Allora
vedranno il
Figlio dell'uomo venire su una nube
con grande potenza e gloria.
Domenica
prima d'Avvento – Anno C - 29 novembre 2015
Dal
vangelo secondo Luca 21,25-28; 34-36
Vi
saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra
angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,
mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che
dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno
sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con
grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose,
risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è
vicina».
State
attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in
dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non
vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si
abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la
terra. , perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta
per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
Parola
del Signore!
Enzo: Al
leggere questo brano una domanda è d'obbligo, improvvisa: ma non
incomiciamo con la prima domenica d'avvento prepararci a ricevere
Gesù che nasce? Perchè la Chiesa ci propone questo brano della fine
dei tempi? Daremo due risposte : la prima esegetica del brano come
Luca ce lo presenta, la seconda applicata al tempo liturgico che
iniziamo con questa prima domenica d'avvento.
Prima
risposta :Spiegazione esegetica del brano, di don Antonio Schena:
Il
lungo discorso che si legge in Luca 21 appartiene al genere
apocalittico: vengono descritti gli ultimi tempi come tempi di guerre
e di divisioni, di terremoti e di carestie, di catastrofi cosmiche.
Questo linguaggio ampiamente presente nel
discorso di Gesù, non è il messaggio, ma semplicemente il mezzo
espressivo che tenta di comunicarlo. Nessuna di queste frasi deve
essere presa alla lettera.
Il
discorso apocalittico nasce dalla convinzione che la storia cammina,
sotto la guida di Dio, verso una salvezza piena e definitiva. Le
delusioni e le continue contraddizioni della storia non riusciranno
mai a demolire tale speranza, anzi serviranno a purificarla e a
insegnare che la salvezza è, al di là dell’esistenza
presente, opera di Dio e non solo dell’uomo.
Il
discorso apocalittico invita i credenti – che ora sono i cristiani
coinvolti nelle persecuzioni e amareggiati dall’odio del mondo –
a rinnovare la loro fiducia nella promessa di Dio e a perseverare
nelle scelte di fede e a non cadere in compromessi: “neppure un
capello del vostro capo perirà”.
Il discorso di Gesù in Luca 21 è un
intreccio di notizie e di avvertimenti.Le notizie: falsi profeti pretenderanno parlare in suo nome e assicurare che la fine è vicina: ci saranno guerre e rivoluzioni, popolo contro popolo e regno contro regno. Questi avvenimenti - eresie, guerre e persecuzioni – non esauriscono il panorama della storia e delle sue contraddizioni, ma Gesù li considera come situazioni tipiche e ricorrenti, situazioni che il discepolo deve essere pronto ad affrontare.
Gli avvertimenti, sono pochi e semplici: non lasciatevi ingannare, non vi terrorizzate, non preparate la vostra difesa. Il vero discepolo rimane ancorato alle parole del suo Maestro e non ha bisogno d’altro. Le novità non lo attirano, né cede alle previsioni di chi pretende conoscere il futuro. Per orientarsi gli bastano le parole del Signore.
Di fronte alle guerre e alle paure che così spesso angosciano gli uomini, il vero discepolo non si fa illusioni e non cade in facili ottimismi, tuttavia rimane fondamentalmente sereno e fiducioso.
La persecuzione, le divisioni, l’odio del mondo non sono i segnali di un’immediata fine del mondo, ma un’occasione di testimonianza e di perseveranza. Si attende il Signore testimoniando e perseverando, non fantasticando sulla vicinanza della fine del mondo.
Luca, conforme a tutta la tradizione evangelica, ripete che la liberazione è vicina (21,28). Questo non significa che il ritorno del Figlio dell’uomo sia oggi o domani, perché i segni premonitori (guerre e persecuzioni) sono i fenomeni presenti in ogni momento della storia. In altre parole Luca vuol dirci che il tempo presente è ricco di occasioni salvifiche che Dio stesso ci offre. Vigilare, quindi, significa non avere il cuore “appesantito”. Il ritorno del Figlio dell’uomo non sarà preceduto da segni premonitori prevedibili e rassicuranti: giungerà all’improvviso. Ciò che conta, dunque, è stare attenti a non lasciarsi sorprendere.
Seconda risposta: Perchè la Chiesa ci propone questo brano della fine dei tempi.
