Ascensione di Gesù verso il
Padre. Anno B – 17 maggio 2015
Dal vangelo secondo Marco
16,14-20
"Alla fine apparve anche agli
Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e
durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto
risorto.
E disse loro: «Andate in tutto il
mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato
sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno
lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non
recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver
parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e
predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava
la Parola con i segni che la accompagnavano".
Parola del Signore!
Enzo: Con questo brano termina il vangelo di Marco. Questo
brano non è attribuito a lui, ma ritenuto ispirato anche se aggiunto da un
terzo sconosciuto che ha voluto completare quanto scritto da Marco con quello degli
altri evangelisti. Molto scorrevole il racconto, sintetico nei fatti, gli
ultimi di Gesù dopo la sua Risurrezione. La prima comunità cristiana non
ignorava gli ultimi eventi delle apparizioni di Gesù risorto, Marco voluto
chiudere il suo vangelo con lo stupore delle donne davanti al sepolcro vuoto e
all’annuncio che Gesù è risuscitato da morte. Quello stupore di fronte ai
prodigi che Marco sempre ha riportato come motivo per credere nel Messia
Redentore e che accompagnerà sempre i discepoli di Gesù riuniti nella sua
Chiesa.
Stando al racconto questa è
l’ultima apparizione di Gesù ai suoi discepoli, agli undici, mentre erano a
tavola. Il rimprovero di Gesù, sembra inopportuno, ma seguendo ciò che avverrà
dopo, è come se Gesù volesse ricordare la loro durezza di cuore nel capire le
sue parole, il suo modo di fare e perché, dopo la sua morte, non avevano
creduto a quelli che lo avevano visto risorto.
Non aveva detto loro che sarebbe
risorto? Non avevano mostrato il minimo di attenzione: ancora una volta avevano
pensato al fallimento di Gesù, dato l’addio alla restaurazione del regno di
Israele, fine della sudditanza all’impero romano. In un certo senso è un
avvertimento a tenere salda la fede in Lui, tutto da rivedere in vista di
quello che li attendeva. Gesù con molta calma sta investendo i suoi discepoli
più intimi dei suoi stessi poteri.
Non c’è un dialogo in questo
brano, parla solo Gesù, l’attenzione degli apostoli è grande, quale presagio
della dipartita del Maestro ma non era l’abbandono di Gesù, soltanto un
momentaneo allontanamento. In questo silenzio Gesù dà loro un mandato: “Andate in tutto il mondo e
proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà
salvato, ma chi non crederà sarà condannato”.
Non ci sono commenti: avranno
capito gli apostoli? Saranno rimasti titubanti? Penso di sì perché Gesù
continua annunciando dei segni per
rafforzarli nella fede: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli
che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro
danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. E’ come dire: non
abbiate paura!
Leggiamo negli Atti degli (
prima lettura della liturgia odierna): “Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due
uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea,
perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato
assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Una buona notizia! Il vangelo di Marco si chiude con le parole: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore
agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la
accompagnavano”.
Annuncio di una chiesa in cammino.
Mariella: Dopo aver percorso in questi mesi il cammino di Gesù, dalla
sua nascita, alla sua morte resurrezione ed apparizione agli Apostoli riuniti
nel Cenacolo, ora assistiamo anche noi Gesù salire al cielo, per ricongiungersi
nella gloria alla destra del Padre.
La sua Ascensione, oltre che invitarci a guardare in alto, ci invita anche a guardare dentro noi stessi, e interrogarci sul suo significato profondo.
La sua Ascensione, oltre che invitarci a guardare in alto, ci invita anche a guardare dentro noi stessi, e interrogarci sul suo significato profondo.
Gesù infondo avrebbe potuto restare qui in terra permettendo a tutti di vederlo risorto, mentre invece ritorna al Padre nel suo corpo glorioso.
Dobbiamo ricordare le sue parole rivolte agli Apostoli: "E' meglio per voi che me ne vada se no non verrà a voi lo Spirito Paraclito". Dunque possiamo dedurne che la conoscenza di Gesù non è importante fisicamente, ma nella sua dimensione trinitaria, ossia per mezzo dello Spirito, noi riusciamo a vedere in Lui anche il vero volto del Padre.
E' la divinità, non l'umanità, principio e fonte del massimo bene, ed è la
conoscenza in spirito e verità, la più vera e perfetta conoscenza del mistero
di Cristo.
