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venerdì 13 marzo 2015

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito.




«Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32)

Quarta settimana di quaresima: Anno B 15 marzo 2015



Dal  Vangelo secondo Gv 3,14-21

E come Mosè innalzò
il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano
riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore!

Enzo: Questo brano segue il dialogo di Gesù con Nicodemo. Non è più un dialogo ma un monologo: difficile affermare che siano parole di Gesù rivolte ancora a Nicodemo o una riflessione dell’evangelista Giovanni, forse di tutti e due.
Questa riflessione comunque dà credito alla missione di Gesù: radicata nella storia di Israele la missione di Gesù apporta il compimento delle Scritture. Gesù ci rivela che il piano salvifico del Padre prevedeva la sua morte in croce. L’innalzamento del serpente da parte di Mosè nel deserto strappava alla morte gli ebrei infedeli, l’innalzamento sulla croce di Gesù, il Figlio dell’uomo, sarà segno di salvezza per coloro che crederanno in Lui.
L’innalzamento sulla croce coincide con l’esaltazione di Gesù, come per l’innalzamento del serpente nel deserto indicava la potenza di Dio.

 L’esaltazione nel vangelo di Giovanni è il centro di tutta la rivelazione della salvezza: la morte in croce di Gesù è l’ora tanto attesa quanto osteggiata della Redenzione, quell’ora diventerà per ogni uomo l’attimo che cambierà la sua vita, il momento in cui per mezzo dello Spirito Santo potremo dire: “Credo in te, Gesù, mio Salvatore”.

La croce è esaltazione perché luogo e segno della rivelazione dell’amore di Dio: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Unica condizione richiesta per avere la vita è  l’accoglienza del dono di Dio con l’adesione di fede al Figlio unigenito.
Incondizionata deve essere la risposta dell’uomo: “Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”.

Chi non crede si condanna da sé perché continua a preferire le tenebre alla luce, rifiuta la Luce che è venuta nel mondo, la odia: :” la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie”. L’uomo abusando della sua libertà diventa giudice di se stesso.

La liturgia di questa domenica anche se fa intravedere la croce, è un richiamo alla gioia, un viaggio verso la luce: è un invito alla fede in Dio e a compiere le opere in Lui.
L’amore incondizionato di Dio in Gesù esige la risposta dell’uomo. Dio ha fatto la sua parte:” Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui”.  Salvezza vuol dire riconciliazione, riconoscenza, ringraziamento, lode.

Chi ha creduto, chi crede nel mistero di Gesù opera come Gesù, “fa la verità”, va verso la luce: le sue opere sono approvate perché sono state fatte in Dio, nell’amore di Dio. Fa la verità colui che rinnega il peccato, accoglie la Parola e crede in Gesù e in colui che lo ha mandato

Festeggiamo l’espressione ultima dell’amore di Dio: spesso siamo abituati a guardare la croce sotto l’aspetto sacrificale e sanguinoso con un gesto di pietà verso Gesù sofferente. L’aspetto più positivo che ci fa guardare verso l’alto, l’esaltazione, ci dice che nella croce  il Figlio e il Padre sono in comunione perfetta con uno stesso amore per la salvezza dell’uomo.

Gesù ha lasciato alla Chiesa, suo popolo, il compito di continuare la sua missione nel mondo che non lo conosce o che lo nega. Chiede ad ognuno di noi di operare come lui, abbracciare la sua croce, innalzarci cioè sacrificarsi per il Regno di Dio, pregare insistentemente per coloro che si autoescludono dalla salvezza gratuita , pregare per la sua Chiesa che sia santa al cospetto del Padre e testimone del suo inviato, Gesù.

MARIELLA: Il Vangelo che verrà letto domenica prossima è un brano bellissimo che meriterebbe davvero tutta la nostra attenzione e devozione, “Dio infatti ha tanto amato….” sono parole che vanno lette e rilette, meditate, gustate e contemplate!

       Ma ci rendiamo conto che Dio ha preferito salvare la vita dell'uomo a costo della vita di suo Figlio? Dal punto di vista umano questa scelta potrebbe apparire semplice follia! Ma sappiamo anche che ciò che è stolto per l'uomo, è sapienza per Dio...