Enzo: Come tutti sappiamo i Vangeli ci parlano di due venute al mondo di Gesù: la prima riguarda la nascita di Gesù, il Messia inviato dal Padre per la nostra salvezza, atteso e sperato dal popolo ebreo, popolo eletto, per tantissimi secoli. Questo periodo di avvento ci preparerà a festeggiare l'anniversario della nascita di Gesù. Ci si prepara come realmente dovesse venire tra noi per la prima volta, con preghiere, qualche buona azione, e ci si sente migliori a causa della grazia che arriva come premio della nostra buona volontà.
Riceviamo
la grazia che possiamo chiamare liberazione da ogni oppressione: Gesù
viene, anzi fa sentire la sua presenza nei nostri cuori. Gesù vuole
che facciamo festa.
Il
discorso escartologico assume così un'impronta rassicurante che
fonda in modo ottimistico la speranza della salvezza, atteggiamento
fondamentale in attesa dell'incontro personale col Signore. Dobbiamo
forse aspettare la fine del mondo per l'incontro col Signore Gesù?
Santa Teresa d'Avila pensando all' incontro con Gesù credeva di
morire al solo pensiero di non poterlo incontrare presto.
“Vegliate
in ogni momento pregando...” Speranza e vigilanza diventano
così i due percorsi essenziali su cui il credente cammina nel tempo.
La speranza rende vigile la nostra vita, custodisce agile il nostro
cuore, ravvivando in esso il continuo desiderio dell'incontro con
Colui che viene, e che verrà.
Mariella: L'Avvento, questo primo tempo dell'anno liturgico, inizia con un grande invito alla vigilanza che il Signore esprime con le parole: “Vegliate in ogni momento pregando...” Questa vigilanza orante è necessaria prima di tutto per sfuggire a ciò che sta per accadere, ma soprattutto per comparire davanti al Figlio dell'uomo. Il termine “comparire” può essere meglio compreso col termine “restare” davanti al Signore, ossia vivere il tempo che il Signore ci concede, costantemente alla sua presenza, non cercando di fuggire, anche quando gli eventi della vita si fanno drammatici e la paura ci assale, ma cercando di usare i criteri di discernimento che Lui ci offre, conservando la speranza, la forza, la costanza, tipiche del vero cristiano che confida nel suo Signore.
E' dunque tempo di svegliarsi dal sonno di una fede debole ed incerta, dal torpore di una fede statica e spenta, è tempo di aprirsi al vero incontro con Cristo, morto e risorto, dal quale scaturisce una luce senza tramonto.
Questi
giorni di Avvento ci ricordano che l'ascolto della Parola, il
costante dialogo con Dio attraverso la preghiera, la frequentazione
ai Sacramenti, sono nutrimento quotidiano per chi desidera mettere la
sua vita nelle mani del Signore, camminare alla Sua presenza.
In
questi giorni di preparazione al Natale siamo invitati a diventare
frammento di terra buona, nella quale il seme del Verbo possa cadere
facilmente, attecchire e germogliare in tutto il suo splendore.
Il
tempo di Avvento ci invita ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore
per accogliere Colui che è atteso dal mondo intero. Quanto grande è
il desiderio di un mondo nuovo. Un mondo nel quale non ci siano più
fame, ingiustizie, guerra.
La
liturgia raccoglie questa grande attesa e la dirige verso il giorno
della nascita di Gesù, è Lui infatti che salverà il mondo. A
questa speranza fa riferimento la prima lettura dal profeta Geremia:
“Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io
realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e
alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare
per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la
giustizia sulla terra" (Ger 33,14-15)
Quei
giorni stanno arrivando, il Natale è alle porte, eppure noi non ce
ne accorgiamo, presi dal nostro egocentrismo, dai troppi interessi
terreni. Siamo piegati su noi stessi su un'esistenza carica di
problemi, di preoccupazioni, di vizi e di facili illusioni, non
sappiamo più gioire nell'attesa, sciupiamo tutti i nostri giorni e
non sappiamo più aprire i nostri occhi verso nuovi orizzonti
tracciati da Dio.
“State
svegli e pregate” ecco come vivere il tempo dell'attesa fino a
Natale. Non ci viene chiesto di fuggire dai nostri giorni. Al
contrario, questo tempo è opportuno per maturare un senso realistico
di sé e della vita, per porci domande concrete su come e per chi
spendiamo la nostra vita. Vigilanza e preghiera sono strettamente
connesse fra loro, chi non attende non sa cosa significa pregare.
Non
passi giorno dunque nel quale la Parola di Dio non scenda nel nostro
cuore e non produca i suoi frutti di conversione!
Solo
così potremo assicurare al Signore che viene una degna culla nel
nostro cuore.
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