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giovedì 19 giugno 2014

Tra L'Incarnazione e l'Eucaristia, c'è un ponte di Luce che illumina interiormente il mistero dell'Amore



Festa del Corpo e Sangue del Signore:
domenica 22 giugno 2014



“La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”.

Dal vangelo secondo Giovanni 6,51-58

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di
questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del
mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui
darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico:
se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete
in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo
risusciterò nell’ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche
colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come
quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in
eterno. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore!


Abbiamo ritenuto questa sera riflettere su un commento di Padre Augusto Drago, che volentieri offriamo anche a voi amici che ogni settimana leggete i nostri “volenterosi” commenti.

Ecco Padre Augusto:

Celebriamo domani la solennità del santissimo Corpo e Sangue del Signore.
Quindi un prolungamento del Giovedì Santo. Permettetemi, cari fratelli, che prima di
commentare la pagina del Santo Vangelo, io mi soffermi a dire una cosa che a me sembra
molto importante. Mi ricordo delle parole che un giorno il Santo Padre Paolo VI di
felicissima memoria, ebbe a dire nell'omelia della festa del Corpus Domini il 12 giugno del
1997. Le ricordo benissimo perché a quei tempi io ero a Roma.
Disse: "L'uomo è un essere che si abitua alle cose straordinarie...L'uomo si abitua, anche a
riguardo di realtà che eccedono la sua consueta capacità di comprensione: egli considera
spesso normali le cose straordinarie che accadono, perché non ci fa più caso..."

Perché ricordo queste parole?
Perché, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di recuperare la meraviglia, se veramente vogliamo accostarci al mistero eucaristico. Purtroppo ci siamo abituati anche a questo.
La meraviglia è la prima forma di accoglienza del mistero. Prima ancora di capire cosa significa, come opera, perché Gesù l'ha istituita, cosa produce in noi.... l'Eucarestia, prima di viverla in tutte le sue implicazioni, bisogna ogni volta, lasciare che ci sorprenda!
Bisogna meravigliarsi di ricevere la Persona stessa di Cristo. Non solo, ma con Lui anche tutta la Santissima Trinità! E con essa: l'Amore divino e la vita per l'eternità!
Bisogna MERAVIGLIARSI! Meravigliarsi di celebrare il memoriale, vale a dire, l'essere contemporanei, della passione, morte, e resurrezione del Signore!
E mi sembra proprio questa meraviglia il senso e il legame di tutte le letture di oggi,
e della bellissima sequenza scritta da san Tommaso d'Aquino: il Lauda Sion Salvatorem:
Loda o Sion (Chiesa di Dio) il tuo Salvatore...!

Ed ora andiamo al brano del Vangelo. Ci troviamo verso la fine del grande discorso di Gesù sul Pane della Vita. E' il discorso che segue il grande miracolo della moltiplicazione dei pani.
Durante tutto il discorso, Gesù ha parlato della necessità di nutrirsi del Pane della Vita.
Ora conclude il suo argomentare con l'audace affermazione che il Pane della Vita, il Pane che dà Vita, è la sua carne. "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io gli darò è la mia carne per la vita del mondo!"

La vita viene dunque, afferma Gesù, dalla sua Carne e dal suo Sangue.
"Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Lo scandalo è sommo!
La risposta di Gesù è dura. Egli non attenua la sua affermazione, e non rende il suo
linguaggio più accessibile, non fa nulla per smorzare la reazione degli ascoltatori.
Anzi, ribadisce con più forza la dichiarazione precedente, introducendola con la tipica
formula giovannea: "In verità, in verità io vi dico...".

Questo parlare di Gesù imprime alle parole il carattere di una rivelazione.
Una rivelazione solenne e decisiva. Ciò che mi colpisce in modo particolare è il fatto che Gesù non parli del suo Corpo, ma della sua Carne. Mi chiedo il perché.
E trovo la risposta nel prologo del Vangelo sempre di Giovanni: al versetto 14 è detto: "E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi!"

