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venerdì 16 dicembre 2016

"Ho paura che Dio passi nella mia vita e io non me ne renda conto"


ECCO VIENE IL RE, IL RE DEI RE


Domenica quarta di avvento : 18 Dicembre 2016 – Anno liturgico A

L'annuncio della venuta del Signore, che domina l'Avvento, diventa in questa domenica, annuncio dell'incarnazione, della sua venuta nella carne, evento annunciato nella profezia di Iasia della nascita di un bambino, un discendente regale della casa di Davide.

Dal libro del profeta Isaia 7,10-14

Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall'alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”.

Il re Acaz, discendente della dinastia davidica, trovandosi in grandi difficoltà con i suoi nemici vuole chiedere aiuto all'Assiria rifiutando l'invito del profeta a rivolgersi al Signore chiedendo un segno propiziatorio,un aiuto.
Isaia darà lui un segno ad Acaz, segno che si rivelerà profetico per i discendenti di Davide che non sono stati fedeli al Signore:il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”.

Il segno profetico dato da Isaia è stato sempre riferito dalla cristianità alla nascita del futuro Re messianico, manifestata anche dall'annuncio angelico a Giuseppe, che nascerà da Maria, per opera dello Spirito Santo:ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Proclamato dalla confessione di fede dell'aposotolo Paolo che contiene l'annuncio del Figlio nato dalla stirpe di David secondo la carne e costituito Figlio di Dio secondo lo Spirito mediante la resurrezione (II lettura) .

Dalla lettera ai Romani 1,1-7

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

L'apostolo Paolo proclama la sua confessione di fede come apostolo chiamato “ad annunciare il Vangelo di Dio che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide”. In sostanza Paolo conferma ciò che Isaia aveva annuciato circa otto seccoli prima.
La predicazione degli apostoli realizza le profezie dell'Antico Testamento: Dio ha mantenuto le sue promesse, e Paolo è partecipe di questa realizzazione, come “lo siamo tutti noi, chiamati da Gesà Cristo,amati da Dio e santi per chiamata”

Dal Vangelo secondo Matteo 1, 18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele
, che significa Dio con noi”.
 

 
IL vangelo conferma l'avverarsi della profezia di Isaia, in modo straordinario da mettere in crisi Giuseppe prossimo sposo di Maria quando avverte che Maria attende un figlio.


Come sappiamo, un angelo del Signore chiarisce in sogno a Giuseppe quanto era avvenuto.«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Salverà il suo popolo dai suoi peccati, non sarà un re come da molti atteso, un re liberatore.

Abbiamo visto come il re Acaz rifiuta il consiglio di Dio perché a modo suo “non voleva tentare Dio”. Isaia ha parlato a lui e alla discendenza davidica che spesso si dimenticherà dell'alleanza con Dio.

All'opposto Giuseppe, all'inizio turbato a causa della fidanzata Maria, accetta ciò che un angelo nel sogno gli rivela. Da allora farà da padre al bambino che nascerà da Maria.

In oriente il brano di questa quarta domenica di Avvento, la narrazione della nascita del Signore secondo Matteo, è chiamato “l'Annunciazione a Giuseppe”. Mi sembra giusto e doveroso.

Benedetto XVI in una domenica quarta di avvento pronunciava queste parole in Piazza San Pietro.


L’amato Papa Giovanni Paolo II, che era molto devoto di san Giuseppe, ci ha lasciato una mirabile meditazione a lui dedicata nell’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, "Custode del Redentore". Tra i molti aspetti che pone in luce, un accento particolare dedica al silenzio di san Giuseppe. Il suo è un silenzio permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini.
 
In altre parole, il silenzio di san Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione. Un silenzio grazie al quale Giuseppe, all’unisono con Maria, custodisce la Parola di Dio, conosciuta attraverso le Sacre Scritture, confrontandola continuamente con gli avvenimenti della vita di Gesù; un silenzio intessuto di preghiera costante, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di affidamento senza riserve alla sua provvidenza.
 
Non si esagera se si pensa che proprio dal "padre" Giuseppe Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la "giustizia superiore", che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli (cfr Mt 5,20).
Lasciamoci "contagiare" dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio. In questo tempo di preparazione al Natale coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita.
domenica, 18 dicembre 2005.

Scrive Sant’Agostino: "Ho paura che Dio passi nella mia vita e io non me ne renda conto" .

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