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venerdì 26 agosto 2016

“Amico, vieni più avanti!”.

    Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

                                                                                           



 Lc. 14, 1.7-14 
  
Dal Vangelo secondo Luca

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore


 
Mariella:Il Vangelo di Luca oggi inizia con un gioco di sguardi che si incrociano durante un banchetto. La gente guarda Gesù, curiosa di vedere quel che farà e che dirà, Gesù osserva la gente intenta nel gesto di occupare i posti migliori al tavolo del banchetto, è molto significativo questo guardarsi nei diversi atteggiamenti, ci fa capire l'importanza dell'umiltà, della mitezza, del dono di sé senza attesa di contraccambio.

Tuttavia in quel contesto la corsa ai primi posti non era certo legata al desiderio di stare a lato di Gesù per meglio ascoltare la sua parola. L'interesse vero era rivolto a conquistare un posto di riguardo che fosse occasione di affermazione sociale

È chiaro ciò che Gesù desidera insegnarci, con questa Parabola, che umiltà e gratuità sono due atteggiamenti fondamentali per ogni cristiano che vuole vivere il Vangelo, essi non sono disgiunti, dove si trova umiltà c'è gratuità e viceversa   Il discepolo vive della gratuità del dono di Dio, per questo è "povero", per questo è consapevole che tutto ciò che egli ha, ma soprattutto tutto ciò che egli è, lo riceve come un dono dalle mani di Dio, e come un dono ricevuto nella gratuità lo condivide senza pretese, senza attese di ricompensa.

Anzi, potremmo dire, che il discepolo avendo assaporato la bellezza della condivisione nella gratuità, non mette in discussione, anche solo minimamente, la sua scelta.   Evita perciò di cadere nella trappola di relazioni interessate e per questo preferisce l'amicizia di chi vive poveramente, umilmente, semplicemente, ed è lontano dall'impostare la propria vita sul potere, sul lusso, sul successo. Certamente non possiamo illuderci di non cadere nella tentazione di primeggiare, nessuno di noi è immune dalla malattia della vanagloria e della ricerca di supremazia, nelle nostre stesse comunità parrocchiali abbiamo numerosi esempi di come non si vive l'umiltà vera.

Tutti facciamo una fatica immensa a vivere gratuitamente, ad annullarci sempre per far posto agli altri, soprattutto se ci accorgiamo che dall'altra parte qualcuno non si fa troppi problemi a sfruttarci.

Il Vangelo della scorsa domenica diceva “sforzatevi di passare dalla porta stretta” sforzarsi di rimanere semplici ed umili è necessario, altrimenti in breve tempo anche noi ci ritroviamo fra quelli che arrancano diritti e pretendono primi posti! Se qualcosa, di bello c'è in noi, è la GRAZIA di DIO, ossia quello sguardo d'amore che conta e davvero 'ci rende simili a Lui'.

Se sotto l'abito esteriore non vi è una grandezza interiore, che ha origine dall'Amore e dalla Presenza di Dio in noi, il pericolo è che possiamo solo assumere l'immagine di una grottesca maschera.

Il secondo grande insegnamento di questa pagina evangelica è l'apertura all'altro in quanto fratello da amare, così com'è nella sua povertà, nel suo bisogno d'amore, nella sua diversità.

L'emarginazione non può esistere nel Regno di Dio, dove l'unica legge possibile è quella dell'amore. Ben sappiamo purtroppo quanto spesso tutto è fatto in funzione di un tornaconto!

Quando è in nostro potere farlo, invece di invitare gente abituata a vivere di termini di paragone e di confronto con gli altri, ricordiamoci piuttosto di quanti vivono la solitudine, l'abbandono l'emarginazione, perché non sarà mai nelle loro possibilità non solo offrire grandi banchetti, ma nemmeno ripagarci del bene che stiamo loro facendo.  Quelli che la nostra società vorrebbe eliminare dagli incroci delle strade, dai semafori e dalle piazze perché "danno fastidio" ci portano via i primi posti al banchetto del suo Regno di Dio.

Se non cambiamo mentalità, la porta d'ingresso al banchetto si farà sempre più stretta!

                                                        


Enzo:  In questa parabola Gesù che non intende dare una lezione di galateo ma una norma di comportamento umile, rispettosa verso gli altri, e prendendo spunto dalle buone maniere trarre poi, come abbiamo visto rivolgendosi al padrone di casa, le conclusioni concernenti il Regno di Dio.

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».


Il consiglio che Gesù dà al padrone di casa (14, 12-14), è rivoluzionario, contrario a tutti gli usi abituali. Luca enumera, come invitati, tutte le categorie di emarginati: questo è il comportamento nuovo. Di fronte a Dio nessuno è emarginato, ma ciascuno è prossimo, riceveremo la ricompensa alla risurrezione del giusti.
La partecipazione al banchetto dipende da un invito da parte di Dio, che invita coloro che riconoscono la loro umile condizione e il loro bisogno di salvezza nel povero, nello storpio, nello zoppo, nel cieco, nell'indigente, nel povero di spirito la sua Persona.
L'apostolo Paolo così scrive 2 Cor 7-15, sollecitando “chi è ricco nella fede e nei mezzi si ricordi di Gesù che da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”.

E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest'opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri.Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c'è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno.

Può capitare anche a noi di sentirci dei padreterni, di voler abbagliare gli altri ostentando le nostre doti, facendo uso delle nostre amicizie, sfoggiando le nostre possibilità .Allora preghiamo con il salmo 131 con intimità e fiducia, consapevoli della nostra dipendenza da Dio e totale affidamento a Lui: e..guardiamoci attorno...


Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l'anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.




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