La Redenzione si avvicina! Rallegriamoci arriva la luce!
Quarta domenica di quaresima, 30 marzo 2014
Dal Vangelo secondo Giovanni: 9, 1-42
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva,
spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina
di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché
era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere
l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli
assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo
ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha
fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e
làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli
dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un
sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli
occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la
vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e
ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio,
perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore
compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di
nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli
occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che
fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i
genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo
il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?».
I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro
figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia
aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui
di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti
i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il
Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha
l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli
dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello
rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci
vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli
occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete
udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo
insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi
sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».
: Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi
non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non
ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo
ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto
gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far
nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo
cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò,
gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore,
perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con
te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in
questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono,
diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e
gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi,
non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato
rimane».
Parola del Signore!
Mariella: In
questa quarta domenica di quaresima continua la lettura del Vangelo di
Giovanni. Il brano inizia con un verbo: "passando", non viene
indicato né luogo né tempo in cui è accaduto questo miracolo, ma é messo in
evidenza solo il “camminare” di Gesù e il suo “vedere”.
Egli va verso le folle e percepisce i singoli drammi ed i
bisogni, così è per quest'uomo cieco dalla nascita, così per la samaritana, per
Zaccheo e tanti altri.
Gesù vede il cieco, si ferma, lo guarda, il suo sguardo è
carico di misericordia. Anche i discepoli si fermano e lo guardano, ma il loro
sguardo è diverso, infatti secondo il giudaismo, la disgrazia era effetto del
peccato. Questa mentalità in verità non è del tutto scomparsa. Non è raro
sentir dire che “ma che ho fatto di male per essere così punito?” come se Dio
fosse un giustiziere impietoso!
Gesù contraddice tale concezione: "Né lui ha peccato, né
i suoi genitori". È una risposta breve ma chiara. Dio non infligge il male
ai suoi figli e neppure resta indifferente alle sofferenze che si abbattono su
di loro. Egli viene per guarire e salvare.
Gesù si avvicina, lo tocca con tenerezza e lo guarisce.
In quella mano che tocca il malato si compie il mistero
dell'amore di Dio, mistero non nel senso di una realtà non comprensibile,
mistero nel senso che l'uomo fatica a comprendere quanto Dio lo ama, la
presenza di Gesù nel mondo, la sua opera, la sua parola, è la rivelazione
stessa del Padre,
Cristo è Luce che risplende perché "in lui si
manifestino le opere di Dio".
Senza Gesù non riusciamo a percepire il senso del mondo e la
sua direzione, ne avvertiamo solamente il limite, il male e lo interpretiamo come
castigo di Dio per i nostri peccati, ma con lui, tutto cambia prospettiva,
l'Amore di Dio raggiunge il suo vertice. "Dio ha tanto amato il mondo da
dare il suo figlio unigenito". Dio è misericordia!
Incontrare Gesù significa incontrare l'Amore che ci cambia
il senso della vita: solo la fede in Lui ci apre gli occhi perché sappiamo
vedere ciò che i nostri occhi da soli non riuscirebbero a vedere.
Gesù disse a quel cieco: "Va a lavarti nella piscina di
Siloe". Il cieco vi andò, "si lavò e tornò vedendo".
La guarigione non arriva attraverso pratiche magiche ma si
realizza in modo molto semplice: obbedendo alle parole di Gesù, levandosi dagli occhi il velo d'incredulità e di dubbio
che confonde, e poi immergere lo sguardo nell'immensità dell'amore misericordioso
del nostro Dio.
Ridare luce all'uomo e sottrarlo alle tenebre della notte, è
dunque opera di Dio, è il dono più prezioso e più atteso. Il primo effetto
della luce è quello di mettere a nudo le scorie pesanti del peccato, purificare
il nostro spirito.
Dove c'è l'acqua che Cristo sa donare, avviene sempre il
miracolo della purificazione. «Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva».
