La vita cristiana è vocazione alla vita, sempre in
ogni momento.
Commento
al vangelo della domenica quinta di quaresima, di don Giovanni Berti
Anche questa
domenica un lungo racconto dal vangelo di Giovanni domina la parte della Messa
nella quale si ascolta la Scrittura (la Liturgia della Parola). Dopo aver
ascoltato nelle scorse domeniche i racconti di Gesù che incontra la Samaritana
al pozzo e del cieco guarito, questa domenica ascoltiamo il racconto di Gesù
che si confronta con la morte dell’amico Lazzaro.
Durante la messa di domenica mattina celebrerò il battesimo di una bambina, la prima figlia di una giovane coppia di sposi. Sembra davvero arduo trovare un collegamento tra un evento che parla di una vita appena nata, con la gioia di una famiglia che la accoglie, e il racconto di un funerale, quello di Lazzaro, con il contorno del pianto e disperazione delle sorelle e le lacrime dello stesso Gesù per l’amico chiuso in un sepolcro.
Ma come sempre accade, la coincidenza tra questi due eventi (uno di oggi con le persone vive presenti in chiesa e l’altro nelle pagine della Scrittura) diventa una occasione per andare oltre la superficie delle cose, e trovare il nucleo del messaggio di Gesù valido per noi oggi, in ogni occasione di vita.
Gesù è immerso in un clima di morte che lui è venuto a sanare. Lazzaro è nella tomba, morto fisicamente e coperto dai segni di questa situazione definitiva (le bende che lo stringono e la pietra che chiude l’entrata del sepolcro). Ma la morte è anche attorno Gesù, nei protagonisti disperati che si avvicinano e parlano con Gesù. Sembra davvero che non ci sia più alcuna speranza per questa situazione, ed è umanissimo pensarlo, perché davvero non c’è altra esperienza definitiva come quella di una persona cara che viene portata via dalla morte.
Con Lazzaro la morte è anche nel cuore delle sue sorelle, che arrivano, anche giustamente, a rimproverare Gesù (“se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto…”). Le parole della tradizione religiosa sono conosciute dalle sorelle, ma non riescono a dare quella via d’uscita di cui hanno bisogno, e al massimo hanno l’effetto di una lontana consolazione (“…Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno»…”).
Ma Gesù non parla di un futuro lontano, ma parla di ora, adesso: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.
E’ questo il salto di qualità che vuole riportare vita non solo nella tomba di Lazzaro, ma soprattutto nel cuore delle sorelle e dei suoi discepoli. Questo annuncio di Gesù “io sono la resurrezione e la vita” vuole riportare vita in me oggi, in noi che come singoli e comunità ci confrontiamo continuamente con la morte.
E non penso solo alla morte fisica di una persona, ma penso anche alla morte della speranza quando qualcosa va male nella vita, penso alla morte che ci avvolge quando siamo soli e siamo abbandonati, penso alla morte quando qualche malattia arriva a limitarci e a farci apparire la vita come senza futuro di felicità.
Gesù è qui prima di tutto come vita e come resurrezione, e vuole che questa vita arrivi a farci uscire, come Lazzaro, dai nostri sepolcri di tristezza e mancanza di speranza.
Quanta vita vera c’è nelle nostre parole e scelte? Quanta speranza mettiamo nelle situazioni difficili di vita che affrontiamo? Pensiamo che la soluzione di tutto sarà solo alla fine del mondo, o già ci crediamo oggi, che è possibile oggi?
Il corteo di morte che accompagna Gesù al sepolcro di Lazzaro, è chiamato a convertirsi, e sono significative le parole imperative di Gesù, che diventano una sorte di ordine che scuote e rimette in moto la vita. Gesù dà tre ordini, due rivolti ai presenti e uno a Lazzaro. Ordina ai presenti di togliere la pietra, poi ordina a Lazzaro di uscire e infine ordina di nuovo ai presenti di sciogliere Lazzaro e di lasciarlo andare. Gesù ordina a tutti di togliere i segni della morte e di mettersi in atteggiamento di vita, anche se si sta facendo un funerale e tutto sembra condurre alla fine della vita e della speranza.
Gesù ordina anche al mio cuore di togliere le pietre che ho messo su certe situazioni di relazioni di cui ho celebrato in me il funerale; mi ordina di togliere la pietra dove ho seppellito l’amore che ancora posso dare al prossimo, anche se non sono stato capito e rifiutato…
Gesù mi ordina di uscire da me stesso e di fidarmi di lui, perché con lui c’è la vita e non la morte.
Mi ordina anche di sciogliere le bende di rancore e cattiveria che mi impediscono di andare e di aprirmi alla vita, anche se sono stato ferito o ho ferito qualcuno.
La comunità cristiana è luogo di vita, anche quando celebra un funerale, perché è proprio l’occasione per ricordarsi che il morto che salutiamo con il rito non termina il suo cammino nella fossa, ma lo aspetta l’abbraccio eterno del Padre della vita. E il funerale cristiano è sempre l’occasione di ricordarsi del valore immenso di ogni attimo di vita che abbiamo e che possiamo riempire di gesti di vita, di amore, di speranza.
Penso allora che questo sia il brano giusto per il battesimo di questa piccola che domani viene portata dai suoi genitori in chiesa. La vita cristiana è vocazione alla vita, sempre in ogni momento. Diventare cristiani è affidarsi a Gesù che è resurrezione e vita, ed è diventare come lui dispensatori di speranza e vita.
