Festa del Corpo e Sangue del Signore:
domenica 22 giugno 2014
“La mia carne è vero cibo
e il mio sangue vera bevanda”.
Dal vangelo secondo Giovanni 6,51-58
Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo. Se uno mangia di
questo pane vivrà in
eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del
mondo».
Allora i Giudei si misero
a discutere aspramente fra loro: «Come può costui
darci la sua carne da
mangiare?».
Gesù disse loro: «In
verità, in verità io vi dico:
se non mangiate la carne
del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete
in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo
risusciterò nell’ultimo
giorno.
Perché la mia carne è vero
cibo e il mio sangue vera
bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve
il mio sangue rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la
vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche
colui che mangia me vivrà
per me.
Questo è il pane disceso
dal cielo; non è come
quello che mangiarono i
padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in
eterno. Chi mangia questo
pane vivrà in eterno».
Parola del Signore!
Abbiamo ritenuto questa sera riflettere su un commento di
Padre Augusto Drago, che volentieri offriamo anche a voi amici che ogni
settimana leggete i nostri “volenterosi” commenti.
Ecco Padre Augusto:
Celebriamo domani la solennità del santissimo Corpo e Sangue
del Signore.
Quindi un prolungamento del Giovedì Santo. Permettetemi,
cari fratelli, che prima di
commentare la pagina del Santo Vangelo, io mi soffermi a
dire una cosa che a me sembra
molto importante. Mi ricordo delle parole che un giorno il
Santo Padre Paolo VI di
felicissima memoria, ebbe a dire nell'omelia della festa del
Corpus Domini il 12 giugno del
1997. Le ricordo benissimo perché a quei tempi io ero a
Roma.
Disse: "L'uomo è un essere che si abitua alle cose
straordinarie...L'uomo si abitua, anche a
riguardo di realtà che eccedono la sua consueta capacità di
comprensione: egli considera
spesso normali le cose straordinarie che accadono, perché
non ci fa più caso..."
Perché ricordo queste parole?
Perché, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di recuperare la
meraviglia, se veramente vogliamo accostarci al mistero eucaristico. Purtroppo
ci siamo abituati anche a questo.
La meraviglia è la prima forma di accoglienza del mistero.
Prima ancora di capire cosa significa, come opera, perché Gesù l'ha istituita,
cosa produce in noi.... l'Eucarestia, prima di viverla in tutte le sue
implicazioni, bisogna ogni volta, lasciare che ci sorprenda!
Bisogna meravigliarsi di ricevere la Persona stessa di
Cristo. Non solo, ma con Lui anche tutta la Santissima Trinità! E con essa:
l'Amore divino e la vita per l'eternità!
Bisogna MERAVIGLIARSI! Meravigliarsi di celebrare il
memoriale, vale a dire, l'essere contemporanei, della passione, morte, e
resurrezione del Signore!
E mi sembra proprio questa meraviglia il senso e il legame
di tutte le letture di oggi,
e della bellissima sequenza scritta da san Tommaso d'Aquino:
il Lauda Sion Salvatorem:
Loda o Sion (Chiesa di Dio) il tuo Salvatore...!
Ed ora andiamo al brano del Vangelo. Ci troviamo verso la
fine del grande discorso di Gesù sul Pane della Vita. E' il discorso che segue
il grande miracolo della moltiplicazione dei pani.
Durante tutto il discorso, Gesù ha parlato della necessità
di nutrirsi del Pane della Vita.
Ora conclude il suo argomentare con l'audace affermazione
che il Pane della Vita, il Pane che dà Vita, è la sua carne. "Se uno
mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io gli darò è la mia carne
per la vita del mondo!"
La vita viene dunque, afferma Gesù, dalla sua Carne e dal
suo Sangue.
"Come può costui darci la sua carne da mangiare?".
Lo scandalo è sommo!
La risposta di Gesù è dura. Egli non attenua la sua
affermazione, e non rende il suo
linguaggio più accessibile, non fa nulla per smorzare la
reazione degli ascoltatori.
Anzi, ribadisce con più forza la dichiarazione precedente,
introducendola con la tipica
formula giovannea: "In verità, in verità io vi
dico...".
Questo parlare di Gesù imprime alle parole il carattere di
una rivelazione.
Una rivelazione solenne e decisiva. Ciò che mi
colpisce in modo particolare è il fatto che Gesù non parli del suo Corpo, ma
della sua Carne. Mi chiedo il perché.