Il nostro sguardo deve dunque restare fisso su di Lui, ma con cuore rivolto al mondo, Gesù infatti c'invita alla missione, c'invita a portare la salvezza a quanti ancora non sono stati raggiunti dalla grazia di Dio. Non manchi in noi questo spirito missionario, per poter un giorno, insieme ai fratelli, ritrovarci a contemplare il volto di Cristo nella sua Gloria.
Per noi l'Ascensione è lo spostamento del
polo attorno a cui gira la vita umana: dalla terra al cielo.
Commento
di Padre Augusto Drago.
Questa domenica per noi è segnata dalla solenne celebrazione
del Mistero di Cristo Gesù asceso al cielo. Egli ascende al cielo
come attirato dal Padre, per poter mandare a noi lo Spirito Santo, il quale non
solo ci fa ricordare e comprendere profondamente tutto ciò che Gesù ha detto e
ha fatto, ma farà sì che Gesù si renda sempre presente in mezzo a noi fino alla
fine dei tempi, sino al suo ritorno. Egli ascende per essere
il "Presente": non più legato al tempo e allo spazio, può essere
presente in tutti i luoghi contemporaneo ad ogni tempo. Anche se parlare della
nuova condizione di Gesù si ricorre ad immagini visibili, l'ascensione non è un
fenomeno nell'ordine dei sensi, ma ci immerge nel mistero di Dio!
Il mistero oggi celebrato è lo
stesso mistero della resurrezione di Gesù. Non ci parla di allontanamento,
ma di "Gloria": ci parla dello Spirito di Dio che ci chiama ad essere
collaboratori: "sarete miei testimoni"!
L'ascensione al cielo, come la
resurrezione, è manifestazione della gloria di Dio. E i credenti
sono chiamati ad essere testimoni ed annunciatori della sua
"gloria". A glorificarlo con la loro vita, con la parola
e l'agire.
Più che affidarci ad una
lettura dei testi, dobbiamo guardare e contemplare il
Mistero. Bisogna andare al di là dell'avvenimento dell'Ascensione
descritto in termini di spazio e di tempo. I vari racconti, diversi tra
loro, servono semplicemente da cornice per illustrare che in ogni modo si
conclude una fase della storia della salvezza, e se ne inizia una assolutamente
nuova ed inedita: la Presenza del Signore glorificato divenuto Re e Signore
della storia e dell'universo.
Quel Gesù, con il quale i discepoli
hanno mangiato e bevuto continua, per mezzo dello Spirito santo, la sua
permanenza invisibile ma reale, nella Chiesa. Essa è chiamata a
continuare la missione e la predicazione di Gesù e riceve il compito di
annunciare il regno e rendere testimonianza al Signore.
E tutto questo, nella e per la
forza dello Spirito, che continuamente farà diventare "oggi" quello
che Gesù ha detto e fatto per noi e per la nostra salvezza. Lo Spirito rende
attuale, vivo ed operante tutto il mistero di Gesù: lo fa entrare nella storia
del mondo e nella storia di ciascuno di noi.
Gesù aveva detto ai suoi discepoli:
"Io non vi lascio orfani! Vi manderò lo Spirito. Egli vi ricorderà ogni cosa
e vi condurrà alla verità tutta intera" Veramente non ci ha lasciati
orfani. E' sempre presente nella nostra storia. Egli continua ad essere il
nostro "oggi" di salvezza e di
amore.
Egli è presente nella forza dei
sacramenti resi vivi ed attivi per mezzo dello
Spirito.
L'unica cosa che forse dobbiamo
imparare è la conoscenza della Parola, la forza dei sacramenti. Di nostro
dobbiamo aggiungere il desiderio, la conversione e l'amore di conoscerlo.
Che altro ancora? Gesù glorificato
alla destra del Padre glorifica l'uomo. Egli infatti è la prima
"umanità" che entra nel Cielo del Padre. E siccome dove è Lui dovremo
essere anche noi, allora possiamo sperare che saremo glorificati anche noi
nella sua stessa glorificazione.
Che nome possiamo dare a questa
solennità? Certamente il nome: "Speranza".
Una fede aperta alla Speranza ed una
speranza che aiuta la fede quando è difficile credere.
Gesù,
speranza della nostra gloria. Alleluia!
Nessun commento:
Posta un commento