tutti uguale
che rende tutti uguali in una missione comunitaria: Considerate
infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti
sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti
nobili»
Per
loro è sufficiente considerare la propria «chiamata» , cioè
guardare a se stessi in quanto oggetto della chiamata divina per cose
più grandi, anche se non sapienti, non potenti, nobili. Dio sceglie
per confondere i forti “quello
che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio
lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno
possa vantarsi di fronte a Dio”
Dio
ha capovolto i criteri di questo mondo e ha realizzato la salvezza
dichiarando l’impotenza e il fallimento di tutti i progetti umani
basati sull’esercizio del potere, dell'egosimo umano.
Dal vangelo secondo Mt 5,11-12
Vedendo
le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a
lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati
i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati
quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno
saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati
voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Le
otto Beatitudini aprono in modo solenne il “Discorso della
Montagna”. In esse Gesù definisce chi può essere considerato
beato, chi può entrare nel Regno dei cieli. Sono otto categorie di
persone, otto porte di ingresso per il Regno, per la Comunità. Non
ci sono altre entrate! Chi vuole entrare nel Regno dovrà
identificarsi almeno con una di queste otto categorie.
In
questa occasione, dall'alto della montagna Gesù può guardare la
moltitdine che lo segue.Lo sguardo di Gesù sulle folle, le sue
parole che scandiscono delle verità svelano che il vero discepolo è
designato non da un'appartenenza esteriore,ma da una realtà intima
fatta di mitezza, purezza di cuore, povertà in spirito,
misericordia.
L'evangelista
Matteo riporta le otto beatitudini all'inizio del capitolo quinto
mentre proseguirà dal capitolo 5 al capitolo 7 spiegando le opere e
il comportamento dei veri beati.
Riflettendo,
leggendo i tre capitoli attentamente, possiamo entrare nello spirito
delle beatitudini. Entrare nello spirito delle beatitudini significa
entrare nello sguardo di Dio sulla realtà umana e scoprire che,
anche in situazioni di afflizione o persecuzione, queste possono
essere vissute come beatitudine.
Sicuramente
abbiamo notato che ogni beatitudine ha due parti: enunciazione, e
motivazione: Nella prima Gesù ci dice chi è beato, nella seconda ci
spiega l'enunciato: Beati
i poveri in spirito, perché di essi è il regno
dei cieli.
La
beatitudine offerta è la gioia intima della comunione con il
Signore sperimentata in situazioni concrete in cui anche Gesù si
è trovato e, soprattutto, che ha vissuto come occasione di amore e
di dedizione. È la gioia del servo che si trova là dove anche il
suo Signore è stato. È la gioia di chi partecipa al sentire e al
volere di Gesù..
Le
beatitudini non sono una nuova ideologia, ma un insegnamento che
viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il
Signore, incarnandosi, ha voluto assumere per salvarla.
Il
discorso della montagna è diretto a tutto il mondo, nel presente e
nel futuro e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di
Gesù, nel camminare con Lui.
Le
Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi
valori del
mondo
e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri.Esse rispecchiano la vita
del Figlio
di
Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a
morte, affinché agli
uomini
sia donata la salvezza.
Il
Vangelo delle Beatitudini si commenta con la storia stessa della
Chiesa, la storia della santità cristiana, perché come scrive san
Paolo «quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per
confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il
mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le
cose che sono».
Il
brano di vangelo termina con questa frase di Gesù: “Beati voi
quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia”. Ancora un invito a
seguire Gesù, come attaccamento totale a Lui, abbracciare la
sofferenza per essere una cosa sola con Lui e il Padre.
Giovanni
Paolo Secondo a Toronto, nella la
GMG 2002).
«Cari
amici, la Chiesa oggi guarda a voi con fiducia e attende che
diventiate il popolo delle beatitudini. “Beati voi, se sarete come
Gesù poveri in spirito, buoni e
misericordiosi;
se saprete cercare ciò che è giusto e retto; se sarete puri di
cuore, operatori di pace, amanti e servitori dei poveri. Beati voi!”.
E’ questo il cammino percorrendo il quale, si può conquistare la
gioia, “quella vera!”, e trovare la felicità.
Un
cammino da percorrere ora, subito, con tutto l’entusiasmo che è
tipico degli anni giovanili: Non aspettate di avere più anni per
avventurarvi sulla via della santità! La santità è sempre giovane,
così come eterna è la giovinezza di Dio.
Comunicate
a tutti la bellezza dell'incontro con Dio che dà senso alla vostra
vita. Nella ricerca della giustizia, nella promozione della pace,
nell'impegno di fratellanza e di solidarietà non siate secondi a
nessuno!”.
Fermiamoci
a riflettere :Quali sono i momenti nella nostra vita in cui si siamo
sentiti veramente felici?
Era
una felicità come quella che fu proclamata da Gesù nelle
beatitudini, o era di un altro tipo?
Nessun commento:
Posta un commento