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giovedì 27 marzo 2014

Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.


La Redenzione si avvicina! Rallegriamoci arriva la luce!


 Quarta domenica di quaresima, 30 marzo 2014

 Dal Vangelo secondo Giovanni: 9, 1-42

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».

Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?».

I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».

: Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».


Parola del Signore!


Mariella: In questa quarta domenica di quaresima continua la lettura del Vangelo di Giovanni. Il brano inizia con un verbo: "passando", non viene indicato né luogo né tempo in cui è accaduto questo miracolo, ma é messo in evidenza solo il “camminare” di Gesù e il suo “vedere”.

Egli va verso le folle e percepisce i singoli drammi ed i bisogni, così è per quest'uomo cieco dalla nascita, così per la samaritana, per Zaccheo e tanti altri.



Gesù vede il cieco, si ferma, lo guarda, il suo sguardo è carico di misericordia. Anche i discepoli si fermano e lo guardano, ma il loro sguardo è diverso, infatti secondo il giudaismo, la disgrazia era effetto del peccato. Questa mentalità in verità non è del tutto scomparsa. Non è raro sentir dire che “ma che ho fatto di male per essere così punito?” come se Dio fosse un giustiziere impietoso!

Gesù contraddice tale concezione: "Né lui ha peccato, né i suoi genitori". È una risposta breve ma chiara. Dio non infligge il male ai suoi figli e neppure resta indifferente alle sofferenze che si abbattono su di loro. Egli viene per guarire e salvare.



Gesù si avvicina, lo tocca con tenerezza e lo guarisce.

In quella mano che tocca il malato si compie il mistero dell'amore di Dio, mistero non nel senso di una realtà non comprensibile, mistero nel senso che l'uomo fatica a comprendere quanto Dio lo ama, la presenza di Gesù nel mondo, la sua opera, la sua parola, è la rivelazione stessa del Padre,

Cristo è Luce che risplende perché "in lui si manifestino le opere di Dio".



Senza Gesù non riusciamo a percepire il senso del mondo e la sua direzione, ne avvertiamo solamente il limite, il male e lo interpretiamo come castigo di Dio per i nostri peccati, ma con lui, tutto cambia prospettiva, l'Amore di Dio raggiunge il suo vertice. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito". Dio è misericordia!



Incontrare Gesù significa incontrare l'Amore che ci cambia il senso della vita: solo la fede in Lui ci apre gli occhi perché sappiamo vedere ciò che i nostri occhi da soli non riuscirebbero a vedere.

Gesù disse a quel cieco: "Va a lavarti nella piscina di Siloe". Il cieco vi andò, "si lavò e tornò vedendo".



La guarigione non arriva attraverso pratiche magiche ma si realizza in modo molto semplice: obbedendo alle parole di Gesù, levandosi  dagli occhi il velo d'incredulità e di dubbio che confonde, e poi immergere lo sguardo nell'immensità dell'amore misericordioso del nostro Dio.

Ridare luce all'uomo e sottrarlo alle tenebre della notte, è dunque opera di Dio, è il dono più prezioso e più atteso. Il primo effetto della luce è quello di mettere a nudo le scorie pesanti del peccato, purificare il nostro spirito.

Dove c'è l'acqua che Cristo sa donare, avviene sempre il miracolo della purificazione. «Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva».



Guarire come questo cieco è possibile solo grazie alla gloria divina che si manifesta nell'amore e nella misericordia, ma anche grazie alla collaborazione dell'uomo nel lasciarsi guarire,

C 'è in questo episodio una guarigione destinata a tutti coloro che sono afflitti da inquietudine, smarrimento, vale a dire cecità spirituale, da essa si può guarire grazie alla luce che può scaturire solo da Dio.

Per coloro che viceversa non si aprono alla grazia e di conseguenza non sono nella luce e non sono purificati nello spirito, non è possibile comprendere e vedere con gli occhi della fede, per questo innescano l'ennesimo processo contro Cristo che ha guarito in giorno di sabato e contro colui che ha recuperato misteriosamente la vista.



Anche noi dunque in questo cammino quaresimale siamo di fronte ad una scelta: lasciarci incontrare da Cristo per  permetterGli di guarire la nostra cecità; oppure restare nel buio e non riconoscere la sua Luce e la sua potenza.

Se sceglieremo la prima strada, saremo guariti dalla nostra cecità e potremo forse accorgerci di chi ci sta attorno; potremo stendere a nostra volta la mano per toccare con affetto chi è solo, bisognoso, emarginato.



Forse potrà accadere anche a noi di non essere compresi come accade a quel cieco, che dopo aver riacquistato la vista, non viene creduto e suscita perplessità tra coloro che da tempo lo conoscevano.

Ma proprio mentre gli altri lo cacciano, Gesù non lo abbandona, lo cerca e parla ancora con lui. Gli domanda: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?” e l'uomo risponde: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”

Gesù afferma: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. E prostrandosi dinnanzi il cieco grida:”Credo, Signore!” Vogliamo fare anche un po' nostra questa certezza?


Enzo: Questa terza domenica di quaresima è una domenica speciale, una domenica in cui la liturgia ci invita a rallegrarci perché la nostra tristezza diventerà gioia

e così ci invita:

Rallégrati, Gerusalemme,

e voi tutti che l’amate, riunitevi.

Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:

saziatevi dell’abbondanza.



La redenzione si avvicina, arriva la Luce.


