Domenica
seconda di avvento : 4 Dicembre 2016 – Anno liturgico A
Le letture
convergono nel consegnare un messaggio centrato nel Messia nella
conscenza delle Scritture.
- Isaia
annunncia la venuta del Messia, re di pace, su di lui si posa lo
Spirito di Dio con i suoi doni. Egli è rivelato dallo Spirito.
- Secondo
l'apostolo Paolo Gesù è il Messia perché secondo la parola della
Scrittua, ha adempiuto le promesse di Dio fatte ai padri.
- La
pagina del vangelo ci mostra Giovanni Battista che invita alla
conversione in vista dell'arrivo di Colui che battezzerà in Spirito
Santo e fuoco.
Dalle
Scritture conosciamo la storia di Gesù, annunciato dai profeti quale
Messia, Salvatore del popolo di Israele, per tenere viva la fede in
Dio nel suo popolo, tramandato dagli evangelisti e dagli apostoli il
suo operato per la nostra salvezza. Viviamo questa seconda domenca di
avvento con spirito di testimonianza.
Ci è
facile parlare ad altri di Gesù? La nostra fede è tale da essere
testimonianza? Un profeta, l'apostolo e il precursore Giovanni ci
invitano a gustare la bellezza di una vita vissuta nel profondo del
nostro animo attraverso una conversione totale.
Dal
libro del profeta Isaia 11,1-10
Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme;i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare”.
Siamo attorno all'anno 735 a.C: la dinastia di Davide non è più forte come un tempo. Isaia si rende conto che nel popolo non c'è più fiducia e speranza, e nel nome de Signore garantisce al popolo che, se confida nel Signore, inizierà un'era di pace, simile a quella che esisteva nel paradiso terrestre. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
Bellissimo questo brano di Isaia in cui si annuncia il futuro Messia e le sue qualità. Fermiamoci a rileggere il brano e ad assaporarne la bellezza non solo poetica ma il suo contenuto: è una profezia messianica che annuncia l'essere e l'operato, parla di un Re di pace. Un virgulto, Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse (di Davide),un virgulto germoglierà dalle sue radici,segno della vita che riprende e del rivelarsi della fedeltà di Dio alle sue promesse. Questo germglio continuerà a regnare nella dinastia di Davide, segnata da molte prove e infedeltà.
Sarà potente pur predicando la non violenza, le sue parole confonderanno l'empio e nel mondo resteranno giustizia e fedeltà. Sarà il custode per tutto il popolo e per tutto il mondo.Tutto Israele si innalzerà sul mondo come il grande segno del dono di Dio e della pace.
Sappiamo quanto il popolo di Dio abbia capito questo brano di Isaia, un nuovo re li avrebbe liberati da situazioni insopportabili con l'aiuto di Dio Onnipotente. Ma le vie del Signore erano diverse, la fragilità umana aveva bisogno di altre realtà, altri esempi, ben altri segni...
Dalla lettera ai Romani 15,4-9
Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
Per questo ti loderò fra le genti
e canterò inni al tuo nome.
Mentre le parole
di Isaia invitano alla speranza l'apotolo Paolo si rifà alle
scritture, in virtù di esse terremo viva la speranza, le scritture
lette con perseveeranza, approfondite con sapienza.
Poi un invito
alla preghiera al Dio della pazienza e della consolazione, un invito
alla concordia di sentimenti dimostrata nella comune e concorde
glorificazione che la comunità eleva a Dio
come per
giustificare la debolezza umana.
Paolo
auspica per la comunità cristiana una omogeneità di sentimenti che
devono trovare la sua espressione nell’unanime lode cultuale. La
preghiera è rivolta al Dio
della pazienza e della consolazione,
quindi a colui che suscita la pazienza e che elargisce la
consolazione. Dio conceda ai componenti della comunità di essere
di un’unica idea, d’avere i medesimi sentimenti,
quindi si invoca per loro ciò che da essi si esige e si spera. Una
tale concordia di sentimenti può e deve dimstrarsi nella comune
glorificazione che la comunità eleva a Dio.
“Accoglietevi
perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la
gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei
circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse
dei padri...”