Allora davanti a questa realtà di apparente insensatezza, non si può restare indifferenti, si deve prendere una posizione, o di consapevolezza e accoglienza nella fede o di rifiuto.L'adesione al progetto divino spalanca le porte alla vita eterna, ma non solo, inizia già in questo mondo perché in questa vita viene offerta la possibilità di percepire la grandezza, la profondità e l'altezza dell'amore divino.

Così anche per chi non vuole credere al Vangelo la condanna inizia egualmente in questa vita perché non si possiede quella luce necessaria per illuminare il proprio cammino e che può venire solo da Dio e da nessun altro!

 Ora se permettete vorrei far parlare Padre Augusto Drago che commentando questo brano evangelico si esprime così:

 Padre Augusto Drago
 
Il Padre ha amato l'umanità, ha amato l'uomo, fatto ad immagine e somiglianza sua. Come non avrebbe potuto amarlo? Di onore e di gloria lo aveva rivestito, lo aveva fatto poco meno degli angeli. Le sue dita lo avevano plasmato .

Come non poteva amarlo? Può un vero Padre non amare la sua creatura? Ed anche quando l'uomo (l'umanità) è caduto nel peccato volgendo le spalle al suo Creatore, Dio non lo ha abbandonato al suo infelice destino. Dio, il Padre, è l'amante che non cessa mai di amare! E come potrebbe non amare Lui che è Amore essenzialmente!

Dire Amore e dire Dio-Padre è la stessa cosa! L'Amore è infinitamente più forte del peccato!La Luce splende nelle tenebre ma queste ultime non l'hanno spenta. Questa Luce è venuta nel mondo, ci dice Giovanni nel Prologo. La Luce che splende nelle tenebre è il Figlio dell'Amore del Padre, il Diletto, l'Amato.

Ebbene, ecco la cosa inaudita: poiché l'Amore è più forte del peccato, per salvare l'uomo Dio manda a noi suo Figlio! Il compito del Figlio è salvare, non giudicare o condannare. Gesù, il Figlio diletto, il Figlio nel quale il Padre ha posto la sua compiacenza, è venuto per dirci, narrarci questo Amore "pazzo" di Dio, Amore folle, come lo descriva sant'Agostino.

Fratelli e sorelle: pensiamo seriamente un poco, solo un poco. Siamo troppo abituati a sentirci ripetere che Dio è Amore, che ci ama, che ci ha mandato suo Figlio, tanto abituati che tutto questo straordinario miracolo dell'Amore lo diamo per scontato, ci siamo abituati a sentircelo ripetere: non ci porta più alcuna novità.

Lo sappiamo. Punto! Invece non dovremmo mai stancarci di essere pieni di ammirato stupore: Dio, il Padre, ci ha dato ciò che di più caro, di più prezioso poteva darci: SUO FIGLIO!!!!!Cosa poteva darci di più?

Perché non ne rimaniamo più stupiti? Perché lo diamo per scontato? Perché le difficoltà della vita ce lo fanno dimenticare? Può un padre dimenticare i suoi figli?No, di certo quando si tratta di Dio. Ma forse il punto è un altro.

Siamo diventati così scettici sull'amore di Dio, e ci siamo fatti travolgere dalle cose e dalle preoccupazioni o magari dalle semplici occupazioni di questo mondo, da non crederci fino in fondo! Ecco il dramma.

Per questo Gesù nel suo discorso, rivolto non più allo scomparso Nicodemo, ma personalmente a noi, ci parla della fede. Questa è il punto discriminante. Siamo posti davanti a questo viscerale Amore del Padre che si manifesta nel Figlio. Non si può essere indifferenti!

