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lunedì 2 dicembre 2013

Maria, ragazza di Nazaret, nelle profezie dell'Antico Testamento


“ Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio…"



Maria , futura madre del Messia nell’Antico Testamento



Nell’ Antico Testamento si parla di Maria, madre del futuro messia,  essendo lei un personaggio del Nuovo Testamento?


Tre sono i testi che sono universalmente riconosciuti come relativi alla Madre del Messia:

1 -  Genesi 3,15:  “ Io porrò inimicizia fra te e la donna…”

2 -  Isaia 7,14 : “ Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio…”

3 -  Michea 5,2 : “ Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà”.



1 - “ Io porrò inimicizia fra te e la donna…”

Il versetto citato, della Genesi è nell’ambito delle punizioni dopo la disobbedienza di Adamo ed Eva. La prima punizione è inflitta al serpente: Dio maledice il serpente, lo condanna  a mangiare la polvere e fa poi questa promessa: 

“ Io porrò inimicizia tra te e la donna,

fra il tuo seme e il suo seme:

questo ti schiaccerà il capo

e tu gli insidierai il calcagno”.



Chi è il soggetto che schiaccerà il capo? La donna o il suo seme?

Sembra che il riferimento sia alla donna, mentre invece è alla sua stirpe, alla sua discendenza. L’equivoco è venuto da uno sbaglio di trascrizione in latino dai codici della Vulgata ((traduzione in latino della Bibbia dall'antica versione greca ed ebraica) in epoca medioevale quando è stato riportato il femminile “ipsa” cioè “lei” invece di “ipse” cioè “lui”.

Cosicché chi schiaccerà il capo del serpente è il seme della donna, il suo discendente, Gesù.



Questo testo della Genesi è stato definito dalla tradizione cristiana “protovangelo” il primo vangelo, cioè primo annuncio della salvezza.

Nel momento in cui Dio condanna il serpente condanna il male: cioè non condanna il serpente in quanto animale, bensì condanna il male nella sua figura diabolica, una forza malefica.

“ Io porrò inimicizia fra te e la donna” vuol dire che si verificherà uno scontro continuo fra l’umanità ( la donna come madre)) e il male ( il serpente).

Questa contrapposizione non riguarda soltanto la fase antica, ma le generazioni future “inimicizia fra il tuo seme e il suo seme”, i discendenti della donna e quelli del serpente, diavolo tentatore.

Lo scontro si concluderà con la vittoria dell’umanità: il Figlio (nuovo Adamo) della donna (nuova Eva) schiaccerà la testa.



Tuttavia il male produce un danno: l’immagine del serpente che si rivolta e morde il calcagno è proprio legata alla morte di Gesù. Il male ha fatto morire il Messia per cui apparentemente ha vinto il serpente uccidendo il figlio, il seme della donna.

In realtà  non ha vinto il male:  lo sconfitto apparente è Colui che trionfa vincendo la morte con la sua risurrezione, Gesù di Nazaret stroncando definitivamente il potere del demonio.



E’ logico allora riconoscere nella madre del messia la nuova Eva, la nuova madre di tutti i viventi in e per Gesù. A sua madre, nella persona di Giovanni, Gesù affiderà l’umanità.



L’inimicizia antica si rinnova nel nuovo capitolo storico aperto da Gesù: avendo ricevuto in dono Maria come Madre noi siamo suoi figli, “il nuovo seme” che lotterà, schiaccerà il male fino alla seconda venuta di Gesù.



Maria, essendo creatura  aveva bisogno di essere salvata, e godendo di un privilegio singolare perché doveva diventare madre di Gesù fu salvata prima della sua nascita. A Lei la salvezza è stata applicata da subito per grazia di Dio per i meriti futuri del Messia che ha sconfitto il male definitivamente.



Nella persona di Maria  noi ammiriamo la potenza di Dio che ha vinto il male. L’immagine di Maria Immacolata, con il serpente ai piedi, intende dire che nella sua persona concretamente, Dio ha vinto il male.