Quale accoglienza
riserveremo a Gesù il giorno di Natale? Unità, sentimenti divisi,
lotte, guerre o pace? Parlo del nostro cuore e dell'amore che
riserviamo ai fratelli, al prossimo, ai poveri...Parlo di quella
accoglienza gioiosa che riseviamo ai nosti cari, ai nostri amici che
per una volta riversiamo a quel Bambinello che ci sorride dalla nuda
paglia; di quella gioia che per sempre, una volta conosciute le
Scritture e divenuti suoi discepoli con noi tutte le nazioni
spereranno in Lui.
Lodate, nazioni tutte, il
Signore;
i popoli tutti lo esaltino.
Spunterà il rampollo di Iesse,
colui che sorgerà a giudicare le nazioni:
in lui le nazioni spereranno.
i popoli tutti lo esaltino.
Spunterà il rampollo di Iesse,
colui che sorgerà a giudicare le nazioni:
in lui le nazioni spereranno.
Dal
vangelo secondo Mc 3,1-12
In
quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della
Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è
vicino!».
Egli infatti è colui del quale aveva parlato il
profeta Isaia quando disse:Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate isuoi sentieri!
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Matteo riassume la predicazione del Battista nel deserto di Giuda con le stesse parole con le quali riassumerà più avanti, la predicazione di Gesù: “Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino” . Come il ministero del Battista è introdotto con un riferimento a Isaia così anche il ministero di Gesù. C’è dunque una continuità fra i due personaggi e le due predicazioni.
Giovanni
anticipa l'arrivo del Messia, era stato inviato per annunciare il suo
imminente arrivo tra il popolo. Si preoccupa dell'accoglienza a Gesù,
invita alla conversione, all'umiltà, al sacrificio, a propositi di
una vita nuova. Gesù va accolto con animo aperto e puro.
Il
tema della conversione, predicato dal Battista, era un’esigenza
continua anche tra i farisei: la differenza stava nel modo
d’intenderla. La conversione “farisaica” comportava unicamente
un “cambiamento di mente”; la conversione richiesta dal Battista
e da Gesù è molto di più: richiede un cambiamento radicale,
totale, nella relazione con Dio; e questa relazione con Dio comprende
non solo l’interno, ma anche l’esterno, tutto quello che è
visibile nella condotta umana (“far frutti degni di conversione”
v. 8). La retta relazione con Dio si deve tradurre nella retta
condotta di tutta la vita.
La
verità è illustrata con l’esempio dell’albero: se l’albero è
buono, produce frutti buoni, frutti degni dell’albero stesso. Chi
si converte a Dio è come una pianta del suo immenso campo, e i suoi
frutti-opere devono essere buoni.
Il
tema del Battista non è fuori luogo, come qualcuno potrà pensare
perché al suo tempo Gesù era già un uomo maturo, cosa c'entra il
Battista col natale?
Le
sue parole ci interpellano prima di partecipare devotamente al
ricordo della nascita del Messia. Natale è una festa speciale, è la
festa del mondo intero, è anche la festa della nostra salvezza. A
natale è facile sentirsi più buoni, anzi è naturale: è Gesù che
ringrazia per la festa con cui l'accogliamo vedendo i nostri cuori
che battono per lui, che i nostri figli inneggiano a Lui.
Per
questo Giovanni ci invita alla conversione in questo periodo unendosi
a tutta la Chiesa in cammino.
Quante
volte anche noi pensiamo di essere giusti davanti a Dio solo perché
stiamo da tanto tempo in Chiesa o facciamo parte di qualche gruppo
ecclesiale. Il Signore, invece, vuole da noi: opere di penitenza,
conversione quotidiana, umiltà davanti a Dio. Tutte le opere buone
compiute senza umiltà e senza amore, somigliano al battesimo di
acqua amministrato da Giovanni: era certamente una cosa buona, ma non
produceva la grazia. Bisogna farsi battezzare da Cristo, perché il
vero battesimo è cambiare ogni giorno la propria mente e il proprio
cuore. Non manchiamo a questo appuntamento.
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