E trovo la risposta nel prologo del Vangelo sempre di
Giovanni: al versetto 14 è detto: "E il Verbo si è fatto carne e venne ad
abitare in mezzo a noi!"
Con queste parole Giovanni annuncia il grande mistero della
Incarnazione del Figlio del Padre. Badate bene: utilizza il termine
"carne"! Anche nel nostro testo, Gesù, riferendosi a se stesso,
utilizza lo stesso vocabolo. Allora tutto mi sembra chiaro: Gesù stabilisce un
evidente aggancio tra l'Eucaristia (di cui si è parlato in tutto il discorso
del Pane del cielo) e il mistero dell'incarnazione.
Tutto questo ha un preciso significato: Giovanni ribadisce
che è attraverso l'esperienza ecclesiale eucaristica, che l'incarnazione
continua tra noi ancora oggi.
La carne sacrificata del Verbo, si fa pane nutriente e
comunica la vita di Cristo, del Cristo Celeste, glorificato.
Sono anche rivelati due punti inediti del mistero
eucaristico: l'unione durevole dei discepoli con Gesù, ed il dinamismo di amore
che unisce il Figlio al Padre.
I discepoli sono riuniti dentro questo meraviglioso
dinamismo. Gesù, in estrema sintesi vuole dire che la dinamica è data da questi
valori: fede, eucaristia, incarnazione e vita. La fede in Lui.
L'Eucaristia, vita di Lui donata a noi.
Incarnazione, mistero d'amore che l'Eucarestia continua nel
tempo.
Vita, è la Vita eterna che nell'Incarnazione trova la sua
scaturigine e che proprio
nell'Eucaristia è anticipata e pregustata. Questo è il
mistero!
Tra L'Incarnazione e l'Eucaristia, c'è un ponte di Luce che
illumina interiormente il mistero dell'Amore, che pulsa, vive ed arde nel cuore
di chi sa recepirlo!
"In verità in Verità io vi dico: se non mangerete la
carne del Figlio dell'Uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la
vita... " Parole chiare, inequivocaboli.
L'incarnazione è il preludio dell'Eucaristia! L'Eucaristia è
l'Incarnazione che continua nella vita del credente.
E per che cosa si è incarnato il Verbo? Dice il simbolo
della nostra fede:
"Per noi uomini e per la nostra salvezza..."
Ora dunque, perché il Verbo fattosi carne, fa diventare
Eucaristia la sua stessa carne?
La risposta è identica, ma approfondita: perché
nell'Eucarestia già, pregustando e mangiando la Carne di Cristo, pre-sentiamo
la Vita della Gloria.
Così infatti san Tommaso chiama l'Eucarestia: "pegno
della gloria futura!"
Essa è il pregustamento di ciò che un giorno saremo e di ciò
che già Gesù, il Verbo fatto carne, già è. Grande mistero!
Abbiamo compreso tutto questo, quando ci accostiamo ad
assumere le sacre Specie del Pane e del Vino? Ci siamo già abituati,
assuefatti?
Molti cristiani sentono il bisogno di fare la santa
"Comunione" tutti i giorni. Bellissimo. Ma come vorrei che fosse
fatta senza il devozionismo, ma con sempre crescente desiderio e con dolce e
nostalgica meraviglia che dilata gli orizzonti del Cuore, verso l'infinito di
Dio, e verso la grandezza della creazione e dell'umanità intera.
L'Eucaristia è anche, da questo punto di vista, la
"coppa della sintesi" come la chiamava sant'Ireneo. In essa c'è
infatti la sintesi di tutti i misteri di Dio e della nostra salvezza. I Misteri
dell'Amore.
Essa è una primizia. Se la sapessimo gustare, al di là della
nostra abitudinarietà, sapremmo che essa è la primizia delle cose celesti. E se
le primizie sono così belle e promettenti, cosa sarà mai l'intero raccolto?
Stupore! Meraviglia! Ne siamo ancora capaci?
Mariella:
Prima di iniziare la lunga serie delle domeniche del tempo
ordinario, la Liturgia ci offre una sosta per celebrare la Solennità del "Santissimo
Corpo e Sangue di Cristo", ma non è una fermata di riposo: si ri chiede uno sforzo per ammirare un grandissimo mistero.L’attenzione è tutta incentrata su un aspetto
essenziale della nostra fede, il sacramento dell'Eucaristia, istituito da Gesù
durante l'Ultima cena e che si rinnova in ogni celebrazione nelle assemblee cristiane .Gesù, prima di
lasciare definitivamente i suoi Apostoli, offrirà loro il viatico per proseguire
il cammino.
