L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
Domenica 27ma del tempo ordinario – Anno B – 4 settembre 2015
Dal Vangelo secondo Mc 10,2-16

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i
discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro:
«Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro
infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie
il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» E,
prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Parola del Signore!
Enzo: Il capitolo decimo di Marco tenterà di chiarire ulteriormente
il concetto di sequela iniziato col capitolo 8 e che si va sempre più
precisando come un viaggio verso la Croce, e dall'altra di applicarla a tre
situazioni che per la comunità primitiva erano di grande improtanza, essendo
ancora vicine e vive le parole di Gesù: il matrimonio, la ricchezza e
l'autorità. Gesù va al concreto della vita.
In questo
brano due concetti: l'adulterio e
l'importanza dei bambini.
Al tempo
di Gesù il divorzio era ammesso sulla base di un testo del Deuteronomio, 24,1:
“ quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi
avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato
qualcosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni
in mano e la mandi via dalla casa”.
Riflessioni di don Antonio Schena.
“Ma Gesù, come sempre in casi
analoghi, mostra di non essere prigioniero della problematica delle scuole
teologiche rabbiniche.
Egli supera il caso dibattuto,
collocando il problema nel suo giusto orizzonte: qual è l'intenzione
fondamentale di Dio che guida il piano della salvezza, al quale bisogna
ispirarsi al di là di ogni casistica e delle diverse applicazioni che la
tradizione ha accumulato nel tempo?
Gesù porta la questione alla
sorgente. E già qui troviamo un insegnamento, una lezione di metodo: non basta
appellarsi alle tradizioni, bisogna valutarle in base al loro dinamismo
interiore, in base a quella intenzione iniziale che le ha generate. E' un
principio che si deve applicare persino alle Scritture: tutto è parola di Dio,
ma c'é testo e testo.
Gesù non mette sullo stesso piano
Genesi e Deuteronomio: il primo rivela l'intenzione profonda di Dio, il secondo
paga un tributo alla durezza di cuore degli uomini.
Per Gesù l'intenzione profonda alla quale il matrimonio deve ispirarsi è l'alleanza di
Dio con il suo popolo: una fedeltà definitiva e senza pentimenti, una
solidarietà senza compromessi. Nell'alleanza con la sua donna l'uomo deve
entrare portando tutto se stesso, giocandosi completamente e definitivamente.
Ecco perché e a quali condizioni l'alleanza fra l'uomo e la donna diviene luogo
in cui il Regno si attua e diventa sequela e profezia.
"Per la durezza del
vostro cuore": Dt,24, 1-4 è in realtà non un comandamento ma
una regola permissiva intesa a regolamentare la relazione tra un uomo e la propria
moglie divorziata; alla base c'è il concetto che una moglie che per qualsiasi
motivo abbia avuto rapporti sessuali con qualche altro uomo, non poteva più
coabitare di nuovo con suo marito.
"Dio li fece maschio e
femmina": Gesù indica Gen. 1,27 e
Gen. 2,23 come la ragione per la quale il matrimonio è indissolubile.
"Per questo l'uomo
lascerà suo padre e sua madre": in
Gen. 2,23 la ragione esposta non è perché Dio creò l'uomo maschio e femmina, ma
perché la donna fu derivata dall'uomo ed è "ossa delle mie ossa..." e
questa ragione spiega la spinta dell'uomo a formare con sua moglie un'unità più
forte del legame con i parenti più stretti. In questo modo, Gesù asserisce di
esprimere la volontà di Dio sull'indissolubilità del matrimonio in opposizione
persino con l'autorità di Mosè".
Enzo: Oggi le cose sembrano cambiate, il divorzio è una conquista da paesi civili;
ma forse la colpa non e tutta di questi paesi detti civili... Chi legge queste righe cosa ne pensa?.....
Passando alla seconda parte Gesù
accarezza alcuni bambini che gli apostoli volevano allontanare da lui. Un bel
gesto di amore verso creature deboli che contavano poco nella società. Ne
prende le parti e ne esalta l'innocenza, la predisposizione ad accettare le
cose di Dio. E avverte: “In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di
Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”.
Ecco la purezza di cuore in
contrasto con la durezza di cuore di coloro che non accettando le leggi del
Signore perseverano coscientemente nel male, si burlano di Dio, del prossimo,
dell'amore vero che solo da Dio può arrivare per tornare a Lui nella comunione
eterna.
