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venerdì 26 giugno 2015

«Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».


Domenica tredicesima del tempo ordinario Anno B – 28 giugno 2015

Gesù è Maestro:ci dà tempo per capire, sa che i nostri tempi non sono quelli di Dio: Lui ha seminato la Parola del Padre, sta a noi farla nostra, seguirlo con fede, con quella fede che anche se poca, ma che non ha paura.

Dal vangelo secondo Marco 5,21-43

“Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno
molta folla ed egli stava lungo il mare.
E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva».
Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello.
Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata».
E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. 

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».
I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”».
Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».
Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!».
E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte.
Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina.
Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».
E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare”.

Parola del Signore!


Enzo: Nel commento al vangelo di domenica scorsa ho citato questi due miracoli di Gesù rilevando l’importanza della fede nella vita di chi vuole seguire Gesù, nostro Maestro. Abbiamo riflettuto su una fede senza condizioni, una fede che ha la certezza delle premure di Gesù, di una fede matura che nasce dall’ascolto della Parola.


Approfondiamo i due miracoli che la liturgia ci propone per domenica prossima 28 giugno.

Una donna impura , “impura” così la legge la dichiarava perché aveva perdite di sangue, e impuro diventava tutto ciò che essa toccava sempre secondo la legge. Questa donna di nascosto tocca la veste di Gesù e alle parole di Gesù «Chi ha toccato le mie vesti?», si sente colpevole, paurosa , tremante , si vede scoperta. Poverina! Per lei bastava soltanto toccare le vesti di Gesù per essere guarita. Non voleva attenzioni, solo guarire dopo tanta sofferenza e aver speso tutto quello che possedeva per i medici senza aver avuto alcun vantaggio.


I discepoli di Gesù lo prendono in giro :  «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Ma Gesù vede oltre e sente i gemiti e la sofferenza della donna che ha trasgredito una legge di Mosè, la guarisce e dà contemporaneamente una lezione teologica per chi vuole vedere nei fatti la manifestazione di Dio: Dio non bada al puro o all’impuro ma alla fede, e quella donna ne aveva tanta!

La fede è una predisposizione necessaria per vedere da vicino la profonda realtà salvifica che lo straordinario di Dio, il miracolo simboleggia. A Gesù si arriva mediante la fede: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». La fede porta salvezza al corpo e pace all’anima.


"La tua figlia è morta" e  passiamo al secondo miracolo: questa notizia portata da messaggeri della casa del capo della sinagoga, solleva la questione della fede di Giairo non soltanto nella potenza risanatrice di Gesù , ma nel suo potere di risuscitare i morti. I soliti criticoni e diffidenti del momento. E’ tutto finito! Ma il Maestro che legge nei cuori sollecita la fede tentennante: «Non temere, soltanto abbi fede!». Soltanto abbi fede!


Queste poche parole suonano come un avvertimento per i presenti e un incoraggiamento per Giairo.

Egli pur essendo un ebreo capo, non ha esitato davanti alla sofferenza della figlia andare da Gesù, di cui si parlava tanto, gettandosi ai suoi piedi supplicando per chiedere la guarigione della figlia. Non teme la gente, non gli importa che altri lo critichino, crede al potere taumaturgico di Gesù: “vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. A tutti noi una lezione contro le omissioni quando temiamo la gente che ci osserva.


Il fatto è semplice: Gesù va, lascia alle spalle la curiosità e le cattive lingue della gente che lo seguiva e dei parenti della ragazza: con sé soltanto Pietro, Giacomo e Giovanni,  il padre e la madre della bambina, unici testimoni della risurrezione-sveglia dal sonno…L’accaduto come sempre arreca stupore, ma non comprensione. 


“Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».

E subito la fanciulla si alzò e camminava. Semplici parole per descrivere un grandissimo evento e di grande significato.


La forza della fede in Gesù supera il potere della morte, intesa nel senso di separazione da Dio, che comporta l’esclusione dalla vita eterna.

Gesù impone il silenzio dopo un miracolo così clamoroso. Lo farà altre volte. Non è una pretesa per mantenere all’oscuro la gente “schiacciata” da lui, ma  vuole evitare il fraintendimento, forse anche l’euforia della gente. Nemmeno i discepoli presenti al miracolo avevano capito il senso teologico del prodigio. Lo capiranno nell’evento pasquale, quando attraverso la passione e risurrezione di Gesù si sarebbe manifestata pienamente la potenza di Dio sulla morte.


Anche in questo Gesù è Maestro:ci dà tempo per capire, sa che i nostri tempi non sono quelli di Dio: Lui ha seminato la Parola del Padre, sta a noi farla nostra, seguirlo con fede, con quella fede che anche se poca, ma che non ha paura. Ce lo dice lui stesso ad ognuno di noi come al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!».


San Giovanni Crisostomo, IV secolo, commentando questo brano tra l’altro dice:

Insegna, inoltre, a non temere la morte: essa infatti non è più morte, ma è diventata sonno. Cristo, infatti, doveva di lì a poco morire, e voleva perciò preparare i discepoli, nella persona di altri, ad aver coraggio e a sopportare pazientemente la sua morte. Da quando egli è venuto sulla terra, la morte è divenuta soltanto un sonno...”