Occorre prendere posizione davanti a questa inimmaginabile opera dell'Amore. Le posizioni possibili sono due: o accoglierlo ed accoglierlo nella fede, o non accoglierlo perché irretiti dalle cose di questo mondo. Il rifiuto può nascondere, e di fatto nasconde, la paura che accettando Cristo e l'Amore che Egli è venuto a portarci, perdiamo qualcosa di noi stessi, qualcosa a cui non vorremmo rinunciare mai! Ma non sappiamo che l'Amore non toglie nulla, ed invece dona tutto!
Allora guardate, fratelli e sorelle cosa dice Gesù: chi crede è già salvo! Chi non crede è già condannato. C'è un presente ed un passato storico
.
Chi crede ora, adesso è già salvo! E' entrato nel recinto del Regno e ne assapora le dolcezze che riempiono di gioia e di pace il cuore. Chi non crede è già stato condannato.
Chi condanna? Chi decreta tale condanna? La fede è di per sé discriminante: è l'uomo stesso che scegliendo o voltando le spalle a Cristo e alla sua Luce di verità, si autocondanna, si auto esclude. Non Dio condanna, ma l'uomo si condanna con le sue mani!

Chi crede sarà salvato, già in lui la salvezza comincia ad agire e ad operare: chi crede assapora le gioie del Regno! Questo è il giudizio. A pronunciarlo non sarà Dio, ma l'uomo stesso.
Strano: tutti diciamo di volere la gioia, la pace, la serenità, la concordia e poi, escludendoci dalla fonte da cui queste cose promanano, defraudiamo noi stessi!

La luce è venuta nel mondo: la Luce è l'Amore che l'Amato ci manifesta. Ma Dio non può altro che "tristemente constatare" che gli uomini scelgono le tenebre anziché la Luce!  Allora! Fratelli e sorelle: saremo salvati o siamo già condannati?

Salvati dall'Amore, auto condannati a motivo del rifiuto.
Cosa abbiamo scelto? Gesù questa sera ci chiede di verificare a fondo che cosa veramente abbiamo scelto! 

 Essere nella Bellezza 

sfolgorante della Luce? 

Oppure rimanere prigionieri 

del mondo di tenebra che noi 

stessi ci siamo costruito con le

 nostre mani?



MARIELLA: Terminiamo questa nostra riflessione con la recita del salmo 50 e una preghiera di don Tonino Bello 

Salmo 50:supplica a Dio per il perdono
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia,
nel tuo grande amore cancella il mio peccato.

Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Purificami con issopo e sarò mondato,
lavami e sarò più bianco della neve.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, a Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Tu, o Dio, non disprezzi".

L'anima soffre e anela al Signore, preghiera di Don Tonino Bello

Aiutaci, o Signore, a portare avanti nel mondo e dentro di noi la tua risurrezione.

Donaci la forza di frantumare tutte le tombe in cui la prepotenza, l'ingiustizia, la ricchezza, l'egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la miseria, l'indifferenza hanno murato gli uomini vivi.

Metti una grande speranza nel cuore degli uomini, specialmente di chi piange.
Concedi, a chi non crede in te, di comprendere che la tua Pasqua è l'unica forza della storia perennemente eversiva. 

E poi, finalmente, o Signore, restituisci anche noi, tuoi credenti, alla nostra condizione di uomini.



2 commenti:

  1. Modulo di contatto Blogger
    14 mar (1 giorno fa)

    In questo Vangelo di Giovanni ,da un lato si capisce che l'Umanità è come divisa in due, da una parte vi sono coloro che credono e quindi accolgono Gesù il Figlio di Dio e quindi la Salvezza e dall'altro lato vi sono coloro che non credono e che quindi non credono nell'opera Redentrice di Gesù e si auto condannano accettando il male.
    E Gesù , con la morte in Croce ci dice continuamente che ci ha donato tutto se stesso fino alla morte in croce in modo che chiunque alzando gli occhi e lo guarda sarà attirato da lui capendo il grande amore del Padre suo che ci ha redento in Gesù sacrificando il suo unigenito.
    Saluti Vincenza..

    Cordiali saluti,
    Vincenza |

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  2. Pasqualina ha scritto:

    Grazie Vincenzo di questo privilegio di commentare il vangelo di domani penso che tanti serpenti vorrebbero allontanarci dalle nostri origini ma la volontà di Dio è più forte del diavolo. Lui sa come e dove sarà la strada che ci porta a lui

    14 marzo alle ore 9.58

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