Ecco, a te viene il tuo Re!
Domenica delle palme 13 aprile 2014
Dal vangelo secondo
Matteo 27, 11-54
Non trascriviamo il brano evangelico causa la sua lunghezza: Ognuno, armato di buona volontà e spirito cristiano può leggerlo con calma prima e dopo passare al commento
Non trascriviamo il brano evangelico causa la sua lunghezza: Ognuno, armato di buona volontà e spirito cristiano può leggerlo con calma prima e dopo passare al commento
Mariella: Siamo giunti alla domenica delle Palme, in cui si
celebra l'ingresso trionfale di Gesù in
Gerusalemme, ma anche domenica in cui la liturgia ci invita
a contemplare la Passione del Signore.
Siamo davanti al mistero della Croce, Gesù avrebbe potuto
sfuggire a quell'orribile violenza e
sofferenza, eppure non lo ha fatto.
Avevamo visto come anche lui temesse quell'ora, perché era
fuggito in Galilea sapendo che i giudei volevano lapidarlo.
Ma appena seppe della morte di Lazzaro, tornò in Giudea
superando la paura e mettendo a repentaglio la propria vita, pur di fare la
volontà del Padre.
Nella sua vita Gesù non aveva mai dimenticato la sua
missione, non si era mai sottratto al suo dovere di figlio, non aveva mai
trattenuto nulla per sé, aveva speso tutto per il bene degli altri, per la
salvezza dell'umanità che accorreva a Lui per sentirLo, toccarlo, chiederGli
aiuto: Gesù donava oltre alla salute la fede.
L'ora più difficile era giunta, non era certo un momento
facile per Gesù. Egli però decise di entrare a Gerusalemme anche se questo gli
sarebbe costato la morte. Ne era ben consapevole. Più volte l'aveva detto,
scandalizzando anche i più vicini a lui.
Nel tempio lo ripete a tutti i presenti, sotto forma di
parabola: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto".
Non gli era bastato venire sulla terra per insegnare,
servire, guarire, perdonare e restituire dignità a quanti l'avevano
perduta. Non era venuto sulla terra per
"rimanere solo", ma per portare "molto frutto".
E l'unica via per portare frutto, ossia per raccogliere i
dispersi Gesù la descrive così:
"Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo
mondo, la conserverà per la vita eterna".
Certo questo discorso può apparire incomprensibile a molti,
infondo tutti amiamo conservare la vita, custodirla, preservarla, risparmiarla
dalla fatica; nessuno è portato a spenderla senza misura come invece sembra
suggerire Gesù, il quale ha vissuto tutta la sua vita amando gli uomini più di
se stesso.
La morte in croce rappresenta l'ora in cui questo amore si
manifesta nella sua pienezza: è certamente il punto più alto d'amore che il
Figlio dell’uomo ha potuto esprimere. E come resistere ad un amore così grande
al punto di dare tutta la vita fino a morire in croce?
Ecco perché Gesù può dire: "Quando sarò innalzato da
terra attrarrò tutti a me!" Con la sua morte Egli veramente può dimostrare
a tutti gli uomini di ogni tempo che l'amore vince l'odio, vince la morte, vince
la divisione.
Gesù attira a sé per condurci al Padre, non siamo figli del
nulla, siamo opera di Dio, da Lui veniamo, a Lui torniamo per mezzo di Gesù che
ci ha riaperto le porte del Regno.
Esserne consapevoli è la nostra unica salvezza, è la grazia
che chiediamo in questi giorni per ciascuno di noi e per tutte le comunità
cristiane.
E’ la grazia che chiediamo anche per il mondo perché gli
uomini, guardando quel volto crocifisso, si commuovano e possano scoprire che
l'amore è più forte di ogni presunta forza umana, di ogni potere violento
A quel volto insanguinato, umiliato, incoronato di spine,
dobbiamo la redenzione dei nostri peccati e la salvezza eterna.
Se il peccato è stato un atto di sfiducia in Dio e ci ha
allontanato per sempre da Lui, il suo opposto
è un atto d'amore e di fiducia totale, senza compromessi, con il quale Gesù ci
riconcilia per l'eternità. Possiamo non renderGli grazie?
Ci viene anche spontaneo ricordare i tanti martiri
cristiani, quanti laici o religiosi, da duemila anni a questa parte, hanno
messo a repentaglio la propria vita, pur di testimoniare con coerenza e
coraggiosa fermezza la loro fede in Cristo, eroi non per caso, ma per amore!