Le due immagini di Maria Immacolata e dell’Assunta, molto care alla devozione popolare, sono due immagini teologiche: l’Immacolata è Maria prima della nascita e l’Assunta è Maria dopo la morte, per cui tali celebrazioni riguardano ciò che c’è prima e ciò che c’è dopo, e sono le due feste dell’umanità redenta: il male è vinto alla radice e, di conseguenza, l’umanità può raggiungere il vertice del cielo.



2 - “ Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio…”



Siamo verso l’anno 730 A.C., al tempo del re Acaz. La situazione storica è brutta. Gerusalemme sta vivendo un momento di difficoltà soprattutto perché hanno tentato di coinvolgere il re Acaz e il suo regno di Giuda in una guerra contro gli Assiri.

Isaia, uomo di corte e potente ministro si oppone e non vuole questa alleanza. Alcuni piccoli stati  muovono guerra a Gerusalemme per togliere dal trono il re Acaz e sostituirlo con un altro in modo tale che il nuovo re sia d’accordo con loro per fare la guerra contro gli Assiri.

Isaia è incaricato di dare una buona notizia al re Acaz: gli aggressori non potranno compiere i loro “malvagi disegni”. Ma il re Acaz non è disposto ad ascoltare Isaia nemmeno quando questi gli offre la possibilità di un segno da parte di Dio, come conferma della notizia precedente. Ecco il testo di Isaia 7,10-17



Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore,

tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Acaz rispose: «Non

lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate,

casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare

anche il mio Dio?Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la

vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Egli

mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il

bene. Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a

scegliere il bene, sarà abbandonata la terra di cui temi i due re. Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Èfraim si staccò da Giuda: manderà il re d’Assiria».



Il re  Acaz ebbe un figlio, come predetto da Isaia, che chiamò Ezechia. E nel giro di  pochi anni non solo l’assedio  viene smantellato ma anche i due re, che avevano mosso guerra a Gerusalemme, furono eliminati dagli Assiri.

Possiamo dire che allora nella mente di Isaia c’era semplicemente una promessa per il momento che stava vivendo, ma nella mente di Dio che ispirava il profeta c’era una promessa molto più avanti nel tempo, che si sarebbe avverata oltre settecento anni dopo. Dio attraverso gli avvenimenti umani fa sì che scopriamo con meraviglia il progetto di salvezza che sta guidando.

Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.


Il testo fu interpretato seriamente nella luce del Messia solo dopo la nascita di Gesù.Quella vergine, quella ragazza  da sposare, Maria.

L’evangelista Matteo infatti scrive: “ Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato, Emmanuele che significa Dio con noi” Mt 1 22-23; e Lc 1, 26-38: “Come avverrà  questo, poiché non conosco uomo?”.

“Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”, dice l'angelo a Giuseppe riguardo a Maria, sua sposa (Mt 1,20).



Matteo e Luca considerano la concezione verginale un’opera divina che supera ogni comprensione e ogni possibilità umane.

Matteo non si è inventato il concepimento verginale di Gesù: questa ipotesi non regge perché nessun ebreo si aspettava un concepimento verginale di Gesù per affermare che la profezia si è avverata, e  ancora perché il testo di Isaia non veniva letto in chiave messianica.



Al contrario il concepimento verginale di Gesù ha prodotto un dubbio circa il motivo per cui è accaduto e una ricerca per verificare se le Scritture ne parlavano. Matteo allora trovò quel testo di Isaia e lo capì alla luce di quanto era accaduto con la nascita di Gesù..

Ricordiamo anche che le Scritture sono state scritte sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, un motivo in più per credere questa verità di fede.

3 -  Michea 5,2 : “Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire”;  e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.


E tu, Betlemme di Èfrata,

così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,

da te uscirà per me

colui che deve essere il dominatore in Israele;

le sue origini sono dall’antichità,

dai giorni più remoti.

Perciò Dio li metterà in potere altrui

fino a quando partorirà colei che deve partorire;

e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.

Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,

con la maestà del nome del Signore, suo Dio.

Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande

fino agli estremi confini della terra.

Egli stesso sarà la pace.




Quest’ultimo riferimento si presenta più semplice e meno problematico dei due precedenti; inoltre, in questo testo si parla veramente della Madre del Messia.

Negli altri due testi esaminati la figura della Madre è implicita, sullo sfondo, se ne parla ma non è rilevante; in quest’ultimo testo, invece, il riferimento è esplicito:

"E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele" (Mic, 5 1-2).



Questa è un’autentica profezia messianica che parla della Madre del Messia. Parla di un paesino sperduto, Betlemme, nel quale era nato Davide che poi era diventato re.

Quando viene scritto questo testo dal profeta Michea è caduta la monarchia ed è caduto lo stato di Israele; c’è una situazione di grande depressione e di sconfitta generale e il profeta lancia una profezia di speranza dando una garanzia: il paesino piccolo e insignificante darà origine a colui che sarebbe diventato re, Davide, e anche da Betlemme più avanti nel tempo ne verrà fuori un altro che sarà il dominatore.



In questo secondo avvenimento  non si parla più di re, ma di “dominatore”, che significa la guida, il capo, il dominatore appunto, che ha “origine dall’antichità”, cioè è pensato da Dio, è  da sempre, “dai giorni più remoti”.  Michea non ha il concetto dell’eternità , quindi “il dominatore” nascerà in futuro. Per quel tempo gli israeliti cadranno in potere altrui e Dio lascerà che altri comandino: infatti gli israeliti sono sotto i persiani, poi arriveranno i greci, infine i romani – fino a quando "colei che deve partorire partorirà".

Vediamo quindi che non c’è alcun preciso riferimento temporale, perché la profezia autentica non è una previsione magica, è invece una parola di speranza che garantisce, ma non chiarisce.



Nella versione ebraica si legge "la partoriente partorirà", dove la partoriente è l’immagine della Madre del Messia, è la donna, per cui il significato è: "fino al momento in cui la donna partorirà l’uomo" e "il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele", cioè ci sarà una conversione universale ed Egli starà là.



"Egli (il partorito) starà là e pascerà (sarà il Pastore) con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra e tale sarà la pace …" (Mic, 5 3-4a).



È l’annuncio del Messia che guiderà un popolo riunito e garantirà la pace, anzi dice di più: Egli in persona sarà la pace. 



Quando San Paolo dice: "Cristo è la nostra pace, lui che ha fatto dei due un popolo solo" fa riferimento a questo testo. Qui abbiamo la profezia che offre speranza: ci sarà quel figlio, quel discendente della donna che eliminerà una situazione negativa.



Da questi tre testi la liturgia cristiana ha preso i riferimenti fondamentali ed ha capito, dopo avere riconosciuto Gesù e chiarito i particolari della sua nascita, che il progetto di Dio veniva dall’antichità e noi, che abbiamo conosciuto la vicenda della vergine Maria, riconosciamo che l’Antico Testamento parlava di lei: il seme della donna ha schiacciato il serpente, lei è la vergine che ha partorito l'Emmanuele – Dio con noi, è proprio Dio quel bambino partorito, con noi perché ha condiviso l’umanità molto di più di quanto immaginasse Isaia – e lei è la partoriente che ha partorito la pace.



Natale vuol dire riconoscere che il progetto di Dio si è realizzato e si sta realizzando, sta nascendo la pace, sta risolvendo la situazione negativa del nostro mondo: colui che regna, il dominatore che viene dal piccolo borgo di Betlemme adesso domina; non solo è nato, ma è morto ed è risorto, siede alla destra del Padre e il suo regno non avrà fine. 

Nota:
Per queste quattro riflessioni del periodo di Avvento, in attesa del santo Natale, mi sono servito di alcune conferenze tenute nel 2003 da don Claudio Doglio, dottore in Teologia Biblica. Don Claudio Doglio ha pubblicato diversi articoli e studi biblici, in particolare sull’apocalittica e l’Apocalisse di Giovanni


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