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mercoledì 5 febbraio 2014

Su di lui si poserà Io Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spinto di Consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore

Con questo post terminiano di pubblicare il commento di Padre Augusto Drago sul Prologo del vangelo dell'apostolo Giovanni.



6 - Prologo di Giovanni 1,16-18


"DALLA SUA PIENEZZA, NOI TUTTI ABBIAMO RICEVUTO E GRAZIA SU GRAZIA. 

DIO NON LO HA VISTO MAI NESSUNO: 

PROPRIO IL FIGLIO UNIGENITO CHE È NEL SENO DEL PADRE, LUI CE LO HA 

RIVELATO”
 
 Commento di Padre Augusto Drago

Gli ultimi versetti del Prologo ci riconducono al rapporto che ognuno di noi deve avere con il Verbo che si è fatto carne e che ha posto la sua dimora, la sua tenda, in mezzo a noi. In comunione di vita con Lui, da Lui, dalla sua pienezza, come da un albero carico di frutti gustosi, cogliamo il frutto più bello: la grazia, ossia la vita eterna. “Senza di me non potete far nulla” ci ricorda Gesù nella similitudine giovannea della vite e dei tralci: “Come il tralcio non può dar frutto da se stesso, se non rimane nella vite. cosi anche voi se non rimanete in me... Rimanete in me ed io in voi.... (Gv 15). Rimaniamo dunque nel Verbo. Ma meditiamo più profondamente le parole del Prologo: ci soffermiamo prima di tutto sulle parole: “Dalla sua pienezza...”.  

Il termine “pienezza” è raro in Giovanni, lo troviamo utilizzato solo qui al v. 16 del nostro Prologo. S. Paolo invece, applicato a Cristo, lo utilizza parecchie volte. Tra i molti testi mi piace riprendere quello che troviamo nella lettera ai Colossesi (1,19) dove l’Apostolo, parlando di Cristo, dice: “Ogni pienezza si è compiaciuta abitare in Lui”. E sempre nella stessa lettera: “In Cristo abita ogni pienezza”.

Vorremmo chiederci che cosa si intenda in questi testi con il termine “pienezza”. 


C’è in esso qualcosa che appartiene al mistero di Dio, e che in Lui, nel Verbo, si rende visibile. Per coglierne il significato bisogna riandare ad un testo profetico. Isaia, al cap.11, parlando del Messia, scrive: “Un germoglio spunterà dal tronco di lesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà Io Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spinto di Consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore”. Sul futuro Messia, ci dice il profeta, lo Spirito si poserà.... 

E quando venne la pienezza del tempo ecco l’Angelo dice a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, I’ombra dell’ Altissimo ti coprirà” (Lc 1,35) Nel simbolo della nostra fede proclamiamo: “Per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria...”. Non è pertanto un arbitrio esegetico pensare che la “Pienezza” che abita in Cristo altro non sia che la Persona dello Spirito Santo.

D’altra parte sia nei Vangeli, ma soprattutto per S. Paolo, tutto ciò che Cristo è lo è nello Spirito e per lo Spirito, tutto ciò che Cristo fa lo compie nello Spirito e per mezzo dello Spirito: “Lo Spirito del Signore è su di me”, dice Gesù, citando ancora un testo del profeta Isaia (Lc 4, 18; cf  Is 61, 1-2) . Lo Spirito è il principio costitutivo dell’essere e dell’agire di Cristo. 


Ritorniamo ora al Prologo. Potremo leggerlo cosi: “dalla sua pienezza”, cioè dallo Spirito che è sopra di Lui, noi abbiamo ricevuto grazia su grazia, ovvero un numero abbondante di grazie, di gratuità amorose di Dio che si riassumono nel dono della vita: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita”. E’ la stessa vita che il Padre trasmette al Figlio e che il Figlio trasmette a noi: dalla sua pienezza, cioè dallo Spirito che è nel Verbo, abbiamo ricevuto la vita. Adorando il Signore Gesù nell’amore, mettiamoci nella disponibilità interiore di attingere questa pienezza di grazie, attingiamo da Lui lo Spirito che è in Lui, per rinascere a nuova vita. 


Come possiamo avere questa disponibilità interiore? L’apostolo Paolo ci ricorda nella Lettera ai Romani: “Cosi dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per continuare a vivere sotto la carne, perché se continuate a vivere secondo le opere della carne voi morirete,se invece con l’aiuto dello Spirito voi mortificherete le opere della carne, certamente vivrete. Tutti infatti coloro  che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio e noi abbiamo ricevuto lo Spirito di figli che grida nei nostri cuori Abbà Padre” (Rom 8, 14-15). 


Ecco la nostra disponibilità interiore: purificati dallo Spirito....Penso, forse con un po’ di “perdonabile” fantasia che il primo vagito di Gesù sulla culla di Betlehem e sulle amorose mani di Maria, fosse proprio questo: Abbà. Quasi a voler dire: “Padre ti lodo perché ho compiuto, ho cominciato a compiere nascendo, la tua volontà”. Ed era un grido suscitato in lui dallo Spirito. Lo Spirito di Dio, quando trova spazi di libertà in noi, ci assimila in tutto e per tutto a Cristo, ci cristifica!  Cominciamo a capire allora la grandezza dell’Incarnazione e del mistero di salvezza che vi opera: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio, figlio di Dio. 


Il Prologo, poi, termina in ginocchio, in adorazione davanti alla Faccia invisibile del Padre, la cui gloria è irraggiata per noi sul Volto dell’unigenito Figlio del Padre. Mosè, sulle balze del Monte Sinai, implorava: “Fammi vedere la tua gloria!’. Ma nessuno nell’AT ha oltrepassato la nube impenetrabile. Ora la nube è squarciata: l’invisibile Dio si rende visibile nel volto umano del Suo Figlio: l’unigenito Figlio di Dio che è nell’intimità del Padre, lui ce lo rivela, ci trasmette la sua Parola e la sua dottrina, ci manifesta la sua volontà, ci ha espresso il suo amore, ci ha riflesso i tratti del suo volto: “Filippo, chi vede me vede il Padre(Gv 14, 9). Il Padre e lui sono una cosa sola.

Contemplando allora la Bellezza del Padre in Cristo Gesù sarà per noi subito anticipo di Paradiso.







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