Ogni gesto e parola che questa piccola cristiana farà da ora in poi è segno di Gesù, che è venuto per far vivere il mondo e a far uscire tutti noi dai nostri sepolcri.
Durante la messa di domenica mattina celebrerò il battesimo di una bambina, la prima figlia di una giovane coppia di sposi. Sembra davvero arduo trovare un collegamento tra un evento che parla di una vita appena nata, con la gioia di una famiglia che la accoglie, e il racconto di un funerale, quello di Lazzaro, con il contorno del pianto e disperazione delle sorelle e le lacrime dello stesso Gesù per l’amico chiuso in un sepolcro.
Ma come sempre accade, la coincidenza tra questi due eventi (uno di oggi con le persone vive presenti in chiesa e l’altro nelle pagine della Scrittura) diventa una occasione per andare oltre la superficie delle cose, e trovare il nucleo del messaggio di Gesù valido per noi oggi, in ogni occasione di vita.
Gesù è immerso in un clima di morte che lui è venuto a sanare. Lazzaro è nella tomba, morto fisicamente e coperto dai segni di questa situazione definitiva (le bende che lo stringono e la pietra che chiude l’entrata del sepolcro). Ma la morte è anche attorno Gesù, nei protagonisti disperati che si avvicinano e parlano con Gesù. Sembra davvero che non ci sia più alcuna speranza per questa situazione, ed è umanissimo pensarlo, perché davvero non c’è altra esperienza definitiva come quella di una persona cara che viene portata via dalla morte.
Con Lazzaro la morte è anche nel cuore delle sue sorelle, che arrivano, anche giustamente, a rimproverare Gesù (“se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto…”). Le parole della tradizione religiosa sono conosciute dalle sorelle, ma non riescono a dare quella via d’uscita di cui hanno bisogno, e al massimo hanno l’effetto di una lontana consolazione (“…Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno»…”).
Ma Gesù non parla di un futuro lontano, ma parla di ora, adesso: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.
E’ questo il salto di qualità che vuole riportare vita non solo nella tomba di Lazzaro, ma soprattutto nel cuore delle sorelle e dei suoi discepoli. Questo annuncio di Gesù “io sono la resurrezione e la vita” vuole riportare vita in me oggi, in noi che come singoli e comunità ci confrontiamo continuamente con la morte.
E non penso solo alla morte fisica di una persona, ma penso anche alla morte della speranza quando qualcosa va male nella vita, penso alla morte che ci avvolge quando siamo soli e siamo abbandonati, penso alla morte quando qualche malattia arriva a limitarci e a farci apparire la vita come senza futuro di felicità.
Gesù è qui prima di tutto come vita e come resurrezione, e vuole che questa vita arrivi a farci uscire, come Lazzaro, dai nostri sepolcri di tristezza e mancanza di speranza.
Quanta vita vera c’è nelle nostre parole e scelte? Quanta speranza mettiamo nelle situazioni difficili di vita che affrontiamo? Pensiamo che la soluzione di tutto sarà solo alla fine del mondo, o già ci crediamo oggi, che è possibile oggi?
Il corteo di morte che accompagna Gesù al sepolcro di Lazzaro, è chiamato a convertirsi, e sono significative le parole imperative di Gesù, che diventano una sorte di ordine che scuote e rimette in moto la vita. Gesù dà tre ordini, due rivolti ai presenti e uno a Lazzaro. Ordina ai presenti di togliere la pietra, poi ordina a Lazzaro di uscire e infine ordina di nuovo ai presenti di sciogliere Lazzaro e di lasciarlo andare. Gesù ordina a tutti di togliere i segni della morte e di mettersi in atteggiamento di vita, anche se si sta facendo un funerale e tutto sembra condurre alla fine della vita e della speranza.
Gesù ordina anche al mio cuore di togliere le pietre che ho messo su certe situazioni di relazioni di cui ho celebrato in me il funerale; mi ordina di togliere la pietra dove ho seppellito l’amore che ancora posso dare al prossimo, anche se non sono stato capito e rifiutato…
Gesù mi ordina di uscire da me stesso e di fidarmi di lui, perché con lui c’è la vita e non la morte.
Mi ordina anche di sciogliere le bende di rancore e cattiveria che mi impediscono di andare e di aprirmi alla vita, anche se sono stato ferito o ho ferito qualcuno.
La comunità cristiana è luogo di vita, anche quando celebra un funerale, perché è proprio l’occasione per ricordarsi che il morto che salutiamo con il rito non termina il suo cammino nella fossa, ma lo aspetta l’abbraccio eterno del Padre della vita. E il funerale cristiano è sempre l’occasione di ricordarsi del valore immenso di ogni attimo di vita che abbiamo e che possiamo riempire di gesti di vita, di amore, di speranza.
Penso allora che questo sia il brano giusto per il battesimo di questa piccola che domani viene portata dai suoi genitori in chiesa. La vita cristiana è vocazione alla vita, sempre in ogni momento. Diventare cristiani è affidarsi a Gesù che è resurrezione e vita, ed è diventare come lui dispensatori di speranza e vita.
Ogni gesto e parola che questa piccola cristiana farà da ora in poi è segno di Gesù, che è venuto per far vivere il mondo e a far uscire tutti noi dai nostri sepolcri.
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