«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò
risorgere».
Domenica XXXII
del tempo ordinario: 9 novembre 2014
Dal vangelo di Giovanni
2,13-22
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a
Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe
e, là seduti, i cambia monete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti
fuori dal tempio,
con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei
cambiamonete e ne rovesciò i
banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di
qui queste cose e non fate
della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo
per la tua casa mi divorerà
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale
segno ci mostri per fare queste cose?».
Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato
costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti i suoi discepoli si
ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola
detta da Gesù.
Parola del Signore!
Mariella: Domenica prossima ricorre la festa della
dedicazione della Basilica lateranense
Un piccolo accenno storico: la Basilica Lateranense venne
fondata da papa Melchiade (311-314) nelle proprietà donate a questo scopo da
Costantino di fianco al Palazzo Lateranense, fino allora residenza imperiale e
poi residenza pontificia.
Sorgeva così la "chiesa-madre di tutte le chiese,
distrutta e ricostruita molte volte.
Vennero celebrati nella Basilica ben cinque concili,essa fu
la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata.
Fare memoria della Basilica Lateranense non significa venerare
un luogo, ma fare memoria del legame inscindibile che lega cristiani
provenienti da luoghi e culture diverse, vuol dire anche venerare ogni
chiesa come tempio di Dio, come casa del Padre di Gesù e nostro.
Nel brano evangelico che abbiamo letto, Gesù va a
Gerusalemme in occasione della Pasqua dei Giudei: è un'occasione clamorosa per
manifestarsi in pubblico e per rivelare a tutti che egli è il messia.
In quella festa Gerusalemme è piena di pellegrini venuti da
ogni parte e quindi il suo operato avrebbe avuto un effetto risonante in tutta
la Palestina e altrove.
Arrivato a Gerusalemme Gesù si reca nel tempio dove trova
all'azione diversi tipi di venditori e cambiavalute.
L'incontro nel Tempio non è con persone che cercano Dio ma
commercianti del sacro. Gesù questo non lo può accettare e sceglie
questa occasione e questo luogo (il tempio) per dare un segno.
Prende un flagello e caccia tutti dal tempio, insieme a
pecore e buoi dicendo: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa
del Padre mio un mercato!”
Egli manifesta lo zelo per la casa del Padre, ridotta ad una
spelonca di ladri e infestata da venditori e cambiavalute, mostra la sua giusta
ira e il suo sdegno.
Il tempio non è più il luogo di preghiera, ma un mercato
dove vige la presenza del denaro. Il culto è diventato il pretesto per
fare lucro: il comportamento di Gesù in tale occasione suscita la reazione dei
presenti.
I Giudei forse anche in buona fede pensando che Gesù
potrebbe essere il messia atteso
chiedono: «che segno mostri per poter compiere queste cose?»
Gli domandano dunque un segno. Egli dà loro quello della sua
morte e risurrezione: allegoricamente dal tempio fatto di pietre parla del tempio
del suo corpo. «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Un enigma per tutti , Giudei e discepoli di Gesù.
La sua opera più vera è ricostruire, per questo Egli è stato
mandato sulla terra l’azione propria di Dio è far risorgere. Là dove gli altri
ti fermano, Egli ti fa ripartire!
Là dove eri caduto, Egli ti fa rialzare e risveglia la tua
vita.
Gesù è il tempio che assicura la presenza di Dio nel mondo e
la presenza del suo amore
La morte in croce farà di Lui il tempio unico e
definitivo di Dio.
Questo testo ci offre diversi spunti di riflessione:
primo è l'occasione per esaminarci sul rispetto che
riserviamo alla casa di Dio che ogni giorno ci accoglie; ma ancora di più sul
rispetto che abbiamo verso il Signore che lì ha stabilito la sua dimora tra
noi.
Non da ultimo siamo invitati a riflettere sulla sacralità del
nostro corpo, tempio santo dello Spirito
Gesù insegna che il tempio di Dio è, innanzitutto, il cuore
dell'uomo che accoglie la sua Parola.
"Non fate della casa del Padre mio un mercato!
" Questa frase ci deve risuonare nelle orecchie.
Gesù non si rivolge soltanto ai custodi dei templi, ma a
ciascuno di noi: la casa ultima di Dio sei tu, sono io, siamo noi.
Ciascuno di noi è pietra viva, che concorre a formare il suo tempio santo.
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo
amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” Gv 14,23.
Non possiamo essere pietre lontane le une dalle altre,
abbandonate nella solitudine e al non senso e neppure pietre sconnesse di una
casa che non può quindi reggersi in piedi.
Noi siamo pietre raccolte con amore dal Signore,
smussate nelle spigolosità e unite le une alle altre, con ordine, dall'unico
cemento che è l'amore del Signore.
Non possiamo essere casa ingombra di pecore e buoi, di
denari di paccottiglie, che troppo spesso non lasciano più trasparire Dio!
Dobbiamo essere degna dimora del suo Santo Spirito.
Enzo: “I suoi discepoli si ricordarono che sta
scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà”.
