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sabato 5 settembre 2015

«Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»


"Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi".

Domenica 23ma del tempo ordinario Anno B: 6 settembre 2015



Dal vangelo secondo Mc 7,31-37

Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano.
Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore!


Enzo: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Con questa frase che l’evangelista Marco mette in bocca alla gente vuole stupire ancora chi legge, attrarli verso il Maestro dimostrando che i gesti di Gesù operano ciò che simboleggiano, sono sacramentali: lo schiudersi delle orecchie dell’uomo e lo scioglimento della sua lingua. Del resto è quello che si prefigge nello scrivere il suo vangelo.

Ma questa volta con la frase, già citata all’inizio di questo commento, Marco vuole impressionare, chiede adesione al Figlio di Dio senza ombra di dubbio: come la folla che, non ascoltando la proibizione di Gesù di non dire a nessuno ciò che aveva appena fatto, “più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano”.
Da notare che la guarigione del sordomuto, narrata solo in Marco, è localizzata in territorio pagano (la Decapoli), dove tuttavia sembra essere già giunta la fama di Gesù taumaturgo.

Proclamavano
: vuol dire annunciare, dare credibilità, credere, testimoniare Colui “che ha fatto bene ogni cosa”.

Fa udire i sordi e fa parlare i muti!»: Marco pone in rilievo la lezione teologica della guarigione,
l’era della salvezza messianica, l’avverarsi della profezia di Isaia 35,5-6:

“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
E si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà con gioia la lingua del muto”.

In fine da non trascurare prima del miracolo il modo di fare di Gesù: “guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
Gesù si mette in contatto col Padre, prega per chiedere conferma a quanto si accingeva a fare e poi, emettendo un sospiro forse di compassione, manifestando la sua partecipazione alle sofferenze umane, ridà la parola e l’udito al povero sordomuto. Bell’esempio per noi: la preghiera che guarisce!

E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. Queste parole sono un capolavoro di Marco: quel “subito” fa intendere un significato di conversione interiore: gli orecchi «si aprono», il cuore e la mente dell'uomo sono quindi aperti ad accogliere la Parola del Signore; la lingua «si scioglie», l'uomo è quindi liberato dai legami del male che lo tenevano prigioniero.

Mi piace concludere questo commento con la testimonianza della folla e con la parola di Gesù “Apriti!”.
Apriti, dice oggi anche a noi Gesù, suoi discepoli, forse dormienti, sordi all’ascolto della sua Parola, discepoli ma non testimoni, non più capaci di manifestare quello che abbiamo creduto perché “ha fatto bene ogni cosa”. Ricordiamo che vuole che siamo la luce del mondo e sale della terra! Non siamo più pagani ma per libera scelta e grazia divina discepoli.
 Beda il venerabile, monaco e storico inglese, settimo secolo d.c così parla nel suo commento:

"Il sordomuto è colui che non apre le orecchie per ascoltare la parola di Dio, né apre la bocca per pronunziarla. E` necessario perciò che coloro i quali, per lunga abitudine, hanno già appreso a pronunziare e ascoltare le parole divine, siano loro a presentare al Signore, perché li risani, quelli che non possono farlo per l`umana debolezza; cosí egli potrà salvarli con la grazia che la sua mano trasmette".

Mariella: Il protagonista del vangelo odierno è un sordomuto: ossia un infermo impedito nelle sue possibilità uditive e comunicative: egli non riesce a parlare perché non è in grado di sentire, dunque una barriera che lo isola nel proprio mondo interiore e rende impossibile ogni forma di comunicazione e di conseguenza impedisce ogni forma di comunione.