Si potrebbe anche negare l'esistenza di Dio, ma nessuno può
negare che Cristo ha avuto milioni di discepoli, che nel corso dei secoli
l'hanno seguito proprio sulla strada più difficile che ci sia: quella della
Croce.
Questo Cristo che tanti hanno combattuto, osteggiato, deriso
ed ucciso, altri l'hanno seguito, l'hanno amato, l'hanno ospitato nel loro
cuore e l'hanno accompagnato fin sul calvario
In questa settimana è bene che troviamo tempo ogni giorno
per leggere e meditare una parte della passione, per poter comprendere i pensieri, i sentimenti e l'amore di Gesù. È
un momento di grazia per ciascuno di noi.
Enzo: La Domenica delle Palme è il giorno ricordato come “l’entrata trionfale” di Gesù a Gerusalemme, una settimana prima della Sua resurrezione.
450-500 anni prima il
profeta Zaccaria aveva profetizzato: “Esulta grandemente, o figlia di Sion,
manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te; Egli
è giusto e vittorioso, umile, in groppa a un asino, sopra un puledro, il
piccolo dell'asina”, (Zaccaria 9:9).
La profezia si realizza, Matteo 21: 7-9. «Osanna al Figlio
di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto
dei cieli!»”.
Gesù aveva occultato la sua dignità messianica, aveva
proibito ai discepoli di parlarne; ora, entrando a Gerusalemme come re mansueto
e pacifico, conforme alle predizioni delle Scritture, ne dà un chiaro segno ai
giudei. Egli prese possesso simbolicamente della Città santa, entrò nel tempio
e lo purificò, scacciando i profanatori.
Questa Domenica “delle Palme”, per noi cristiani è davvero
importante: ci fa rivivere gli ultimi momenti della vita di Gesù. Accogliamo
con gioia il nostro Re che abbiamo conosciuto e amato, è giusto che gioiamo:
Gesù è il dono meraviglioso del Padre. Le sue sofferenze sono la nostra
salvezza: la nostra gioia è ringraziamento alla promessa e volontà del Padre.
Il nostro tempo è sempre tempo di salvezza, ma chi è Gesù
per ognuno di noi? Lo riconosciamo come Re della nostra vita? Lo amiamo come
nostro amico speciale?
Scrive Maria Gubello Sederino nel bollettino parrocchiale di
Airasca in questa occasione pasquale:
“Vuoi tu muovere i passi entrando con Gesù a Gerusalemme
fino al Calvario?
Vuoi tu vedere dove finiscono i passi del tuo Dio, vuoi
essere con Lui là dove Lui è?
Solo così sarà la tua gioia della Pasqua”.
Siamo coscienti che solo Lui dona salvezza, pace, amore,
oppure cerchiamo altrove tutto ciò?
Noi, come la folla a Gerusalemme, agitiamo festosamente quei
rami d’ulivo, avvertiamo che la soluzione vera ai problemi nella nostra
esistenza, al senso profondo delle nostre inquietudini, dei nostri dubbi, viene
offerta solo dal Vangelo di Gesù.
Il Dio che è venuto a rivelarci Gesù è un Dio che non usa la
forza, il potere, non è venuto per sottometterci al suo volere, ma usa la
debolezza dell'Amore, ci lascia liberi di scegliere Lui o chiunque altro. Come
il padre misericordioso ci lascia andare, liberi di fare la nostra vita lontano
da lui, ma tiene sempre lo sguardo fisso sulla strada sperando di vederci
tornare per poterci riabbracciare senza chiederci niente, pronto a fare festa per
noi in questa Pasqua di Risurrezione.
Giuseppe, il nostro poeta:
Cantare festosi del
Signore l’arrivo,
cantare con gioia la gloria del Padre.
Cantare, cantare con gioia.
E’ l’inno del bene,
trionfa sul male,
glorifica l’Uomo.
Cantare, cantare con gioia.
Una festa di bimbi,
che, garruli corrono
incontro a quell’Uomo.
Cantare, cantare con gioia.
Felici essi corron
a dire di sì,
e vedono, sentono,
capiscono, loro,
ma i grandi non so.
Cantare, cantare con gioia.
Il tempo ora corre,
destino feroce,
che corre veloce.
or presto
il pianto che arriva,
il buio che incombe
nel ciel burrascoso
Cantare non più,
pregare rimane
a chi ama Gesù.
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