Con queste parole Giovanni annuncia il grande mistero della Incarnazione del Figlio del Padre. Badate bene: utilizza il termine "carne"! Anche nel nostro testo, Gesù, riferendosi a se stesso, utilizza lo stesso vocabolo. Allora tutto mi sembra chiaro: Gesù stabilisce un evidente aggancio tra l'Eucaristia (di cui si è parlato in tutto il discorso del Pane del cielo) e il mistero dell'incarnazione.

Tutto questo ha un preciso significato: Giovanni ribadisce che è attraverso l'esperienza ecclesiale eucaristica, che l'incarnazione continua tra noi ancora oggi.
La carne sacrificata del Verbo, si fa pane nutriente e comunica la vita di Cristo, del Cristo Celeste, glorificato.

Sono anche rivelati due punti inediti del mistero eucaristico: l'unione durevole dei discepoli con Gesù, ed il dinamismo di amore che unisce il Figlio al Padre.
I discepoli sono riuniti dentro questo meraviglioso dinamismo. Gesù, in estrema sintesi vuole dire che la dinamica è data da questi valori: fede, eucaristia, incarnazione e vita. La fede in Lui.

L'Eucaristia, vita di Lui donata a noi.
Incarnazione, mistero d'amore che l'Eucarestia continua nel tempo.
Vita, è la Vita eterna che nell'Incarnazione trova la sua scaturigine e che proprio
nell'Eucaristia è anticipata e pregustata. Questo è il mistero!
Tra L'Incarnazione e l'Eucaristia, c'è un ponte di Luce che illumina interiormente il mistero dell'Amore, che pulsa, vive ed arde nel cuore di chi sa recepirlo!

"In verità in Verità io vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell'Uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita... " Parole chiare, inequivocaboli.
L'incarnazione è il preludio dell'Eucaristia! L'Eucaristia è l'Incarnazione che continua nella vita del credente.

E per che cosa si è incarnato il Verbo? Dice il simbolo della nostra fede:
"Per noi uomini e per la nostra salvezza..."
Ora dunque, perché il Verbo fattosi carne, fa diventare Eucaristia la sua stessa carne?
La risposta è identica, ma approfondita: perché nell'Eucarestia già, pregustando e mangiando la Carne di Cristo, pre-sentiamo la Vita della Gloria.
Così infatti san Tommaso chiama l'Eucarestia: "pegno della gloria futura!"
Essa è il pregustamento di ciò che un giorno saremo e di ciò che già Gesù, il Verbo fatto carne, già è. Grande mistero!

Abbiamo compreso tutto questo, quando ci accostiamo ad assumere le sacre Specie del Pane e del Vino? Ci siamo già abituati, assuefatti?
Molti cristiani sentono il bisogno di fare la santa "Comunione" tutti i giorni. Bellissimo. Ma come vorrei che fosse fatta senza il devozionismo, ma con sempre crescente desiderio e con dolce e nostalgica meraviglia che dilata gli orizzonti del Cuore, verso l'infinito di Dio, e verso la grandezza della creazione e dell'umanità intera.
L'Eucaristia è anche, da questo punto di vista, la "coppa della sintesi" come la chiamava sant'Ireneo. In essa c'è infatti la sintesi di tutti i misteri di Dio e della nostra salvezza. I Misteri dell'Amore.
Essa è una primizia. Se la sapessimo gustare, al di là della nostra abitudinarietà, sapremmo che essa è la primizia delle cose celesti. E se le primizie sono così belle e promettenti, cosa sarà mai l'intero raccolto? Stupore! Meraviglia! Ne siamo ancora capaci?



Mariella:
Prima di iniziare la lunga serie delle domeniche del tempo ordinario, la Liturgia ci offre una sosta per celebrare la Solennità del "Santissimo Corpo e Sangue di Cristo", ma non è una fermata di riposo: si ri chiede uno sforzo per ammirare un grandissimo mistero.L’attenzione è tutta incentrata su un aspetto essenziale della nostra fede, il sacramento dell'Eucaristia, istituito da Gesù durante l'Ultima cena e che si rinnova in ogni celebrazione  nelle assemblee cristiane .Gesù, prima di lasciare definitivamente i suoi Apostoli, offrirà loro il viatico per proseguire il cammino.

