«In verità, in verità io vi dico: io sono la
porta delle pecore.
Domenica quarta di Pasqua, 11 aprile 2014
Dal
vangelo secondo Giovanni 10,1-10
In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel
recinto delle pecore dalla porta,
ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta,
è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce:
egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.
E quando ha
spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo
seguono perché
conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno
via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei.
Gesù disse loro
questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora
Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta
delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le
pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me,
sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per
rubare,
uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Parola
del Signore!
Mariella: La liturgia della IV Domenica di
Pasqua presenta il cammino di conversione che ogni uomo e donna deve compiere
per giungere alla vita eterna.
San
Giovanni sottolinea la nuova condizione di salvati. Gesù, Figlio di Dio, fattosi carne per
salvare l'umanità, è il nostro pastore.
Egli
chiama le sue pecore per nome, si prende cura di ognuna di esse, le conduce
fuori, cammina davanti ad esse per guidarle.
Gesù
è in grado di porsi dalla parte delle pecore perché è stato egli stesso
"agnello mansueto condotto al macello" e quindi in grado di compatire
e partecipare delle nostre infermità, la sua è una voce sicura che chiama per
indicare la via che conduce ai pascoli migliori, che amorevolmente risparmia e
preserva dai pericoli le sue pecore.
La
sua voce ben si distingue da quella menzognera di coloro che sono ladri e
briganti e non entrano per la porta, non si curano del gregge.
Saper
distinguere la voce del vero pastore da quella dei falsi pastori è il compito
di ciascuno di noi, che siamo chiamati a vivere nel mondo senza essere del
mondo.
Specialmente
in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da tante
altre voci, a noi è chiesto un ascolto docile e fedele. La proposta di seguirlo forse può apparire
troppo difficile, eppure è la sola proposta sicura e vera, che ci conduce alla
salvezza senza tramonto.
Solo
aprendosi all'amore di Dio all'ascolto attento e meditato della sua Parola, si
trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni.
C'è
un particolare in questo brano che bisogna notare, Gesù si definisce Pastore
delle pecore e altrettanto Porta delle pecore. Come può essere Gesù insieme
Porta e Pastore?
Il
Vangelo sottolinea che coloro ai quali Gesù parlava "non capirono di che
cosa stava parlando".
Gesù annuncia
una radicale novità dell'autorità generata dall'Amore, in rapporto all'autorità
normalmente interpretata come "potere" a vantaggio di interessi
particolari.
Gesù
è venuto per introdurre una legge nuova a completamento di quella antica, una
legge che si basa sulla comunione e non sull'individualismo.
Il
Vangelo continua quindi chiarendo la natura dell'autorità ecclesiale: "In
verità, in verità io vi dico: Io sono la porta..." Attraverso queste
parole solenni, Gesù comincia a rivelare il mistero della sua presenza nella
Chiesa: è la presenza inaugurata dalla sua risurrezione, dal suo passaggio da
questo mondo al Padre attraverso un Amore che ha raggiunto il suo compimento
nella Croce.
San
Giovanni Crisostomo, uno dei grandi Padri della Chiesa, ha una felicissima
spiegazione:
[La
Porta rappresenta le Scritture Sacre: "queste infatti ci conducono a Dio
ed aprono alla conoscenza di Dio. Egli si dice pastore e porta secondo le diverse modalità della sua
economia di salvezza: infatti quando offre noi al Padre, si chiama porta, quando si prende cura di noi
si chiama Pastore!"
E poi
c'è da sottolineare la conclusione del brano: Sono venuto perché abbiano la
vita e l'abbiano in abbondanza .
La
fede infatti è esperienza dell'incontro con Gesù che chiama a percorrere con Lui il cammino
della vita e a sperimentare che, pur dentro la fragilità umana, la vita ha una
intensità inesauribile tanto da divenire vita "eterna".
Vogliamo
fare questo cammino? Vogliamo riconoscerci sue docili pecore? Vogliamo passare
attraverso questa Porta per entrare nel recinto di Gesù che è il Tempio del suo
cuore?
Enzo: Col capitolo decimo Giovanni passa da
un discorso cristologico (capitoli 7-9) a quello ecclesiologico: Gesù è il buon
pastore che vive e agisce nella comunità attraverso lo Spirito. Le pecore
simboleggiano il popolo di Dio. Gesù rivela ancora una volta la sua identità, la sua persona la sua opera
diretta al popolo di Dio, sua futura Chiesa e Tempio di Dio. La rivelazione di Gesù quale pastore
diviene anche giudizio di chi è ladro, brigante, estraneo.
