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venerdì 18 marzo 2016

“Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione”.



Ecco a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio di asina.

Domenica delle Palme – Anno C



Dal Vangelo secondo Lc 22,14-23
Quando venne l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell'uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l'un l'altro chi di loro avrebbe fatto questo.

Parola del Signore!

Enzo: Siamo arrivati quasi alla fine del cammino verso la Pasqua. La liturgia di questa domenica ci invita a riflettere sui momenti trascorsi da Gesù prima di entrare nel vivo della sua passione e le sue sofferenze fino alla morte in croce. Rieniamo opportuno soffermarci nel commento alla prima pagina, per partecipare a quanto Gesù ha voluto donarci prima che fosse consegnato ai sacerdoti e poi a Pilato. Gioiremo con Gesù per quanto ci dona, ma contemporaneamente la nostra riflessione si turberà. Questo turbamento entrerà in noi non per spaventarci ma per migliorare la nostra conversione e l'amicizia nell'Amico e Fratello Gesù.
Prima di iniziare un ricordo dell'accoglienza che il popolo riservò a Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme, osservando un minuto di silenzio.
" Osanna ! Benedetto colui che viene
nel nome del Signore."

La domenica delle palme ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme,dove la folla
lo salutava agitando i rami delle palme in segno di saluto. Segue la Settimana Santa in cui Gesù soffrirà la passione,la crocefissione, la morte e infine la gioia della resurrezione cioè la
Pasqua, il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia.
 
Esulta grandemente, figlia di Sion , giubila, figlia di Gerusalemme!
 
Ecco a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio di asina.(Zc 9,9)


E adesso passiamo al commento del brano scelto.

Gesù festeggia assieme ai suoi apostoli la pasqua ebraica. Questa pasqua sarà l'ultima della sua vita terrena, ma è una pasqua diversa dalle altre. All'interno di un pasto festoso che tutto il popolo celebrava, Gesù compie dei gesti nuovi all'interno di una tradizione: questi gesti parlano di Lui, non direttamente di Dio, né delle sue opere meravigliose, né del suo popolo.

Questa pasqua assume un significato nuovo, il banchetto festoso è legato strettamente alla sua passione. Le sue parole hanno un significato ben preciso, la sua presenza in mezzo a coloro che lo hanno seguito sottolineano comunitarietà e intimità: Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione”. Prima della sua passione molte volte annunciata , adesso è giunta l'ora, quell'ora tanto attesa perché accettata per amore dell'uomo e per fare la volontà del Padre.

Sarà l'ultima pasqua ebraica ma proiettata al compimento del Regno di Dio, dove la festa sarà rinnovata: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”: una realtà futura, un invito a desiderarla e raggiungerla seguendo Lui nei suoi insegnamenti.
E' una scena pacata, dove le parole di Gesù sono una novità per tutti: da una parte la convivialità della Pasqua, dall'altra la passione e il dono di sé. La prima azione segue alla lettera la cerimonia ebraica: tutti sono invitati a bere il primo calice di vino.

Nel bel mezzo della cena il pane e il vino diventano in questa Pasqua “il corpo” e “il sangue” di Gesù, la totalità della sua persona e della sua esistenza: il dono di sé e il suo prossimo martirio. Il sangue versato indica la morte violenta, che da un lato costituisce il vertice del dono e dall'altra il suo apparente fallimento.

Gesù non parla di sé, del senso della sua morte ma della forza dell'amore che si dona fino alla morte da vero amico per l'amico “uomo”. Ci lascia il suo corpo da gustare e il suo sangue sparso sarà in eterno segno di una nuova alleanza, rinnovo dell'antica alleanza fatta con Abramo e poi ripetuta con Isacco e Giacobbe. La nuova alleanza assume carattere definitivo e riconciliazione di Dio con il suo popolo, valore salvifico universale.
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

La scena, dopo l'istituzione dell'Eucaristia, cambia e ci lascia perplessi, direi turbati. Anche i dodici imangono increduli: uno di loro è un traditore, parole di Gesù. Un ultimo tentativo per fare ricredere il traditore dalla sua infamia?