Guarire come questo cieco è possibile solo grazie alla
gloria divina che si manifesta nell'amore e nella misericordia, ma anche grazie
alla collaborazione dell'uomo nel lasciarsi guarire,
C 'è in questo episodio una guarigione destinata a tutti
coloro che sono afflitti da inquietudine, smarrimento, vale a dire cecità
spirituale, da essa si può guarire grazie alla luce che può scaturire solo da
Dio.
Per coloro che viceversa non si aprono alla grazia e di
conseguenza non sono nella luce e non sono purificati nello spirito, non è
possibile comprendere e vedere con gli occhi della fede, per questo innescano
l'ennesimo processo contro Cristo che ha guarito in giorno di sabato e contro
colui che ha recuperato misteriosamente la vista.
Anche noi dunque in questo cammino quaresimale siamo di
fronte ad una scelta: lasciarci incontrare da Cristo per permetterGli di guarire la nostra cecità;
oppure restare nel buio e non riconoscere la sua Luce e la sua potenza.
Se sceglieremo la prima strada, saremo guariti dalla nostra
cecità e potremo forse accorgerci di chi ci sta attorno; potremo stendere a
nostra volta la mano per toccare con affetto chi è solo, bisognoso, emarginato.
Forse potrà accadere anche a noi di non essere compresi come
accade a quel cieco, che dopo aver riacquistato la vista, non viene creduto e
suscita perplessità tra coloro che da tempo lo conoscevano.
Ma proprio mentre gli altri lo cacciano, Gesù non lo
abbandona, lo cerca e parla ancora con lui. Gli domanda: “Tu, credi nel Figlio
dell’uomo?” e l'uomo risponde: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”
Gesù afferma: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. E
prostrandosi dinnanzi il cieco grida:”Credo, Signore!” Vogliamo fare anche un
po' nostra questa certezza?
Enzo: Questa terza
domenica di quaresima è una domenica speciale, una domenica in cui la liturgia
ci invita a rallegrarci perché la nostra tristezza diventerà gioia
e così ci invita:
Rallégrati,
Gerusalemme,
e voi tutti che
l’amate, riunitevi.
Esultate e gioite,
voi che eravate nella tristezza:
saziatevi
dell’abbondanza.
La redenzione si avvicina, arriva la Luce.
Il contenuto teologico del racconto è interamente incentrato
sul mistero della persona di Gesù, che causava un giudizio di condanna per
coloro che non credevano nella sua parola e l’illuminazione di coloro che
l’accoglievano con fede. La vera cecità non era quella del cieco guarito, ma
l’incredulità dei giudei e dei farisei, persuasi di possedere la verità
persistendo nel rifiuto dell’Inviato di Dio.
Gesù si presenta come “la luce del mondo”. Egli era stato
mandato dal Padre per irradiare la luce della “verità”. Finché durava la sua
vita terrena (“finché è giorno”), doveva compiere le opere del Padre insieme
con i suoi discepoli, coinvolti nella sua missione: “Bisogna che noi operiamo
le opere di Colui che mi ha mandato…”.
Non lo fa forse anche oggi Gesù assimilandoci a Lui nella
sua opera?
La sua presenza nel mondo rappresentava un giorno luminoso:
le sue gesta manifestavano il disegno salvifico di Dio.
La “notte” si riferisce alla fine della sua vita,
determinata dal rifiuto di Gesù-Luce da parte dei capi dei giudei increduli,
avviluppati dalle tenebre di morte.
Questo brano ci consente di immedesimarci con il cieco nato.
Se noi non siamo più ciechi è solo perché siamo stati gratuitamente illuminati
da Gesù, la luce vera che illumina ogni uomo. Siamo, dobbiamo essere luce nel
nostro ambiente elevando i nostri cuori verso Dio che ci guida dallo stato di
disagio (peccato), causato dalle tenebre, allo splendore della luce e della
fede (misericordia). Ciò comporta prima la consapevolezza della propria cecità
e poi l'accettazione del dono della fede, significata dalla luce di Cristo che
ci rende figli della Luce. Siamo sulla scia della volontà del Padre?
