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venerdì 15 maggio 2015

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.




Ascensione di Gesù verso il Padre. Anno B – 17 maggio 2015



Dal vangelo secondo Marco 16,14-20

 "Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano".

Parola del Signore!

Enzo: Con questo brano termina il vangelo di Marco. Questo brano non è attribuito a lui, ma ritenuto ispirato anche se aggiunto da un terzo sconosciuto che ha voluto completare quanto scritto da Marco con quello degli altri evangelisti. Molto scorrevole il racconto, sintetico nei fatti, gli ultimi di Gesù dopo la sua Risurrezione. La prima comunità cristiana non ignorava gli ultimi eventi delle apparizioni di Gesù risorto, Marco voluto chiudere il suo vangelo con lo stupore delle donne davanti al sepolcro vuoto e all’annuncio che Gesù è risuscitato da morte. Quello stupore di fronte ai prodigi che Marco sempre ha riportato come motivo per credere nel Messia Redentore e che accompagnerà sempre i discepoli di Gesù riuniti nella sua Chiesa.

Stando al racconto questa è l’ultima apparizione di Gesù ai suoi discepoli, agli undici, mentre erano a tavola. Il rimprovero di Gesù, sembra inopportuno, ma seguendo ciò che avverrà dopo, è come se Gesù volesse ricordare la loro durezza di cuore nel capire le sue parole, il suo modo di fare e perché, dopo la sua morte, non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.

Non aveva detto loro che sarebbe risorto? Non avevano mostrato il minimo di attenzione: ancora una volta avevano pensato al fallimento di Gesù, dato l’addio alla restaurazione del regno di Israele, fine della sudditanza all’impero romano. In un certo senso è un avvertimento a tenere salda la fede in Lui, tutto da rivedere in vista di quello che li attendeva. Gesù con molta calma sta investendo i suoi discepoli più intimi dei suoi stessi poteri.

Non c’è un dialogo in questo brano, parla solo Gesù, l’attenzione degli apostoli è grande, quale presagio della dipartita del Maestro ma non era l’abbandono di Gesù, soltanto un momentaneo allontanamento. In questo silenzio Gesù dà loro un  mandato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”.

Non ci sono commenti: avranno capito gli apostoli? Saranno rimasti titubanti? Penso di sì perché Gesù continua annunciando dei  segni per rafforzarli nella fede: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. E’ come dire: non abbiate paura!

Leggiamo negli Atti degli ( prima lettura della liturgia odierna):Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Una buona notizia!   Il vangelo di Marco si chiude con le parole:Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. 

 Annuncio di una chiesa in cammino.



Mariella: Dopo aver percorso in questi mesi il cammino di Gesù, dalla sua nascita, alla sua morte resurrezione ed apparizione agli Apostoli riuniti nel Cenacolo, ora assistiamo anche noi Gesù salire al cielo, per ricongiungersi nella gloria alla destra del Padre.
La sua Ascensione, oltre che invitarci a guardare in alto, ci invita anche a guardare dentro noi stessi, e interrogarci sul suo significato profondo.

Gesù infondo avrebbe potuto restare qui in terra permettendo a tutti di vederlo risorto, mentre invece ritorna al Padre nel suo corpo glorioso.
Dobbiamo ricordare le sue parole rivolte agli Apostoli: "E' meglio per voi che me ne vada se no non verrà a voi lo Spirito Paraclito". Dunque possiamo dedurne che la conoscenza di Gesù non è importante fisicamente, ma nella sua dimensione trinitaria, ossia per mezzo dello Spirito, noi riusciamo a vedere in Lui anche il vero volto del Padre. 

E' la divinità, non l'umanità, principio e fonte del massimo bene, ed è la conoscenza in spirito e verità, la più vera e perfetta conoscenza del mistero di Cristo.


Il nostro sguardo deve dunque restare fisso su di Lui, ma con cuore rivolto al mondo, Gesù infatti c'invita alla missione, c'invita a portare la salvezza a quanti ancora non sono stati raggiunti dalla grazia di Dio.  Non manchi in noi questo spirito missionario, per poter un giorno, insieme ai fratelli, ritrovarci a contemplare il volto di Cristo nella sua Gloria.

