«Quando sarò innalzato da terra, attirerò
tutti a me» (Gv 12,32)
Quarta settimana di quaresima: Anno B 15 marzo 2015
Dal Vangelo secondo Gv 3,14-21
E come Mosè innalzò
il serpente nel deserto, così
bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui
abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il
mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada
perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato
il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è
condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel
nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la
luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce,
perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male,
odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano
riprovate.
Invece chi fa la verità viene
verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in
Dio».
Parola del Signore!
Enzo: Questo
brano segue il dialogo di Gesù con Nicodemo. Non è più un dialogo ma un
monologo: difficile affermare che siano parole di Gesù rivolte ancora a
Nicodemo o una riflessione dell’evangelista Giovanni, forse di tutti e due.
Questa riflessione comunque dà credito alla missione di
Gesù: radicata nella storia di Israele la missione di Gesù apporta il
compimento delle Scritture. Gesù ci rivela che il piano salvifico del Padre
prevedeva la sua morte in croce. L’innalzamento del serpente da parte di Mosè
nel deserto strappava alla morte gli ebrei infedeli, l’innalzamento sulla croce
di Gesù, il Figlio dell’uomo, sarà segno di salvezza per coloro che crederanno
in Lui.
L’innalzamento sulla croce coincide con l’esaltazione di
Gesù, come per l’innalzamento del serpente nel deserto indicava la potenza di
Dio.
L’esaltazione nel
vangelo di Giovanni è il centro di tutta la rivelazione della salvezza: la
morte in croce di Gesù è l’ora tanto attesa quanto osteggiata della Redenzione,
quell’ora diventerà per ogni uomo l’attimo che cambierà la sua vita, il momento
in cui per mezzo dello Spirito Santo potremo dire: “Credo in te, Gesù, mio Salvatore”.
La croce è esaltazione perché luogo e segno della
rivelazione dell’amore di Dio: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare
il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la
vita eterna.
Unica condizione richiesta per avere la vita è l’accoglienza del dono di Dio con l’adesione di
fede al Figlio unigenito.
Incondizionata deve essere la risposta dell’uomo: “Chi
crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché
non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”.
Chi non crede si condanna da sé perché continua a preferire
le tenebre alla luce, rifiuta la Luce che è venuta nel mondo, la odia: :” la
luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce,
perché le loro opere erano malvagie”. L’uomo abusando della sua libertà
diventa giudice di se stesso.
La liturgia di questa domenica anche se fa intravedere la
croce, è un richiamo alla gioia, un viaggio verso la luce: è un invito alla
fede in Dio e a compiere le opere in Lui.
L’amore incondizionato di Dio in Gesù esige la risposta
dell’uomo. Dio ha fatto la sua parte:” Dio, infatti, non ha mandato il
Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui”. Salvezza vuol dire riconciliazione,
riconoscenza, ringraziamento, lode.
Chi ha creduto, chi crede nel mistero di Gesù opera come
Gesù, “fa la verità”, va verso la luce: le sue opere sono approvate perché sono
state fatte in Dio, nell’amore di Dio. Fa la verità colui che rinnega il
peccato, accoglie la Parola e crede in Gesù e in colui che lo ha mandato
Festeggiamo l’espressione ultima dell’amore di Dio: spesso
siamo abituati a guardare la croce sotto l’aspetto sacrificale e sanguinoso con
un gesto di pietà verso Gesù sofferente. L’aspetto più positivo che ci fa
guardare verso l’alto, l’esaltazione, ci dice che nella croce il Figlio e il Padre sono in comunione
perfetta con uno stesso amore per la salvezza dell’uomo.
Gesù ha lasciato alla Chiesa, suo popolo, il compito di
continuare la sua missione nel mondo che non lo conosce o che lo nega. Chiede
ad ognuno di noi di operare come lui, abbracciare la sua croce, innalzarci cioè
sacrificarsi per il Regno di Dio, pregare insistentemente per coloro che si
autoescludono dalla salvezza gratuita , pregare per la sua Chiesa che sia santa
al cospetto del Padre e testimone del suo inviato, Gesù.
MARIELLA: Il
Vangelo che verrà letto domenica prossima è un brano bellissimo che meriterebbe
davvero tutta la nostra attenzione e devozione, “Dio infatti ha tanto amato….”
sono parole che vanno lette e rilette, meditate, gustate e contemplate!