Alcune domeniche fa nel Vangelo era contenuta questa
promessa: "Io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo".
Oggi Gesù ci fa prendere coscienza della sua reale presenza
in mezzo a noi, anzi in noi, grazie al dono preziosissimo del suo Corpo e del
suo Sangue.
Nutrirsi del suo stesso corpo per rimanere in Lui, per avere
con lui la più alta e radicale forma di comunione.
Una unione tanto più straordinaria quanto più riflettiamo
sull’enorme differenza fra noi e il Figlio di Dio.
Certamente ognuno di noi si chiede se è degno di ricevere un
dono così grande! Possiamo tranquillamente dire che nessuno è degno, ma Gesù ci
dice in ogni Eucaristia: "Prendete e mangiatene tutti", perché sa che
tutti ne abbiamo bisogno e Lui si dona a tutti come pane spezzato per una
sempre nuova ed eterna alleanza.
Gesù ci apre
orizzonti di eternità: “Se non mangiate
la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la
vita!” Gesù desidera semplicemente
assimilarci a sé, unirci in modo indissolubile che lega il Padre al Figlio.
Gesù vuole esprimerci il suo immenso ed eterno amore che lo
porta a farsi pane per nutrire e dare la vita a quanti lo accolgono come
Salvatore.
Gesù vive per il Padre e c'invita a vivere noi stessi per Lui.
Il Padre è sempre vicino a Gesù ed è sempre pronto ad ascoltarlo e aiutarlo. Se
noi sapremo nutrirci di Lui pregarlo ed ascoltarlo come Lui fa col Padre,
vivremo la comunione trinitaria, quel meraviglioso circuito d’amore che
coinvolge tutti quelli che si riconoscono figli di uno stesso Padre.
Dio comunica la sua vita in una relazione che non è soltanto
intellettuale o spirituale, ma in una relazione che implica tutto ciò che
costituisce la persona, tutto ciò che costituisce il cuore dell'esistenza, delle
relazioni, delle attività più vitali
Vivere l'Eucarestia significa vivere una adesione a Lui con
tutto il nostro essere, tutta la nostra esperienza quotidiana di vita
comunitaria
Questo deve spingerci a riflettere su come ci lasciamo
trasformare dal Corpo e dal Sangue di Cristo e quanto siamo responsabili nel
trasmettere agli altri la nostra totale appartenenza a Cristo!
Non possiamo percepire il sacramento Eucaristico come un
gesto abitudinario, la sua straordinarietà è indubbiamente da vivere nel massimo
coinvolgimento di vita.
Enzo: Le parole di Gesù, diceva Padre Augusto, hanno
il carattere di una rivelazione. Una rivelazione solenne e decisiva.. Gesù
aggancia il mistero dell’Incarnazione al mistero dell’Eucaristia.
Questa rivelazione è la chiave per capire le parole di Gesù,
il suo grande dono, il suo testamento.
Mentre Gesù era il pane disceso dal cielo, cioè donato dal
Padre, attraverso l’innalzamento sulla croce e alla sua gloriosa risurrezione e
ascensione al Padre offrirà se stesso come alimento per la vita eterna.
L’evangelista
Giovanni non cita come gli altri le parole di Gesù nel dare il pane e il vino
ai suoi discepoli, Questo è il mio corpo… Questo è il mio sangue…”
ma evidenzia la dimensione divina di Gesù e la sua capacità di essere presente
in mezzo a noi per sempre, attraverso un’altra via rispetto alla sua presenza
puramente fisica e materiale.
Gesù precisa ulteriormente il tema del “pane della vita” (“Chi
non mangia la mia carne e non beve il mio sangue”) suscitando una reazione
costernata nel suo uditorio, che considerava fonte di impurità rituale ogni
contatto con il sangue e con un corpo ferito o morto.
Come Nicodemo si
immaginò la rinascita in un senso puramente fisico e la Samaritana al pozzo
pensò in un primo momento soltanto all’acqua naturale, così anche qui alcuni
giudei interpretano alla lettera il riferimento di Cristo alla sua carne., e i
suoi discepoli troveranno “dure queste parole”. Ma capiranno bene tutto con
l’avvento dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste.