Per noi l'Ascensione è lo spostamento del polo attorno a cui gira la vita umana: dalla terra al cielo.


Commento di Padre Augusto Drago.

    Questa domenica per noi è segnata dalla solenne celebrazione del Mistero di Cristo Gesù asceso al cielo.   Egli ascende al cielo come attirato dal Padre, per poter mandare a noi lo Spirito Santo, il quale non solo ci fa ricordare e comprendere profondamente tutto ciò che Gesù ha detto e ha fatto, ma farà sì che Gesù si renda sempre presente in mezzo a noi fino alla fine dei tempi, sino al suo ritorno.    Egli ascende per essere il "Presente": non più legato al tempo e allo spazio, può essere presente in tutti i luoghi contemporaneo ad ogni tempo. Anche se parlare della nuova condizione di Gesù si ricorre ad immagini visibili, l'ascensione non è un fenomeno nell'ordine dei sensi, ma ci immerge nel mistero di Dio!

Il mistero oggi celebrato è lo stesso mistero della resurrezione di Gesù.  Non ci parla di allontanamento, ma di "Gloria": ci parla dello Spirito di Dio che ci chiama ad essere collaboratori: "sarete miei testimoni"!
L'ascensione al cielo, come la resurrezione, è manifestazione della gloria di Dio.   E i credenti sono chiamati ad essere testimoni ed annunciatori della sua "gloria".   A glorificarlo con la loro vita, con la parola e l'agire.

Più che affidarci ad una lettura dei testi, dobbiamo guardare e contemplare il Mistero.   Bisogna andare al di là dell'avvenimento dell'Ascensione descritto in termini di spazio e di tempo.  I vari racconti, diversi tra loro, servono semplicemente da cornice per illustrare che in ogni modo si conclude una fase della storia della salvezza, e se ne inizia una assolutamente nuova ed inedita: la Presenza del Signore glorificato divenuto Re e Signore della storia e dell'universo. 

Quel Gesù, con il quale i discepoli hanno mangiato e bevuto continua, per mezzo dello Spirito santo, la sua permanenza invisibile ma reale, nella Chiesa.  Essa è chiamata a continuare la missione e la predicazione di Gesù e riceve il compito di annunciare il regno e rendere testimonianza al Signore.

E tutto questo, nella e per la forza dello Spirito, che continuamente farà diventare "oggi" quello che Gesù ha detto e fatto per noi e per la nostra salvezza. Lo Spirito rende attuale, vivo ed operante tutto il mistero di Gesù: lo fa entrare nella storia del mondo e nella storia di ciascuno di noi.
Gesù aveva detto ai suoi discepoli: "Io non vi lascio orfani! Vi manderò lo Spirito. Egli vi ricorderà ogni cosa e vi condurrà alla verità tutta intera" Veramente non ci ha lasciati orfani. E' sempre presente nella nostra storia. Egli continua ad essere il nostro "oggi" di salvezza e di amore.                                                                                                                           
Egli è presente nella forza dei sacramenti resi vivi ed attivi per mezzo dello Spirito.                                                                           

L'unica cosa che forse dobbiamo imparare è la conoscenza della Parola, la forza dei sacramenti. Di nostro dobbiamo aggiungere il desiderio, la conversione e l'amore di conoscerlo.
Che altro ancora? Gesù glorificato alla destra del Padre glorifica l'uomo. Egli infatti è la prima "umanità" che entra nel Cielo del Padre. E siccome dove è Lui dovremo essere anche noi, allora possiamo sperare che saremo glorificati anche noi nella sua stessa glorificazione.
                                          
Che nome possiamo dare a questa solennità? Certamente il nome: "Speranza".

Oggi è la festa della nostra Speranza che aiuta a crescere nella fede. 

Una fede aperta alla Speranza ed una speranza che aiuta la fede quando è difficile credere.   

Gesù, speranza della nostra gloria.    Alleluia!


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