Ma ci rendiamo conto che Dio ha
preferito salvare la vita dell'uomo a costo della vita di suo Figlio? Dal punto
di vista umano questa scelta potrebbe apparire semplice follia! Ma sappiamo
anche che ciò che è stolto per l'uomo, è sapienza per Dio...
Allora davanti a questa realtà di apparente insensatezza,
non si può restare indifferenti, si deve prendere una posizione, o di
consapevolezza e accoglienza nella fede o di rifiuto.L'adesione al progetto
divino spalanca le porte alla vita eterna, ma non solo, inizia già in questo
mondo perché in questa vita viene offerta la possibilità di percepire la
grandezza, la profondità e l'altezza dell'amore divino.
Così anche per chi non vuole credere al Vangelo la
condanna inizia egualmente in questa vita perché non si possiede quella luce
necessaria per illuminare il proprio cammino e che può venire solo da Dio e da
nessun altro!
Ora se permettete
vorrei far parlare Padre Augusto Drago che commentando questo brano evangelico
si esprime così:
Padre Augusto Drago
Il Padre ha amato l'umanità, ha amato l'uomo, fatto ad
immagine e somiglianza sua. Come non avrebbe potuto amarlo? Di onore e di
gloria lo aveva rivestito, lo aveva fatto poco meno degli angeli. Le sue dita
lo avevano plasmato .
Come non poteva amarlo? Può un vero Padre non amare la sua
creatura? Ed anche quando l'uomo (l'umanità) è caduto nel peccato volgendo le
spalle al suo Creatore, Dio non lo ha abbandonato al suo infelice destino. Dio,
il Padre, è l'amante che non cessa mai di amare! E come potrebbe non amare Lui
che è Amore essenzialmente!
Dire Amore e dire Dio-Padre è la stessa cosa! L'Amore è
infinitamente più forte del peccato!La Luce splende nelle tenebre ma queste
ultime non l'hanno spenta. Questa Luce è venuta nel mondo, ci dice Giovanni nel
Prologo. La Luce che splende nelle tenebre è il Figlio dell'Amore del Padre, il
Diletto, l'Amato.
Ebbene, ecco la cosa inaudita: poiché l'Amore è più forte
del peccato, per salvare l'uomo Dio manda a noi suo Figlio! Il compito del
Figlio è salvare, non giudicare o condannare. Gesù, il Figlio diletto, il
Figlio nel quale il Padre ha posto la sua compiacenza, è venuto per dirci,
narrarci questo Amore "pazzo" di Dio, Amore folle, come lo descriva
sant'Agostino.
Fratelli e sorelle: pensiamo seriamente un poco, solo un
poco. Siamo troppo abituati a sentirci ripetere che Dio è Amore, che ci ama,
che ci ha mandato suo Figlio, tanto abituati che tutto questo straordinario
miracolo dell'Amore lo diamo per scontato, ci siamo abituati a sentircelo ripetere:
non ci porta più alcuna novità.
Lo sappiamo. Punto! Invece non dovremmo mai stancarci di
essere pieni di ammirato stupore: Dio, il Padre, ci ha dato ciò che di più
caro, di più prezioso poteva darci: SUO FIGLIO!!!!!Cosa poteva darci di più?
Perché non ne rimaniamo più stupiti? Perché lo diamo per
scontato? Perché le difficoltà della vita ce lo fanno dimenticare? Può un padre
dimenticare i suoi figli?No, di certo quando si tratta di Dio. Ma forse il
punto è un altro.
Siamo diventati così scettici sull'amore di Dio, e ci
siamo fatti travolgere dalle cose e dalle preoccupazioni o magari dalle
semplici occupazioni di questo mondo, da non crederci fino in fondo! Ecco il
dramma.
Per questo Gesù nel suo discorso, rivolto non più allo
scomparso Nicodemo, ma personalmente a noi, ci parla della fede. Questa è il
punto discriminante. Siamo posti davanti a questo viscerale Amore del Padre che
si manifesta nel Figlio. Non si può essere indifferenti!
