La vera preghiera
(Soren Kierkegaard)“La vera preghiera non è quando Dio sta ad ascoltare ciò che noi gli domandiamo; ma quando l'orante continua a pregare fino a che sia egli colui che ascolta: che ascolta ciò che Dio vuole”.
Domenica 29ma
del Tempo Ordinario – Anno C
Dal vangelo secondo Mt
18,1-8
Diceva
loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi
mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva
Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era
anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: «Fammi giustizia
contro il mio avversario». Per un po' di tempo egli non
volle; ma poi disse tra sé: «Anche se non temo Dio e non ho
riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto
fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a
importunarmi»». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò
che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse
giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li
farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro
giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà
la fede sulla terra?».
PAROLA
DEL SIGNORE!
Enzo:
L'evangelista Luca ha già parlato
ampiamente della preghiera al capitolo 11, insegnando soprattutto che
cosa chiedere (il Padre nostro) e come chiedere (la parabola
dell’amico importuno).Ora conclude il discorso con la parabola del
giudice e della vedova. Fin dall'inizio del brano appare chiaro che
l'evangelista utilizza questa parabola per educare il discepolo a una
preghiera perseverante,che non consiste nel moltiplcare le parole, né
con la ripetizione meccanica, ma pensando che Dio ascolta sempre, ma
ascolta a modo suo. Non sempre dà quello che chiediamo, ma ascolta e
provvede a noi per il nostro bene secondo le nostre vere necessità.
Sta a noi
perseverare nella preghiera fidandoci sempre di Dio sia quando ci
ascolta, sia quando sembra ignorarci. Pregare sempre “senza
stancarsi”, cioè senza delusione e con molta speranza. La
nostra fede è basata sull'amore di Dio per noi. Dio non delude mai!
Personaggi sono
una vedova e un giudice. La figura principale non è la vedova che
con la sua preghiera ostinata induce il giudice a farle giustizia, ma
il giudice. Questi viene
paragonato a Dio che
riceve le nostre richieste.
Il punto
culminante della parabola non sta nell'ostinazione della preghiera,
ma nella certezza dell'esaudimento. Non viene detto come dobbiamo
comportarci nella preghiera di petizione nei confronti di Dio, ma
come Dio si comporta di fronte alle nostre preghiere. Abbiamo mai
pensato a questo?
L’insegnamento
della parabola non va cercato nell’insistenza dell’uomo, ma nella
prontezza di Dio nel fare giustizia ai suoi eletti, nel donare quello
che essi chiedono. Domandiamoci per quache attimo cosa chiedo io a
Dio nella mia preghiera? Giustizia?...o cosa?
In questo brano
quattro volte ricorre la frase “fare giustizia”, fare giustizia a
chi ha sete di giustizia! La vedova è il simbolo della persona
debole, indifesa, povera e maltrattata.
Se già un uomo
cattivo come il giudice, per semplice egoismo, si lascia indurre dalla
domanda di una povera donna indifesa ad aiutarla, quanto più Dio
esaudirà le grida di implorazione dei suoi eletti? L'esitazione di
Dio è apparente; egli non lascerà mancare il suo aiuto; egli farà
giustizia nel senso che ascolterà le preghiere dei suoi. Dio non può
restare sordo di fronte alla domanda insistente dei suoi figli e può
dare solo cose buone, me dà a modo suo di Padre amorevole.
Qui entriamo in
merito della preghiera e della sua efficacia: la vedova insistente
ottiene giustizia da un giudice disonesto per togliersela dai piedi.
Quando noi preghiamo “senza stancarci” potremmo
mettere in discussione la giustizia di Dio, persino il suo amore. Dio
non delude mai, siamo chiamati ad esercitare la nostra mente e il
nostro cuore e attendere la sua volontà.
