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mercoledì 16 ottobre 2013

La vedova e la giustizia di Dio




La vedova e la giustizia di Dio

Domenica 20 Ottobre 2013





Dal Vangelo secondo Luca 18,1-8 La vedova e la giustizia di Dio


Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi
mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per
alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva:
“Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma
poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcun  dato che
questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga
continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice
il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno
e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro
giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla
terra?».

Parola del Signore!

Enzo: Questo brano è collegato direttamente a quanto Gesù aveva detto precedentemente ai suoi discepoli riguardo alla fine dei tempi, l’avvento del Regno dei cieli.

La situazione e lo stato d’animo della  vedova potrebbero essere i nostri, il Giudice Dio. Il senso di questo brano lo troviamo in due frasi di Gesù: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto” e “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».


Ascoltate! Ascoltare per conoscere, capire bene il significato del nostro rapporto di cristiani con Dio Padre, conoscere il nostro giudice, Gesù, e poi confrontare la nostra vita con l’episodio della vedova e il giudice.

Ci è lecito guardare all’insistenza della vedova e copiarne l’atteggiamento?

La vedova fa una richiesta ben precisa: "Fammi giustizia...". Quale giustizia ci aspettiamo da Dio in questa terra e nell’aldilà?


Ascoltiamo e prestiamo attenzione: nel brano appena letto Gesù dice che gli eletti di Dio gridano giorno e notte  verso di Lui. Cos’è questo gridare?  Ci riteniamo eletti? Come gridiamo? Il nostro grido è lamentela o richiesta umile?

La vedova debole, fragile, ha vinto con la sua insistenza sul giudice onnipotente, arbitrario, disonesto: siamo capaci di gridare con insistenza al nostro Giudice?

Credo che a Dio non piaccia la parola giudice essendo Lui Amore. Quel grido che siamo invitati a lanciare notte e giorno avrà una risposta “prontamente”, parola di Gesù!, “Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente”,  risposta amorosa sempre, a meno che la nostra libertà non lo obblighi a dare un giudizio negativo  nei nostri confronti.


La giustizia di Dio non è come la giustizia umana. Quella di Dio è giustizia di un padre affettuoso, che dona serenità, che rende giusti e santi coloro che a Lui si rivolgono con umiltà, poveri di spirito, certi, sicuri di essere esauditi confidando nella sua infinita misericordia.

Ecco l’invito di Gesù ad una vera  preghiera, una preghiera che grida incessantemente in attesa della sua seconda venuta, grido di attesa e di speranza. Desideriamo veramente  congiungerci a Lui e attendiamo serenamente la sua venuta quando accadrà?


Una preghiera che grida: non è una preghiera tornacontista che sempre chiede e basta. La preghiera di richiesta o qualsiasi altro tipo di preghiera deve dialogare, esporre a Dio la nostra povertà e i nostri limiti  affinché ci facciamo conoscere e farlo intervenire e prestarci l’aiuto, darci la grazia di accettare le sue decisioni, ringraziare, adorare, perché tutto ci viene da Dio!


E quando preghiamo per i fratelli, preghiera comunitaria, gridiamo le loro situazioni, spieghiamo il loro stato di famiglia, sociale, politico, i loro problemi e ciò che li affligge, le cause insomma della loro sofferenza. Solo così possiamo essere credibili e accetti a Dio. E’ vero che Dio conosce ogni cosa ma Lui vuol sentire la nostra voce che parla e invoca per i fratelli,  voce che ama aiuta.


Ricordiamoci, quando preghiamo, che siamo figli suoi e non ”schiavi”, “figli eletti”: Dio si commuove quando veramente e affettuosamente lo chiamiamo “Padre!”, ci fa sentire il suo abbraccio, la sua approvazione.


In questa prospettiva dobbiamo ascoltare le ultime parole del brano di domenica prossima: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”

Questa frase di Gesù ci richiama alla motivazione di questa parabola che Luca introduce così:” “Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”.

L’importanza della preghiera come atteggiamento necessario nel tempo che  precede la seconda venuta di Gesù, preghiera vigilante e perseverante che testimonia una vita cristiana che continua a resistere e ad agire, segnata dalla certezza  della presenza di Dio in mezzo a noi: Gesù ci vuole gente di Fede!  


Tempo di attesa dunque, (“non conoscete né il momento né l’ora”), attesa di veglia e di preghiera, tempo per dare “ fiducia a Dio anche quando non comprendiamo, come Maria, Madre di Dio e nostra per farsi sorprendere da Dio” (Papa Francesco): solo così il Figlio dell’uomo troverà ancora fede quando verrà.


«Pregando, non sprecate

parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7).





Mariella: vorrei sottolineare solo poche semplici cose:

Già domenica scorsa nel Vangelo era presente la preghiera nell’espressione del ringraziamento;

questa domenica ritroviamo la preghiera ma nella veste di domanda fiduciosa e perseverante.Il tema dominante tuttavia è la fede, fede che è in stretta unione alla preghiera, fede che si alimenta attraverso la preghiera e si trasmette con l'aiuto della preghiera, preghiera che sostiene e aumenta la fede, la apre ad orizzonti di speranza cristiana, orienta le nostre scelte e si affida al cuore di Dio.


In questo brano è chiaramente visibile che senza preghiera la fede si spegne, perché nella preghiera c'è l'essenza della speranza, senza speranza la fede si spegne, senza speranza non c'è perseveranza.

