Su quel monte si trovarono Mosè ed Elia con Gesù: il vecchio e il nuovo
Seconda
domenica di quaresima – Anno A – 12 marzo 2017
In questa
seconda domenica di quaresima nelle tre letture ascoltiamo la chiamata,
l'invito di Gesù a diventare suoi discepoli, a rafforzare la fede in
Lui.
La
prima lettura ci parla della vocazione di Abramo,della sua
obbedienza senza condizioni.
Gen
13,1-4:
“Vàttene
dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso
la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore”.
Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore”.
Nella
seconda lettura l'apostolo
Paolo ci ricorda che siamo stati chiamati e illuminati con una
vocazione santa, salvati secondo il progetto di Dio e la sua grazia,
non per opera nostra.
2 Tm 1, 8b-10
2 Tm 1, 8b-10
“Figlio
mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Egli infatti
ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in
base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia.
Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è
stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo
Gesù.
Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e
l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo”.
Nel
brano del vangelo
Gesù vuole
confermare e rafforzare la fede e la fiducia dei suoi discepoli in
Lui con un segno illuminante.
Dal vangelo secondo
Matteo 17,1-9
Sei
giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo
fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu
trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le
sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro
Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro
disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò
qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli
stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua
ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio
mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono
presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse:
«Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se
non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro:
«Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio
dell'uomo non sia risorto dai morti».
Mi
sono chiesto perché Gesù “fu trasfigurato” dal Padre. Su quel
monte si trovarono Mosè ed Elia con Gesù: il vecchio e il nuovo,
tre personaggi chiamati ed inviati per una missione speciale che
riguarda l’uomo e il suo destino. Sappiamo che Gesù venne a
completare ciò che era stato annunciato prima di Lui. Mosè ed Elia
furono personaggi importanti, cardini nella storia dell’Antico
Testamento. Mosè il liberatore dalla schiavitù dell’Egitto. Elia
il profeta del futuro Messia.
Possiamo
pensare che la trasfigurazione è stato un privilegio che Gesù offrì
ai suoi discepoli. Chiamati al seguito di Gesù, ad una vita di
comunione , facevano fatica a riconoscere il mistero della sua
persona. Incertezza e incomprensione erano all'ordine del giorno, e
diventano scandalo quando Gesà comincia ad annunciare la sua
passione La prospettiva di una morte violenta, del fallimento del
maestro risultano inconcepibili con le loro attese di un messia
politico, liberatore.
Per
questi motivi Gesù offre a tre dei suoi discepoli il privilegio di
contemplare per un attimo la sua gloria. E
fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e
le sue vesti divennero candide come la luce.
Nella
trasfigurazione c’è un segno importante da parte di Dio Padre,
come nel Battesimo di Gesù. i tre apostoli e gli ospiti Mosè, Elia
sono testimoni dello splendore di Gesù-Dio. Nessuno fino ad allora
aveva visto Dio. Perché questo?
Mosè
vide da lontano la terra promessa da Dio, Elia rappresenta la
continuità dei profeti e tutti e due avevano beneficiato di
rivelazioni sul Sinai. Ora vedono in Gesù il vero realizzatore di
quella promessa antica che avevano tenuto viva, ricordata al popolo
di Dio.
I
tre apostoli, attoniti e spaventati, hanno avuto un assaggio di
quello che sarà il Regno dei cieli, una speranza che aumenta la
fede.
Gesù
stesso riceve qualcosa, la dichiarazione della sua figliolanza divina
ai presenti.
Gli
interventi di Dio Padre donano a tutti, suggeriscono, rivelano sempre
qualcosa: “Ed
ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio,
l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”
Ma
c’è anche per noi una parola, un esempio in questo brano
meraviglioso, che spinge la nostra fantasia e il nostro cuore a
chiedersi com’è veramente Dio. Forse vorremmo anche noi
partecipare a qualcosa del genere, per avere un assaggio di quello
che in quell’attimo di eternità vedremo il “sempre” di Dio.
Le
parole del Padre finiscono così: “Ascoltatelo”: queste parole
costituiscono il centro del brano che abbiamo ascoltato. L’ascolto
è ciò che definisce il discepolo. “Ascoltatelo!” è una parola
che è rivelazione di Dio e definisce chi siamo noi.
Alla
fine della trasfigurazione rimane solo Gesù: adesso basta solo Lui
come dottore, maestro della legge perfetta e definitiva. Rinfrancati
Pietro, Giovanni e Giacomo proseguirà e porterà a termine la sua
missione.
“Ascoltatelo”.
Ascoltare e fare nostro Gesù, trasformarci in lui e manifestarlo
agli altri, offrire agli altri momenti di manifestazione di Dio,
trasfigurazione appunto. Così gli altri vedendo risplendere la
nostra luce vedano le nostre opere buone e rendano gloria al Padre
nostro che è nei cieli.
Rendere
Gloria a Dio è il nostro destino e non solo qui in terra: sta in
questo il gioire eterno, con l’aiuto sempre dello Spirito Santo con
un dialogo giornaliero.
I
tre apostoli capiranno tutto il giorno della Pentecoste, e allora
solo allora saranno in grado di annunciare ciò che avevano visto e
creduto, obbedendo al comando di Gesù: «Non
parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo
non sia risorto dai morti».
L'apostolo
Pietro molti anni dopo rievoca questo momento:
2 Pt 1,16-18 “Vi
abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro
Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole
artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari
della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio
Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi
è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto il mio compiacimento».
Questa voce noi l'abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo
con lui sul santo monte”.
Non
ci resta che farci riempire della gioia di Pietro, Giacomo e
Giovanni, nei giorni immancabili in cui la vita è più vicina alla passione che alla trasfigurazione, sapendo che il Padre permette
dubbio e sofferenza, ma ci pone al fianco Suo Figlio, per sostenerci
e confermarci nella via della trasfigurazione in Cielo.
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