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venerdì 9 maggio 2014

Il mio Signore è il mio pastore e la porta del Regno di Dio




«In verità, in verità io vi dico: io sono la
porta delle pecore.

Domenica quarta di Pasqua, 11 aprile 2014




Dal vangelo secondo Giovanni 10,1-10


In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 
E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei. 
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per
rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

Parola del Signore!



Mariella: La liturgia della IV Domenica di Pasqua presenta il cammino di conversione che ogni uomo e donna deve compiere per giungere alla vita eterna.
San Giovanni sottolinea la nuova condizione di salvati.  Gesù, Figlio di Dio, fattosi carne per salvare l'umanità, è il nostro pastore.
Egli chiama le sue pecore per nome, si prende cura di ognuna di esse, le conduce fuori, cammina davanti ad esse per guidarle.
Gesù è in grado di porsi dalla parte delle pecore perché è stato egli stesso "agnello mansueto condotto al macello" e quindi in grado di compatire e partecipare delle nostre infermità, la sua è una voce sicura che chiama per indicare la via che conduce ai pascoli migliori, che amorevolmente risparmia e preserva dai pericoli le sue pecore.
La sua voce ben si distingue da quella menzognera di coloro che sono ladri e briganti e non entrano per la porta, non si curano del gregge.

Saper distinguere la voce del vero pastore da quella dei falsi pastori è il compito di ciascuno di noi, che siamo chiamati a vivere nel mondo senza essere del mondo.
Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da tante altre voci, a noi è chiesto un ascolto docile e fedele.  La proposta di seguirlo forse può apparire troppo difficile, eppure è la sola proposta sicura e vera, che ci conduce alla salvezza senza tramonto.
Solo aprendosi all'amore di Dio all'ascolto attento e meditato della sua Parola, si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni.

C'è un particolare in questo brano che bisogna notare, Gesù si definisce Pastore delle pecore e altrettanto Porta delle pecore. Come può essere Gesù insieme Porta e Pastore?
Il Vangelo sottolinea che coloro ai quali Gesù parlava "non capirono di che cosa stava parlando".
Gesù annuncia una radicale novità dell'autorità generata dall'Amore, in rapporto all'autorità normalmente interpretata come "potere" a vantaggio di interessi particolari.
Gesù è venuto per introdurre una legge nuova a completamento di quella antica, una legge che si basa sulla comunione e non sull'individualismo.

Il Vangelo continua quindi chiarendo la natura dell'autorità ecclesiale: "In verità, in verità io vi dico: Io sono la porta..." Attraverso queste parole solenni, Gesù comincia a rivelare il mistero della sua presenza nella Chiesa: è la presenza inaugurata dalla sua risurrezione, dal suo passaggio da questo mondo al Padre attraverso un Amore che ha raggiunto il suo compimento nella Croce.

San Giovanni Crisostomo, uno dei grandi Padri della Chiesa, ha una felicissima spiegazione:
[La Porta rappresenta le Scritture Sacre: "queste infatti ci conducono a Dio ed aprono alla conoscenza di Dio. Egli si dice pastore e  porta secondo le diverse modalità della sua economia di salvezza: infatti quando offre noi al Padre,  si chiama porta, quando si prende cura di noi si chiama Pastore!"
E poi c'è da sottolineare la conclusione del brano: Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza .
La fede infatti è esperienza dell'incontro con Gesù  che chiama a percorrere con Lui il cammino della vita e a sperimentare che, pur dentro la fragilità umana, la vita ha una intensità inesauribile tanto da divenire vita "eterna".
Vogliamo fare questo cammino? Vogliamo riconoscerci sue docili pecore? Vogliamo passare attraverso questa Porta per entrare nel recinto di Gesù che è il Tempio del suo cuore?