Occorre prendere posizione davanti a questa inimmaginabile
opera dell'Amore. Le posizioni possibili sono due: o accoglierlo ed accoglierlo
nella fede, o non accoglierlo perché irretiti dalle cose di questo mondo. Il
rifiuto può nascondere, e di fatto nasconde, la paura che accettando Cristo e
l'Amore che Egli è venuto a portarci, perdiamo qualcosa di noi stessi, qualcosa
a cui non vorremmo rinunciare mai! Ma non sappiamo che l'Amore non toglie
nulla, ed invece dona tutto!
Allora guardate, fratelli e sorelle cosa dice Gesù: chi
crede è già salvo! Chi non crede è già condannato. C'è un presente ed un
passato storico
.
Chi crede ora, adesso è già salvo! E' entrato nel recinto
del Regno e ne assapora le dolcezze che riempiono di gioia e di pace il cuore.
Chi non crede è già stato condannato.
Chi condanna? Chi decreta tale condanna? La fede è di per
sé discriminante: è l'uomo stesso che scegliendo o voltando le spalle a Cristo
e alla sua Luce di verità, si autocondanna, si auto esclude. Non Dio condanna,
ma l'uomo si condanna con le sue mani!
Chi crede sarà salvato, già in lui la salvezza comincia ad
agire e ad operare: chi crede assapora le gioie del Regno! Questo è il
giudizio. A pronunciarlo non sarà Dio, ma l'uomo stesso.
Strano: tutti diciamo di volere la gioia, la pace, la
serenità, la concordia e poi, escludendoci dalla fonte da cui queste cose
promanano, defraudiamo noi stessi!
La luce è venuta nel mondo: la Luce è l'Amore che l'Amato
ci manifesta. Ma Dio non può altro che "tristemente constatare" che
gli uomini scelgono le tenebre anziché la Luce!
Allora! Fratelli e sorelle: saremo salvati o siamo già condannati?
Salvati dall'Amore, auto condannati a motivo del rifiuto.
Cosa abbiamo scelto? Gesù questa sera ci chiede di
verificare a fondo che cosa veramente abbiamo scelto!
sfolgorante della Luce?
Oppure rimanere prigionieri
del mondo di tenebra che
noi
stessi ci siamo costruito con le
nostre mani?
MARIELLA: Terminiamo questa nostra riflessione con la recita del
salmo 50 e una preghiera di don Tonino Bello
Salmo 50:supplica a Dio per il perdono
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia,
nel tuo grande amore cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Purificami con issopo e sarò mondato,
lavami e sarò più bianco della neve.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, a Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Tu, o Dio, non
disprezzi".
L'anima soffre e anela al Signore, preghiera di Don Tonino Bello
Aiutaci, o
Signore, a portare avanti nel mondo e dentro di noi la tua risurrezione.
Donaci la forza
di frantumare tutte le tombe in cui la prepotenza, l'ingiustizia, la ricchezza,
l'egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la miseria,
l'indifferenza hanno murato gli uomini vivi.
Metti una grande
speranza nel cuore degli uomini, specialmente di chi piange.
Concedi, a chi
non crede in te, di comprendere che la tua Pasqua è l'unica forza della storia
perennemente eversiva.
E poi,
finalmente, o Signore, restituisci anche noi, tuoi credenti, alla nostra
condizione di uomini.
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RispondiElimina14 mar (1 giorno fa)
In questo Vangelo di Giovanni ,da un lato si capisce che l'Umanità è come divisa in due, da una parte vi sono coloro che credono e quindi accolgono Gesù il Figlio di Dio e quindi la Salvezza e dall'altro lato vi sono coloro che non credono e che quindi non credono nell'opera Redentrice di Gesù e si auto condannano accettando il male.
E Gesù , con la morte in Croce ci dice continuamente che ci ha donato tutto se stesso fino alla morte in croce in modo che chiunque alzando gli occhi e lo guarda sarà attirato da lui capendo il grande amore del Padre suo che ci ha redento in Gesù sacrificando il suo unigenito.
Saluti Vincenza..
Cordiali saluti,
Vincenza |
Pasqualina ha scritto:
RispondiEliminaGrazie Vincenzo di questo privilegio di commentare il vangelo di domani penso che tanti serpenti vorrebbero allontanarci dalle nostri origini ma la volontà di Dio è più forte del diavolo. Lui sa come e dove sarà la strada che ci porta a lui
14 marzo alle ore 9.58