In questo brano evangelico, Gesù vuole incontrare i pagani, essi infatti sono sordi nei confronti della rivelazione di Dio. E' dunque un pagano quest'uomo, probabilmente sordo dalla nascita e pertanto incapace di articolare parole. Sono gli altri che lo portano da Gesù pregandolo di imporgli la mano.
A questo punto non possiamo che riflettere su questo pregare, ovvero intercedere per uno che non ha la possibilità di chiedere nulla, che non ha risorse proprie per comunicare. Questo è sicuramente un atto di grande umanità e tanto abbiamo da imparare anche noi, sempre chiusi nella nostra indifferenza!
Forse che anche oggi non ci troviamo di fronte ad un'umanità sordomuta, incapace di ascoltare la Parola di Dio e di metterla in pratica? Non è dunque anche nostro compito portare a Gesù quanti sono incapaci di accogliere la salvezza che viene da Dio?

Gesù "Lo prese in disparte, lontano dalla folla...": i particolari sono tutti significativi. Egli non vuole spettacolarizzazione, vuole semplicemente ricondurre la persona alla sua integrità. Vuole restituire a quell'uomo la capacità di accogliere la Parola e viverla nel profondo "E subito si aprirono i suoi orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava rettamente”.

E raccomandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava più essi lo proclamavano". Gesù non vuole essere un guaritore, i gesti che compie sono segni della presenza del regno di Dio nel mondo, segni dell'Amore di Dio verso l'uomo, specialmente quello più fragile e debole.

Sarà la sua risurrezione il segno della forza di Dio che vince la morte. E' alla luce della risurrezione che Gesù vuole che vengano interpretati i suoi segni, altrimenti sarebbero solamente illusione di un benessere fuggevole, di una ingannevole felicità, di una misteriosa magia. Questo Gesù assolutamente non lo vuole, Egli è venuto non per guarire i corpi, ma per guarire anime, per restituirle alla dignità di figli, per assicurare una vita che non avrà più fine.

La conclusione del brano è molto significativa "...e pieni di stupore dicevano: Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti'". E' lo stupore dell'uomo di fronte alle meraviglie compiute dal Signore, uno stupore che esplode in canti di gioia e di ringraziamento, è lo stupore di chi aprendo gli occhi, gli orecchi, il cuore, di fronte alla rivelazione della verità non può restare in silenzio, ma deve comunicare agli altri ciò che ha visto, udito, assaporato.

C'è da chiedersi: ma noi sappiamo, oggi, stupirci di ciò che Dio fa per noi e di viverlo?
La meditazione di questo brano evangelico deve condurci a scorgere i segni di Dio nelle nostre vicende quotidiane. Difatti, Gesù con la parola "apriti", invita anche ciascuno ad iniziare un dialogo con Lui. Come il sordomuto ha accettato l'offerta gratuita del Signore, e per questo è stato svegliato dal torpore che gli impediva di ascoltare e comunicare, così anche noi dobbiamo fare spazio nel nostro cuore alla sua potenza guaritrice.
Dall'accoglienza, sensibilità e docilità che noi avremo verso la sua Parola dipende la nostra salvezza, viceversa, chi si chiude all'ascolto si costruisce la propria rovina.

Con il Sacramento del Battesimo siamo stati rivestiti dallo stesso Spirito di fortezza che ci ha liberati dalla macchia del peccato originale. Anche a noi è stato detto "Effatà", cioè apriti! e con un gesto sulle labbra siamo stati invitati a convertire questo ascolto nella possibilità di annuncio. Per questo ogni cristiano, in forza del Sacramento del Battesimo, è diventato capace di ascolto, di attenzione e di conseguente annuncio. la Parola di Dio non perde mai la sua efficacia, tuttavia se noi ci mostreremo refrattari all'ascolto ed all'annuncio, non potrà mai portare i frutti per cui viene mandata.

Gesù "ha fatto bene ogni cosa; ha fatto udire i sordi e parlare i muti" come aveva fatto con il sordomuto del brano evangelico di oggi, la nostra coerenza e la nostra buona volontà nel collaborare fedelmente, dovrebbero far sì che nulla di ciò che è stato fatto bene si guasti o si perda.

Rendimi consapevole, Signore, della mia sordità e apri il mio orecchio, ogni giorno, perché possa accogliere con cuore rinnovato la tua parola di vita, anche quando può risultarmi scomoda.













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