Ma , il vero
problema non è l'intervento di Dio, ma la nostra fede che Dio vede
venire meno: fede, fiducia e ringraziamento devono viaggiare insieme:
“Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano
giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a
lungo?”.Quante
volte abbiamo letto nei vangeli la frase di Gesù “la tua fede ti
ha salvato”? Ne abbiamo fatto buon uso?
Le ultime parole
del brano, “Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà
la fede sulla terra?» vi confesso, hanno sempre destato in
me preoccupazione, scoraggiamento, delusione pensando al male che
sempre aumenta nel mondo e alla scristianizzazione esistente. Ma
penso al significato di quelle parole: Gesù vuole dirci di non
essere inquieti né scoraggiati perché Dio sembra tardare a fare
giustizia, a dare quello che chiediamo, ci consiglia di preoccuparci
per la nostra fede.
Quelle
parole sono una
affermazione a se stante, non collegata con il racconto della
parabola: esso presenta l'apostasia che deve verificarsi negli ultimi
tempi.
Il
Signore ci farà giustizia nel senso che ci renderà giusti, ci
renderà capaci di lasciarci amare, ci renderà capaci di pregare, ci
renderà capaci di ascoltare la sua Parola: preghiamo sempre con
insistenza, con fede e fiducia: Dio è la nostra speranza che non
verrà delusa.
Mariella:
Dopo
il commento di Enzo sul brano evangelico di Luca, vorrei per una
volta restare in silenzio e dare voce a Padre Augusto, che con
estrema chiarezza e sensibilità, ci aiuta ad approfondire meglio il
significato della preghiera. Sono certa che le sue parole serviranno
a molti per comprendere meglio cosa significa pregare. Lasciamoci
dunque toccare il cuore da queste riflessioni estremamente preziose
per noi.
Enzo:
Come
avete notato da tempo i commenti di Mariella sono sempre avviati
verso l'esercizio pratico della vita cristiana. E' sempre Mariella
che va alla ricerca dei commenti di Padre Augusto e li propone quasi
sempre nella pagina del padre, molto profondo e mistico. Mentre i
miei commenti vanno nella direzione di entrare dentro il vangelo a
cercare il significato delle parole e le intenzioni e le azioni di
Gesù per la nostra salvezza. Scusateci questa volta per la lunghezza
delle riflessioni ma siamo sicuri che le apprezzerete. Buona lettura!
Padre
Augusto: Per mostrarci che bisogna pregare
sempre senza stancarsi Gesù ci invita a scuola di preghiera da una
povera vedova Le vedove in Israele erano una categoria per eccellenza
da tutelare. Non è quello che fà il giudice, che sembra
assolutamente insensibile, che non temeva Dio, né aveva riguardo per
alcuno, dice il brano evangelico; alla fine la ascolterà solo per
togliersela di torno
Ma
lei non si lascia umiliare, insiste, chiede giustizia, non si
scoraggia, nè si piega lei, piccola di fronte a lui potente,
insiste, sa di essere dalla parte del giusto. E ottiene finalmente
giustizia. Forse questa vedova ha qualcosa da dire a noi, che spesso
ci sentiamo deboli ed incapaci al punto da essere perfino tentati di
pensare, che mai otterremo ascolto ed aiuto nella preghiera.
Infatti
la breve parabola odierna, verte sulla necessità di una preghiera
incessante, "pregare sempre, senza stancarsi mai",
mettendoci perfino un pò in crisi di fronte alla nostra incostanza
nella preghiera. Par di sentire in proposito l'obiezione di molti: “A
che serve? Tante volte ho pregato e
ripregato,
ma non ho ottenuto quanto chiedevo...” obbiezione accampata per
giustificare il
loro
non pregare più e poter gettare la colpa su Dio, anzichè farsi
l'esame di coscienza.
Ma
a chi lamenta di non essere stato esaudito, danno risposta altre
indicazioni preziose (per chi vuole ascoltarle) in questo stesso
brano evangelico.
Primo,
occorre pregare con fede autentica, e non è detto che la nostra
sempre lo sia!