I dodici furono sconvolti dalle parole di Gesù. Ciascuno di loro incominciò a interrogare se stesso, senza sospettare degli altri. Nessuno può essere sicuro di perseverare nella fedeltà al Maestro.

Il tradimento del discepolo-apostolo rientrava misteriosamente nel disegno di Dio: il Figlio dell'Uomo dipende da un altro uomo, come avevano predetto le Scritture.
Anche il mio amico, colui del quale mi fidavo, che ha condiviso il pane con me, ha alzato il calcagno contro di me”(Salmo 41:9, vedi l’adempimento in Matteo 26:14,48-49).

Ed anche: E io dissi loro: 'Se vi par bene, datemi il mio salario; se no, lasciate stare. Ed essi mi pesarono il mio salario: trenta sicli d'argento.(Zc 11,12-13)

Tuttavia il traditore non è scagionato dalla sua responsabilità, perché agiva liberamente e con piena consapevolezza. Quell'uomo si chiamava e si ricorda ancora come Giuda!

Grazie Gesù per il grande dono che ci hai fatto, il banchetto eucaristico, segno di comunione.
    

Mariella: Il brano del Vangelo che leggiamo ogni Domenica delle Palme, è così ricco e denso di avvenimenti, che è difficile commentarlo per intero. Per questi si preferisce soffermarsi su un aspetto particolare, quello che più ha toccato il nostro cuore e scosso la nostra emotività.
Abbiamo pertanto deciso di soffermarci sull'ultima cena di Gesù, là dove Egli vive tutte le emozioni possibili, la gioia per l'incontro, la certezza di un Amore, la consapevolezza della fine imminente, la delusione per un tradimento, il coraggio della coerenza, la paura della morte, l'offerta del sacrificio.
Forse leggendo queste poche ma inte per il yrnse righe del racconto dell'ultima cena, anche noi ci sentiamo coinvolti, anche a noi piacerebbe sederci intorno a quel tavolo per osservare meglio quei gesti e sopratutto vivere l'intensità di quelle emozioni. 
 
Gesù , pur sapendo che da lì a poco dovrà salire al Monte degli Ulivi e attraversare una notte di solitudine ed umiliazioneper il tradimento ricevuto, vuole condividere con i suoi Apostoli quel pane che è la sua stessa carne e quel vino nel quale scorre il sangue delle sue vene, affidando ai suoi Apostoli il compito di prolungare nei secoli questo miracolo d'Amore.

Un pezzetto di quello stesso Pane spezzato nell'Ultima Cena giunge anche a noi oggi ogni qualvolta partecipiamo ad un'Eucarestia.
 
In essa, come diceva sant’Ireneo, c’è la Coppa della sintesi. Vale a dire che nel mistero eucaristico c’è già precontenuto l’intero mistero della nostra salvezza: in esso c’è il mistero della morte che dona la vita, c’è l’amore che altro non brama che donare tutto se stesso, c’è il memoriale della sua passione e l’anticipazione della gloria futura che è la Resurrezione di Gesù nella quale si trova inclusa anche la nostra. In esso Gesù muore, risorge e diventa speranza della nostra vita, caparra della nostra gloria futura, ancor prima che questi eventi abbiano a compiersi.

L’eucaristia ci porta a contemplare la Croce; ci aiuta ad attraversarla, sapendo di non essere più soli, perché già Gesù l’ha attraversata per noi; ci aiuta, la sera del Sabato, durante la grande veglia, a comprendere che tutta la storia della nostra salvezza è ricapitolata in Gesù Cristo; racchiude in sé il grido di gioia pronto ad esplodere nella Pasqua del Signore

Domenica delle Palme
 
Cammino verso la pasqua, per spezzare


il pane, 


contemplare il Crocifisso


attendere il Risorto, 



innalzare l’inno di lode e di adorazione


e unirsi alla gioia di tutta la terra, 



che scende dal Cielo.




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