Ma mi viene da
chiedere: è giunta anche fino a noi la Pentecoste? Siamo capaci di vivere con
gioia Gesù che si offre come nostro cibo? Siamo pronti con Lui in noi a
proclamarlo nelle piazze, testimoniarlo ed ascoltare magari la gioia dei
fratelli che si uniscono a noi per lodare, ringraziare Il Dio che ci custodisce e meraviglia?
Propongo per una maggiore comprensione una scia che il mistero del Corpo di Gesù ha lasciato nel
tempo nella cristianità. E’ la tradizione che parla, un vissuto cristiano che
può dare anche a noi, se in modo diverso a ciascuno, un motivo in più per
vivere questo mistero d’amore con convinzione.
Denominazioni date alla celebrazione del Corpo e sangue di
Gesù riportate dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
Eucaristia: la parola vuol dire
ringraziamento. Noi rendiamo grazie a
Dio per il grande evento della Redenzione.
Cena del Signore, perché si tratta del memoriale della Cena che
il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione… “Mistero della Fede! Annunciamo la tua morte
Signore, proclamiamo la tua risurrezione,. nell'attesa della tua
venuta”.
Frazione del pane, perché questo
rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e
distribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto durante
l'ultima Cena. Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la
sua risurrezione, e con tale espressione i primi cristiani
designeranno le loro assemblee eucaristiche.
Assemblea eucaristica in quanto
l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visibile
della Chiesa.
Memoriale:
ricordiamo la passione, morte e risurrezione del Signore.
Santo sacrificio, perché attualizza
l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l'offerta della Chiesa
o ancora santo sacrificio della Messa, « sacrificio di lode » (Eb
13,15), sacrificio spirituale, sacrificio puro e santo,
poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza.
Santa e divina liturgia, perché
tutta la liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa
espressione nella celebrazione di questo sacramento; è nello stesso senso che
lo si chiama pure celebrazione dei santi misteri.
Santissimo Sacramento, in quanto
costituisce il sacramento dei sacramenti. Con questo nome si indicano le specie
eucaristiche conservate nel tabernacolo.
Comunione, perché, mediante
questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo
Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo, un solo spirito con i
fratelli presenti e con tutti i discepoli di Gesù nel mondo intero.
Santa Messa,
perché è la liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza e si
conclude con il saluto e l'invio dei fedeli affinché compiano la volontà
di Dio nella vita quotidiana, siano testimoni del sacramento che hanno
celebrato.
Forse ogni riferimento ci dirà qualcosa a cui non saremo
capaci di rinunciare: lo voglia Gesù per il nostro bene.
“O sacramento di
pietà, o segno di unità, o vincolo di carità! Chi vuol vivere, ha dove vivere,
ha donde attingere la vita. Si accosti, creda, sarà incorporato, sarà
vivificato” Sant’Agostino
Mariella: Non possiamo percepire il sacramento Eucaristico
come un gesto abitudinario, la sua straordinarietà è indubbiamente da vivere
nel massimo coinvolgimento di vita....
E' inconcepibile
RispondiElimina(Chiara Lubich)
E' inconcepibile, è straordinario,
è qualcosa che incide sempre più profondamente
nel mio animo
quel tuo stare lì
in silenzio nel tabernacolo.
Vengo in chiesa la mattina e lì ti trovo.
Corro in chiesa quando t'amo
e lì ti trovo.
Ci passo per caso o per abitudine o per rispetto
e lì ti trovo.
Ed ogni volta mi dici una parola,
mi rettifichi un sentimento,
vai componendo in realtà con note diverse
un unico canto,
che il mio cuore sa a memoria
e mi ripete una parola sola:
eterno amore.
Oh! Dio, non potevi inventare di meglio.
Quel tuo silenzio
in cui il chiasso della nostra vita si smorza,
quel palpito silenzioso
che ogni lacrima assorbe;
quel silenzio...
quel silenzio, più sonoro d'un angelico concento;
quel silenzio
che alla mente dice il Verbo,
al cuore dona il balsamo divino;
quel silenzio
in cui ogni voce si ritrova incanalata,
ogni prece si risente trasformata;
quella tua presenza arcana...
Lì è la vita, lì è l'attesa;
lì il nostro piccolo cuore riposa,
per riprendere senza posa
il suo cammino.
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