Alcune domeniche fa nel Vangelo era contenuta questa promessa:  "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Oggi Gesù ci fa prendere coscienza della sua reale presenza in mezzo a noi, anzi in noi, grazie al dono preziosissimo del suo Corpo e del suo Sangue.
Nutrirsi del suo stesso corpo per rimanere in Lui, per avere con lui la più alta e radicale forma di comunione.
Una unione tanto più straordinaria quanto più riflettiamo sull’enorme differenza fra noi e il Figlio di Dio.

Certamente ognuno di noi si chiede se è degno di ricevere un dono così grande! Possiamo tranquillamente dire che nessuno è degno, ma Gesù ci dice in ogni Eucaristia: "Prendete e mangiatene tutti", perché sa che tutti ne abbiamo bisogno e Lui si dona a tutti come pane spezzato per una sempre nuova ed eterna alleanza.

Gesù  ci apre orizzonti di eternità:  “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita!”  Gesù desidera semplicemente assimilarci a sé, unirci in modo indissolubile che lega il Padre al Figlio.

Gesù vuole esprimerci il suo immenso ed eterno amore che lo porta a farsi pane per nutrire e dare la vita a quanti lo accolgono come Salvatore.
Gesù vive per il Padre e c'invita a vivere noi stessi per Lui. Il Padre è sempre vicino a Gesù ed è sempre pronto ad ascoltarlo e aiutarlo. Se noi sapremo nutrirci di Lui pregarlo ed ascoltarlo come Lui fa col Padre, vivremo la comunione trinitaria, quel meraviglioso circuito d’amore che coinvolge tutti quelli che si riconoscono figli di uno stesso Padre.

Dio comunica la sua vita in una relazione che non è soltanto intellettuale o spirituale, ma in una relazione che implica tutto ciò che costituisce la persona, tutto ciò che costituisce il cuore dell'esistenza, delle relazioni, delle attività più vitali

Vivere l'Eucarestia significa vivere una adesione a Lui con tutto il nostro essere, tutta la nostra esperienza quotidiana di vita comunitaria
Questo deve spingerci a riflettere su come ci lasciamo trasformare dal Corpo e dal Sangue di Cristo e quanto siamo responsabili nel trasmettere agli altri la nostra totale appartenenza a Cristo!
Non possiamo percepire il sacramento Eucaristico come un gesto abitudinario, la sua straordinarietà è indubbiamente da vivere nel massimo coinvolgimento di vita.

Enzo: Le parole di Gesù, diceva Padre Augusto, hanno il carattere di una rivelazione. Una rivelazione solenne e decisiva.. Gesù aggancia il mistero dell’Incarnazione al mistero dell’Eucaristia.
Questa rivelazione è la chiave per capire le parole di Gesù, il suo grande dono, il suo testamento.

Mentre Gesù era il pane disceso dal cielo, cioè donato dal Padre, attraverso l’innalzamento sulla croce e alla sua gloriosa risurrezione e ascensione al Padre offrirà se stesso come alimento per la vita eterna.
                                                                                           
 L’evangelista Giovanni non cita come gli altri le parole di Gesù nel dare il pane e il vino ai suoi discepoli, Questo è il mio corpoQuesto è il mio sangue…” ma evidenzia la dimensione divina di Gesù e la sua capacità di essere presente in mezzo a noi per sempre, attraverso un’altra via rispetto alla sua presenza puramente fisica e materiale.

Gesù precisa ulteriormente il tema del “pane della vita” (“Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue”) suscitando una reazione costernata nel suo uditorio, che considerava fonte di impurità rituale ogni contatto con il sangue e con un corpo ferito o morto.

 Come Nicodemo si immaginò la rinascita in un senso puramente fisico e la Samaritana al pozzo pensò in un primo momento soltanto all’acqua naturale, così anche qui alcuni giudei interpretano alla lettera il riferimento di Cristo alla sua carne., e i suoi discepoli troveranno “dure queste parole”. Ma capiranno bene tutto con l’avvento dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste.