E’ un
avvenimento solenne come denotano le sue parole: “In verità, in verità io vi
dico”, per ben due volte con queste parole ascoltiamo una rivelazione diversa.
Bella
la similitudine del recinto delle pecore. In questo recinto c’è anche una
piccola porta riservata al pastore. Da questa porta il Pastore chiama per nome
ogni pecora e le conta una per una. Le
pecore riconoscono la voce del pastore, ascoltano questa voce e lo seguono
verso i pascoli..
Gesù
si dichiara il Buon Pastore, altri non possono entrare dalla porta, ma solo
scavalcando il recinto: si tratta di ladri che vogliono rubare portando via le
pecore, sono i farisei che obbligano il popolo ad osservare delle leggi
impossibili o molto dure, sono i falsi profeti.
Chi ascoltava le parole di Gesù non capisce la
similitudine. Ecco che Gesù spiega e annuncia la seconda rivelazione: “In
verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore”, non del recinto,
dichiarandosi così mediatore della
salvezza, l’unica via per giungere al Padre…Lui è la porta del Tempio di Dio.
Sarà necessario passare attraverso Gesù per essere salvati, appartenere al suo
ovile , la Chiesa, per poter entrare e uscire verso i pascoli, alimentarsi
nella verità. Nella Chiesa di Gesù troviamo la certezza di avere Gesù stesso come guida, pastore che va
avanti segnando il cammino dando sicurezza a tutta la comunità sulle strade del
mondo.
Sicuramente L’apostolo Giovanni aveva presente il capitolo
34 di Ezechiele che presenta Jahwè come
pastore accennando al futuro discendente di Davide, e adesso applica a Gesù ciò
che Ezechiele dice di Dio Padre.
Ezechiele
34, 11-15:
“Così
dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in
rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in
mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le
mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano
disperse
nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le
farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella
loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i
luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo
sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno
in abbondanza sui monti d’Israele.
Io
stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore
Dio”.
Invito
a leggere tutto il capitolo per capire bene il pensiero e l’opera di Dio.
.
Un grandissimo gregge nascerà e vivrà unita seguendo Gesù verso una vita
celeste beata.
Come
non ricordare il salmo 23, preghiera solenne, riconoscente per la
tranquillità che il Signore dona a chi lo segue anche nei momenti
oscuri. L’anima trabocca di gioia perché bontà e fedeltà saranno compagne per
tutti i giorni della vita.
Salmo 23: fermiamoci , recitiamo questo
salmo lentamente, con fiducia.
Il
Signore è il mio pastore:
non
manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad
acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi
guida per il giusto cammino
a
motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non
temo alcun male, perché tu sei con me.
Il
tuo bastone e il tuo vincastro
mi
danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto
gli occhi dei miei nemici.
Ungi
di olio il mio capo;
il
mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti
i giorni della mia vita,
abiterò
ancora nella casa del Signore
per
lunghi giorni.
Amen!
Amen!
Mariella: grazie Enzo per aver ricordato il
bellissimo Salmo 23 che dovrebbe accompagnarci veramente ogni giorno della
nostra vita e darci coraggio, forza e pace sempre, in ogni difficoltà ed in
ogni attimo riconoscenti: siamo suo gregge, non erranti sperduti per le vie del
mondo.
Questa
è una grande certezza, la fede ci accompagni sempre nel cammino.
Enzo: E così speriamo che sia sempre.
Mariella: ancora una piccola cosa vorrei
sottolineare che può sfuggire
Gesù
conduce le sue pecore dentro, ma anche fuori dal recinto: in un certo senso si
può interpretare come un mandato missionario.
Noi
abbiamo il compito di portare la Parola di salvezza anche al di fuori dei
nostri recinti, là dove ci sono pecore senza pastore, pecore sperdute.
Chiediamo
allo Spirito Santo di darci questa capacità di testimoniare sempre con coraggio
e perseveranza l'amore del Signore!
Enzo: Ai ministri e ai discepoli di Gesù
tocca custodire il gregge nel recinto e aprirlo continuamente al bello del
Vangelo, ma spesso c'è chi scappa... Ogni cristiano è il custode che apre la
porta al Pastore. Spetta ad ognuno il bellissimo compito di aprire la
porta per consegnare a Gesù dei fratelli con le nostre
opere buone che puzzeranno di pecore...per dirla come papa Francesco, senza
dimenticare quelle che non siamo riusciti a trattenere.
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