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mercoledì 6 novembre 2013

Il dopo morte: come saremo?





ESSERE FIGLI DELLA RISURREZIONE


Domenica 10 novembre 2013



Dal vangelo di Luca 20, 27-38: Essere figli della risurrezione

Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione
– e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il
fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie
e dia una discendenza al proprio fratello.
C’erano dunque sette fratelli: il primo,
dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo
e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna.
La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette
l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono
moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e
della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non
possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della
risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche
Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di
Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono
per lui».

Parola del Signore!

Enzo: I SADDUCEI: erano un gruppo religioso-politico costituito dall’alto clero di Gerusalemme.Il gruppo rifiutava dottrine come la RISURREZIONE e la TRADIZIONE ORALE, ma accettavano solamente la legge di Mosè, la Torà, dove non si parla di risurrezione.

Pertanto la loro domanda ha una doppia motivazione: conoscere da Gesù se la risurrezione era  come una continuazione della vita terrena e la retribuzione nell’oltretomba.




Luca riafferma in questo brano la certezza della risurrezione, sottolineando la discontinuità tra l’esistenza terrena e quella  di coloro che “ saranno giudicati degni di aver parte a quell’altro mondo”: la risurrezione non consiste in una rianimazione del cadavere, bensì nella spiritualizzazione di tutto l’essere umano, reso simile agli angeli del cielo, per partecipare alla vita di Dio.



La contrapposizione tra figli di questo mondo e i figli della risurrezione è evidente: diverso è il modo di essere e di vivere. I figli di questo mondo sono soggetti alle leggi, alle loro tradizioni, a molti condizionamenti, alla morte. I figli della risurrezione godono di una vita eterna, una vita beata, sono figli di Dio, sono uguali agli angeli cioè vivono di una vita spirituale in Dio.



Una spiegazione della risurrezione è rivelata da Gesù svelando il rapporto di Dio per l’uomo dall’inizio della storia della salvezza: il Dio che parlò ad Abramo, Isacco, Giacobbe è anche il Dio di tutti coloro che credono in Dio non può essere un  dio dei morti, ma di tutti coloro che vivono in Lui, che hanno accettato il dono della fede, la speranza delle promesse, l’amore di Dio e “sono stati giudicati degni della vita futura”, “perché tutti vivono per lui». Vivono per lui, subito dopo la morte suggerisce l’idea di una relazione  vitale dei giusti con Dio prima ancora della risurrezione dei corpi.



Così anche per l’apostolo Paolo: “ Sono stretto infatti tra queste due cose:  ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo” Ef 1,23

“ La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose” Ef 3,20-21.



Noi crediamo nella risurrezione della carne e nella vita eterna fondata sull’evento pasquale di Gesù, morto e risorto per noi. “Se Gesù non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede”.



La liturgia in queste ultime domeniche ci ha fatto riflettere, quasi accompagnandoci per mano,verso la fine dell’anno liturgico, quale compimento della storia della salvezza, sul comportamento da tenere in questa vita stabilendo un rapporto intenso con Dio. Ricordiamo il ringraziamento del lebbroso (unico fra dieci), l’insistenza nella preghiera della vedova, la preghiera sincera del pubblicano, la festa di tutti i santi e la loro comunione con Dio e ancora ricordandoci la ricerca sempre assetata della Parola con Zaccheo.



Le prossime due domeniche segneranno la fine dell’anno cristiano e rifletteremo sulle tribolazioni degli ultimi tempi, e con la festa di Cristo Re, re crocifisso, Re redentore chiudiamo il ciclo liturgico di un anno.



La riflessione mi porta a pensare al nostro Re: ci ha accompagnato per un anno dalla nascita alla morte: non ci aveva detto “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”? Imparate da me: siate come me, seguitemi, fate la volontà del Padre come me. Ogni domenica abbiamo ricordato la Pasqua, la sua risurrezione: possiamo dire che veramente è tutto compiuto. Gesù ci aspetta!



Speriamo di poter dire, quando toccherà a noi, come l’apostolo Paolo:

“Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione” 2 Tim 4,6-8



Annamaria: mi ha colpito il modo con cui i sadducei si accostano a Gesù: cos’ è cambiato da allora? Anche oggi si incontrano persone che hanno un simile atteggiamento con la Parola, credono a metà.
Manca la disponibilità ad accettare che la Parola ti converta, eppure senza quel cambiamento di mentalità non crediamo ad un Dio vivo in mezzo a noi.
Il Dio dei vivi sta in mezzo a noi, si coinvolge e ci coinvolge, ci infonde coraggio anche di fronte alla fatica di ogni giorno: si coinvolge come fece col popolo eletto che gridava (in Egitto) la propria pena.