Il contenuto teologico del racconto è interamente incentrato sul mistero della persona di Gesù, che causava un giudizio di condanna per coloro che non credevano nella sua parola e l’illuminazione di coloro che l’accoglievano con fede. La vera cecità non era quella del cieco guarito, ma l’incredulità dei giudei e dei farisei, persuasi di possedere la verità persistendo nel rifiuto dell’Inviato di Dio.


Gesù si presenta come “la luce del mondo”. Egli era stato mandato dal Padre per irradiare la luce della “verità”. Finché durava la sua vita terrena (“finché è giorno”), doveva compiere le opere del Padre insieme con i suoi discepoli, coinvolti nella sua missione: “Bisogna che noi operiamo le opere di Colui che mi ha mandato…”.

Non lo fa forse anche oggi Gesù assimilandoci a Lui nella sua opera?


La sua presenza nel mondo rappresentava un giorno luminoso: le sue gesta manifestavano il disegno salvifico di Dio.

La “notte” si riferisce alla fine della sua vita, determinata dal rifiuto di Gesù-Luce da parte dei capi dei giudei increduli, avviluppati dalle tenebre di morte.


Questo brano ci consente di immedesimarci con il cieco nato. Se noi non siamo più ciechi è solo perché siamo stati gratuitamente illuminati da Gesù, la luce vera che illumina ogni uomo. Siamo, dobbiamo essere luce nel nostro ambiente elevando i nostri cuori verso Dio che ci guida dallo stato di disagio (peccato), causato dalle tenebre, allo splendore della luce e della fede (misericordia). Ciò comporta prima la consapevolezza della propria cecità e poi l'accettazione del dono della fede, significata dalla luce di Cristo che ci rende figli della Luce. Siamo sulla scia della volontà del Padre?


«Lo hai visto: è colui che parla con te». Come il cieco rispondiamo: «Credo, Signore!», tu sei la Parola del Padre.


Dobbiamo conoscere meglio la Parola per, (ma senza assillo) adeguare il  vivere al credere, la  morte alla vita, il peccato al perdono misericordioso di Dio, la paura alla gioia, la gioia , tanta gioia in vista della felicità eterna.


Giuseppe: La nostra cecità. Quante volte l’abbiamo sperimentata anche nel nostro piccolo, senza andare a cercare chissà dove. Non la mancanza della vista, no, essere ciechi e sordi alla realtà che ci circonda.

E se anche non siamo del tutto ciechi e sappiamo che Gesù c’è, lo chiamiamo e preghiamo Lui solo per ottenere favori per noi e per i nostri cari.

Solo che talvolta non cerchiamo Gesù, luce del mondo, luce che non si spegne e che vive per sempre dentro di noi, ma lo rifiutiamo.


La nostra cecità. Credere di sapere tutto su Dio e sulla vita: questa cecità mi fa paura, terrore. Ma dovrebbe farmi ribrezzo, invece no. Io ci casco, oh se ci casco! Un motivo importante, divenuto per me, per mia scelta, il tema di questo cammino quaresimale.


La nostra cecità. Il paradosso che ci presenta Gesù è formidabile e colpisce il mio cuore di pover’uomo.

Il cieco nato è un uomo senza cultura, non sa né leggere né scrivere, eppure è lui a divenire “maestro” nei nostri confronti grazie al miracolo di Gesù.



 “ Proprio questo stupisce: che voi non sappiate di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi”.

Ecco l’insegnamento, che, puntuale arriva fino a noi. E così ritorniamo al Discorso della Montagna: Beati i poveri in spirito, beati gli umili

La nostra cecità. La necessità di “lavarsi”, di pulire gli occhi dell’anima.


ANDAVA GESU’



Andava, Gesù,

su e giù

per le strade del mondo

e amava.

Ai cuori parlava

di chi l’ascoltava:

a loro porgeva

di vita eterna l’acqua

che cancella il peccato,

donava la vista,

per non smarrire la strada;

ridava la vita,

pur dopo la morte.

Andava Gesù, su e giù

per le strade del mondo

e amava.

Amando ti chiama, ti dice:

cammina con me.


Anna: Gli ultimi degli ultimi ...e Gesù passando si ferma lo guarda è cieco e vive nel buio più totale ....anche noi a volte non sappiamo fermarci ....non sappiamo comprendere che cos'è la cecità e a quali difficoltà una persona può andare incontro ...Gesù va oltre l'aspetto fisico, penetra e va diritto al cuore e la sua compassione si realizza in Amore ..va dritto nel profondo…va verso la sofferenza ...lui non giudica non giustifica la malattia come volere di Dio ....


Se incontri Gesù tutto cambia e diventi un'altra persona con Luce viva e sguardo nuovo e come mendicanti rinasciamo più liberi di guardare con gli occhi della fede perche attraverso il Sacramento del perdono noi rinasciamo con Gesù ...e sappiamo superare la nostra cecità appoggiandoci alla  misericordia del Padre che ci rende anche testimoni della sua  misericordia..


Mariella: io vorrei solo sottolineare quanto ha detto Enzo, la vera cecità non è quella del cieco nato, ma quella di quanti si rifiutano di credere e di aprirsi alla grazia di Dio.

Auguriamoci di non essere fra quelli!

Anna: Molto spesso chiedo ai miei ragazzi che cos'è la Grazia?
E loro mi rispondono che è Dio in noi…ecco perche crediamo in Lui.

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