«Lo hai visto: è colui che parla con te». Come il cieco
rispondiamo: «Credo, Signore!», tu sei la Parola del Padre.
Dobbiamo conoscere meglio la Parola per, (ma senza assillo)
adeguare il vivere al credere, la morte alla vita, il peccato al perdono
misericordioso di Dio, la paura alla gioia, la gioia , tanta gioia in vista
della felicità eterna.
Giuseppe: La
nostra cecità. Quante volte l’abbiamo sperimentata anche nel nostro piccolo,
senza andare a cercare chissà dove. Non la mancanza della vista, no, essere
ciechi e sordi alla realtà che ci circonda.
E se anche non siamo del tutto ciechi e sappiamo che Gesù
c’è, lo chiamiamo e preghiamo Lui solo per ottenere favori per noi e per i
nostri cari.
Solo che talvolta non cerchiamo Gesù, luce del mondo, luce
che non si spegne e che vive per sempre dentro di noi, ma lo rifiutiamo.
La nostra cecità. Credere di sapere tutto su Dio e sulla
vita: questa cecità mi fa paura, terrore. Ma dovrebbe farmi ribrezzo, invece
no. Io ci casco, oh se ci casco! Un motivo importante, divenuto per me, per mia
scelta, il tema di questo cammino quaresimale.
La nostra cecità. Il paradosso che ci presenta Gesù è
formidabile e colpisce il mio cuore di pover’uomo.
Il cieco nato è un uomo senza cultura, non sa né leggere né
scrivere, eppure è lui a divenire “maestro” nei nostri confronti grazie al
miracolo di Gesù.
“ Proprio questo stupisce: che voi non sappiate di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi”.
Ecco l’insegnamento, che, puntuale arriva fino a noi. E così
ritorniamo al Discorso della Montagna: Beati i poveri in spirito, beati gli
umili
La nostra cecità. La necessità di “lavarsi”, di pulire gli
occhi dell’anima.
ANDAVA GESU’
Andava, Gesù,
su e giù
per le strade del
mondo
e amava.
Ai cuori parlava
di chi l’ascoltava:
a loro porgeva
di vita eterna
l’acqua
che cancella il
peccato,
donava la vista,
per non smarrire la
strada;
ridava la vita,
pur dopo la morte.
Andava Gesù, su e giù
per le strade del
mondo
e amava.
Amando ti chiama, ti
dice:
cammina con me.
Anna: Gli
ultimi degli ultimi ...e Gesù passando si ferma lo guarda è cieco e vive nel
buio più totale ....anche noi a volte non sappiamo fermarci ....non sappiamo
comprendere che cos'è la cecità e a quali difficoltà una persona può andare
incontro ...Gesù va oltre l'aspetto fisico, penetra e va diritto al cuore e la
sua compassione si realizza in Amore ..va dritto nel profondo…va verso la
sofferenza ...lui non giudica non giustifica la malattia come volere di Dio
....
Se incontri Gesù tutto cambia e diventi un'altra persona con
Luce viva e sguardo nuovo e come mendicanti rinasciamo più liberi di guardare
con gli occhi della fede perche attraverso il Sacramento del perdono noi
rinasciamo con Gesù ...e sappiamo superare la nostra cecità appoggiandoci alla misericordia del Padre che ci rende anche
testimoni della sua misericordia..
Mariella: io
vorrei solo sottolineare quanto ha detto Enzo, la vera cecità non è quella del cieco
nato, ma quella di quanti si rifiutano di credere e di aprirsi alla grazia di
Dio.
Auguriamoci di non essere fra quelli!
Anna: Molto
spesso chiedo ai miei ragazzi che cos'è la Grazia?
E loro mi rispondono che è Dio in noi…ecco perche crediamo in Lui.
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