Alcune
volte somiglia a quella che canta Ornella Vanoni: "proviamo
anche con Dio, non si sa mai".
Questa
non è fede, ma superstizione.
Perché
altra è la fede, che quando esiste veramente, ci fa accogliere con
amore e con gioia la volontà di Dio, mettendo da parte il nostro
volere. Diversa cosa invece è la rassegnazione, che ci chiude il
cuore e lo svuota di luce.
Dio
non è un'opzione tra le altre, non è il tappabuchi che può
risolvere quanto non si è riusciti a ottenere in altro modo, a Lui
ci si rivolge con la piena incondizionata fiducia che egli è PADRE
premuroso ma anche sapiente; Lui sa che cosa va bene per noi e non
sarebbe un buon padre se ci desse quello che, nell'immediato o in
futuro, ci sarebbe non di vantaggio ma di danno.
Possiamo
chiedergli quello che pare giusto a noi, ma con la fede di chi si
rimette al suo giudizio.
Non
si prega per ricevere ma per essere trasformati.
Non si prega per ottenere dei doni, ma per accogliere il Donatore stesso;
per ricevere in dono il suo sguardo,
si prega per poter amare con il suo cuore.
Sappiamo tutti che la preghiera è il modo di dialogare con Dio.
Non si prega per ottenere dei doni, ma per accogliere il Donatore stesso;
per ricevere in dono il suo sguardo,
si prega per poter amare con il suo cuore.
Sappiamo tutti che la preghiera è il modo di dialogare con Dio.
Incredibile solo a pensarci, che Dio sia disponibile sempre ad ascoltarci! ...noi che conosciamo per esperienza quanto sia difficile trovare 'un potente' che ci dedichi tempo ed attenzioni…
La
preghiera è contemplare e ascoltare Dio, aprire il nostro cuore a
Lui, depositare nel suo Cuore ciò che ci sta davvero a cuore..le
nostre ansie, le delusioni, le preoccupazioni, è, insomma, un
'vivere insieme' la nostra esperienza di vita.
La
preghiera è vivere alla presenza del Signore ogni attimo della
giornata, sempre!
Così
che anche il lavoro diventa occasione di preghiera.
Pregare
non significa recitare solo e sempre preghiere, quanto piuttosto
sentire che la nostra vita è immersa in Dio, che siamo circondati da
un mare d'amore e neppure ce ne rendiamo conto. Pregare è come
voler bene. Se ami qualcuno, lo ami sempre!
Tutto
questo ed altro ancora è racchiuso in una sola frase pronunciata da
Gesù: "Pregate sempre, senza stancarvi!"
Il
Vangelo poi termina con un richiamo che ci fà meditare come oggi si
vive la fede, o per
meglio
dire, come oggi la si ignora "Ma il Figlio dell'uomo, quando
verrà, troverà la fede
sulla
terra?"
Se
guardiamo all'ondata di materialismo oggi trionfante, ci viene da
pensare che forse ne
troverebbe
ben poca, di fede.
Infatti
quando tutta la nostra 'fede' è riposta nelle cose di questo mondo,
è molto difficile
lasciare
'spazio' a Dio.
Per
questo dobbiamo interrogarci: Preghiamo? Quanto preghiamo? Quale
contenuto ha la
nostra
preghiera? Quale potrebbe essere il senso di una vita senza
preghiera, senza la Presenza del Padre?
Aggiungo
la mia risposta: penso sia l'infelicità o l'amarezza che oggi troppi
manifestano anche solo dallo sguardo................e voi che cosa ne
pensate?..............................per concludere dirò un'ultima
cosa che secondo me potrà aiutarci tanto nel nostro cammino:
la
preghiera fiduciosa e continua, non si preoccupa tanto dei risultati,
cioè di ciò che sono i
frutti
della preghiera, quanto piuttosto di godere della comunione che si
crea tra chi prega e Dio, cioè il fondersi in Dio, questo è il vero
frutto della preghiera, al di là dei risultati ottenuti!
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