Mariella: ai sadducei non importava un bel niente di sapere quale sorte sarebbe toccata, nell'aldilà a quella donna, per il fatto che non credevano nella Resurrezione.
Gesù parla "della risurrezione dai morti": cioè di una vita che non è quella assicurata dalla continuità della procreazione mediate il matrimonio, ma che nasce dalla "risurrezione dai morti", cioè che oltrepassa la vita di "questo mondo”.
Chi la vive non può più morire, perché è come un angelo, cioè vive in Dio, è  figlio di Dio. La vita del Cielo è una vita angelica, non terrena..
Nel cielo non ci si sposa. Non si prende marito. Non si generano figli. Nel cielo vi è una vita tutta spirituale.  La proposta di Gesù è di vivere intensamente "questo mondo" come tempo nel quale si costruiscono le basi per essere degni di appartenere all’eternità
Abbiamo appena meditato, nelle feste dei Santi e dei Morti, che il nostro cammino terreno non è un andare verso il nulla, ma verso l’eternità che Dio concederà a quelli che sapranno meritarlo:
è a questo che dobbiamo tendere, vivere la vita presente in funzione di quella che verrà se ne saremo degni.
La preghiera, soprattutto quella quotidiana, condisce la vita di una ricchezza spirituale attraverso la quale potremo guardare al Dio della vita con occhi diversi, con occhi nuovi, con occhi di eternità.
Tenersi lontano dai peccati poi, permette al cristiano di non esser trascinato nel baratro della menzogna e della falsità, ma di poter seguire la via di verità e sapienza che Dio ci indica.
Chiediamo pertanto al Signore una fede forte che non si lasci deviare dalle tante voci devianti di tutti i tempi, ma che ci assicuri l'ascolto dell'unica Voce che sola può parlarci dell'eternità a cui noi tutti aspiriamo!


 Anna: La vita Eterna ….

Stasera il Vangelo ci mette di fronte a questa Realtà ! Una realtà  vivificante, corroborante …
Per molti questo discorso è un po’ ostico , per alcuni infastidisce , per altri è meglio non pensarci …. altri  ancora saranno circondati da  amuleti   e alcuni diranno  <<È meglio stare con i piedi per terra … godere. la vita fino in fondo ….  La vita è una  sola …… >>.


Rifletto :  Perché si nasce ? Perché viviamo ? Dove andiamo ?
Sono questi i cardini della nostra vita : è bene pensarci per non trovarci delusi  e non pronti …quando busserà alla Porta  il Signore …che cosa gli regalerò?

Per ogni Credente la risposta è la Persona di Cristo in Dio Padre Dio e Spirito Santo.
E’ la nostra Centralità Spirituale e Dio è il nostro  inizio e il nostro fine realizzato nell’Eternità , nell’Incontro finale , nell’abbraccio del Padre, l’Eterno,  la Beatitudine .
E’  nel procedere nella vita terrena che si assapora il profumo dell’Eterno, del passaggio dalla morte alla vita .. dal Mar rosso alla Terra promessa …. L’oggi  è nel domani  …il nostro  andare è  morire  lentamente dalle nostre disarmonie  …. Imparando a tagliare il cordone ombelicale che ci tiene legati alle cose di questo mondo,  per essere Amore , per imparare a Vivere come Gesù ci  vuole con tutta la nostra  Umanità
Per questo amiamo , per questo doniamo  … per questo si Vive si lotta per un mondo migliore e fraterno nell’essere  tutti  Uno .
La Bellezza dell’Eternità è che ogni amore vissuto in terra si sommerà ad altri Amori con i quali abbiamo donato e diventeranno Il Tutto, senza gelosie, senza affanni …senza  difficoltà, senza esclusioni, ma con  intensità e profondità .
La Fede è Resurrezione, non è invenzione consolatoria contro le paure, le  inquietudini dell’uomo ma è bisogno del Papà del cielo che è un Padre Amoroso che tutto può, che tutto ci dona, che genera continuamente i suoi Figli
Dio non è il Dio  dei Morti ma è il Dio dei Vivi …..   perché  è un legame indissolubile e reciproco in quanto è appartenenza e ci qualifica con quanti Lui ha amato .

Enzo: Nel brano di vangelo che abbiamo letto, manca una frase che Luca riporta, ma che il liturgista forse ha dimenticato.
Alla fine del brano leggiamo:
“Dissero allora alcuni scribi:"Maestro, hai parlato bene". E non osavano più rivolgergli alcuna domanda”.
Assieme ai Sadducei erano presenti anche alcuni scribi, che al contrario dei sadducei credevano nella risurrezione e nella tradizione.
Pertanto, è da interpretare il comportamento dei sadducei come una provocazione agli scribi, e non una sfida a Gesù.
A quanto pare gli scribi rimasero contenti e i sadducei fecero silenzio dopo la risposta sapiente di Gesù, risposta basata sulle Scritture, che i sadducei ritenevano ispirata, cioè la Torà.





1 commento:

  1. La prova della risurrezione Gesù la trova nell’episodio di Mosè e del roveto ardente (cfr Es 3,1-6), là dove Dio si rivela come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il nome di Dio è legato ai nomi degli uomini e delle donne con cui Lui si lega, e questo legame è più forte della morte. E noi possiamo dire anche del rapporto di Dio con noi, con ognuno di noi: Lui è il nostro Dio! Lui è il Dio di ognuno di noi! Come se Lui portasse il nostro nome. Piace a Lui dirlo, e questa è l’alleanza. Ecco perché Gesù afferma: «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui» (Lc 20,38). E questo è il legame decisivo, l’alleanza fondamentale, l’alleanza con Gesù: Lui stesso è l’Alleanza, Lui stesso è la Vita e la Risurrezione, perché con il suo amore crocifisso ha vinto la morte. In Gesù Dio ci dona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti grazie a Lui hanno la speranza di una vita ancora più vera di questa. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento di questa attuale: essa supera la nostra immaginazione, perché Dio ci stupisce continuamente con il suo amore e con la sua misericordia.

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