E san Pietro Crisologo, fine IV secolo

“La donna toccò il mantello di Gesù e fu guarita, fu liberata dal suo male. Noi invece tocchiamo e riceviamo ogni giorno il corpo del Signore, ma le nostre ferite non guariscono. Se siamo deboli, non dobbiamo attribuirlo al Cristo, ma alla nostra mancanza di fede. Se infatti un giorno, passando per la strada, egli restituì la salute a una donna che si nascondeva, è evidente che oggi, dimorando in noi, egli può guarire le nostre ferite» (S. Pietro Crisologo, Sermone 33)


Mariella: Nella tredicesima domenica del tempo ordinario la liturgia ci fa gustare un bellissimo brano di Marco che ha come tema principale la fede in tutta la sua intensità, presentata a noi con due miracoli, quello dell'emorroissa la cui fede in Cristo non l'ha solo "guarita", ma l'ha "salvata"; liberandola dalla sofferenza nella quale viveva da 12 anni e restituendole la pace del cuore.

 "Va' in pace"  così infatti la congeda Gesù dopo averla guarita, facendole compiere quel passo avanti che va oltre la guarigione fisica, Lui le dona la salvezza, ossia le fa percorrere un cammino da una fede  "primitiva", alla fede piena e le apre nuovi orizzonti che si affacciano sulla vita eterna.
Così, nell'incontro con il Maestro, ella passa dalla paura alla fiducia, dalla mentalità che cerca la guarigione alla fede che salva.

A Giairo, che osa fare un passo coraggioso, gettarsi ai piedi del Maestro e supplicarlo con insistenza, mettendosi perfino in ridicolo di fronte alla folla che lo deride, Gesù gli chiede di continuare ad aver fede.   “La bambina non è morta ma dorme” questa è la cosa più difficile da credere, qui siamo al culmine di un itinerario di fede, credere che la morte è vinta, credere che il nostro Dio è Dio dei vivi e non dei morti.  


 Anche oggi fra i cristiani c'è un certo scetticismo quando si parla di risurrezione, eppure senza una continuazione di vita nell'aldilà, nulla avrebbe senso e nulla potrebbe "essere salvato".  Dovremmo tutti avere la fiducia e umiltà della donna del Vangelo, il coraggio e la convinzione di Giairo, per poter diventare portatori di speranza, ma molte volte siamo talmente presi dal nostro io limitato e pessimista.

 Anche a noi oggi il Signore dice: “non temere, abbi soltanto fede!” la morte non avrà mai l'ultima parola! La fede in Gesù e nella sua Parola, è l'ingresso in una vita nuova, che non avrà mai fine

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Al mio breve commento unisco  due inserti di in commento di Padre Augusto Drago, che ci aiuta e comprendere meglio l'insegnamento che vuole darci Gesù.


La donna con perdite di sangue:
Gesto umile, semplice fatto anche di incognite: sarà possibile che toccare il mantello di Gesù arrivi a far sentire la sua presenza? Sì, sarà possibile: proprio a motivo del suo umile gesto, ultima risorsa che le era rimasta. Toccare è credere che Gesù tutto vede e sente della nostra povera umanità.
Di fatti Gesù sente come un fremito attraversargli il cuore, si volta e senza indugio dice alla donna: "La tua fede ti ha salvata”
Ecco: la fede non è poi così difficile o complicata, non esige grandi opere o grandi fatiche.
Basta il gesto semplice e coraggioso. Basta la fatica di farsi largo tra la ressa per giungere vicino a Lui. La gente, essa stessa è anonima, senza volto. Tante persone girano attorno a Gesù, tante persone gli stanno accanto, ma non lo toccano né si lasciano toccare.
Per essere guariti, per guadagnare la nostra Vita occorre la semplicità del "toccare" e la gioia di essere toccati da Gesù.


La figlia del capo della sinagoga:
Gesù prese la mano della bambina! Prendere la mano è il gesto simbolico di chi afferra qualcuno per trarlo da un pericolo, da una situazione pericolosa. Gesù compie il gesto per liberare la fanciulla dai lacci della morte. Tenerezza di Gesù, tenerezza anche del Padre.

Se qui il verbo toccare è il verbo della fede e di ciò che la fede dona, allora dobbiamo considerare un altro fatto importante:

Dio Padre, mandando suo Figlio nella nostra carne mortale, non viene forse a toccarci da vicino? Non viene a toccare le nostre infermità? Non viene a mettere la mano là dove più purulenta è la nostra piaga? L'Incarnazione del Verbo è il più grande atto di tenerezza del Padre verso di noi. Egli, il Padre, per mezzo dell'Umanità del Figlio, ci ripete: Talità kum !Riprendi a camminare, riprendi la vita! Questo compie la tenerezza e la bontà del Dio che amiamo, del Dio nostro


Nota: Per chi lo volesse può leggere il commento completo  nella pagina di Padre Augusto Drago

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