Ma mi  viene da chiedere: è giunta anche fino a noi la Pentecoste? Siamo capaci di vivere con gioia Gesù che si offre come nostro cibo? Siamo pronti con Lui in noi a proclamarlo nelle piazze, testimoniarlo ed ascoltare magari la gioia dei fratelli che si uniscono a noi per lodare, ringraziare Il Dio che  ci custodisce e meraviglia?

Propongo per una maggiore comprensione una scia che  il mistero del Corpo di Gesù ha lasciato nel tempo nella cristianità. E’ la tradizione che parla, un vissuto cristiano che può dare anche a noi, se in modo diverso a ciascuno, un motivo in più per vivere questo mistero d’amore con convinzione.

Denominazioni date alla celebrazione del Corpo e sangue di Gesù riportate dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

Eucaristia: la parola vuol dire ringraziamento. Noi  rendiamo grazie a Dio per il grande evento della Redenzione.

Cena del Signore,  perché si tratta del memoriale della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione  “Mistero della Fede! Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione,. nell'attesa della tua venuta”.

Frazione del pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto durante l'ultima Cena. Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la sua risurrezione, e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche.

Assemblea eucaristica in quanto l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa.

 Memoriale: ricordiamo la passione, morte e risurrezione del Signore.

Santo sacrificio, perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l'offerta della Chiesa o ancora santo sacrificio della Messa, « sacrificio di lode » (Eb 13,15), sacrificio spirituale, sacrificio puro e santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza.

Santa e divina liturgia, perché tutta la liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento; è nello stesso senso che lo si chiama pure celebrazione dei santi misteri.

Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il sacramento dei sacramenti. Con questo nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.

Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo, un solo spirito con i fratelli presenti e con tutti i discepoli di Gesù nel mondo intero.

 Santa Messa, perché è la liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza e si conclude con il saluto e l'invio dei fedeli affinché compiano la volontà di Dio nella vita quotidiana, siano testimoni del sacramento che hanno celebrato.

Forse ogni riferimento ci dirà qualcosa a cui non saremo capaci di rinunciare: lo voglia Gesù per il nostro bene.

 “O sacramento di pietà, o segno di unità, o vincolo di carità! Chi vuol vivere, ha dove vivere, ha donde attingere la vita. Si accosti, creda, sarà incorporato, sarà vivificato” Sant’Agostino

Mariella: Non possiamo percepire il sacramento Eucaristico come un gesto abitudinario, la sua straordinarietà è indubbiamente da vivere nel massimo coinvolgimento di vita....


1 commento:

  1. E' inconcepibile
    (Chiara Lubich)

    E' inconcepibile, è straordinario,
    è qualcosa che incide sempre più profondamente
    nel mio animo
    quel tuo stare lì
    in silenzio nel tabernacolo.
    Vengo in chiesa la mattina e lì ti trovo.
    Corro in chiesa quando t'amo
    e lì ti trovo.
    Ci passo per caso o per abitudine o per rispetto
    e lì ti trovo.
    Ed ogni volta mi dici una parola,
    mi rettifichi un sentimento,
    vai componendo in realtà con note diverse
    un unico canto,
    che il mio cuore sa a memoria
    e mi ripete una parola sola:
    eterno amore.
    Oh! Dio, non potevi inventare di meglio.
    Quel tuo silenzio
    in cui il chiasso della nostra vita si smorza,
    quel palpito silenzioso
    che ogni lacrima assorbe;
    quel silenzio...
    quel silenzio, più sonoro d'un angelico concento;
    quel silenzio
    che alla mente dice il Verbo,
    al cuore dona il balsamo divino;
    quel silenzio
    in cui ogni voce si ritrova incanalata,
    ogni prece si risente trasformata;
    quella tua presenza arcana...
    Lì è la vita, lì è l'attesa;
    lì il nostro piccolo cuore riposa,
    per riprendere senza posa
    il suo cammino.
    -~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~
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