Enzo: Col capitolo decimo Giovanni passa da un discorso cristologico (capitoli 7-9) a quello ecclesiologico: Gesù è il buon pastore che vive e agisce nella comunità attraverso lo Spirito. Le pecore simboleggiano il popolo di Dio. Gesù rivela ancora una volta  la sua identità, la sua persona la sua opera diretta al popolo di Dio, sua futura Chiesa e Tempio di Dio. La rivelazione di Gesù quale pastore diviene anche giudizio di chi è ladro, brigante, estraneo.
E’ un avvenimento solenne come denotano le sue parole: “In verità, in verità io vi dico”, per ben due volte con queste parole ascoltiamo una rivelazione diversa.
Bella la similitudine del recinto delle pecore. In questo recinto c’è anche una piccola porta riservata al pastore. Da questa porta il Pastore chiama per nome ogni pecora  e le conta una per una. Le pecore riconoscono la voce del pastore, ascoltano questa voce e lo seguono verso i pascoli..
Gesù si dichiara il Buon Pastore, altri non possono entrare dalla porta, ma solo scavalcando il recinto: si tratta di ladri che vogliono rubare portando via le pecore, sono i farisei che obbligano il popolo ad osservare delle leggi impossibili o molto dure, sono i falsi profeti.

Chi ascoltava le parole di Gesù non capisce la similitudine. Ecco che Gesù spiega e annuncia la seconda rivelazione: “In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore”, non del recinto, dichiarandosi così  mediatore della salvezza, l’unica via per giungere al Padre…Lui è la porta del Tempio di Dio. Sarà necessario passare attraverso Gesù per essere salvati, appartenere al suo ovile , la Chiesa, per poter entrare e uscire verso i pascoli, alimentarsi nella verità. Nella Chiesa di Gesù troviamo la certezza di  avere Gesù stesso come guida, pastore che va avanti segnando il cammino dando sicurezza a tutta la comunità sulle strade del mondo.

Sicuramente L’apostolo Giovanni aveva presente il capitolo 34 di Ezechiele  che presenta Jahwè come pastore accennando al futuro discendente di Davide, e adesso applica a Gesù ciò che Ezechiele dice di Dio Padre.

Ezechiele 34, 11-15:  
“Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano
disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio”.

Invito a leggere tutto il capitolo per capire bene il pensiero e l’opera di Dio.

. Un grandissimo gregge nascerà e vivrà unita seguendo Gesù verso una vita celeste beata.

Come non ricordare il salmo 23, preghiera solenne, riconoscente  per la  tranquillità che il Signore dona a chi lo segue anche nei momenti oscuri. L’anima trabocca di gioia perché bontà e fedeltà saranno compagne per tutti i giorni della vita.

Salmo 23: fermiamoci , recitiamo questo salmo lentamente, con fiducia.



Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.

 Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
 Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

 Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

 Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

 Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Amen! Amen!

Mariella: grazie Enzo per aver ricordato il bellissimo Salmo 23 che dovrebbe accompagnarci veramente ogni giorno della nostra vita e darci coraggio, forza e pace sempre, in ogni difficoltà ed in ogni attimo riconoscenti: siamo suo gregge, non erranti sperduti per le vie del mondo.
Questa è una grande certezza, la fede ci accompagni sempre nel cammino.

Enzo: E così speriamo che sia sempre.

Mariella: ancora una piccola cosa vorrei sottolineare che può sfuggire
Gesù conduce le sue pecore dentro, ma anche fuori dal recinto: in un certo senso si può interpretare come un mandato missionario.
Noi abbiamo il compito di portare la Parola di salvezza anche al di fuori dei nostri recinti, là dove ci sono pecore senza pastore, pecore sperdute.
Chiediamo allo Spirito Santo di darci questa capacità di testimoniare sempre con coraggio e perseveranza l'amore del Signore!

Enzo: Ai ministri e ai discepoli di Gesù tocca custodire il gregge nel recinto e aprirlo continuamente al bello del Vangelo, ma spesso c'è chi scappa... Ogni cristiano è il custode che apre la porta al Pastore. Spetta ad ognuno il bellissimo compito di aprire la porta  per  consegnare a Gesù dei fratelli con le nostre opere buone che puzzeranno di pecore...per dirla come papa Francesco, senza dimenticare quelle che non siamo riusciti a trattenere.

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