Incomincio da questa frase di Giovanni per dare importanza
alle Scritture: averle lette, meditate, saranno la memoria storica della nostra
fede, la presenza continua di Dio in noi. Così è stato per gli apostoli e i
discepoli di Gesù.
In questo brano sono importanti il racconto che Giovanni fa
di Gesù che manda via dal tempio i mercanti, e anche le rivelazioni che Gesù fa
nel contesto.
La presenza dei cambiavalute nelle vicinanze del tempio era
necessaria per permettere ai pellegrini di scambiare le loro monete con effigi
imperiali (denaro considerato impuro), con denaro non impuro. Anche la vendita
di animali per il sacrificio era una necessità per chi veniva da lontano e non
poteva portare con sé l’animale da sacrificare.
Tutti e quattro gli evangelisti riferiscono questo episodio.
Giovanni lo situa all’inizio del ministero di Gesù, mentre i sinottici lo situano verso la fine del ministero.
Giovanni qualifica il tempio trasformato in “casa di
mercato”, i sinottici rendono questa espressione con “covo di ladri”.
Il mercato di Gerusalemme era legato al Tempio ed erano i
sacerdoti coloro che lo controllavano.
L’ira di Gesù è doppia: il tempio, casa del Padre suo
è deformato dalla vicinanza di affaristi e dallo sfruttamento economico che si
faceva della credulità dei semplici, “covo di ladri”. Da qui le due versioni
nei vangeli. Non potevano convivere le due cose con la sacralità del tempio.
Mercato e sacrificio sono in stretta relazione: si vendevano
gli animali per il sacrificio cultuale,e in qualche modo è lo stesso popolo che
viene sacrificato perché sfruttato dai mercanti. Gesù non condanna il mercato
in se stesso come spazio di scambio, ma
perché la loro pratica genera una violenza che attenta alla vita delle
persone semplici lasciando senza sostentamento i più deboli.
“Lo zelo per la tua casa mi divorerà”, il ricordo della Scrittura che farà comprendere più tardi ai discepoli
l’agire di Gesù.
Per Giovanni questo avviene all’inizio della missione di
Gesù: dopo le nozze di Cana, questo è il secondo atto della vita pubblica..
Gesù con il suo forte gesto rivela Dio come Padre suo, non accetta che la casa
del Padre diventi un covo di ladri. “non fate della casa del Padre mio un
mercato...un covo di ladri”.
Tutto questo quando era imminente la Pasqua dei Giudei.
All’ira e all’operato di Gesù i Giudei chiedono un segno
autorevole per quello che ha fatto. La risposta di Gesù rientra nello stile dei
profeti, è un oracolo sul nuovo tempio dell'era messianica e insieme un
annuncio della sua passione e risurrezione. I giudei, chiusi alla fede, fraintendono
e non possono cogliere l'annuncio profetico. «Distruggete questo tempio e in
tre giorni lo farò risorgere».
Il segno! Desiderio dell’uomo che non capisce o che non vuol
capire. I giudei erano convinti che Dio dimorasse nel “santuario” parte più
importante del tempio:come potevano capire che Gesù stava parlando del suo
corpo morto e risorto, come nuovo tempio come luogo di incontro per accedere al
Padre?
Nemmeno i discepoli avevano capito il gesto di Gesù prima e
dopo le sue parole.
I vangeli testimoniano spesso che il significato di parole e
gesti di Gesù furono capiti alla luce della risurrezione e della venuta dello
Spirito Santo.
Giovanni dà una lettura profetica e teologica:
-
la distruzione di Gerusalemme e del
tempio, già avvenuta quando scrive il
suo vangelo, per mano dei romani è la fine dei sacrifici della Pasqua ebraica.
-
La distruzione del tempio e ricostruito in tre giorni
annunciano la passione e morte di Gesù accompagnata dalla sua risurrezione. Il
suo corpo risorto al terzo giorno dalla morte diventa il nuovo Tempio a cui
guarderanno nei secoli tutti coloro che crederanno in Lui.
-
La risurrezione di Gesù, la nuova Pasqua,
inaugura i tempi nuovi, la seconda e definitiva alleanza di Dio con l’uomo.
Spesso in questi commenti abbiamo parlato della pedagogia di
Dio che non pretende che si capiscano subito le sue parole e il suo operato, ma
che la sua parola venga ascoltata, meditata nell’attesa che lo Spirito Santo
illumini la nostra mente e dia fuoco alla nostra anima.
Quando poi fu risuscitato dai morti i suoi discepoli si
ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola
detta da Gesù.
A noi sono state tramandate le Sacre Scritture: che uso ne
facciamo?
I nostri dubbi, perplessità, debolezze sono avvalorati,
aiutate, superate dalla lettura della Parola di Dio?
L’apostolo Paolo così spiega il nuovo tempio che nasce dalla
morte e risurrezione di Gesù:
“Fratelli,
voi siete edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come
un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce
sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un
fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete
che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge
il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che
siete voi”.
Confrontiamoci in
questa settimana con queste parole dell'apostolo Paolo
Per chi lo volesse potrà ancora leggere, nella sua
pagina, un commento di Padre Augusto Drago al brano di oggi.
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