Mariella: Il brano evangelico che andiamo meditando oggi inizia
con l’immagine di Gesù messo alla prova da alcuni
farisei. Già conosciamo l’accanimento con cui essi volevano incastrarlo per poterlo
accusare e poi eliminarlo.
In
questo brano avvicinano Gesù per esporgli un quesito molto discusso tra gli
studiosi biblici: è lecito ripudiare la propria moglie in caso di adulterio?
Gesù vuole esporre con chiarezza il suo
pensiero, Egli non si sofferma a sottolineare che quanto Mosè aveva comandato
era in difesa della donna. Quell’atto di separazione scritto serviva per dimostrare
che essa non era infedele al marito, ma che era una donna libera, perché il
marito in realtà non la voleva più. Il comandamento di Mosè infatti è comprensibile solo partendo da una
situazione di peccato: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi
questa norma” ossia la scrisse perché il loro cuore era ormai diventato
insensibile a causa della ripetuta disubbidienza alla volontà di Dio, per cui,
in una simile situazione di peccato, il divorzio era il minor male. Se
eliminiamo Dio dal cuore, questo diventa verso il prossimo, più duro delle tavole
di pietra
Ma da quando Gesù chiede la conversione dei cuori e annuncia il Vangelo non è più tollerabile tutto questo: chi accoglie il Regno di Dio deve rimettersi alla sua volontà che è chiara fin dalla creazione del mondo, quando Dio li creò maschio e femmina, complementari uno all’altra e li rese una carne sola. Quindi:
“ l’uomo non divida quel che Dio ha congiunto.”
Ma da quando Gesù chiede la conversione dei cuori e annuncia il Vangelo non è più tollerabile tutto questo: chi accoglie il Regno di Dio deve rimettersi alla sua volontà che è chiara fin dalla creazione del mondo, quando Dio li creò maschio e femmina, complementari uno all’altra e li rese una carne sola. Quindi:
“ l’uomo non divida quel che Dio ha congiunto.”
Ora
i farisei scompaiono dalla scena ed ecco una volta a casa , Gesù risponde alle domande dei discepoli, ed il suo insegnamento si fa’ ancor più chiaro.
Egli torna a ripetere che spezzare un vincolo sigillato da Dio è andare contro la sua volontà, Dio è
comunione. Ogni cristiano dunque è chiamato a vivere in comunione sempre con
il Padre e con i fratelli, deve essere testimone di unità pur nella diversità.
Quando viene meno questa comunione
significa che forse qualcuno non si è sacrificato per l’altro, che forse non ha
saputo mettere in pratica gli insegnamenti di Dio, che forse non ha saputo con
pazienza e perseveranza portare la sua croce .
“Gli
presentarono dei bambini perché li toccasse….” Il tema dei bambini è
ricorrente, già domenica scorsa il testo li metteva al centro della scena. Gesù
riabilita il ruolo dei bambini: i bambini
contano e contano ancor più quando si tratta di metterli in relazione con Dio;
per questo Gesù rimprovera i suoi
discepoli che cercano di allontanarli.
Egli
li accoglie, li abbraccia, li benedice, li riabilita ad un ruolo centrale e
decisivo per quanto riguarda il suo Regno. I piccoli infatti non hanno meriti, hanno bisogno di
tutto. Il Regno è dono gratuito, è grazia, nessuna opera umana lo può meritare,
è donato attraverso il Battesimo, attraverso il quale entriamo a farne parte. Donato ad un bimbo il piccolo diventa segno visibile
dell’amore gratuito di Dio. Da qui l’invito a diventare come loro, cioè a
sentirsi piccoli davanti a Dio e agli uomini, a mettere da parte ogni rivalità,
dominio, pregiudizio, prepotenza, per farsi ultimi e servi per essere primi nel
suo Regno.
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RispondiElimina9 ott (3 giorni fa)
Il Vangelo di questa domenica mi fa pensare che siamo legati alle nostre essenze in tutto e che donare con il cuore è impresa difficile,specie per chi ha tanti beni che a volte non sa neanche che farsene.Il Signore c'invita a donare le nostre ricchezze se vogliamo seguirlo e penso che il dono sarebbe doppio: il bene del Signore e quello del ricevente, cioè si riceve da subito in dono il Signore e quando non ascoltiamo il Suo richiamo perdiamo l'occasione della nostra vita di amarLo
Cordiali saluti,
Vincenza |