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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


giovedì 18 giugno 2015

Nel dolore e nella gioia, Signore, resta sempre con noi!


 
Domenica dodicesima del tempo ordinario. Anno B – 21 giugno 2015



Dal vangelo secondo Marco 4,35-41

In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra
riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.
Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.
Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro:
«Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore!

Enzo: Dopo il discorso in parabole l’evangelista Marco parla di quattro miracoli compiuti da Gesù. Sappiamo che Gesù si rivela mediante le “parole” e le “opere”. I miracoli riportati da Marco subito dopo il discorso intorno al mistero del Regno potrebbero essere una conferma del discorso stesso, una garanzia alle parole di Gesù. Ma forse sono qualcosa di più, una rivelazione che ci manifestano, prolungando il discorso, alcune caratteristiche del Regno.

Oltre che una accentuata dimensione cristologica possiamo avvertire un intento ecclesiologico nel racconto. Il biasimo di Gesù per la mancanza di fede nei suoi discepoli imbarcati con lui è indirizzato da Marco ai cristiani della sua comunità, ai capi della comunità, intiepiditi nel loro amore a Cristo rispetto al fervore primitivo. E direi che lo stesso biasimo potrebbe essere rivolto a noi, Chiesa del ventunesimo secolo, vescovi, sacerdoti, religiosi e noi laici che poco conto abbiamo ancora nelle chiese di paese e di quartiere…
I miracoli nel vangelo di Marco sono una garanzia al servizio della fede, che vanno letti alla luce della fede.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». I miracoli ci avvertono che si può essere uomini di poca fede in due modi: c’è la poca fede di chi non ha il coraggio di lasciare tutto per il Maestro, e ancora la poca fede di chi, avendo lasciato tutto, pretende però (nei momenti difficili) una presenza chiara del Signore che consola, una fede accompagnata da continue verifiche.
Ancora una fede immatura che confonde il silenzio di Dio con la sua assenza, il permanere del male con la sconfitta del Regno. La fede matura sa rendere tranquilli anche nelle difficoltà e sereni anche nella persecuzione: la comunità, simboleggiata dalla barca, poteva contare con piena fiducia sul soccorso di Gesù  nei momenti difficili e burrascosi, ma la paura ha il sopravvento.
In questo brano l’attenzione non è più rivolta alla potenza di Gesù («Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»,ma alla fede dei discepoli «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Non avevano capito nulla.

Nel brano che segue, la guarigione di un indemoniato, assistiamo alla presenza del guarito che vuole seguire Gesù. Non gli fu permesso di rimanere con Gesù ma fu inviato ad annunciare ciò che il Signore ha fatto e la misericordia che gli era stata usata.
Una fede senza condizioni: “ Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti ne erano meravigliati” Mc 5,18.20.

Successivamente una donna è guarita a causa della sua fede: “Se riuscirò solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. Non chiede, ha la certezza delle premure di Gesù.

Il capo della sinagoga supplica Gesù insistentemente il Maestro: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché  sia salvata e viva”. Gesù risuscita la figlia che trova morta.
Una fede insistente di un ebreo che soltanto aveva sentito parlare di Gesù e delle sue opere. Fede e preghiera ci mostrano una fede matura. Non una pretesa dunque di avere costantemente una presenza divina nelle difficoltà. Una fede molto lontana da quelle parole dei discepoli:  «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

Anche noi crediamo che Dio possa dimenticarsi di noi nei momenti difficili della vita? Non pensiamo che forse la nostra fede ha bisogno di una spinta dello Spirito Santo?

Mariella: Il brano che la liturgia c'invita a meditare è quello che si riferisce al miracolo della tempesta sedata. Il centro di tutto il brano non è tanto il racconto in sé, quanto piuttosto la domanda finale: “Chi è costui?” domanda che, come ha già sottolineato Enzo è da leggersi in chiave di fede, ossia: chi è Gesù Cristo per me e per il mondo che mi circonda? Dietro chi sto andando? Quali sono le prospettive future che si aprono ai miei occhi alla luce dei suoi insegnamenti? Cosa ci aspettiamo da Lui: la soluzione ai nostri problemi? Ci aspettiamo forse una vita facile e scorrevole?
 Probabilmente questo si aspettavano gli Apostoli che, vedendolo dormire, non volevano accettare di essere lasciati in balia delle onde: “Maestro, non ti importa che siamo perduti?” In loro subentra un senso di paura che allontana la fede.
Fondamentalmente Gesù per noi è l'eterno assente nel momento del bisogno, fa silenzio quando vorremmo sentirlo parlare, non ascolta il nostro grido quando gradiremmo che il dolore e la sofferenza non scombussolassero la nostra esistenza. L'immagine che ci siamo creati di Gesù Cristo è quella di un Dio che ci deve risolvere tutti i problemi, tirar fuori da tutti i guai e soddisfare ogni esigenza. Appena qualcosa s'incrina nella nostra vita, ecco che mettiamo in discussione la sua Potenza ed il suo Amore.
Nella vita ci possono essere momenti in cui, a causa di una delusione negli affetti, negli affari o nella carriera, temiamo di essere inghiottiti dal vuoto e ci sembra che ogni luce si spenga, ogni varco si chiuda e ogni forza si esaurisca, perché Dio se ne è andato.
Anche le preghiere molto spesso sono finalizzate ad ottenere il meglio per noi. Perfino le offerte possono assumere l'espressione ricattatoria...diamo per ottenere...ma se non otteniamo Dio non esiste...la nostra fede crolla.
Mentre invece la preghiera, sostenuta da una fede vera, deve avere in sé la forza di risvegliare la Potenza di Dio, deve essere una preghiera fiduciosa, instancabile, ma al tempo stesso umile, abbandonata alla Sua volontà e non condizionata dalla nostra necessità
Signore rendi salda la nostra fede, perché non ci esaltiamo nel successo e non ci abbattiamo nelle tempeste della vita, ma in ogni evento riconosciamo che Tu sei presente e ci accompagni lungo il cammino della storia!

“Vi parlo, con l'aiuto di Dio, della lettura appena terminata del santo evangelo, per esortarvi affinché non dorma la fede nei vostri cuori all'infuriare delle tempeste e dei marosi di questo mondo. Non sembrerebbe certo che Cristo Signore avesse la morte e il sonno in suo potere, se il sonno si impadronì dell'Onnipotente mentre era sulla barca in alto mare. Se credete questo, la fede dorme in voi: ma se in voi veglia Cristo, la vostra fede è desta. L'Apostolo dice: «Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori» (Ef 3,17). (Sant’Agostino)


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