La preghiera, contrariamente a quanto possa sembrarci, ottiene sempre una risposta divina e non tiene lontano Dio dalle nostre ansie e dalle nostre difficoltà. Piuttosto lo rende partecipe dei nostri problemi per cui Egli si compiace di intervenire a nostro favore, non importa se molte volte questo avviene in modalità differenti da quelle che noi comunemente ci aspettiamo.


Quando noi preghiamo sappiamo che ad ascoltarci c'è un Padre, un Padre che ci dà ciò di cui abbiamo bisogno nel nostro cammino di santità.

Possiamo certamente ritornare a ricordare la frase chiave del Vangelo di due domeniche fa:  "Signore, accresci la nostra fede!"

Ecco dunque che se manca la preghiera inevitabilmente il lume della fede nel mondo va spegnendosi.


Altra cosa che mi preme sottolineare è questa. Gesù dice: “ascoltate ciò che dice il giudice disonesto”. Perchè lo definisce "disonesto"? Credo di poter dire che il significato possa essere racchiuso nel fatto che questo giudice agisce ed opera in termini puramente umani e razionali, senza appellarsi a Dio

Noi non otteniamo perché combattiamo contro le ingiustizie, ma non chiediamo l'aiuto per ottenere giustizia.

Il buon esito dell'insistenza si fonda non sull'andare contro, ma sul vivere " per "combattere quindi per la giustizia.

Essere giustizieri nel mondo di oggi è facile, ma non porta a veri valori, non siamo noi a dover fare giustizia: ci gratifica soltanto momentaneamente.  Quel che dobbiamo fare è pregare il Signore, perché con il Suo aiuto avvenga il Regno di Giustizia: solo a queste condizioni la giustizia sarà sorgente benefica di pace per tutti.



Enzo: non ho capito questa frase:”Noi non otteniamo perché combattiamo contro le ingiustizie, ma non chiediamo per ottenere giustizia”, potresti spiegarla?

Mariella: sì, semplicemente volevo dire questo: noi confidiamo a volte più sulla giustizia umana e trascuriamo invece la necessità essenziale di ottenere giustizia secondo il volere di Dio ossia  mediante  la preghiera; è la preghiera che deve portarci alla giustizia.




Anna: Stasera Gesù attraverso questa Parabola ci offre tante belle perle preziose per cambiare il nostro rapporto, l’atteggiamento  con Lui e con il nostro prossimo .

Il primo punto è la  relazione che dobbiamo tenere con lui , con il Padre e lo Spirito Santo Amore attraverso  la Preghiera che è espressione di Fede, alimentata dalla Parola e dai Sacramenti

Gesù ci insegna a pregare sempre  e ci indica anche il modo ….“Quando Pregate dite Padre Nostro che sei nei cieli”…. Questa  preghiera rivolta al Padre è  la più completa, la più bella in assoluto  e la possiamo dire veramente tutti…perché ci accomuna come Figli dello stesso Padre nell’Unità tra tutti i popoli del mondo  .

E’ una preghiera  di lode al Padre alla quale noi ci inginocchiamo  per dire a Lui quanto  siamo piccoli e quanto desiderio , bisogno abbiamo di essere trasformati dal Suo Amore .

Se ami qualcuno  lo ami sempre , qualsiasi cosa si faccia : lavoro, studio, faccende di case , sul tram …. perché  il sentimento non cambia, cambia  solo l’espressione del sentimento.


Quante volte mi è capitato di ascoltare alcuni genitori che disperati mi dicono << Sai io prego ma non vengo mai esaudita >>

Dio Padre non è un dispensatore delle nostre richieste ….  Non è un Mago ….

Egli sa  di cosa ognuno ha bisogno: Fare la Sua Volontà  ( Nel Padre Nostro diciamo Sia Fatta la tua Volontà) significa esaudire Le sue parole …    per essere sempre donatori, per avere sempre costante il Suo sguardo Materno e Paterno presente nel nostro cuore .


Un  altro punto che mi ha colpito in questa parabola  è la stima che Gesù  ha per una  vedova,  una donna, sola che ha sofferto, che non si arrende all’ingiustizia, ma che  si pone di fronte alla Verità  con sicurezza , fede , speranza e decisione  . La vedova domanda giustizia  a chi amministra la giustizia e chiede al giudice di essere se stesso.

Beato l’uomo che retto procede e non entra a consiglio con gli empi  …..L ’incoraggiamento,  l’andare controcorrente in tutto e per tutto ed essere cura, sollievo pronto soccorso per chi è più debole di noi attraverso la nostra testimonianza .


Giuseppe:


Non parole, Signore,
non solo parole.


Giustizia ti chiedo
E Tu ben lo sai.
È il Tuo perdono
la giustizia che chiedo,
uno sguardo veloce,
della Tua veste il fruscio,


ne farò un dono
per gli altri
che alla Tua porta
bussare non sanno.


E dentro il mio cuore
suoneranno campane.


Io stanco, felice,
a Te giungerò,
sereno sarò.
E Tu, io lo so,
Tu l’aprirai,
quella porta


Misericordia sarà,
per gli altri,
per me.



"La preghiera fiduciosa e continua, non si preoccupa tanto dei risultati, cioè di ciò che sono i frutti della preghiera, quanto piuttosto godere della comunione che si crea tra chi prega e Dio cioè il fondersi in Dio, questo è il vero frutto della preghiera, al di là dei risultati ottenuti! ( Padre Augusto Drago)

«Pregando, non sprecate
parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7).






Per un ulteriore approfondimento vi rimandiamo alla pagina di Padre Augusto Drago in questo blog, dove fra l'altro potete conoscere da un trafiletto, preparato da Mariella, chi è questo sacerdote che ci terrà spesso compagnia con i suoi articoli e riflessioni evangeliche.

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