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sabato 15 agosto 2015

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

15 Agosto 2015

Gv. 6, 51-58

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.






  Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


Parola del Signore


Mariella : desidero anzitutto condividere con voi un commento di Padre Augusto Drago che ci aiuta ad approfondire questo brano evangelico.
 
Padre Augusto Drago:  Ci troviamo verso la fine del grande discorso di Gesù sul Pane della Vita. E' il discorso che segue il grande miracolo della moltiplicazione dei pani.
Durante tutto il discorso, Gesù ha parlato della necessità di nutrirsi del Pane della Vita.
Ora conclude il suo argomentare con l'audace affermazione che il Pane della Vita, il Pane che
dà Vita, è la sua carne. "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io gli
darò è la mia carne per la vita del mondo!" La vita viene dunque, afferma Gesù, dalla sua Carne e dal suo Sangue.


"Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Lo scandalo è sommo! La risposta di Gesù è dura. Egli non attenua la sua affermazione, e non rende il suo linguaggio più accessibile, non fa nulla per smorzare la reazione degli ascoltatori.   Anzi, ribadisce con più forza la dichiarazione precedente, introducendola con la tipica formula giovannea: "In verità, in verità io vi dico...". Questo parlare di Gesù imprime alle parole il carattere di una rivelazione. Una rivelazione solenne e decisiva. Ciò che mi colpisce in modo particolare è il fatto che Gesù non parli del suo Corpo, ma della sua Carne. Mi chiedo il perché. E trovo la risposta nel prologo del Vangelo sempre di Giovanni: al versetto 14 è detto: "E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi!"


Con queste parole Giovanni annuncia il grande mistero della Incarnazione del Figlio del
Padre. Badate bene: utilizza il termine "carne"! Anche nel nostro testo, Gesù, riferendosi a
se stesso, utilizza lo stesso vocabolo. Allora tutto mi sembra chiaro: Gesù stabilisce un
evidente aggancio tra l'Eucaristia (di cui si è parlato in tutto il discorso del Pane del cielo) e il
mistero dell'incarnazione. Tutto questo ha un preciso significato: Giovanni ribadisce che è
attraverso l'esperienza ecclesiale eucaristica, che l'incarnazione continua tra noi ancora oggi.
La carne sacrificata del Verbo, si fa pane nutriente e comunica la vita di Cristo, del Cristo
Celeste, glorificato. Sono anche rivelati due punti inediti del mistero eucaristico: l'unione durevole dei discepoli con Gesù, ed il dinamismo di amore che unisce il Figlio al Padre.
I discepoli sono riuniti dentro questo meraviglioso dinamismo. Gesù, in estrema sintesi vuole
dire che la dinamica è data da questi valori: fede, eucaristia, incarnazione e vita.
La fede in Lui.  L'Eucaristia, vita di Lui donata a noi.
Incarnazione, mistero d'amore che l'Eucarestia continua nel tempo. Vita, è la Vita eterna che nell'Incarnazione trova la sua scaturigine e che proprio nell'Eucaristia è anticipata e pregustata. Questo è il mistero! Tra L'Incarnazione e l'Eucaristia, c'è un ponte di Luce che illumina interiormente il mistero dell'Amore, che pulsa, vive ed arde nel cuore di chi sà recepirlo!


"In verità in Verità io vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell'Uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita..." Parole chiare, inequivocaboli.  L'incarnazione è il preludio dell'Eucaristia! L'Eucaristia è l'Incarnazione che continua nella vita del credente. E per che cosa si è incarnato il Verbo? Dice il simbolo della nostra fede: "Per noi uomini e per la nostra salvezza..."
Ora dunque, perché il Verbo fattosi carne, fà diventare Eucaristia la sua stessa carne? La risposta è identica, ma approfondita: perché nell'Eucarestia già, pregustando e magiando la Carne di Cristo, pre-sentiamo la Vita della Gloria.   Così infatti san Tommaso chiama l'Eucarestia: "pegno della gloria futura!"Essa è il pregustamento di ciò che un giorno saremo e di ciò che già Gesù, il Verbo fatto carne, già è. Grande mistero!
Abbiamo compreso tutto questo, quando ci accostiamo ad assumere le sacre Specie del Pane e del Vino? Ci siamo già abituati, assuefatti? Molti cristiani sentono il bisogno di fare la santa "Comunione" tutti i giorni. Bellissimo. Ma come vorrei che fosse fatta con sempre crescente desiderio e con dolce e nostalgica meraviglia che dilata gli orizzonti del Cuore, verso l'infinito di Dio, e verso la grandezza della creazione e dell'umanità intera.
L'Eucaristia è anche, da questo punto di vista, la "coppa della sintesi" come la chiamava
sant'Ireneo. In essa c'è infatti la sintesi di tutti i misteri di Dio e della nostra salvezza. I Misteri dell'Amore.  Essa è una primizia. Se la sapessimo gustare, al di là della nostra abitudinarietà, sapremmo che essa è la primizia delle cose celesti. E se le primizie sono così belle e promettenti, cosa sarà mai l'intero raccolto? Stupore! Meraviglia! 

