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venerdì 18 settembre 2015

Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo...

Gesù., il Maestro, si identifica con le creature piccole e indifese, con tutti coloro che non ce la fanno da soli

Domenica 20ma del tempo ordinario Anno B: 20 settembre 2015



Dal vangelo secondo Mc 9,30-37

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore!

Mariella: Gesù è sempre in movimento, il tempo s’è fatto breve, ora Egli sta attraversando nuovamente la Galilea, ma il suo cammino lo porta altrove, cioè verso il compimento della sua missione. La sua preoccupazione è tutta rivolta verso i suoi discepoli, vuole educarli a comprendere il significato degli avvenimenti che seguiranno. Siamo al secondo annuncio della Passione, è un annuncio passivo, non viene specificato l’autore, o per meglio dire gli agenti, sono semplicemente uomini che lo uccideranno. E’ un annuncio di morte che però apre un varco alla speranza: “….dopo tre giorni risorgerà”

Questo dire di Gesù resta però incomprensibile ai suoi discepoli, essi non capiscono, o per meglio dire non vogliono capire, hanno paura di interrogarlo, hanno timore di essere coinvolti in questa dolorosa esperienza, provano angoscia di fronte ad una previsione di morte inaspettata, restano muti ed attoniti in attesa di eventi futuri. Solo l’esperienza pasquale farà comprendere loro molte cose, li renderà disponibili e partecipi alla testimonianza che non risparmierà neppure a loro il martirio.

Ecco che nel loro peregrinare essi giungono a Cafarnao, Gesù non perde occasione per insegnar loro e s’informa su cosa stessero parlando lungo il viaggio. Ma essi tacciono, perché evidentemente avvertono l’enorme differenza ancora esistente fra il pensare del Maestro ed il loro pensiero totalmente umano.

Nelle comunità di allora, così come succede anche adesso, c’era sempre chi comandava, chi era a capo, chi era il più grande. Gesù invece vuole introdurre un concetto diverso di comunità, per Lui essere comunità significa essere uno per l’altro, essere disposti al servizio a favore degli altri. In questo contesto la sofferenza, il sacrificio di sé, la rinuncia, il calvario fino alla morte, hanno sapore di redenzione, morire a sé stessi perché altri abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

Essere Maestro significa vivere in prima persona ciò che si annuncia, significa dare l’esempio capovolgendo tutta la scala dei valori: “…chi vuol essere primo sia ultimo di tutti…”

Il comportamento del vero discepolo di Gesù non può mai essere quello di orientare tutto su se stessi, ma l’interesse deve essere rivolto verso gli altri ..verso il più piccolo, il più bisognoso, il più povero ed indifeso, dimenticare se stessi per amare gli altri e servirli, così come ha fatto Gesù.

Poi Gesù prende un bimbo e abbracciandolo lo pone in mezzo all’assemblea, gesto forte, perché all’epoca i bimbi non contavano nulla nella società, erano insignificanti. Il Maestro dunque si identifica con queste creature piccole ed indifese, con chi non ha valore, accogliendo loro accogliamo il Signore, questo è un grande insegnamento che non può lasciarci indifferenti!


Enzo: Gesù e i suoi discepoli attraversano la Galilea, è un viaggio riservato senza folla a seguito, per volontà di Gesù. Infatti Gesù confida ai suoi ciò che gli accadrà fra non molto. Sa che non capiranno le sue parole, ma è una preparazione, un colloquio privato con i discepoli, un insegnamento che Marco inculca anche alla sua comunità, una regola di vita.

Poveri discepoli! non capivano e avevano paura della verità se avessero chiesto spiegazioni... In questo modo offuscavano la loro mente confermando la loro fede in un messia politico, battagliero, trionfatore sugli oppressori del popolo ebreo, una reazione deludente.

Gesù insegna che “Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno”, consegnato per iniziativa del Padre per attuare il suo disegno di salvezza.

Poi la contropposizione tra l'annunzio dell'annientamenteto del Figlio dell'uomo e la sa risurrezione: discorso incomprensibile per i discepoli. Il progetto salvifico di Dio, attraverso la sofferenza del Figlio, costituiva un paradosso che trascendeva la previsione di ogni uomo: “ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”.
Giustamente Marco annota e in qualche modo giustifica i discepoli: “Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo”.
La loro fantasia non si ferma qui: discutono come politici in attesa di una poltrona, di un posto al governo, anzi di chi sarebbe stato il prediletto ad accupare il primo posto accanto al futuro Re, unto del Signore, il Cristo.

A Cafarnao c'è la resa dei conti: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».
Sembra che Gesù fosse Lui a guidare e indicare la strada, mentre i suoi discepoli, dietro di lui forse distanziati, discutevano. “Ed essi tacevano” annota l'evangelista. Non si era ancora stabilita la confidenza con l'amico Gesù: il rispetto umano è sempre diffidente, ha paura di scoprire la propria vera identità , non vuole essere giudicato. I discepoli si aspettavano che Gesù inaugurasse da un momento all'altro il regno messianico (che essi vedevano erroneamente anticipato dai miracoli da Lui compiuti), nel quale pensavano di essere favoriti con un posto di prestigio.

Ed ecco la grande lezione di Gesù che andrà capita soltanto alla luce della Passione annunciata in questo brano per la seconda volta. «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».Una grande lezione di umiltà e del servizio verso coloro che nella società sono indifesi, emarginati, raffigurati dai più piccoli.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

Il tenero atteggiamento di Gesù che “abbraccia” i bambini è un dettaglio esclusivo di Marco, l'evangelista più attento a rilevare i tratti umani di Gesù che denotano il suo grande amore per l'uomo e la sua unità col Padre: “chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

Sarà compito dei discepoli farsi carico di “questi bambini”, di coloro che la società non si occupa, come Lui si è fatto carico di tutta l'umanità debole e fragile.

A proposti dei bambini e Gesù riporto un commento sul vangelo di domenica di Padre Ermes Ronchi che ho letto sulla rivista A SUA IMMAGINE , commento molto tenero e molto efficace:

Prese un bambino, lo pose in mezzo, lo abbracciò e disse: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me”. È il modo incredibile di Gesù di gestire le relazioni: non rimprovera i suoi, non
li giudica, pensa invece a una strategia per educarli ancora. E lo fa con un gesto inedito: un abbraccio e un bambino.
Tutto il Vangelo in un abbraccio, un gesto che apre un’intera rivelazione: Dio è così. Al centro della fede un abbraccio. Tenero, caloroso. Al punto da far dire ad un grande uomo spirituale: Dio è un bacio (Benedetto Calati).
E Papa Francesco, a più riprese: ‘Gesù è il racconto della tenerezza di Dio’, un Dio che mette al centro della scena non se stesso, ma i piccoli, quelli che non ce la fanno da soli...
...Quando diremo a uno almeno dei piccoli, dei disperati: ti prendo dentro la mia vita.
E ti abbraccio. Allora, stringendolo a te, capirai che stai stringendo fra le tue braccia il tuo Dio”.



Molto bella questa esperienza se vissuta come Gesù l'ha predicata e manifestata con il suo esempio.


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