Mariella:  quello che desidero sottolineare è che dalle letture di domenica prossima, emerge chiaro l'invito rivolto a tutti a partecipare al banchetto della vita, nessuno escluso, a tutti è estesa la grazia di accostarsi alla sua Mensa, mensa della Parola e mensa Eucaristica. Seconda cosa, siamo noi che possiamo accettare o rifiutare questo invito, siamo noi che decidiamo se nutrirci di ciò che perisce, oppure attingere alla fonte della vita vera che mai si esaurirà.
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" ci assicura Gesù. Ciò significa che partecipare all'Eucarestia è accettare l'offerta che Lui fa di se stesso a ciascuno di noi.
Dimorare in Lui significa diventare come Lui, donarsi con Lui al Padre ed ai fratelli, significa portare molto frutto.
Forse anche in noi può scaturire la stessa domanda: “come può costui darci la sua carne da mangiare”?

Una domanda certamente impegnativa, la cui risposta determina la qualità della nostra fede! Mangiare la carne di Cristo significa riconoscere che non veniamo dal nulla e non siamo destinati al nulla, ma siamo voluti da Colui che ci cerca per primo e ci ama di un Amore eterno. La nostra meta è ritornare al cuore stesso di Dio dal quale proveniamo, dopo aver vissuto un'esistenza ricca di buoni frutti di vita. L'essenza della nostra vita non è la mediocrità, ma la pienezza che ci è donata dalla sua Grazia, Egli non ci lascia soli ci accompagna, ci nutre con la sua Parola e con il suo Corpo ed il suo Sangue, affinchè in ciascuno di noi sia racchiusa la fede, la forza, la speranza e la carità che furono di Cristo. E se siamo pane trasformato dalla grazia di Dio, siamo chiamati a spezzarci per gli altri, soprattutto per coloro che ancora non si sono accorti della luce del mondo.






Enzo: Questo commento vi arriva in  ritardo due sono stati i motivi, uno lo sapete, il secondo è dovuto che certamente ho sbagliato qualcosa quando ho inviato il mio commento a Mariella per la pubblicazione, che vedo oggi non è arrivato a destinazione. Scusate!

Gesù in questa domenica arriva al dunque: di fronte all’incredulità dei presenti spiega apertamente il mistero del suo corpo che sarà dato per la salvezza di tutti coloro che crederanno alle sue parole.
Il brano di oggi riprende con le stesse parole di quello letto e commentato domenica scorsa: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
E’ una affermazione esistenziale, le parole “Io sono”indicano, come altre volte nella sacra scrittura, l’essere stesso di Dio. Qui Gesù delinea un suo nuovo essere per gli uomini, la sua carne, lui stesso, sarà il nuovo cibo sotto le apparenze del pane, per la vita del mondo, per la loro esistenza in vita e per l’eternità.

Il tema eucaristico ora diventa dominante. “La carne” si riferisce al corpo di Gesù, alla sua corporeità, Parola incarnata del Padre, che si offrirà come cibo per la salvezza del mondo, l’universalità della salvezza.
Mentre in precedenza, come abbiamo visto, “il pane della vita” identificato con la persona di Gesù era dato dal Padre, il pane  eucaristico sarà offerto da Gesù stesso in futuro, “che io vi darò”, attraverso il suo innalzamento in croce e alla gloria a lui riservata dal Padre.

Abbiamo ascoltato la discussione dei Giudei generata dalla difficoltà insuperabile di poter ricevere in cibo la carne di un loro connazionale: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.
E’ una reazione costernata del suo uditorio che considerava fonte di impurità rituale ogni contatto con il sangue e con un corpo ferito o morto.
Esattamente come Nicodemo si immaginò la rinascita in un senso puramente fisico e la donna al pozzo pensò in un primo momento soltanto all’acqua naturale, così anche qui alcuni giudei interpretano alla lettera il riferimento di Cristo alla sua carne. 
Ma se Gesù offre la sua carne e il suo sangue come cibo e bevanda, è naturalmente un modo per illustrare la comunione reale ed efficace con la sua persona.

Eppure dalla loro lunga storia avrebbero dovuto ricordare che nulla è impossibile a Dio. Ma Gesù era soltanto un ebreo come loro, non era il messia sperato, spesso comsiderato un bestemmiatore quando si dichiarava “Figlio di Dio”.

Gesù non ritira la sua affermazione, anzi l’accentua con quelle sue parole in forma solenne, autoritarie: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”.

Non avete in voi la vita: si tratta della vita divina, donata a chi si ciba del corpo dell’inviato del Padre, vita che sarà piena e definitiva dopo la risurrezione dei morti.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Le parole che seguono spiegano e sottolineano l’efficacia del nutrimento eucaristico preludendo alla comunione di vita con Gesù: “ Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda”.
Vero nutrimento per il corpo e per lo Spirito del credente che attraverso il mistero eucaristico si unisce al corpo di Cristo glorificato in cielo e reso partecipe della sua unità profonda con il Padre. Chi mangia il suo corpo entra in comunione con la vita divina. “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.

Un’ ultima frase per richiamare l’attenzione degli ascoltatori, distoglierli dalla credenze antiche contrapponendo il cibo eucaristico alla manna che non può donare la vita, quella vera, quella eterna.


“Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.

Noi che mangiamo il Pane promesso vogliamo veramente vivere con Gesù in unione con il Padre in questa vita e poi in quella eterna? Cosa realmente crediamo e facciamo?



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